Dipende da alcuni fattori non conclamati ma importanti.
1° - maggioranza di voti femminili.
2° - elettori del nord.
3° - elettori meridionali.
Per vincere, sono sufficienti il dieci per cento rispetto alla massa dei voti. Pur essendo l’Italia una nazione popolata promiscuamente da meridionali e settentrionali, bisogna tener presente le differenze “ataviche” che distinguono le popolazioni. Al nord, la gente non ama i poteri forti, oppressivi e vogliono essenzialmente il libero arbitrio, data la maggiore predisposizione alle iniziative di lavoro. Al sud è ancora presente il retaggio di una cultura agreste e pastorale con reminiscenze arcaiche tra maschio e femmina ed interpretazione ancestrale del “capo famiglia”. Parlo per esperienza perché mio padre era siciliano con cultura limitata alle tradizioni locali mentre mia madre era piemontese con la capacità di iniziative, anche sbagliate, ma portate all’indipendenza. Gli elettori del nord, in maggioranza desiderano l’indipendenza e sentono pesante il legame con il sud. Gli elettori del sud sono da sempre abituati ad ubbidire e nello stesso tempo a comandare: a loro va bene Berlusconi, che garantisce con le sue iniziative di sollevarli da decisioni gravi come la nettezza urbana, i rifiuti, le pensioni e stipendi garantiti, oltre a conservare certi privilegi. Al nord invece va bene Bossi che fa sognare una forma di maggior godimento del proprio lavoro. Infine le donne: basta convincere la minoranza esuberante rispetto alla massa dei votanti per ottenere vittoria. Preti e Berlusconi le tranquillizzano in quei loro desideri di tutela e che garantiscono loro nessun cambiamento sostanziale, da loro considerato pericoloso. La vittoria sarà dunque per la destra.
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