lunedì 29 aprile 2013

VOLTAIRE – 1694 – 1778 – CIRCA TRECENTO ANNI FA! - LE IMPOSTE DEVONO GRAVARE SUI RICCHI




Se non c’è virtù se non nell’atto sociale, la morale non può essere concepita senza politica e l’uomo dabbene sarà colui che si mostrerà buono per tutti lavorando a migliorare la società. A questo scopo Voltaire dedicherà febbrilmente gli anni della sua vecchiaia. Ambizioso di risultati, diffidente per i sistemi, non cercò – come Montesqieu o Rousseau – di costruire una teoria politica o di costruire un programma di società ideale. Non affinò astratti principi. Fu l’opportunista in sommo grado, accettando che la Francia qual’era, i suoi quadri sociali le condizioni imposte all’attività riformatrice, sforzandosi di discernere il possibile immediatamente possibile per limitare a questo i suoi sforzi. Passò in rassegna tutte le parti del governo e dell’amministrazione per criticarle alla luce di due o tre grandi sentimenti morali che costituivano tutti i suoi principi; formò una lista degli abusi e delle riforme, cercando sempre di urtare quanto meno possibile la realtà al fine di modificarla più sicuramente. Voltaire prende la società come un fatto e i governi come poteri di fatto, che con la durata della loro esistenza, giungono a mascherare la forza in diritto. Ma non c’è diritto senza il libero consenso degli uomini, perché naturalmente gli uomini sono liberi e uguali. Non esiste diritto divino e la democrazia è il governo più conforme alla ragione. Ma poiché essa può sussistere soltanto nei piccoli Stati, poiché, inoltre, la monarchia è da lunghissimo tempo istituita in Francia, l’interesse dell’ordine e della pace impone in Francia di essere monarchico. Il regime costituzionale è rappresentativo è buono in sé, ma in Francia l’anarchia feudale ha reso utile la monarchia assoluta:la forza del potere regale salva il popolo dai piccoli tiranni. Tuttavia anche dalla monarchia assoluta si deve esigere il rispetto delle leggi, e queste leggi devono avere per oggetto la conservazione della libertà, la sola “legge fondamentale di tutte le nazioni”. Ma la libertà, in pratica, sono le libertà che devono essere garantite al cittadino dalle leggi.

Ecco la lista delle libertà necessarie secondo Voltaire: 1° - libertà delle persone: la schiavitù è contro natura; 2° - libertà di parlare e di scrivere, anche in materia di politica e di religione: è questa la salvaguardia di tutte le altre libertà; la diffamazione degli individui e gli oltraggi all’autorità e alle leggi, come pure i ribelli sediziosi vanno puniti; 3° - libertà civile: introduzione dell’habeas corpus; 4° - libertà di coscienza; 5° - sicurezza della proprietà: espropriazione con indennità per ragioni di pubblica utilità, diritto per tutti i cittadini di avere accesso alla proprietà, ma nessuna eguaglianza dei beni; 6° - libertà del lavoro e di vendere il proprio lavoro al maggiore offerente: il lavoro è la proprietà di coloro che non hanno niente. La proprietà conferisce l’obbligo di partecipare alle cariche pubbliche e il diritto di partecipare ai pubblici affari. In Francia allo stato attuale, la borghesia illuminata governa i grandi e i piccoli e dispone della forza dell’opinione pubblica. D’altronde unica garanzia della libertà è la volontà dei governati. Si è liberi quando si vuole e quanto si vuole. Inutile ricordare che Voltaire odia la guerra. Dubita tuttavia che possa scomparire presto dalla società umana. Perciò occorrono eserciti, il migliore è una milizia, poiché un esercito di mestiere e permanente costituisce sempre una tentazione di conquiste esterne o una minaccia alla libertà del popolo.. Poiché non è possibile farne a meno, bisogne ridurre l’esercito alle esigenze della difesa; è follia rovinarsi con il pretesto di conservarsi. Con cinquantamila soldati sposati, ben pagati e pensionati a cinquant’anni con mezzo stipendio, la Francia potrebbe avere l’esercito di cui necessita con un minimo di inconvenienti. Il patriottismo settecentesco non aveva niente a che vedere con la guerra e con l’esercito. Voltaire era un patriota, non meno di Montesquieu e di Rousseau, perché si interessava al pubblico bene. Egli collegava la patria, come gli inglesi, alla libertà e alla proprietà, “libery and propriety”, e gli sembrava che avessero una patria soltanto coloro che posseggono qualcosa, sentono interessi comuni e intervengono in un modo o in un altro nella gestione di questi comuni interessi. Pensava dunque che nei grandi Stati ci fossero ancora milioni di uomini senza patria. In linea di massima avrebbe voluto fare della pubblica istruzione una funzione statale. Ma in pratica accetta la libertà, ossia l’università e le congregazioni sotto il controllo dello Stato………………> Si augura che manifatturieri, artigiani, muratori, carpentieri, fabbri, contadini siano istruiti, illuminati e possano scorgere, al di la del proprio mestiere, l’interesse pubblico. Così la scuola sarà essenzialmente la scuola del cittadino. Voltaire non intende separare la Chiesa dallo Stato. Il suo ideale è il regime inglese: in Francia il cattolicesimo sarà la religione di Stato, ma la Chiesa dovrà essere sottoposta al potere civile e rispettare la legge civile. Soppressione della giurisdizione romana e di tutte le tasse pagate alla curia romana. I bene ecclesiastici dovranno essere sottoposti a tasse, come quelli di tutti i cittadini. Lo Stato dovrà sorvegliare questi beni e intervenire nella loro ripartizione per assicurare a tutti i preti un salario sufficiente. In tal senso Voltaire giunge fino all’idea di un clero pagato dallo Stato, così che questo possa limitare il numero dei preti e disporre dell’eccedente dei redditi ecclesiastici. Istituzione del matrimonio civile. Controllo dello Stato su tutti i libri rituali, i catechismi, i libri di devozione e d’insegnamento, nonché sulla predicazione: il potere civile non interviene nel dogma, ma deve vegliare perché l’ordine pubblico, le leggi e la morale siano rispettate. I curati conservino l’insegnamento della religione e della morale e l’esercizio della carità. Soppressione della sepoltura nelle chiese; riduzione delle feste. Sorveglianza delle comunità religiose, e ritardo dei voti monastici fino ai venticinque anni d’età. Diminuzione progressiva fino alla totale soppressione delle congregazioni e dei conventi e assegnazione dei loro beni ad opere pubbliche di assistenza. Voltaire vuole la libertà di coscienza, ma non l’eguaglianza dei culti. Dei liberi pensatori, degli atei non parla: le loro credenze sono individuali e lo Stato non deve occuparsene.>>>>>> Agli ebrei che…….offre la sicurezza, la condizione di stranieri domiciliati e l’invito a dirozzarsi e istruirsi.

Alla grande politica di gloria e di conquista Voltaire preferisce l’amministrazione economa e pacifica. Non vuole grandi ministri, ma buoni amministratori. Che il governo si proponga soprattutto di favorire il popolamento del paese e il lavoro. >>>>>>>>>>>L’imposta deve essere proporzionale, senza restrizioni e privilegi. Il sistema esclusivo dei fisiocratici non è meno assurdo dell’esenzione del clero e della nobiltà. E’ odioso sottrarre al lavoratore parte del pane che guadagna: perciò l’imposta deve gravare sui ricchi. Il sistema degli appalti è pessimo; la regia diretta sarebbe meno onerosa per il tesoro e meno vessatoria e rovinosa per il popolo.>>>>>

>>>>> Tutta la sua economia consiste in fondo nella sua teoria del lusso. Spendere i propri redditi è un dovere sociale; il ricco con i suoi piaceri come con i suoi bisogni, fa vivere il povero; la sua spesa da vita al commercio, all’industria, all’agricoltura. Tutti i suoi piaceri scorrono in salari per il popolo e fanno circolare il benessere. Tutti i suoi piaceri scorrono in salari per il popolo e fanno circolare il benessere. Le nazioni ricche e bene amministrate possono pagare pesanti imposte, ma le imposte non sono fatte per essere dilapidate dalla corte e per nutrire oziosi. L’imposta è innanzitutto un’assicurazione; serve a stabilire l’ordine e la sicurezza. Dev’essere anche una cooperazione: è destinata a sovvenzionare imprese di pubblica utilità. Acqua e mercati nelle città, canali e strade attraverso il paese, ecco come il denaro può essere meglio impiegato che in guerra. Le spese produttive sono quelle che proteggono la sanità pubblica e facilitano l’attività agricola e commerciale.>>>>>>>>>>>L’assistenza pubblica è un dovere dello stato. Repressione della mendicità, riforma degli ospedali, creazione di nuovi ospedali e soprattutto di maternità, di istituti per l’infanzia abbandonata, di ospizi per i vecchi e per i lavoratori invalidi. Bisogna provvedere a queste istituzioni necessarie con il “diritto dei poveri” sugli spettacoli, con i beni disponibili del clero e dei conventi.





TRATTO DA: VOLTAIRE – DIZIONARIO FILOSOFICO – edizione condotta sul testo critico a cura di Mario Bonfantini, con uno scritto di Gustave Lanson



LA FILOSOFIA DI FERNEY – III. LA RIFORMA VOLTARIANA DELLA FRANCIA

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