martedì 28 luglio 2009

ARTE MODERNA


Legnano, 28 luglio 2009


A
TBN ITALIA
Via G. Pascoli, 103
21050 MARNATE

Poche persone si interessano in percentuale ai problemi dell’arte moderna. E’ mia impressione che dall’inizio del XX° secolo, questa piccola percentuale de intellettuali e politici hanno sfruttato gli stati ed i privati sottraendo ad utili investimenti sociali cifre enormi per innalzare a deità artisti certamente malefici e molto spesso solo malefici individui. La colpa? Dei politici che hanno e continuano a governare non solo l’Italia ma il mondo intero. L’arte degenerata prodotta ha distolto l’attenzione dei veri meriti che Dio ha voluto concedere a pochi benedetti permettendo l’esaltazione economica e celebrativa di autentici delinquenti, siano essi critici d’arte, artisti e tutti coloro che hanno il potere di decidere sui finanziamenti pubblici e privati. Allego una lettera sull’argomento inviata nel 1996 al Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. Nessun risultato: anzi ulteriore esaltazione del pessimo gusto e della pazzia come si può controllare dal vivo alla Biennale d’arte di Venezia.
La mia personale proposta è la seguente:
metto a disposizione della Vostra pregevole confraternita religiosa migliaia di mie opere come pittore e disegnatore. L’offerta è vincolata a due fattori possibili:
1° - diffusione televisiva delle opere
2° - ricavo vendite che potrebbero .................................
L’operazione può essere meglio spiegata di persona. Sono a Vostra disposizione per tutti i chiarimenti del caso.
Dio ha creato cose bellissime ed ha donato agli artisti quella sensibilità per accorgersene e ha dato loro la capacità per indicarle a tutti coloro che non sono artisti. L’arte moderna è negazione del bello. Nei migliori casi è “bassa politica”!
Cordiali saluti.

Pittore ANDREA VACCARO
Via A. Da Giussano, 19
20025 LEGNANO (Milano)
tel. 0331 592446

lunedì 27 luglio 2009

BNL GRUPPO BNP PARIBAS DI LEGNANO – PIAZZA DON STURZO,1



Continua dal mese di febbraio 2009 la splendida mostra dei disegni dell’infanzia di Andrea Vaccaro. Esistono pochissimi esempi di una così straordinaria capacità disegnativa e di osservazione della realtà. Normalmente anche grandi e famosi artisti non hanno conservato opere dell’infanzia. Il confronto con quelle poche di Picasso, Toulouse Lautrec e pochi altri dimostrano senza alcun dubbio la grandezza della genetica artistica di Andrea Vaccaro, che non a torto si può annoverare tra i massimi disegnatori esistenti. Non sono chiacchiere: sono opere da scoprire e toccare con mano al contrario di tutte le fandonie ripetute nelle trasmissioni della televisione a pagamento e non. A proposito delle vendite televisive vale la pena di ricordare l’affermazione negativa di un operatore del settore.
AVVERTIMENTO PER GLI INGENUIIeri domenica 26 luglio 2009 ore 17 una TV locale che propone opere avverte: solo noi abbiamo opere autentiche e le nostre vendite d’arte sono oneste. Ci accontentiamo di cifre colossali ma reali. Tutte le altre vendite in TV barano: 1° - finte telefonate, 2° - finte vendite, 3° - quadri falsi, 4° - ci aspettiamo denuncie legali ma non abbiamo paura. Tuttavia a mio avviso anche questa galleria vende imbrogli! Evitate facili investimenti perché il mondo dell’arte consacrata è fasullo! Meglio cercare di persona autori non ancora conosciuti e che piacciano. Amici collezionisti, attenzione: è più facile essere raggirati da operatori che vendono attraverso la televisione che pensare di acquistare, cercando con pazienza, l’autore non conclamato, che vi possa dare gioia e alla fine anche un piccolo guadagno. I mercanti sfruttano le difficoltà di tempo e di esperienza del cliente per ingannarlo. E’ meglio ricordarsi la frase: “A sbagliare sono capace da solo!”. E’ più facile essere ingannati dai cosiddetti esperti autorizzati che dal proprio istinto!

domenica 26 luglio 2009

LA CAUSA DI TUTTE LE MIE PERIPEZIE, SOFFERENZE ED AVVENTURE




In ogni epoca sono esistite persone molto intelligenti, sagge ed evolute. In genere queste brave persone erano, io penso, anche tolleranti. Pretendevano quello che sapevano di poter ottenere.Purtroppo, senza fare l’accusatore, i miei genitori erano frutto di un periodo storico durante il quale la cultura e la saggezza era riservata a ben poche persone. In Italia vigeva l’analfabetismo, la superstizione ed il dominio assoluto della Chiesa. Oggi i genitori sanno che i figli assomigliano per qualità ed intelligenza a loro stessi. Almeno spero che lo sappiano, o lo pensino, anche se ignorano completamente il concetto di “genetica” e di “ambiente”. La Chiesa, ancora oggi, predica che un buon fedele riceve da Dio, salute, ricchezza, intelligenza e tutto il bene possibile. Queste belle doti vengono indicate come “benedizioni”! Tutto ciò che non è gradito ai genitori, ancora oggi viene indicato come “maleficio” o volgarmente “malocchio”! Quando nacqui io, i miei non avevano cultura, erano superstiziosi e non pensavano per nulla alla genetica. Tutto ciò che era contro la loro volontà, i loro desideri, era frutto del demonio. Tutto era dovuto a maledizione e l’unico rimedio era il sacerdote che scacciava il “maligno”. Il maligno, frutto di maleficio, contrastava la loro volontà! Quindi l’ignoranza tremenda, l’ansia, la volontà di successo sociale portarono i miei a considerarmi maledetto. Nessuno di loro ha mai cercato di capire le mie difficoltà e l’impegno oneroso di studi che loro mai avevano in alcun modo affrontato. Pretendevano realmente l’impossibile e consideravano lo studio un lavoro che doveva rendere immediatamente bei voti e soldi sotto forma di borse di studio. Mia madre si era sacrificata molto a causa di mio padre e riteneva che l’insuccesso fosse dovuto solo a cattiva volontà! Mio padre era violento e superficiale e quindi mi regalarono anni di tormento. Non bastava: volevano raccogliere subito il successo sociale e spinsero mia sorella ad un pernicioso matrimonio causa di assoluto dolore. Insomma io perdono tutto ed invito a leggere le mie avventure.

giovedì 23 luglio 2009

A LI MORTACCI TUA!


Roma, ore dieci di mattina, anno 1960, traffico normale per la città eterna: autentico caos. Un vigile con tanto di guanti e con elmo, pronto a tutto, tenta di controllare e dirigere il traffico. Apre le braccia in senso di divieto verso alcuni automobilisti dietro di lui. Nessuno si ferma e viene investito con delicatezza e viene trasportato in quella strana posizione verso una destinazione da lui vietata. Dopo qualche decina di metri, il buon operatore del traffico, richiude le braccia, tenta di scendere dal cofano della macchina e pronuncia le fatidiche parole, mentre si aggiusta i pantaloni: “ A li mortacci tua!”. Non succede niente, il vigile si spazzola il sedere e continua con le sue litanie in romanesco. Gli investitori se ne vanno tranquilli senza fermarsi né dare spiegazioni. Io e la mia famiglia eravamo fermi in una “Dauphine” rispettosi del segnale citato del vigile romano. Dal retro sentiamo una terribile botta: erano altri due vigili romani, in borghese, su una Fiat 1100, non di loro proprietà, che ci avevano investito. A Roma quasi nessuno rispetta i segnali e le regole stradali! Scesi dalle vetture, noi e loro iniziamo a litigare mentre il primo vigile si allontana verso un bar onde far passare lo spavento. I vigili urbani, nostri investitori, viaggiano in borghese in un’ora nella quale dovrebbero essere in servizio e quindi indossare la divisa. L’auto non era quella di servizio e con arroganza pretendevano che noi ci accollassimo la colpa dell’incidente. Mio padre, anche lui vigile, si dimostrò timido e li assicurò che avrebbe scritto all’assicurazione che il danno l’avevamo fatto noi marciando all’indietro! Inutile dire che tutta la famiglia era contraria a questa soluzione. Arrivati a Legnano il capofamiglia decise di raccontare la verità ed io allegai un preciso disegno dell’incidente. Dopo qualche giorno mio padre ricevette una lunga lettera piena di insulti perché aveva detto la verità. A Roma le cose vanno così!

mercoledì 22 luglio 2009

IN REGALO UNA SCOPA



Da tempo i bravi alunni delle scuole elementari portavano alla cara vecchia maestra regali anche molto sostanziosi. “Ringrazia il papà e la mamma!” Rispondeva garbata la maestra e con gran sorriso, ricco di promesse, intascava in una grossa borsa che teneva sotto il banco. Alla fine della lezione incaricava il “Borlandelli”, il bidello, di farle arrivare a casa sua il pesante fardello. I bravi angioletti venivano poi ricompensati con bei voti, otto, nove, dieci e tante carezze. Al figlio del grosso industriale raccomandava di far recapitare la pesante busta contenente la paga di diversi operai, non in classe perché pericoloso. Sarebbe stato meglio farle pervenire tale preziosissimo contenuto direttamente a casa. Evidentemente i regali favorivano l’ingrasso della signora maestra che probabilmente mangiava troppo e poi non riusciva a trattenere i gas che rimanevano intrappolati in quell’enorme intestino. Erano rumori sonori a volte come tuoni e a volte tipo mitraglia. La poveretta veniva colta da simili offensive nel mezzo di una spiegazione di una lezione, magari in piedi e subito appariva il disagio: rossore in volto, smorfia di dolore, corsa furibonda fuori dalla classe, obiettivo il gabinetto alla turca, nel quale correva il rischio di cadere e mai più rialzarsi. Immediatamente correva il bravo “Borlandelli” che con notevoli sforzi recuperava la pesante maestra, portandole mutandoni di ricambio da legare al polpaccio onde impedire fuoriuscite impertinenti, atte a sollecitare l’ilarità della classe. Cosa orrenda e da evitare con ogni cura, vista la maestosità del personaggio, dai bambini ritenuti poco al di sotto di Dio e degli angeli. Poiché io non potevo portare né oro, né mirra, né altri beni tangibili, nel mentre andavo a scuola raccoglievo fiori di campo tra i quali brillavano l’intenso blu dei fiordalisi ed il vivace rosso dei papaveri. Li componevo in un piacevole mazzo e lo offrivo alla signora maestra. Questa non alzava nemmeno gli occhi, grugniva come un maiale e con un annoiato gesto indicava la finestra dell’aula, non sapendo mai se depositarlo sul parapetto o buttarlo direttamente nel cortile. Non ho mai ricevuto un ringraziamento né un bel voto ed i mazzi di fiori si accumulavano e divenivano erba secca. Io stesso provvedevo a buttarli in pattumiera prima che il bidello ci pensasse lui con un rapido e tragico funerale. Io li deponevo con gentilezza e poi li accarezzavo. Il bidello li prendeva a calci e centrava la pattumiera con grande disinvoltura. Dopo tanto tempo, mi lamentai in famiglia e l’unica persona che raccolse il mio struggente lamento fu la nonna. Pensa e poi ripensa, la poveretta ebbe una idea luminosa. “Mi offrirò di pulire la casa alla maestra e le regalerò una scopa!” Ingenua donna: ignorava che la maestra aveva già chi le faceva le pulizie, aveva lo spazzolone elettrico e gli schiavetti addetti a spaccare la legna per varie stufe e stufette oltre al riscaldamento con i termosifoni. Un giorno d’inverno quando ci presentammo con la scopa in mano, la maestra fu sul punto di cacciarci giù dalle scale a bastonate. “Come ci permettevamo noi straccioni delle case popolari di regalare a lei una scopa! La casa della maestra fu una sorpresa per la nonna ed il sottoscritto. Nell’ingresso c’erano Artemisio figlio del lattaio, formaggiaio, gelataio ecc. ecc… che in compagnia di Carletto fratello della direttrice della Cooperativa Avanti, erano occupati a spaccare legna pregiata come oro in piccoli pezzetti da inserire nella stufetta di prima accoglienza. Nella sale grande dei signori, attorno ad un enorme, lucidissimo e costosissimo tavolo da riunione pasteggiavano a cioccolato, gelato, biscotti speciali, marmellate i potenti figli degli industriali di Legnano. Solo i nomi mettevano in imbarazzo: Mascheroni, seduto su due poltrone perché era più largo che alto. Suo padre era il grande produttore e fornitore di armi belliche, compreso i famosi maiali d’assalto! Costanzo, figlio della “magna” industria tessile Bernocchi, esportatrice in tutto il mondo di tessuti pregiati. Aldo Crivelli, figlio del più grande fornitore di legna e carbone all’ingrosso. Più qualche altro nobile signore che ci guardava con disprezzo, cercando di centrare la bocca con noccioline rivestite di cioccolato e delizie di ogni genere. Poi c’era Armando, figlio del gran gelataio, pasticcere, lattaio ecc…ecc…Anche lui seduto su sedie e scortato da carrettino da gelataio con tutta la gamma dei gusti possibili, cioccolati e paste. Quella era la scuola elementare degli anni quaranta! La maestra alla fine concluse: “Su, brava donna, faccia in fretta, pulisca solo una stanza e poi se ne vada con la sua scopa, che proprio non so cosa farmene. Nel frattempo io stavo a bocca aperta a rimirare lo splendore di quella corte di ricconi ed ascoltavo un poco di compiti e dei pensierini che la maestra dettava ai suoi allievi magistrali. L’indomani mattina a scuola, i letterati ebbero l’onore di leggere ad alta voce le opere dettate dalla maestra. La classe applaudì clamorosamente e gli allievi ebbero encomi superbi con voti superlativi che andavano dal dodici sempre più in alto e lode.

martedì 21 luglio 2009

LA MADRE E LA SORELLA DEL DIAVOLO




Marisa mi tormenta continuamente tutti i giorni per l’amore che io, suo marito, ingenuamente ho sempre riposto nella mia famiglia d’origine. “Tu troppe volte hai criticato la mia famiglia e non ti sei mai accorto di quanto male la tua facesse sia a te che ai tuoi figli!. Mi pento di avere sempre creduto a tutti i sorrisi e le paroline dolci che tua madre mi faceva sia al telefono che di persona. Era solo per avere tutte le informazioni possibili sul nostro matrimonio. Forse le avrebbe fatto tanto piacere che le cose fossero andate male come a sua figlia. Non capisco perché andasse a riferire ai miei genitori che la nascita di Barbara aveva salvato un matrimonio. A distanza di quarant’anni non mi so dare ancora risposte. Non capisco anche perché avesse tanto desiderato avere un mio copriletto giallo, che io, per farla contenta, le ho regalato. Forse doveva portarlo da qualche maga, visto le assidue frequentazioni con cartomanti, indovini ecc…Lei, aveva un godimento sadico verso tutto ciò che poteva danneggiarci, turbarci e non è mai è stata sincera. Non si può dire che tutte le suocere siano diaboliche come quelle due donne di Sanremo: erano madre e sorella del demonio! Mi ritorna alla mente in questo momento il gridolino di soddisfazione quando la mia casa nuova era stata allagata e non sapevo come fare per farmi risarcire. Non capisco perché mia suocera abbia fatto sposare a tutti i costi la figlia con una persona così poco affidabile e di cui conosceva tutta la storia. Meglio zitelle che avere un matrimonio d’inferno! Forse la suocera pensava che sposando la figlia professoressa con un altro professore (la cosa ancora non è chiara) avrebbe avuto molto prestigio nella scala sociale. Ma quale prestigio per della gente che sta alle case popolari? La realtà consiste nella stupida convinzione che per avere successo bisogna essere i primi della classe. La realtà di ogni giorno dimostra che le vere doti per una donna sono la grazia, l’umiltà (ma non troppo) e l’amore. In occasione di una mostra al Museo del Paesaggio di Pallanza la professoressa prende un granchio colossale, scambia il contenuto di un piccolo articolo apparso sul Corriere della Sera per un annuncio funebre. Lapsus freudiano. Era tanto il desidero che il fratello morisse (secondo i maghi e le cartomanti) per potere travalicare gli oceani in cerca di fortuna.

lunedì 20 luglio 2009

QUEL POMERIGGIO IN CORSO GARIBALDI A LEGNANO

Di fronte ad un negozio che vendeva casalinghi, vedo ferma l’auto di proprietà dei miei genitori. Era una Consul 315 della Ford. Incuriosito mi fermo ed entro nel negozio, dove il mio futuro cognato compera tutto il possibile ed inimmaginabile. “Che te ne fai di tutta questa roba gli chiesi?” Il calabrese mi guardò male e non mi diede risposta! Poi la vecchia commessa gli disse: “Il conto lo mandiamo a suo suocero come al solito?” Io facevo ancora parte della famiglia e mi risentii per quegli acquisti costosi, inutili ed a carico dei miei! Il futuro cognato mi guardò male ed ingiunse di mandare il tutto ad un certo indirizzo, che io non conoscevo. “Ma per chi hai comprato tutta questa roba? Gli ingiunsi preoccupato! Nel frattempo uscimmo dal negozio e io mi misi dinanzi al muso dell’auto in attesa di una risposta. Il calabrese accese il motore e con uno scatto mi investì: feci a tempo a ruzzolare sul cofano per poi cadere in mezzo alla strada. Arrivato a casa, riferii l’accaduto ai miei che ridacchiando con aria seccata mi ingiunsero: “Taci, scemo!”

VOLEVANO SBARAZZARSI DI UN FIGLIO FASTIDIOSO E DIFFICILE

Si sono interessati presso medici amici e no ma non era più possibile rinchiudermi in manicomio, perché ci voleva il consenso della vittima. Speravano quindi che qualcuno provvedesse a levarsi dal mondo e lasciarli liberi di interessarmi solo della beneamata figlia, la prima della classe ma anche una grassona, occhialuta e gobba. Fu così che la brava figliuola si innamorò di un importante industriale occhialuto e circondato da amici fidati. Ecco scattare nel cervello paranoico dei miei una brillante idea. Io dovevo accostarmi al gruppo in Piazza S.Magno e sforzarmi di capire se lor signori parlassero di quel mostro di mia sorella. Alle mie rimostranze relative alla sordità causatami dalle amorevole sberle e pugni di mio padre ecco altre sberle e cazzotti io dovevo, anche se sordo, riferire gli eventuali complimenti sulla tanto brava e buona sorella. Dopo mesi e mesi di simili appostamenti riferii solo l’impressione che quei signori ridevano a squarcia pancia di lei non appena la vedevano. In difficoltà se riferire o meno sull’argomento, alla fine non ce la feci più e sbottai: “Non solo non è innamorato ma il gruppo scoppia a ridere appena la vedono!”. Naturalmente io ero il cattivo e giù pedate e botte fino a stendermi. Quella famiglia di matti non riusciva a capire che solo le belle ragazze, simpatiche e piene di charme interessano gli uomini. Quindi io ero un malvagio e volevo offendere la famiglia! La storia continua.

LA PRIMA DELLA CLASSE E SUA MADRE


Mia madre era convinta di essere l’unica a possedere la verità. Mia sorella, forte dei bei voti scolastici, disprezzava cordialmente il sottoscritto e quando si guardava allo specchio si vedeva bellissima ed affascinante. Per quelle due donne, affamate di matrimonio per Giuliana, speravano in tutti gli uomini che venivano in casa che almeno uno fosse il marito ideale. La mamma aveva plagiato la figlia convincendola che non era la grazia, la gentilezza, la bellezza ad attrarre gli uomini ma i bei voti scolastici: in realtà mia sorella faceva realmente schifo: grassa, gobba, con l’acne, gli occhiali, una gamba più grossa dell’altra e chi più ne ha più ne metta. Aveva una compagnia di carampane piuttosto ingenue che speravano tutte nel principe azzurro e la spiavano dentro casa, abitando loro ai piani più alti e dirimpettai. Il sottoscritto, mascalzone, delinquente, raramente vinceva borse di studio e a malapena portava a casa la promozione. Ero quindi il figlio maltrattato da disprezzare. Tuttavia ero ricercato dalle donne e persino dagli uomini. Quel giorno Gianfilippo, un ragioniere di banca, era venuto a casa mia sperando in un amore non corrisposto con me. Le befane del quartiere spiavano gli avvenimenti in casa mia e si accorsero che mia sorella e mia madre facevano gli occhi dolci all’uomo, trentenne, ben vestito ma che spasimava solo per me, maschio. Lui metteva subito in chiaro le sue intenzioni e rivolgendosi a quello sgorbio di mia sorella, pronunciò una chiara frase: “Io e te, Giuliana, potremmo vivere cento anni solo come fratello e sorella!” Le mie femmine di casa, tanto intelligenti, non avevano capito affatto che Giancarlo era “omo” e non voleva saperne di donne. La mamma e Giuliana facevano finta di non avere capito nulla e continuavano a corteggiare il malcapitato, accarezzandogli le mani e facendogli sorrisi sdolcinati. “Caro, come sei bello, che belle mani che hai, come sei elegante ecc….ecc…” Io cercavo di intervenire per chiarire la situazione ma, come al solito nemmeno mi veniva concesso di aprire bocca. Affermava la mamma: “Giuliana è la più brava della scuola, ha la borsa di studio e presto sarà laureata, professoressa!”. Gianfilippo incominciava a dare segni di insofferenza e guardava verso di me, nella speranza che io lo salvassi da una situazione che per lui era da voltastomaco. Io tentavo inutilmente di intervenire e di avvisare le due femmine assatanate che “lui” era venuto solo per me e basta! Quando alcune donne, che si ritengono intelligenti, credono di aver trovato la preda giusta, non la smettono più di circuire di attenzioni “moleste” il malcapitato e questi ripeteva con perifrasi che lui non era adatto ad un matrimonio con una donna, nemmeno la più bella del mondo: al massimo due fratelli, uno in una stanza e l’altro nell’altra, con le porte chiuse a chiave e magari con il catenaccio. Non c’era verso che le donne così intelligenti capissero l’antifona. Avevano trovato un bel maschio, di circa trent’anni, con un ottimo impiego e lo volevano concupire. Gli occhi di Gianfilippo strabuzzarono e cercavano in me la salvezza! “Caro Gianfilippo, che belle mani hai!” continuava la prima della classe! “Potremmo fare un bel matrimonio: io ho una ricca e bella dote!”. A questo punto le care amiche che spiavano la scena dall’alto dei balconi dirimpettai, scoppiarono a ridere perché era notorio a tutti che quell’uomo era un mio spasimante ed aveva veramente schifo delle donne, in particolare di quelle brutte e sapientone! Gianfilippo si alzò in piedi, diede la mano alle due signore che ne rimasero assai male e poi perentoriamente mi ingiunse che era ora di andarsene. Appena giunti in strada il distinto ragioniere affermò: “Andrea carissimo, per me è stata una sofferenza crudele subire l’attenzione di quelle due assatanate di tua madre e tua sorella! Possibile che non capiscano niente: !”Io voglio bene solo a te e le donne mi fanno schifo!”. Vuoi mettere l’amicizia tra due maschi invece che con quelle schifose e laide donne! Mia madre e mia sorella non capirono mai che quell’uomo faceva la corte ad un altro uomo, perché le donne di casa mia avevano la testa di marmo! Le amiche continuano a ridere ancora oggi dopo cinquant’anni! Gianfilippo aveva completato il suo lapidario discorso dicendo: “ Piuttosto che giacere con una donna, io mi suicido!” Purtroppo per lui io ero tutto per le donne e lui ne rimase profondamente ferito, tanto da cambiare lavoro e città. Non l’ho mai più rivisto.

sabato 18 luglio 2009

UNA VISITA INQUIETANTE



Alle ore tre di mattina vengo svegliato da due visitatori giunti a Padova da Legnano. Uno era il futuro cognato calabrese. L’altro era mia madre.
Cosa sono venuti a fare a Padova? Mia madre si limitò ad impormi che dovevo lavorare. Mio cognato non parlò e non dimostrò né simpatia né piacere. Era forse un avvertimento? Con il passare degli anni, molte idee hanno affastellato il mio cervello. Una di queste era che il calabrese, amico dei capi della “ndrangheta” avesse l’intenzione di spararmi un colpo alla nuca, dopo avermi invitato in auto per poi disfarsi del cadavere gettandomi nel fiume che attraversa Padova. Queste cose le penso adesso, con il senno di poi. All’epoca semplicemente non riuscivo a capire. Mia madre che ci faceva con quel galantuomo di futuro genero? Già buttato fuori dall’esercito con disonore per violenza e crudeltà continuata? Forse voleva evitare la tragedia con la sua presenza? Allora i miei possedevano una Ford 315 Consul, di piccola cilindrata. Da Legnano a Padova dovevano aver percorso l’autostrada con lentezza, almeno per cinque ore. Cosa avrà detto di me a mia madre quella canaglia e delinquente di calabrese? Cerco di immaginare. “Che te ne fai di un buono a nulla di tuo figlio? Sarà sempre un onta per una famiglia onorata di due professori! Non credi che voglia essere mantenuto? E’ un fallito, privo di intelligenza e di doti. E’ solo un peso. O lo fai internare a Cesano Boscone o in qualche manicomio e poi si butta via la chiave! Sarebbe più semplice invitarlo in auto e poi strozzarlo. Non sarebbe difficile e sarebbe una liberazione per tutti noi!” Forse mia madre sussurrò: “Aspettiamo ancora un poco! Forse mette la testa a giudizio e si mette a lavorare. Tanto non fa più parte della famiglia perché l’abbiamo ripudiato come figlio!”. Continua il calabrese: “Da noi, i contadini ed i pastori, tagliano una gamba al morituro e la danno da mangiare ai cani! Lo mantengono in vita con il fuoco che viene passato sulla carne viva in modo da non fare perdere sangue. Nel giro di qualche giorno facciamo a pezzi la vittima e la facciamo mangiare alle bestie affamate! Alla fine quel che rimane delle ossa lo bruciamo e i nostri della “ndrangheta” fanno sparire anche le ceneri”. Noi al sud comandiamo tutta l’Italia perché non c’è lavoro che la “ndrangheta” non voglia! Quelli del nord saranno solo schiavi!.
Sull’argomento, Marisa, mia moglie, dopo oltre quarant’anni di convivenza con me afferma spontaneamente: “ Tua madre era di certo fuori di testa. Non aveva, a torto, alcuna stima nella tua persona. Tuo cognato era un vero mascalzone che mirava ad eliminarti. D’altra parte il matrimonio con tua sorella è stato un colossale fallimento!
Dalle trasmissioni televisive sulla storia, risulta che tutta l’Italia è una catena di connivenze mafiose e che pertanto è assolutamente sbagliato pensare di risolvere le questioni delle “mafie” cambiando governi. Di fatti alle “mafie” interessano tutti i finanziamenti dello stato per qualsiasi cosa. Allo scopo di fare piazza pulita e ricominciare tutto ex novo, lo stato dovrebbe eliminare tutti i suoi dirigenti, avvocati, giudici e separare con una violenta guerra civile quel poco di onestà che rimane al nord da tutto il resto. C’è chi si sentirà in grado di farlo? Dovrebbe essere l’Europa unita con l’appoggio degli USA. Per ripulire l’Italia è necessario disfarsi di tutte le classi dirigenti e di tutti gli accattoni che servono i “mafiosi” per denaro. La mia famiglia era finita per ingenuità in mano alla “ndrangheta” e il “capo bastone” di cui si vantava lo sciagurato professore era una realtà, citata anche negli attuali servizi di storia! Mia madre aveva tanta smania di far sposare quell’informe cumulo di grasso di sua figlia che passava oltre anche all’omicidio di suo figlio, colpevole di non essere anche lui “professore” di qualche cosa.
Sono convinto che servirebbe una guerra civile per eliminare le Mafie dall’Italia e che bisognerebbe istituire un Governo unico per tutta l’Europa. Per moralizzare l’economia e la politica a mio avviso si dovrebbero eliminare tutti i sostenitori del libero mercato, siano essi avvocati, giudici banchieri e giocolieri della finanza. Alla fine si toglierebbero di mezzo in questo modo tutti i mafiosi, compreso i clericali!
Sabato 18 luglio 2009 si apprende dalla televisione che i giudici a livello nazionale che avevano messo in galera il fior fiore di “capi mafia” subiscono attentati. Gli attentati avvengono all’interno dei Palazzi di Giustizia, nei depositi delle auto. Quindi la mafia agisce all’interno dei tribunali. Si può dire che dentro ai Palazzi di Giustizia ci siano veri mafiosi che agiscono come tali agli ordini dei “capi mafia” incarcerati. Queste notizie non sono state più ripetute in alcun telegiornale, si può immaginare quindi che la mafia alligni anche fra i dirigenti delle televisioni e forse anche della carta stampata!Naturalmente lo scritto è frutto delle mie tristi esperienze familiari e no! Di certo non ho un buon ricordo delle banche e del loro spietato modo di agire mentre conosco bene l’estrema facilità con cui concedono fidi e prestiti ad autentici ladri e mascalzoni. Così dicasi per la legge. Spero sempre di essere io in errore.

giovedì 16 luglio 2009

ROMA 1960


Mia madre, la cui testa era più dura di quella di pietra di una statua di marmo, si era fissata di fare sposare la figlia al figlio dello zio di mio padre, un cugino alla lontana che viveva a Roma ed era un impiegato statale. Si era colta l’occasione di un matrimonio fra un altro cugino, fratello del prescelto, con una brava fanciulla di circa vent’anni proveniente da un paesino di collina, nei pressi di Roma. L’unica preoccupazione delle mie donne era quella di circuire il parente candidato, a sua insaputa, a sposare la balena di mia sorella. Il cugino interessato era lontanissimo dall’idea macchinata a sua insaputa e si era dato molto da fare per far visitare la città eterna alle signore del nord, che proprio se ne fregavano delle visite turistiche. L’unico interesse loro era quello di incastrare l’innocente che allora aveva circa trent’anni. Era laureato in legge, pare che fosse segretario niente meno di Andreotti. Oltre tutto era alto, bello e molto gentile oltre che simpatico. Le due malefiche femmine di casa mia approfittarono dell’occasione per coinvolgere anche gli sposini a trascorrere il viaggio di nozze sulle rive di Anzio (località nota per lo sbarco alleato ma non per la sua leggiadria!). Le streghe venute dal nord cantavano vittoria ma l’orso non aveva affatto venduta la sua pelle. Ogni tanto veniva a trovarci qualche ora e in quel frangente l’astuzia di mia madre portava il discorso sull’età matura per mia sorella onde trovar marito. Il buon cugino capì l’antifona e con tutto il tatto di un buon diplomatico cercava di sgusciare dalla rete approntata per lui! Nel frattempo gli sposini freschi si erano arrabbiati con quelle due brutte femmine che non rivolgevano loro nemmeno una parola visto l’interesse per il rispettivo fratello e cognato. Fatto sta che gli sposini litigarono con le mie donne e le piantarono in asso andando come era giusto a “consumare” in qualche luogo più divertente e meritevole. Nel frattempo erano venute sulla spiaggia, proprio accanto a noi due distinte signore romane, delle quali le mie femmine nemmeno si erano accorte, tanto era la rabbia per il fallimento dei loro piani. Personalmente mi era stufato di seguire tutti i raggiri femminili per prendere al laccio il cugino dottore e mi dedicavo ad ascoltare i discorsi delle due nuove venute. Le brave signore romane parlavano ad alta voce, come fossero sole ed affermavano ripetutamente: “Le donne del nord Italia sono tutte troie e puttane. Le “serve” poi sono solo tutte venete e lasciamo che i nostri mariti si sollazzino, così rimane tutto in casa, tra le quattro mura! Sono bestie e le bestie si cavalcano! Mai permetteremo ai nostri figli di fidanzarsi e sposare una di lassù. Piuttosto li uccideremmo! Quelli del nord sono solo schiavi al nostro servizio. Che crepino pure! A Roma siamo tutti meridionali perché noi siamo più intelligenti e furbi! Quelli del nord sono solo ignoranti e zoticoni, specie i lombardi e i veneti!”. Personalmente sono rimasto senza parole e mi aspettavo che le mie due donne del nord reagissero, visto che erano gomito a gomito con le brave donne romane. Invece niente; era tanta la rabbia per la sconfitta matrimoniale che non avevano sentito né capito niente! Il cugino non si è mai più fatto vivo. Il mondo va così!

mercoledì 15 luglio 2009

QUELLO CHE NON RIESCO PROPRIO A RICORDARE



Per anni mio padre mi ha talmente negato tutto, rifiutato anche di acconsentire al più semplice ed ingenuo desiderio, che proprio ho cancellato dal profondo della mia anima qualsiasi richiesta negata. Con ciò non porto alcun rancore ma solo il dispiacere che tale comportamento mi ha rivelato una malvagità paterna e familiare che proprio non c’entrava con una sana educazione. E’ proprio vero che si cancella il ricordo del male subito! Il comportamento di mio padre siciliano ha ottenuto lo scopo di diffidare profondamente delle popolazioni meridionali che, considero pericolose ed inadatte a qualsiasi comando! Normalmente ogni figlio si aspetta di essere compreso, aiutato e cerca nei genitori persone qualificate dall’amore e dalla tolleranza per essere aiutato a vivere e superare le difficoltà. Non ho trovato mai nulla di simile: per quanto io abbia d’istinto amato la mia famiglia d’origine, le sensazioni e le emozioni provate erano solo quelle dell’odio e della privazione. Fin dall’asilo per la durata del liceo, la chiesa cattolica ha insistito sull’amore dei genitori verso i figli. Le botte, i dinieghi e le sofferenze inferte alla prole sono l’amore di Dio verso gli uomini che fin da piccoli devono essere corretti nei loro infiniti errori e peccati! Meglio un figlio morto che un figlio nel peccato! L’amore si manifesta con calci, pugni botte e cinghiate! Rendere omaggio ai figli dei ricchi è rendere omaggio a Dio che si compiace di dare ad alcuni santi la salute, la ricchezza ed il potere. Tutti i poveri sono figli del diavolo e vanno bastonati! Per i poveri è più che sufficiente qualche stentata monetina di carità possibilmente gettata da lontano e passando oltre alla povera carne giacente: tutto il contrario del buon samaritano di Gesù Cristo. Nel corso dei miei settant’anni l’educazione cattolica che ha plasmato l’intera società italiana mi è parsa più simile al calvinismo che non al cristianesimo. Il calvinismo pretende che la società di Dio sia visibile proprio per la ricchezza dei suoi mezzi: i calvinisti sono ricchi sia come mercanti che come proprietari terrieri ed ora industriali. Il calvinismo deriva dalla lettura diretta dell’antico testamento dove la manifestazione di Dio stava nella potenza economica. Papa Ratzinger al momento attuale è a mio avviso molto più simile ai profeti dell’antico testamento che non servo fedele di Cristo. Lusso esagerato, ricchezza, oro e argento ed amicizia con i potenti della terra garantiscono il suo regno. Afferma Papa Ratzinger: “Dio esiste dove c’è la bellezza!”. E’ nel terzo millennio la consacrazione del clero per la santa divisione tra ricchi e poveri. Il diavolo sta dove ci sono i poveri e gli ammalati. La TBN americana afferma di possedere la preghiera per scacciate il diavolo e le malattie. Via il diavolo, scacciato in maniera brutale, torna la salute e la ricchezza!

martedì 14 luglio 2009

POPOLO DELLA LIBERTA’! – ECONOMIA LIBERA! – MERCATO LIBERO GLOBALE!

O sono tutte sigle senza significato oppure vogliono dire:
“Chi può, chi ha i soldi ed il potere faccia tutto quello che vuole in barba all’etica, a Gesù Cristo e all’onestà!”
Infatti gli USA sono diventati liberi massacratori, grandi ladri e speculatori! Questo lo sanno Silvio Berlusconi, Bossi e tutto il centro sinistra? Non parliamo poi del centro destra!Non c’è più alcuna morale e siamo tutti condannati al fallimento e alla lotta fratricida. Vincerà chi ha più mezzi e nessuna coscienza. Spero di sbagliarmi.

RITRATTO DI CORAGGIOSI-CIMITERO DI LEGNANO E LE ANIME DEI MORTI



Volto bianco, tipo cadavere, bocca aperta con labbro tremulo. Flatulenze in libertà e tremito alle gambe e alle mani. Parole stentate: “mai più, mai più!”: era il ritornello! Cosa era successo?
Negli anni quaranta e cinquanta, circolavano voci misteriose su fiammelle fatue che di notte fuoriuscivano dalle tombe ed inseguivano i passanti, nelle vicinanze del cimitero monumentale!. Molte le avventure raccontate e pochi coraggiosi avevano tanto fegato da passare a piedi o in bicicletta davanti al cancello chiuso del cimitero. I soliti coraggiosi della via Carlo Porta si sfidavano a chi fosse il più intrepido e avesse il coraggio di entrare al camposanto e rimanervi per tutta la notte. Si facevano scommesse e naturalmente veniva considerato vigliacco chi non accettava di farsi rinchiudere lì dentro. Io ero troppo piccolo e molto vigliacco e quindi mi astenni sempre da simili atti eroici ma ragazzi di età maggiore e di maggiore libertà familiare, tentarono più volte l’avventura. I racconti successivi furono spaventosi ed i protagonisti risultavano possedere capelli irti, irrimediabilmente incanutiti e parevano colpiti dal “ballo di San Vito!”. Con gli occhi sbarrati, a fatica tentavano di rappresentare il terrificante spettacolo notturno!. Dieci e più coraggiosi avevano saltato il muro di cinta e baldanzosi camminavano nei vialetti bui, illuminati solo da candele accese, ridotte a moccoli. Si tenevano uniti e giravano lo sguardo per controllare eventuali fantasmi. Proprio sopra il tetto della camera mortuaria, bianchi teschi troneggiavano inquietanti. Erano stati messi lì a seccare ma con il loro biancore sembrava ridessero e le vuote occhiaie nere parevano minacciare una spaventosa aggressione. Man mano che i coraggiosi si inoltravano nei vialetti ghiaiosi, ecco spuntare dalle tombe fiammelle azzurrognole come quelle della cucina a gas. La proprietà di queste fiamme piccole e tremolanti era quella di correre loro dietro. Anzi, più fiammelle lambivano il retro dei pantaloni e più il gruppo pensava che le anime dei morti volessero ghermirlo e trascinarlo nella loro fossa. Qualche coraggioso se la fece addosso e la puzza, oppure odore che dir si voglia, sembrò attirare ancora di più le fiammelle!. Urli a squarciagola per tutti e fuga furibonda verso i muri di recinzione da scavalcare. Qualcuno si arrampicò sulle lance del cancello di ferro e sembrò aver terminato la corsa in maniera poco nobile. Il frastuono svegliò il custode che in camicia da notte e candela in mano sembrava un vero fantasma, ancora più spaventato dei coraggiosi volontari a caccia di spettri. Sarà stato per i fagioli e le cotiche, allora cibo normale per quei tempi, si udirono tuoni e puzze da competizione e le fiammelle si aggrovigliarono ai malcapitati facendo luminarie al gas metano!. Da allora, si passò velocemente di notte sia in bicicletta che in auto, guardandosi bene dal fermarsi o di rallentare!. Anzi, non si guardava nemmeno il cancello del cimitero, salvo controllare se qualche fiammella seguisse il malcapitato!. Solo ora si sa che materiale organico in decomposizione forma gas metano, facile a bruciare!. Tutto naturale, quindi e nessun fantasma!.

lunedì 13 luglio 2009

MUTANDE ALLE GAMBE DELLE SEDIE






Ricordo con affetto due simpatiche sorelle di Pallanza. Abitavano di fronte al Kursaal, vecchia sede del Casinò di Pallanza. Una era grassottella e l’altra secca e zoppetta. Erano originarie di Busto Arsizio e si chiamavano Candiani. La grassottella era sposata ad un ebreo di origine tedesca, di Baden Baden. Erano discretamente ricche e la loro casa sembrava un piccolo museo. Quadri belli e di valore alle pareti ed in cantina un Picasso mostruoso, con una donna sciagurata che mostrava completamente il suo sesso. La svergognata era in compagnia di un demonio rosso. “Via, via. Per carità!” dicevano subito dopo la morte del marito colpito dalle estreme conseguenze della sifilide. Era divenuto pazzo, non riconosceva nessuno ed era di una cattiveria unica. Bestemmiava, urlava e diceva parolacce oscene. Fin tanto che era in vita, tolleravano che quella porcheria di quadro restasse in casa, per accontentare il padrone. Magari coperto con un telo, da aprirsi quando il collezionista lo voleva vedere. Poi via, in cantina a marcire: bisognava buttarlo nel fuoco ma era tanta la vergogna e la paura a toccarlo, che alla fine dissero a mia nonna: “dica a suo marito di venirsi a prendere questa porcheria! Che la distrugga lontano da casa nostra: non la vogliamo più vedere e non ne vogliamo più sapere!”. Mio nonno se la portò a casa e la nascose da qualche parte. In realtà quelle donnette sapevano che quel quadro era di gran valore ma puritane come erano non ne volevano proprio sapere. Pensate che a casa loro, ancora fossimo ai tempi della Regina Vittoria, era proibito persino mostrare le gambe del tavolo, del letto e delle sedie e scanni. Tutto ciò che poteva ricordare lontanamente e pur simbolicamente le gambe delle donne, doveva essere coperto da teli in funzione di mutandine. Teli verdi di panno con lacci e laccioli da allacciare di sopra e di sotto. Guai a parlare di comunismo: “i rossi volevano mangiare donne e bambini e spedire le vecchie al cimitero”. Loro erano monarchiche e mi guardavano con estremo sospetto quando tentavo di parlare dell’ideologia comunista. I loro sguardi smarriti, riprovatori e preoccupati con in più un silenzio significativo mi facevano capire che era meglio non affrontare questo argomento. Andavo volentieri a trovarle anche dopo essermi sposato. Una volta appena entrato in casa delle anziane signore, io e mia moglie trovammo seduta al gabinetto la più anziana che orgogliosamente affermò: “sono seduta sul trono!”. Poi le cose della vita si inasprirono e non permisero mai più di interessarmi a loro. Saranno ancora vive? Tuttavia, ritrovandomi in casa quell’ingombrante quadro di Picasso, scrissi al Museo Picasso di Parigi allegando due fotografie in bianco e nero e la storia sommaria del perché del mio possesso. Dopo un anno mi risposero che “non poteva essere messo in commercio dome autentico”. Ebbi da parte di un conoscente l’indicazione che questo dipinto aveva diviso ampiamente i giurati e c’era stato anche qualche momento in cui la decisione dell’autenticità prevaleva nettamente su quella contraria. Mi convinsi naturalmente a torto che se avessi “unto le ruote” con un poco di miliardi (che non avrei mai potuto avere) anche quel quadro sarebbe stato dichiarato autentico..Così vanno le cose del mondo!.

PALIO DI SIENA 2009 - OPERA PER LA CONTRADA DELLA CHIOCCIOLA


martedì 7 luglio 2009

PAURA DELLE DONNE PER LE AGGRESSIONI




Una vergogna doppia, subire una vile aggressione sessuale e rimetterci magari anche la vita. Quando esistevano fino alla metà degli anni cinquanta le case di tolleranza, queste vergogne non succedevano. Sono le donne, le femministe, le cattoliche che hanno voluto moralizzare gli uomini costringendoli o al matrimonio o all’astinenza. Con le case di tolleranza gli uomini si sfogavano con poche lire. Le malattie erano sotto controllo e non c’erano molestie. A questo proposito mi piace ricordare la mia prima visita al casino (così veniva chiamato): avevo quindici o sedici anni. Ero alto e molto ben sviluppato. Nessuno mi attribuiva l’età vera e da parecchio tempo cercavo donne all’evidente scopo di conoscerle secondo il concetto biblico. Un conoscente piccolo di statura, piuttosto vecchietto d’età, era invece ritenuto molto più giovane. Un pomeriggio Danilo, questo era il suo nome, mi suggerì l’idea di fare visita al “casino” di Busto Arsizio, che si trovava nei pressi del campo sportivo. Danilo sedette dietro al mio “motom” e via fino alla magione delle donne. Io non ebbi difficoltà ad entrare mentre Danilo dovette faticare molto, nonostante la carte d’identità e le mie assicurazioni. A me non fu chiesta per nulla la carta d’identità. Si approdò in un vasto ambiente con grandi finestre munite d’inferriata. Ci chiesero se volevamo sostare nel luogo riservato ai preti o alle persone più danarose. Io non avevo nemmeno una lira in tasca, secondo la consuetudine che mi vede ancora ora nella stessa condizione. Non feci storie e mi accomodai nella sala comune. Poche donne e pochi uomini. Gli uomini silenziosi e pensierosi. Le donne piuttosto attempate davano proprio l’dea di quelle rappresentate nei suoi quadri dal nano Toulose Lautrec. Quindi piuttosto poco invitanti. Da una porta uscì un mostro di femmina truccata all’inverosimile, quasi completamente nuda e ributtante che voleva farsi garantire dal suo cliente di essere stata meravigliosa. Lo accarezzava sulla testa pelata, sul volto stravolto e paonazzo , mezzo rincretinito , quasi incapace di camminare, mentre lei danzava dinanzi a lui e poi passava dietro per riapparire di lato con un braccio teso “alla modella di Boldini”. Ecco che cosa aveva: era nuda, di pelo rossastro , ma indossava lunghi guanti rosa. Con la lingua faceva dimostrazioni funambolesche, per far intendere che la sua forza era li, in quella lunga lingua srotolata e mossa alla serpentella. Danilo volle provare la sua bravura e poi, un po’ rintronato, me lo riportai a Legnano, mentre farneticava: “si, era proprio brava!” e disse così per tutta la strada, fino a che lo abbandonai ai suoi ricordi erotici nel centro della città!. A Legnano, l’ambiente del “casino” era freddo come una macelleria, con piastrelle bianche ai muri. Sembrava più un mattatoio che un “bordello”. A volte però si vedeva qualche bella figliuola ed anche ben educata. Peccato non avere mai una lira in tasca!.

PERCHE’ HO SEMPRE AMATO LE DONNE
Perché sanno sorridere dolcemente, hanno modi gentili, dimostrano comprensione e sono dotate dalla natura di eleganza naturale e molte volte di assoluta bellezza.. Guardate i tratti: bei capelli lunghi, occhi grandi con ciglia folte. Collo sottile e ben evidenziato, corpo snello e vita sottile. Seno e fianchi sono poi il massimo dell’attrazione per il maschio. Non basta!: la voce a volte soave, carezzevole, garbata; le mani affusolate e pronte alla carezza; le loro risatine, le loro mosse, il loro modo di portare il corpo con una camminata istintiva e sconvolgente, la loro schiena e le loro spalle: nulla di volgare. E tutto un invito vivente all’amore. E il desiderio maschile di naufragare in un mare di carezze e di tenerezza. Il loro sguardo timido, la loro testa reclinata verso il basso, il loro essere mai in contrasto con la natura salvo quando dimenticano il ruolo naturale ed assumono quegli atteggiamenti maschilisti che tanto le fanno somigliare alla rozzezza e volgarità dell’uomo. Nel corso dei millenni la natura ha spinto sull’accelerazione della differenza. W la differenza.

lunedì 6 luglio 2009

I RICCHI E I POVERI!

Così pensano i ricchi. Solo con la “decima” si ottiene la società con Dio e solo Lui ti permette di vivere bene, a lungo e ricco! Dall’antico testamento Dio premia i suoi figli migliori con la potenza e la ricchezza. A loro concede una discendenza più numerosa delle stelle in cielo. Punisce invece i reprobi con la maledizione, la povertà e la malattia. Ricordate Giona. Allora una nave in pericolo obbligava i marinai a gettare in mare il maledetto peccatore. Così fù gettato ai pesci Giona e la tempesta si placò. Tuttavia Dio misericordioso fece ingoiare Giona da una balena che lo depositò a terra vivo. Gli schiavi ed i poveri recano il segno della maledizione ma loro devono amare ancora di più Dio ed i loro padroni.
San Paolo afferma: gli schiavi devono amare e servire i padroni e ancor di più Dio perché Lui vuole che esistano i ricchi e i poveri.

sabato 4 luglio 2009

ITALIA: IL NUOVO PRINCIPE!


Sta portando l’Italia verso un disastro militare ed a una guerra civile. Non si regalano miliardi a fannulloni che pretendono sempre di più. Questo modo di decidere dei soldi dell’intera collettività, senza ragionare, così d’istinto o per ragioni elettorali!. Dove c’è l’affermazione scientifica che la munifica elargizione non impedirà in futuro nuovi disastri?. La costituzione della Repubblica italiana vieta la guerra, eppure noi siamo in guerra vera accanto agli USA contro gli arabi. Dalle ultime notizie televisive c’è da aspettarsi anche un conflitto sanguinoso contro l’IRAN. Sinistra, dove sei? Sei anche tu venduta al capitale?