Quando una persona ha dei problemi irrisolti, che la preoccupano, prima di deprimersi o come reazione alla depressione, cerca un nemico con cui prendersela. Cerca una vittima su cui sfogare il suo malumore, le sue angoscie e la sua rabbia. Immaginiamo pittori professionisti, o dilettanti che siano, che ambiscano ad un grande successo ma questo non arriva: è il momento per sfogarsi contro qualcuno e questo qualcuno ero io. Io, la vittima sacrificale, l’agnello da macellare, perché non potevo difendermi. Gli avvocati si rifiutavano e si rifiutano ancora oggi di difendere qualcuno quando ci sono personaggi ricchi e potenti da contrastare. Non c’è nulla da fare: mancano i testimoni, prove inoppugnabili. Tutto avviene nei salotti buoni, nei caffè, nei circoli artistici, lontano dalla vittima che in quel momento è debole, da sola, senza amici fidati e coraggiosi. Pensate che ero l’argomento di sbeffeggiamento e di insulti anche per professori e allievi del liceo artistico di Varese. Insomma tutti parlavano male di me ma, citando il mio nome, mi facevano sì una pubblicità negativa ma davano sempre più notorietà a quella persona che volevano distruggere. Arrivando poi agli articoli di giornali e pubblicazioni a livello nazionale delle mie opere, il mio nome si diffondeva a macchia d’olio attraverso tutta la penisola. E’ un esempio di come la diffamazione aiuta la notorietà dell’artista. Insomma ho lavorato, ho creato come dicono i competenti, molto e i mercanti piccoli o grandi hanno venduto tanto. Le mie opere sono state viste anche su isole e in regioni notoriamente difficili da accedere. Naturalmente gli indirizzi dei fruitori delle mie opere erano riservati solo agli operatori del settore. Suppongo che le mie litografie originali siano state acquistate nell’ordine di migliaia. Da Roma alla Sicilia, dalla Campania alla Calabria venivano richieste le mie opere. Era dunque il successo, pagato poco economicamente, ma ricco di sudore e di creatività. Tutto questo faceva arrabbiare ancora di più i miei denigratori che andavano addirittura nelle gallerie a protestare sulla loro scelta della mia attività. “Ma perché proprio Vaccaro?”. Era la domanda che facevano ai mercanti e questo era il sigillo del mio successo. Con più mi odiavano, più il mio nome cresceva di notorietà. Così vanno le cose del mondo!. Se esiste la divina provvidenza, vuol dire che il destino mi ha riservato una vita difficile, piena di ostacoli, per poter alla fine scrivere questo romanzo italiano, con il quale mi propongo di ottenere due scopi. Il primo è quello di confortare tutti coloro che si sentono vinti, incitandoli a non demordere. La vita è bella e và vissuta anche lottando contro le avversità. Il secondo scopo è il tentativo di riportare l’arte a livello umano. Sì, al conforto dell’umanità perché la lotta attraverso l’arte contro le ingiustizie è fallita ed ha ottenuto solo di rendere più ricchi i mercanti e più lontane da essa le masse popolari sofferenti.
DIFFAMAZIONI
“Vaccaro è volgare”. “Le sue opere sono commerciali”. Dovete sapere che i grandi padri dell’arte moderna e d’avanguardia disprezzano quelle opere nelle quali il “pubblico” riesce a vedere una mano, un volto, un corpo, un paesaggio, una natura morta. Salvo naturalmente quegli artisti schierati con il comunismo militante. Guttuso è considerato un grande anche se la sua pittura è “volgare” cioè figurativa e tutti possono riconoscere l’oggetto della rappresentazione. Guttuso afferma: “io faccio pittura tradizionale, però appartengo al partito comunista e seguo tutto l’itinerario e programma politico!”. Raffinata arte è per i padroni dell’arte d’avanguardia una tela bianca bucata e tagliata oppure una tela bianca con incollato un paio di occhiali. Oppure del fango rappreso sbattuto su un supporto, vermi, carne marcia,buoi fatti a pezzi e tenuti insieme con la plastica. Tutto questo è raffinato e i ricchi capitalisti si commuovono di fronte a simili capolavori e piangono calde lacrime!. C’erano parecchi pittori che non gradivano il mio ritorno e credevano di distruggermi perché vedevano in me un pericoloso rivale e sparlavano senza lasciare tracce ed io non potevo avere delle prove. Alcune frasi giunte alle mie orecchie: “Vaccaro è un fascista” “Vaccaro è un comunista!” “Ha sposato la moglie ricca” “Vaccaro è un cartellonista” “Vaccaro è vecchio (allora avevo circa trent’anni) “Vaccaro è un illustratore e non sa cosa sia l’arte”. Infine tra i più colti dei miei denigratori: “Vaccaro vende!” (secondo loro avrei dovuto vivere d’aria!). Infine: “Vaccaro è obsoleto, è un maiale e dipinge donne nude”. Questi signori non si limitavano a sparlare di me. Offendevano anche mia moglie al telefono. Non solo questo ma andavano dai mercanti della zona come ho già detto e persino a Milano e con acredine rimproveravano perché mi facevano esporre o comprava i miei quadri. Tra le infinite nefandezze si davano da fare per cercare di impedire ai giornalisti di scrivere sulla mia pittura. Solo un paio di direttori della Prealpina mi hanno dato la loro stima e fiducia ed hanno scritto articoli di proprio pugno con tanto di firma sulla mia arte dandomi anche l’occasione di scrivere da me stesso. Così vanno le cose! Fra le infinite sciocchezze che i miei avversari raccontavano c’era anche la favola che Marisa avesse sul viso un neo finto. Se avessero potuto, mi avrebbero ucciso: questi sono alcuni degli abitanti di questa zona. Non riesco a ricordare tutte le stupidaggini dette. La più insulsa è: “Suo padre faceva il vigile e quindi è già noto!”. Non si può dipingere come lui (Vaccaro). E’ un fumettista (alla Mondatori c’era veramente un Vaccaro disegnatore di fumetti che io avevo conosciuto personalmente). “Tu sei un disegnatore quindi non sei un pittore”Altro ancora: “Chi non ha mercato e non viene battuto alle aste importanti vale zero”.
Due medici di notevole spessore, primari uno del reparto di chirurgia e l’altro di ortopedia mi hanno seguito con amore ed interesse e persino ordinato centinaia di opere di grafica (litografie originali) che poi hanno regalato a tutto il personale ospedaliero della mia città. Lo scopo era quello di farsi ricordare con affetto sia da medici che da infermieri, e anche quello di diffondere il mio nome e le mie opere. “Vaccaro, lei è un vulcano!” Con questa frase volevano significare la loro stima. Così, la lotta contro di me da parte degli altri artisti si è rivelata un boomerang contro di loro. Anche se con fatica e dolore io ho vissuto da artista ed ho mantenuto la famiglia a dispetto dei nemici. Un benzinaio quando seppe che mio figlio si era laureato in legge, esclamò sorpreso: “Ma allora ce l’ha fatta!”. Infatti lui frequentava le gallerie ed i mercanti d’arte e scambiava opere d’arte con benzina. Era informato sulla guerra contro di me scatenata dagli altri pittori e loro amici e parenti. Pare che fosse in voga scommettere se ce l’avrei fatta oppure sarei stato destinato a soccombere. La sorpresa fu grande e da allora fece anche con me scambio di benzina con quadri. I miei avversari, invece, sono evaporati nell’anonimato. Ho avuto modo di conoscere una “gallerista” che imbrogliava i suoi clienti con le aste facendo interpretare da un “attacchino” di manifesti del comune, con tanto di barba, il ruolo di un pittore inventato. Vendeva come litografie originali delle volgari stampe fotomeccaniche di autori morti da tanto tempo e di cui lei disponeva il diritto d’autentica. Erano tutte opere false.
L’ARTE OGGI.
Probabilmente si ripete anche per gli altri quello che è successo a me.Coloro che dipingono sanno che è molto importante avere prestigio. Penso che i pittori che operano nella stessa piazza o nelle vicinanze vengono inesorabilmente attaccati da tutti gli altri che con dabbenaggine credono di sbarazzarsi degli avversari parlandone male. Se un artista viene sostenuto ed introdotto da personaggi importanti, ricchi e potenti, allora si forma intorno a lui un corteo di sudditi pronti alle lodi nella speranza di entrare nelle grazie di questo o quel signorotto che ha “il potere”. Se al contrario si è costretti a combattere da soli, ecco che tutti si aggregano con l’intenzione di distruggerti. Appena ritornato a Legnano, io avevo commesso un grave errore: ero stato sincero ed avevo ammesso la mia debolezza economica: questo è stato il segnale per scatenarmi l’odio di tutti contro. Poiché l’arte è qualche cosa di molto specifico per cui bisogna avere competenza, buona volontà e curiosità per giudicare, la stragrande maggioranza della gente non possiede queste qualità. Invece è probabile che per motivi propri abbiano dei rancori da sfogare contro qualcuno e trovano nel pittore debole la persona su cui infierire. L’odio aiuta a vivere e Gesù Cristo è venuto invano. Si odia molto di più di quanto si ami e c’è un piacere folle nel tentare di distruggere ed affossare chi si trova in uno stato di necessità. Molti anni prima, un medico amante della pittura, mi confidò che nella mia città si aveva stima solo di chi aveva successo. Chi ha successo può aiutare gli altri e tutti in qualche maniera hanno bisogno di sostegno. Il successo, da queste parti, significa un grosso conto in banca e vantare un giro di conoscenze, se non amicizie, importanti e considerate utili anche agli altri. Insomma malumore e insoddisfazione per affari personali ottengono con l’odio e la diffamazione l’effetto carambola. La gente si sfoga a distruggere il soggetto caduto male ed infierisce da vigliacchi, dietro le spalle in modo che questo non possa ottenere ragione attraverso la giustizia: mancano sempre le prove e gli avvocati non sono eroi e si interessano solo di chi può essere loro utile e possa pagare parcelle importanti. Parecchi film degli anni cinquanta rappresentano il difensore d’ufficio che afferma: “Mi rimetto alla clemenza dalla corte!”. In pratica in una piccola città, gli avvocati non ti ascoltano proprio e quindi si hanno solo due alternative: o vai via e ti trasferisci altrove oppure continui a lottare con tutte le tue forze ed io ho scelto la seconda soluzione. In un mondo come quello dell’arte, se un pittore non ha la fortuna di essere per famiglia e ricchezza al di sopra degli altri, in maniera visibile e tangibile, ha poche possibilità di sopravvivere. Esistono mercanti e gallerie che vanno dall’affittacamere a fondazioni e musei importanti. Le vie del successo sono legate a particolari condizioni favorevoli. Per tutti gli altri c’è la lotta in loco e per lo più si affidano a intrallazzoni affaristi privati anche dell’ultima ora. Esistono anche bande di malfattori che agiscono per truffare e poi ricattare il cliente. Insomma è una giungla!. Questa situazione è purtroppo frutto di una cattiva gestione del sistema Italia. All’estero, in Svezia ad esempio, gli artisti sono considerati soggetti da proteggere. Hanno diritto ad un alloggio studio; lo Stato paga loro uno stipendio e, se le loro opere vengono vendute ricevono un plus valore. Inoltre hanno importanti centri di cultura dove a turno, in ampie sale, possono esporre qualsiasi tipo di arte facciano. Da noi, visto la totale libertà del mercato dell’arte, vengono vendute bene le opere di chi viene oculatamente gestito e portato avanti da mercanti furbi e potenti con l’aiuto di critici importanti e l’appoggio dei mas media. Per tutti gli altri c’è la lotta tra sciacalli e vince chi può avere più alleati e sostenitori e maggiori protezioni. Io ero un “outsider” e la mia pittura era tanto personale, forte, incisiva che un artista, che aveva visto una mia mostra, disse: “I tuoi quadri fanno letteralmente sparire quelli di tutti gli altri: avrai vita dura!”. Cosa è successo negli ultimi anni per portare la più totale confusione nel cervello del pubblico? Quella che viene indicata come l’evoluzione dell’arte è ìn realtà degenerazione. Si è passati gradualmente, fino a giungere all’assurdo, da una pittura accessibile a tutti fino a forme esasperate di contestazione sociale e politica come stracci, scatole di merda d’artista, oggetti pronti “reade made” fatti assurgere a divinità artistica e via discorrendo. E’ successo di tutto e soprattutto “contro”. La popolazione ed i politici non riescono a seguire questa evoluzione e si affidano al giudizio tecnico di cosiddetti esperti del settore: musei, gallerie importanti, fondazioni ecc…Ignorano che l’origine di tutto lo sconquasso trova la giustificazione in un atto di guerra politica contro il capitalismo. Gli appartenenti a queste correnti disprezzano l’arte della bellezza come serva di ricchi e potenti. Questi ultimi vogliono essere sempre una spanna sopra gli altri e seguono anche nell’arte la moda del momento. Si verifica una situazione kafkiana: i mostri prendono il posto del bello e le banche affidano la scelta delle opere ad esperti che in realtà sono “agenti contro” oppure semplicemente ignoranti o loro stessi degenerati. Quindi siamo arrivati ad una conclusione assurda. Si è considerata arte quella che ha un valore economico molto alto, al di fuori della sua essenza. Il mio errore è sempre stato quello di essere sincero con me stesso e di fare un’arte che fosse umana. Ho chiamato la mia corrente; “Ritorno all’umano” dove siano i valori umani utili a tutti gli uomini del mondo e non la novità per se stessa.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
1 commento:
ottima riflessione.
Posta un commento