giovedì 11 febbraio 2010

COME LE BESTE....................



Mio padre è stato per me un incubo. Non c’era cosa che io facessi o pensassi che potesse essere per lo meno accettata. Non bevevo bene, non mangiavo composto, non studiavo in silenzio perché solo mia sorella poteva farlo a voce alta; tutto il tavolo era per lei: io dovevo studiare in bagno. Non ricevevo mai la famosa paghetta né potevo disporre di un giocattolo. Appena sgarravo agli ordini perentori erano frustate, calci e punizioni feroci: pareva che nutrisse per me non un amore filiale ma quasi odio puro e tutto il suo essere era contro di me: offese e minacce e persino trattamento differente nel cibo: a me il cibo acido, vecchio, rancido mentre alla sorella il cibo migliore più costoso. Mai ricevuto una carezza o un complimento o un banale “caro”. Sempre e solo minacce di morte. Alla fine mi ero abituato ai maltrattamenti e mi ero convinto che fossero giusti. Nessuna concessione ed anche al momento della promozione scolastica con la buona votazione, botte e calci giù per le scale e solite minacce di morte. Alla fine, con il consenso di mia madre, mi venne data la seguente notizia: “non sei più mio figlio, sei ripudiato!”. Ambedue ignoravano le difficoltà della scuola, degli studi ed erano convinti che bastasse “la buona volontà”, che naturalmente secondo loro io non avevo. Volevano il successo sociale attraverso i figli ma non davano alcuna gratificazione.

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