lunedì 8 febbraio 2010

CONTINUA ALLA BNL GRUPPO BNP PARIBAS DI LEGNANO LA MOSTRA DEI “PRODIGIOSI DISEGNI DELL’INFANZIA”





ESPERIENZE D’INFANZIA

Fin dalla prima infanzia, naturale, spontanea è stata la capacità di osservare il mondo intorno a me. Ancora più naturale è stata l’esigenza di fermare il ricordo e l’emozione che le immagini di vita mi davano. Nessuno mi ha insegnato niente e debbo a questo proposito negare l’affermazione della psicanalisi che afferma: “osservando il lavoro di altri (nel mio caso il nonno materno) il bambino impara a disegnare!” Io rappresentavo con il gesso dei muratori per terra le immagini di un mondo in via di scomparsa definitiva. Cavalli, carretti, asini, muli, contadini ed operai. Tutto ciò si fondeva nel libero gioco delle nuvole che allora biancheggiavano e rallegravano il cielo di Legnano. Vivevo fuori dalla città, in fondo a Via Carlo Porta, circondata dai campi, ancora lavorati dai contadini: ne vedevo l’aratura a mano con cavalli, la semina e la raccolta del grano falciato a mano assieme a fiori azzurri e rossi, fiordalisi e papaveri. Aiutavo i contadini a togliere i sassi dal terreno, che venivano portati via su un carro trainato da un bell’animale: il cavallo. All’ingresso delle casa popolari vi era uno spazio di cemento di fronte al cancello di legno. Su quel cemento ho disegnato cavalli con o senza ali e tutto il mondo che mi colpiva e volevo ricordare. Persone, che poi ho saputo in seguito erano amanti dell’arte, si fermavano a guardarmi mentre disegnavo e molti si complimentavano con me. Avevo circa tre anni ed avevo imparato a stare in piedi da solo, senza l’aiuto della mamma. Infatti, mio padre, per ragioni sue, aveva lasciato la famiglia per fare il milite fascista e mia madre si era trovata nella necessità di provvedere da sola alla famiglia. Dovendo lavorare, non poteva badare a me che vivevo quasi allo stato brado in mezzo ai figli di operai ospiti delle case popolari. Allora c’era la guerra e le preoccupazioni delle persone comuni erano legate alla ricerca del pane quotidiano, del vestirsi e sopravvivere. Comunque ce l’ho fatta e tra una sinusite e un mal d’orecchi, sono riuscito a crescere magro ma pieno di vita. Più tardi, frequentando la scuola, fui ammesso fra i figli di persone agiate, che si divertivano nel vedermi disegnare. Fu in queste occasioni che conobbi una coppia di gemelli il cui padre mi ricordo faceva diversi viaggi a S.Moritz in Svizzera. Mi portavano con loro e durante il viaggio felici cantavamo

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