Mia madre era convinta di essere l’unica a possedere la verità. Mia sorella, forte dei bei voti scolastici, disprezzava cordialmente il sottoscritto e quando si guardava allo specchio si vedeva bellissima ed affascinante. Per quelle due donne, affamate di matrimonio per Giuliana, speravano in tutti gli uomini che venivano in casa che almeno uno fosse il marito ideale. La mamma aveva plagiato la figlia convincendola che non era la grazia, la gentilezza, la bellezza ad attrarre gli uomini ma i bei voti scolastici: in realtà mia sorella faceva realmente schifo: grassa, gobba, con l’acne, gli occhiali, una gamba più grossa dell’altra e chi più ne ha più ne metta. Aveva una compagnia di carampane piuttosto ingenue che speravano tutte nel principe azzurro e la spiavano dentro casa, abitando loro ai piani più alti e dirimpettai. Il sottoscritto, mascalzone, delinquente, raramente vinceva borse di studio e a malapena portava a casa la promozione. Ero quindi il figlio maltrattato da disprezzare. Tuttavia ero ricercato dalle donne e persino dagli uomini. Quel giorno Gianfilippo, un ragioniere di banca, era venuto a casa mia sperando in un amore non corrisposto con me. Le befane del quartiere spiavano gli avvenimenti in casa mia e si accorsero che mia sorella e mia madre facevano gli occhi dolci all’uomo, trentenne, ben vestito ma che spasimava solo per me, maschio. Lui metteva subito in chiaro le sue intenzioni e rivolgendosi a quello sgorbio di mia sorella, pronunciò una chiara frase: “Io e te, Giuliana, potremmo vivere cento anni solo come fratello e sorella!” Le mie femmine di casa, tanto intelligenti, non avevano capito affatto che Giancarlo era “omo” e non voleva saperne di donne. La mamma e Giuliana facevano finta di non avere capito nulla e continuavano a corteggiare il malcapitato, accarezzandogli le mani e facendogli sorrisi sdolcinati. “Caro, come sei bello, che belle mani che hai, come sei elegante ecc….ecc…” Io cercavo di intervenire per chiarire la situazione ma, come al solito nemmeno mi veniva concesso di aprire bocca. Affermava la mamma: “Giuliana è la più brava della scuola, ha la borsa di studio e presto sarà laureata, professoressa!”. Gianfilippo incominciava a dare segni di insofferenza e guardava verso di me, nella speranza che io lo salvassi da una situazione che per lui era da voltastomaco. Io tentavo inutilmente di intervenire e di avvisare le due femmine assatanate che “lui” era venuto solo per me e basta! Quando alcune donne, che si ritengono intelligenti, credono di aver trovato la preda giusta, non la smettono più di circuire di attenzioni “moleste” il malcapitato e questi ripeteva con perifrasi che lui non era adatto ad un matrimonio con una donna, nemmeno la più bella del mondo: al massimo due fratelli, uno in una stanza e l’altro nell’altra, con le porte chiuse a chiave e magari con il catenaccio. Non c’era verso che le donne così intelligenti capissero l’antifona. Avevano trovato un bel maschio, di circa trent’anni, con un ottimo impiego e lo volevano concupire. Gli occhi di Gianfilippo strabuzzarono e cercavano in me la salvezza! “Caro Gianfilippo, che belle mani hai!” continuava la prima della classe! “Potremmo fare un bel matrimonio: io ho una ricca e bella dote!”. A questo punto le care amiche che spiavano la scena dall’alto dei balconi dirimpettai, scoppiarono a ridere perché era notorio a tutti che quell’uomo era un mio spasimante ed aveva veramente schifo delle donne, in particolare di quelle brutte e sapientone! Gianfilippo si alzò in piedi, diede la mano alle due signore che ne rimasero assai male e poi perentoriamente mi ingiunse che era ora di andarsene. Appena giunti in strada il distinto ragioniere affermò: “Andrea carissimo, per me è stata una sofferenza crudele subire l’attenzione di quelle due assatanate di tua madre e tua sorella! Possibile che non capiscano niente: !”Io voglio bene solo a te e le donne mi fanno schifo!”. Vuoi mettere l’amicizia tra due maschi invece che con quelle schifose e laide donne! Mia madre e mia sorella non capirono mai che quell’uomo faceva la corte ad un altro uomo, perché le donne di casa mia avevano la testa di marmo! Le amiche continuano a ridere ancora oggi dopo cinquant’anni! Gianfilippo aveva completato il suo lapidario discorso dicendo: “ Piuttosto che giacere con una donna, io mi suicido!” Purtroppo per lui io ero tutto per le donne e lui ne rimase profondamente ferito, tanto da cambiare lavoro e città. Non l’ho mai più rivisto.
lunedì 20 luglio 2009
LA PRIMA DELLA CLASSE E SUA MADRE
Mia madre era convinta di essere l’unica a possedere la verità. Mia sorella, forte dei bei voti scolastici, disprezzava cordialmente il sottoscritto e quando si guardava allo specchio si vedeva bellissima ed affascinante. Per quelle due donne, affamate di matrimonio per Giuliana, speravano in tutti gli uomini che venivano in casa che almeno uno fosse il marito ideale. La mamma aveva plagiato la figlia convincendola che non era la grazia, la gentilezza, la bellezza ad attrarre gli uomini ma i bei voti scolastici: in realtà mia sorella faceva realmente schifo: grassa, gobba, con l’acne, gli occhiali, una gamba più grossa dell’altra e chi più ne ha più ne metta. Aveva una compagnia di carampane piuttosto ingenue che speravano tutte nel principe azzurro e la spiavano dentro casa, abitando loro ai piani più alti e dirimpettai. Il sottoscritto, mascalzone, delinquente, raramente vinceva borse di studio e a malapena portava a casa la promozione. Ero quindi il figlio maltrattato da disprezzare. Tuttavia ero ricercato dalle donne e persino dagli uomini. Quel giorno Gianfilippo, un ragioniere di banca, era venuto a casa mia sperando in un amore non corrisposto con me. Le befane del quartiere spiavano gli avvenimenti in casa mia e si accorsero che mia sorella e mia madre facevano gli occhi dolci all’uomo, trentenne, ben vestito ma che spasimava solo per me, maschio. Lui metteva subito in chiaro le sue intenzioni e rivolgendosi a quello sgorbio di mia sorella, pronunciò una chiara frase: “Io e te, Giuliana, potremmo vivere cento anni solo come fratello e sorella!” Le mie femmine di casa, tanto intelligenti, non avevano capito affatto che Giancarlo era “omo” e non voleva saperne di donne. La mamma e Giuliana facevano finta di non avere capito nulla e continuavano a corteggiare il malcapitato, accarezzandogli le mani e facendogli sorrisi sdolcinati. “Caro, come sei bello, che belle mani che hai, come sei elegante ecc….ecc…” Io cercavo di intervenire per chiarire la situazione ma, come al solito nemmeno mi veniva concesso di aprire bocca. Affermava la mamma: “Giuliana è la più brava della scuola, ha la borsa di studio e presto sarà laureata, professoressa!”. Gianfilippo incominciava a dare segni di insofferenza e guardava verso di me, nella speranza che io lo salvassi da una situazione che per lui era da voltastomaco. Io tentavo inutilmente di intervenire e di avvisare le due femmine assatanate che “lui” era venuto solo per me e basta! Quando alcune donne, che si ritengono intelligenti, credono di aver trovato la preda giusta, non la smettono più di circuire di attenzioni “moleste” il malcapitato e questi ripeteva con perifrasi che lui non era adatto ad un matrimonio con una donna, nemmeno la più bella del mondo: al massimo due fratelli, uno in una stanza e l’altro nell’altra, con le porte chiuse a chiave e magari con il catenaccio. Non c’era verso che le donne così intelligenti capissero l’antifona. Avevano trovato un bel maschio, di circa trent’anni, con un ottimo impiego e lo volevano concupire. Gli occhi di Gianfilippo strabuzzarono e cercavano in me la salvezza! “Caro Gianfilippo, che belle mani hai!” continuava la prima della classe! “Potremmo fare un bel matrimonio: io ho una ricca e bella dote!”. A questo punto le care amiche che spiavano la scena dall’alto dei balconi dirimpettai, scoppiarono a ridere perché era notorio a tutti che quell’uomo era un mio spasimante ed aveva veramente schifo delle donne, in particolare di quelle brutte e sapientone! Gianfilippo si alzò in piedi, diede la mano alle due signore che ne rimasero assai male e poi perentoriamente mi ingiunse che era ora di andarsene. Appena giunti in strada il distinto ragioniere affermò: “Andrea carissimo, per me è stata una sofferenza crudele subire l’attenzione di quelle due assatanate di tua madre e tua sorella! Possibile che non capiscano niente: !”Io voglio bene solo a te e le donne mi fanno schifo!”. Vuoi mettere l’amicizia tra due maschi invece che con quelle schifose e laide donne! Mia madre e mia sorella non capirono mai che quell’uomo faceva la corte ad un altro uomo, perché le donne di casa mia avevano la testa di marmo! Le amiche continuano a ridere ancora oggi dopo cinquant’anni! Gianfilippo aveva completato il suo lapidario discorso dicendo: “ Piuttosto che giacere con una donna, io mi suicido!” Purtroppo per lui io ero tutto per le donne e lui ne rimase profondamente ferito, tanto da cambiare lavoro e città. Non l’ho mai più rivisto.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento