giovedì 13 agosto 2009

ALLA BNL GRUPPO BNP PARIBAS DI LEGNANO CONTINUA L’ECCEZIONALE MOSTRA DEI DISEGNI DELL’INFANZIA DI ANDREA VACCARO

Considerazioni a cura di CARLO MARIA LOMARTIRE – Assessore alla Cultura del Comune di Legnano in occasione dell’edizione della monografia “ARTISTI SI NASCE?” in data 14 gennaio 2002.

Artisti si nasce o si diventa?
Non si tratta di un mero quesito retorico ma di una legittima e dolorosa curiosità, stimolata da una pur rapida scorsa alla messe di disegni del piccolo Pier Andrea. “Quasi prima ancora di parlare”, essi costituivano il germe di un linguaggio, una sorta di impressione che l’impatto con il reale imprime nella tenera cera di una personalità gettata nell’agone dell’esistenza.
Colpisce nei disegni la precocità tecnica, la sintesi del gesto, la capacità del racconto, quel collocarsi naturalmente, per dono d’istinto, nell’alveo di quella grande lezione di stampo realista che proprio dalla Sicilia, terra d’origine del padre, ha tratto alcune delle sue pagine più significative per l’intera cultura italiana.
Ancora di più colpisce l’emergere da molti disegni della testimonianza di un’infanzia alla quale sia stata precocemente sottratta la percezione della positività dell’essere, di una personalità che trova come unica strada di affermazione di sé quella separatezza, della contraddizione, di una autocoscienza guadagnata per la via di progressive negazioni (“mia madre ha sempre disprezzato la mia attività, eppure eccomi qua”) e per la quale il disegno sembra costituire un processo di oggettivazione, capace di introdurre nel caos dell’esperienza qualche elemento di ordine, una possibilità se non di riconciliazione almeno di riappropriazione.
Allora artisti si nasce? “Credo sia solo un fatto di geni…….Uno nasce artista ed io sono nato artista, l’arte è nei miei cromosomi. Non è vero che artisti si diventa…….Non ho avuto nessuna guida, nessun insegnamento, però d’istinto ho tradotto le mie emozioni col gesso per terra. D’altra parte un’educazione costrittiva o coercitiva non può formare l’artista, essendo l’arte creativa e libera”.
Ma in questa professione di fede in un arte creativa e libera e, pur tuttavia interamente iscritta e determinata dal patrimonio genetico, si apre la fenditura della contraddizione: come può essere libero, cioè umano, ciò che è totalmente determinato dalla biologia?
Se fosse l’arte frutto meccanico e bizzarro della natura non potrebbe andare oltre ad essa, potrebbe, in altri termini, limitarsi a registrarla, a produrne un duplicato che, in quanto tale, sarebbe privo di una reale necessità.
La libertà consiste ultimamente nella soddisfazione di uno strutturale ed inesauribile desiderio nei confronti della realtà: ghermire i brandelli di essa che costituiscono l’esperienza oppure possederla abbracciandone il significato è il radicale discrimine che si offre ad ogni esistenza.
Il contributo dell’artista alla libertà di tutti è sempre e solo implicato in uno sguardo capace di leggere il dato dell’esperienza appunto come dato, come portatore cioè di una radicale irriducibilità al soggetto, come messaggero di una misteriosa alterità.
Artisti allora si diventa, nello spazio del tempo, divenendo, continuamente, uomini.

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