giovedì 11 agosto 2011

ARTICOLO APPARSO NEL QUOTIDIANO “LA PREALPINA” IL 4 SETTEMBRE 1972 A FIRMA VITTORINO CARINELLA


Il pittore, trentenne o poco più, nativo di Pallanza, sul Lago Maggiore, sembra recare nei suoi messaggi pittorici il meraviglioso clima del “paese” dei fiori e dei colori. Vaccaro ha fatto dei suoi quadri una continua lotta contro se stesso: è un emotivo, e lo dimostra. Il suo spirito è sempre in movimento, alla ricerca di qualcosa, come quando, ancora ragazzo, alla scuola di Legnano, voleva mettere sulla carta, sui quadretti e sulle tele tutto ciò che il suo spirito andava “osservando”. I suoi bei lavori, rubando il tempo al sonno, ormai non si trovano più. In fondo alla sala vi è un quadro che rappresenta una madre che sostiene il figlioletto su di un ginocchio. Quante cose esprime il viso di quella madre! Mi ritorna alla mente il clima, tanto caro ai varesini, di Salvini e della sua Gemonio, sessant’anni orsono; confrontandolo con Vaccaro, sembra che gli anni non siano trascorsi, perché per la vera arte, il tempo non conosce spazi e confini. Questi stati d’animo sono trasparenti nel visitatore attento. E’ come il lettore saggio che legga tra le righe di una pagina ciò che l’autore non ha voluto scrivere, ma che ha saputo chiaramente fare intendere. Non vi possono essere segreti per gli artisti, per gli amanti del Bello del Vero, poiché tutto ciò che “naturalmente” ci circonda quando non vi entrino malizia ed inganno, è Bello e Vero. Ecco allora un tratto gentile e squisito da parte dell’artista. Fatta sedere una ragazza su una sedia, abbozza velocemente il suo viso, su di una carta bianca, che offre, dopo qualche minuto, alla cara ammiratrice con una dedica: essa, estatica e nello stesso compiaciuta, si sofferma a riguardare il suo viso come da uno specchio, riflesso alla perfezione. Sui gradini della piccola scala che unisce le due sale, me ne sto tranquillo a godere la scena e proprio in uno specchio vero, che è appeso alla parete di fronte, noto non visto, la velocità dello schizzo ed osservo, riflessi e contrari, i segni decisi e sicuri del pittore che, in brevissimo tempo, ha “fotografato” il viso della fanciulla mettendo negli occhi vivaci quella scintilla che nessun fotografo, anche il più abile, avrebbe saputo dare. Mi ritornano alla mente i bellissimi versi del mantovano Virgilio, di Teocrito, di Manandro amante della sua terra laziale e della “candida pace”; ritrovo nei quadri rappresentanti le figure femminili lo spunto di qualche verso del veronese Catullo. Mi piace osservare in altre tele l’accento satirico relativo ai costumi di oggi quali erano ai tempi di Orazio. Quante idee sa suscitare nella mente un quadro! Piace per la sua vivacità e per il calore del suo discorso. La nuova forma di espressione artistica è ormai chiarissima ed ha contenuti straordinariamente efficaci che scendono profondamente nell’animo, riuscendo a spargere un benefico lievito che conforta e che consola, anche se talvolta la scena avvampa di colori forti. Vittorino Carinella.

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