sabato 29 dicembre 2007

LE DONNE SONO TUTTE MADONNE?

Ai nostri giorni assistiamo all’esaltazione del femminino. Giusta ricompensa per millenni di disprezzo verso la donna? No! Assolutamente no: è solo una mossa politica per avere sicura maggioranza di governo. Le donne in Italia, alle ultime votazioni elettorali erano ben quattromilioni e duecentomila in più rispetto agli uomini. Quindi in una democrazia “del lella” come la nostra, basta blandire tutti i capricci e le rivalse femminili per avere la schiacciante vittoria elettorale e poi chi si è visto si è visto e chi continuerà a comandare saranno gli omaccioni. Intanto le signore godono momenti di autoesaltazione. Sanno di costituire la maggioranza assoluta del paese e pretendono tutto quello che vogliono. Mia madre e mia sorella, senza che se ne rendessero conto, erano vere femministe. Disprezzavano i membri maschi della famiglia, dal nonno Pietro, al padre e marito Ignazio per finire a me, figlio e fratello. Le mie donne erano convinte di poter fare quello che volevano. Mia madre guadagnava tre volte di più di mio padre. Mio nonno, bravo falegname, era disprezzato perché non era un “colletto bianco” ed io ero uno scolaro di non brillante carriera. Poi volevo fare il pittore che ai loro occhi significava “barbone, lavativo e drogato con in più una infinità di vizi e di difetti che mi piacerebbe elencare ma purtroppo mi sfuggono nella loro interezza”. Ebbene mia sorella si era innamorata di un collega professore e lo voleva ad ogni costo come marito. Mio padre minacciava stragi se non si fossero sposati e mia madre sognava per la figlia una vita felice da regina. Purtroppo nessuno di loro sapeva vedere la realtà: noi eravamo una famiglia piccolo borghese che viveva del suo lavoro ed abitava alle case popolari, gremite al novanta per cento dalle persone più umili e dal lavoro, quando c’era, da operaio. Invece le mie donne si sentivano di classe superiore e fecero in modo di far credere ai consuoceri che erano “benestanti”. Quando i consuoceri calabresi vennero a Legnano e videro dove abitavamo incominciarono a protestare villanamente. Noi eravamo una famiglia da pattumiera e il loro figlio si meritava ben di più di quello che noi offrivamo. Lui poteva spendere e spandere tutto quello che voleva e spingevano sull’acceleratore di una definitiva separazione. Ammetto che anche oggi abitare alle case popolari non sia segno di benessere economico. Tuttavia le mie donne fecero fuoco e fiamme fino a giungere al matrimonio che fallì miseramente nel giro di un anno. Pianti, lacrime e disperazione e cercarono di scaricare tutte le colpe sopra di me, che ero maschio e pittore. In pratica io ero diventato lo scaricabarile di tutti i guai. Fui costretto ad emigrare molto lontano dalla mia famiglia che ebbe nei miei confronti e della mia famiglia un odio incredibile: non c’era amore né tanto meno amore di madre. Io e la famiglia eravamo la disgrazia della loro famiglia. Non ero laureato e nemmeno mia moglie e quindi eravamo da disprezzare ed odiare. Con l’odio, quelle donne trovavano la forza di vivere! In sostanza tra le mie donne non esisteva “amore e perdono” ma odio. Odio per continuare a vivere. Secondo tradizione mia madre avrebbe dovuto insegnare alla figlia maggiore di aiutare il fratello minore di tre anni ed orientato verso una attività insicura e pericolosa. Invece ha spinto sull’odio e il disprezzo. E queste sarebbero Madonne?

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