L’ECO DEL VERBANO – LA PROVINCIA DEL “VCO” DEL 9 MAGGIO 1997
Al Museo del Paesaggio di Verbania.
VACCARO DISEGNATORE BAMBINO DI TANTI ANNI FA.
Sulle rive del Lago Maggiore c’era una volta un bambino che disegnava; il suo nome era Pie Andrea Vaccaro ed era un piccolo talento naturale. Disegnava con matite, gessi e penne sui quaderni, fogli e carta di recupero e spesse volte le sue opere finivano per accendere il fuoco della stufa, in anni in cui non c’era proprio nulla di superfluo. Oggi il bambino di allora è diventato un valido pittore con uno studio a Legnano, ma non ha dimenticato le sue prime esperienze artistiche e ne presenta una cospicua raccolta (accompagnata da un bel volume-catalogo) presso il Museo del Paesaggio di Verbania. Una preziosa curiosità, si tratta di disegni relativi agli anni dal 1946 al 1951, quando Vaccaro (che nel frattempo ha perduto il Pier per strada e si firma solo Andrea) aveva dai sette ai dodici anni e dimostrava non solo capacità nella grafica, ma anche un raro senso dell’osservazione ed una spiccata tendenza critica che lo portava a commenti decisamente insoliti per un bambino di quella età. I disegni del bambino Pier Andrea si possono infatti leggere in due modi. Innanzi tutto come contributo di autentica arte per la sicurezza del suo tratto, la fedeltà ai soggetti e l’arguzia che spesso li caratterizza, poi si possono intendere anche come contributo “sociale”, come piccolo osservatorio di un mondo che mezzo secolo di cambiamenti ha fatto dimenticare. Pier Andrea, di mamma verbanese e papà siciliano, ha prodotto questi suoi disegni (pochi superstiti di alcune migliaia andati perduti, distrutti o regalati) in parte in riva al lago, ove abitava con i nonni materni quando il padre era in guerra e la madre lavorava, poi in Sicilia, a Scicli presso i parenti, ed infine a Legnano, ove nel dopo guerra, la famiglia potè finalmente riunirsi. Ecco allora emergere tre diversi microcosmi. Sul Verbano vedeva e disegnava il nonno, bottaio e costruttore di strumenti musicali, nonché suo “idolo” infantile, lo zio cuoco, le donne al mercato, i piccoli artigiani, i contadini del circondario, i suonatori di banda. Della Sicilia raffigurava gli asinelli, gli “uomini d’onore” a cavallo col fucile a tracolla e quelli in piazza con la coppola in capo, la raccolta delle ulive e le ricamatrici. Infine di Legnano coglieva un più complesso mondo fatto di operai di fabbrica, spazzini, sarti, ciabattini ed anche circhi di passaggio, gente in motociclo e gli ultimi pastori che transitavano ai bordi della città. Soprattutto però il piccolo Vaccaro si innamorò degli animali, che nelle sue note chiama sempre “amici”, fossero il cane, il gatto, il cavallo da tiro o da circo, i liberi scoiattoli, ma anche le oche (“la mia amica oca è più intelligente delle bambine” scrive a margine di un disegno), i maiali, le pecore, i conigli, gli uccellini, e persino gli animali esotici del circo come l’ippopotamo (“Mi è piaciuto anche perché assomiglia alla mia maestra”). Ama, il giovane disegnatore, gli animali e non sopporta i preti che invece lasciano che ad essi si faccia del male perché dicono che non hanno l’anima. Così, sottolinea Pier Andrea, “sono sicuro che i preti vadano all’inferno”. Le note scritte a margine, sono anche esse sole, piccoli capolavori di arguzia. Nel giovane, ma già smaliziato piccolo artista non mancano certo delle note curiose della prima scoperta della sessualità, in una società come quella italiana dell’immediato dopoguerra ancora legata a molti tabù. Curiosa poi una nota sgrammaticata che Pier Andrea vicino ad un disegno con vari bambini ed una maestosa signora: “Legnano 1948. Il giorno dopo le elezioni che la signora Venegoni ha organizzato una banda di bambini per festeggiare il fronte popolare perché aveva la certezza della vittoria immancabile e c’ero anch’io (sic!). Nel pomeriggio la signora si è messa a piangere”. Ma, ad ogni buon conto, il piccolo disegnatore aveva anche ricopiato la celebre caricatura che mostrava da un lato il Garibaldi del Fronte e dall’altro il ritratto di Stalin….Un altro segno di anni lontani.
Dott. Gian Vincenzo Omodeo Zorini – UNION MONDIALE DES ECRIVAINS MEDECINS (VICE PRESIDENTE UNIONE MONDIALE DEGLI SCRITTORI MEDICI)
Al Museo del Paesaggio di Verbania.
VACCARO DISEGNATORE BAMBINO DI TANTI ANNI FA.
Sulle rive del Lago Maggiore c’era una volta un bambino che disegnava; il suo nome era Pie Andrea Vaccaro ed era un piccolo talento naturale. Disegnava con matite, gessi e penne sui quaderni, fogli e carta di recupero e spesse volte le sue opere finivano per accendere il fuoco della stufa, in anni in cui non c’era proprio nulla di superfluo. Oggi il bambino di allora è diventato un valido pittore con uno studio a Legnano, ma non ha dimenticato le sue prime esperienze artistiche e ne presenta una cospicua raccolta (accompagnata da un bel volume-catalogo) presso il Museo del Paesaggio di Verbania. Una preziosa curiosità, si tratta di disegni relativi agli anni dal 1946 al 1951, quando Vaccaro (che nel frattempo ha perduto il Pier per strada e si firma solo Andrea) aveva dai sette ai dodici anni e dimostrava non solo capacità nella grafica, ma anche un raro senso dell’osservazione ed una spiccata tendenza critica che lo portava a commenti decisamente insoliti per un bambino di quella età. I disegni del bambino Pier Andrea si possono infatti leggere in due modi. Innanzi tutto come contributo di autentica arte per la sicurezza del suo tratto, la fedeltà ai soggetti e l’arguzia che spesso li caratterizza, poi si possono intendere anche come contributo “sociale”, come piccolo osservatorio di un mondo che mezzo secolo di cambiamenti ha fatto dimenticare. Pier Andrea, di mamma verbanese e papà siciliano, ha prodotto questi suoi disegni (pochi superstiti di alcune migliaia andati perduti, distrutti o regalati) in parte in riva al lago, ove abitava con i nonni materni quando il padre era in guerra e la madre lavorava, poi in Sicilia, a Scicli presso i parenti, ed infine a Legnano, ove nel dopo guerra, la famiglia potè finalmente riunirsi. Ecco allora emergere tre diversi microcosmi. Sul Verbano vedeva e disegnava il nonno, bottaio e costruttore di strumenti musicali, nonché suo “idolo” infantile, lo zio cuoco, le donne al mercato, i piccoli artigiani, i contadini del circondario, i suonatori di banda. Della Sicilia raffigurava gli asinelli, gli “uomini d’onore” a cavallo col fucile a tracolla e quelli in piazza con la coppola in capo, la raccolta delle ulive e le ricamatrici. Infine di Legnano coglieva un più complesso mondo fatto di operai di fabbrica, spazzini, sarti, ciabattini ed anche circhi di passaggio, gente in motociclo e gli ultimi pastori che transitavano ai bordi della città. Soprattutto però il piccolo Vaccaro si innamorò degli animali, che nelle sue note chiama sempre “amici”, fossero il cane, il gatto, il cavallo da tiro o da circo, i liberi scoiattoli, ma anche le oche (“la mia amica oca è più intelligente delle bambine” scrive a margine di un disegno), i maiali, le pecore, i conigli, gli uccellini, e persino gli animali esotici del circo come l’ippopotamo (“Mi è piaciuto anche perché assomiglia alla mia maestra”). Ama, il giovane disegnatore, gli animali e non sopporta i preti che invece lasciano che ad essi si faccia del male perché dicono che non hanno l’anima. Così, sottolinea Pier Andrea, “sono sicuro che i preti vadano all’inferno”. Le note scritte a margine, sono anche esse sole, piccoli capolavori di arguzia. Nel giovane, ma già smaliziato piccolo artista non mancano certo delle note curiose della prima scoperta della sessualità, in una società come quella italiana dell’immediato dopoguerra ancora legata a molti tabù. Curiosa poi una nota sgrammaticata che Pier Andrea vicino ad un disegno con vari bambini ed una maestosa signora: “Legnano 1948. Il giorno dopo le elezioni che la signora Venegoni ha organizzato una banda di bambini per festeggiare il fronte popolare perché aveva la certezza della vittoria immancabile e c’ero anch’io (sic!). Nel pomeriggio la signora si è messa a piangere”. Ma, ad ogni buon conto, il piccolo disegnatore aveva anche ricopiato la celebre caricatura che mostrava da un lato il Garibaldi del Fronte e dall’altro il ritratto di Stalin….Un altro segno di anni lontani.
Dott. Gian Vincenzo Omodeo Zorini – UNION MONDIALE DES ECRIVAINS MEDECINS (VICE PRESIDENTE UNIONE MONDIALE DEGLI SCRITTORI MEDICI)
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