Il medico G.V. Omodei Zorini, Vice Presidente della UNION MONDIALE DES ECRIVAINS MEDECINS, affermava: “I disegni del bambino Pier Andrea si possono leggere in due modi. Innanzi tutto come contributo di autentica arte per la sicurezza del suo tratto, la fedeltà ai soggetti e l’arguzia che spesso li caratterizza e poi si possono intendere anche come contributo sociale, come piccolo osservatorio di un mondo che mezzo secolo di cambiamenti ha fatto dimenticare”. Questo nell’anno 1997, data della mostra dei disegni dell’infanzia, della sua infanzia, al MUSEO DEL PAESAGGIO nel mese di aprile a Verbania. Il dottor Omodei annotava tra le gustose vignette anche la rappresentazione del viso di G. Garibaldi, che, visto al rovescio, mostrava il volto di Stalin. Disegno ripescato solo ora e introdotto in una sigla televisiva di una rubrica politica. Di questa mostra, unica e prima nella sua specifica natura presso un importante museo si sono occupati diversi quotidiani che, oltre a darne ripetuta notizia nelle agende dell’arte, l’hanno recensita come “IL GIORNALE”. Proprio su questo quotidiano, l’articolista aveva riprodotto alcuni disegni e segnalato l’autentica poesia che scaturiva da essi. Il CORRIERE DELLA SERA ne ha dato notizia in due occasioni, considerando l’avvenimento sufficientemente rilevante. Di poesia ha parlato anche l’estensore della presentazione LINO LAZZARI, giornalista e critico d’arte del quotidiano “L’ECO DI BERGAMO”, ponendosi altresì la domanda se artisti si nasca oppure si diventi. Il medico chirurgo plastico, chirurgo della mano dott. Giorgio Delaria dell’Ospedale di Legnano, dichiara in un suo scritto in merito che si tratta della particolare natura della corteccia cerebrale di Pier Andrea, che fin da bambino gli ha permesso di disegnare in questo modo. Il presidente del museo ha fatto riferimento ad uno scritto di Durer che considera il disegno DONO DIVINO, MIRACOLOSO, CHE PONE L’ARTISTA AL DI SOPRA DI OGNI UOMO. Questo volume completa la mostra di Pallanza, con un numero straordinario di altri disegni recuperati nel corso di diversi anni di ricerche.
Per il bambino era il modo più spontaneo di esprimersi, con estrema facilità oppure con impegno stilistico. Possiamo notare dalle didascalie dei disegni le sue genuine, spontanee e forse ingenue critiche alla società del periodo che va dagli anni quaranta fin vero la metà degli anni cinquanta. Afferma il noto giornalista della televisione e della carta stampata Renato Besana, membro della commissione della triennale di Milano”……….le esperienze reali e fantastiche si mescolano tra loro e non si sa più quali siano le più intense. Le parole entrano a far parte del disegno, lo completano, ponendosi quale momento di stupore o di riflessione e spesso tornano a tratteggiare episodi di vita, personaggi, scorci che per noi assumono valore di testimonianza…..” Questo giudizio può bene illustrare l’attuale volume, estremamente ricco di immagini e commenti scritti da Pier Andrea a margine o all’interno del disegno. In questi disegni scoprirete rappresentazioni di animali del circo e di strada, lavoratori ambulanti, signore ricche e bigotte, preti, avventure e rischi, un mondo ritrovato e che l’attuale gioventù nemmeno può immaginare. A voi il divertimento!. Abbiamo tentato di suddividere i disegni per gruppi, più che seguire l’ordine di data. Impresa non facile, e certamente imperfetta. Tuttavia un certo ordine appare veritiero. Gruppo fantasia – esperienza siciliana – esperienza del lago Maggiore – esperienza legnanese – periodo di prima scolarizzazione – avventure e rischi – osservazioni sul comportamento dell’umanità durante e subito dopo la seconda guerra mondiale – lo stridore tra le classi abbienti e le più povere e umiliate – la scuola e i compagni di scuola – vita giornaliera sulla strada – mutilati e paralitici – ubriachi e degenerati – personaggi mutuati dal cinematografo, come gli eroi pellerossa. Appare sempre ironia, se non addirittura sarcasmo, accettazione della condizione di povertà, pietà per gli handicappati ed emarginati, critica acuta nei confronti di coloro che dovevano essere al disopra degli interessi personali. Non ci soffermeremo troppo sulle ben evidenti qualità artistiche, che già per conto loro rappresentano motivo di interesse, quanto invece sui messaggi che Pier Andrea ci invia, messaggi oramai storici, che disegnano una società egoista, violenta, antidemocratica, superstiziosissima e pressoché medioevale. Sono trascorsi sessant’anni dal periodo della seconda guerra mondiale, abbiamo acquistato benessere economico, più tranquillità sociale, c’è una società più garantita ma, gratta, gratta, sotto l’ipocrisia formale troviamo ancora gli stessi egoismi e divisioni sociali, apparentemente imburrati nella società dei consumi. Per comprendere il bambino Pier Andrea e le sue esternazioni sarebbe opportuno parlare del momento storico in cui è vissuto allora, l’ambiente onestissimo ma estremamente povero nel quale cresceva e il tipo di società allora imperante. Sarà bene precisare che in ogni tempo, in qualunque luogo della terra, vi sono state e vi saranno nette distinzioni sociali. I ricchi da una parte e i meno abbienti dall’altra. Il piccolo Pier Andrea, molto sensibile, recettivo, ardente di vita e attento osservatore, annotava che, mentre alcune persone affogavano nell’abbondanza di ogni cosa, per lui esisteva solo il desiderio represso. Ne soffriva, ma accettava senza sforzo che alcuni bambini avessero giocattoli, dolci, vestiti, affetti e quant’altro a lui era impedito. Per Andrea ricreava con il gesso dei muratori sull’asfalto o con la penna d’oca su pezzi di carta occasionale un mondo di fantasia che lo gratificasse. Ciò che più lo impressionava era la vita di ogni giorno, fatta di persone e animali che si esibivano sulla strada, palcoscenico naturale di uno spettacolo vero, entusiasmante che nessun orpello elettronico oggi può sostituire. Tuttavia il suo più grande cruccio era l’egoismo e l’ipocrisia delle classi ricche, che nel nord Italia amavano ostentare, con tutti i simboli della ricchezza e con l’arroganza di chi si sente autorizzato e protetto tanto dalle leggi dello stato quanto dall’accondiscendenza dimostrata verso loro dal clero. I ricchi si sentivano più intelligenti e tranquilli con la coscienza perché il clero assicura loro, tramite congrue offerte, non solo una benedizione costante, ma addirittura il paradiso. I poveri sono i paria della società, scansati, ghettizzati, a mala pena tollerati ed è convinzione comune che siano tali per via dei loro peccati e dei peccati gravissimi dei loro genitori. Tutt’al più, un poco di beneficenza, attraverso il clero, poteva garantire qualche vantaggio materiale e qualche preghiera utile a ottenere magari, il purgatorio. Poiché i poveri erano frequentemente ubriachi, essi dovevano inesorabilmente finire all’inferno.
VALE LA PENA DI RICORDARE:
RAI TRE – trasmissione “GEO & GEO” del 24 novembre 2001 ore 13.20
Caroline e Margaret “Shend” gemelle, cresciute e separate dalla nascita, si sono incontrate per la prima volta a sessantotto anni. Eppure, come nel caso di altri gemelli monozigoti studiati in precedenza, il loro quoziente d’intelligenza era identico. Sembrava quasi di aver seguito il test due volte alla stessa persona. Tutte le prove fornite dagli studi sui gemelli e sulla adozione suggeriscono ormai come i “geni” rivestano un ruolo importante. Dopo sei anni di duro lavoro, tra le critiche e lo scetticismo generale, l’equipe del Prof. Bloming ha finalmente ottenuto un primo risultato; non ha scoperto il gene del genio, ma il primo dei molti geni che contribuiscono all’intelligenza normale e che si trovano sul braccio lungo del cromosoma sei. Un semplice pezzo di DNA può apparire innocente ma avere delle implicazioni molto profonde: ad esempio si dovrà investire sulle persone maggiormente dotate o aiutare geneticamente chi è geneticamente meno intelligente? Sono problemi sociali enormi che vanno affrontati al più presto. Il lavoro di Bloming può aiutare a capire come le persone presentino inclinazione e potenzialità diverse. Se funzionerà da stimolo per individuare come rispondere nel modo migliore a queste differenze, allora si tratterà sicuramente di un fatto positivo. Non si deve avere paura della conoscenza anche se le “braci” dell’antico dibattito sulle radici dell’intelligenza, se sia da imputare prevalentemente ai “geni” oppure all’ambiente, si stanno riaccendendo!.
Nel servizio “Super Quark” del 12 febbraio 2002 si è affermato ad esempio che la frustrazione è una forza positiva che spinge il bambino ad insistere (e quindi progredire). Alberto Oliviero, professore di psicobiologia all’università La Sapienza di Roma afferma: “Spesso i bambini prodigio sono bambini precoci. Spesso ci colpisce la loro precocità nel senso che il loro cervello è maturato più precocemente o hanno fatto delle esperienze più significative e così via. Così magari troviamo che un bambino sappia suonare il piano in età in cui gli altri non lo sanno fare. Non è detto che questo continui ad essere un pianista prodigio; magari ha bruciato alcune tappe, poi si troverà allo stesso livello degli altri. Altri potranno essere realmente dei veri e propri prodigi come lo era Mozart”.
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