Da tempo i bravi alunni delle scuole elementari portavano alla cara vecchia maestra regali anche molto sostanziosi. “Ringrazia il papà e la mamma!” Rispondeva garbata la maestra e con gran sorriso, ricco di promesse, intascava in una grossa borsa che teneva sotto il banco. Alla fine della lezione incaricava il “Borlandelli”, il bidello, di farle arrivare a casa sua il pesante fardello. I bravi angioletti venivano poi ricompensati con bei voti, otto, nove, dieci e tante carezze. Al figlio del grosso industriale raccomandava di far recapitare la pesante busta contenente la paga di diversi operai, non in classe perché pericoloso. Sarebbe stato meglio farle pervenire tale preziosissimo contenuto direttamente a casa. Evidentemente i regali favorivano l’ingrasso della signora maestra che probabilmente mangiava troppo e poi non riusciva a trattenere i gas che rimanevano intrappolati in quell’enorme intestino. Erano rumori sonori a volte come tuoni e a volte tipo mitraglia. La poveretta veniva colta da simili offensive nel mezzo di una spiegazione di una lezione, magari in piedi e subito appariva il disagio: rossore in volto, smorfia di dolore, corsa furibonda fuori dalla classe, obiettivo il gabinetto alla turca, nel quale correva il rischio di cadere e mai più rialzarsi. Immediatamente correva il bravo “Borlandelli” che con notevoli sforzi recuperava la pesante maestra, portandole mutandoni di ricambio da legare al polpaccio onde impedire fuoriuscite impertinenti, atte a sollecitare l’ilarità della classe. Cosa orrenda e da evitare con ogni cura, vista la maestosità del personaggio, dai bambini ritenuti poco al di sotto di Dio e degli angeli. Poiché io non potevo portare né oro, né mirra, né altri beni tangibili, nel mentre andavo a scuola raccoglievo fiori di campo tra i quali brillavano l’intenso blu dei fiordalisi ed il vivace rosso dei papaveri. Li componevo in un piacevole mazzo e lo offrivo alla signora maestra. Questa non alzava nemmeno gli occhi, grugniva come un maiale e con un annoiato gesto indicava la finestra dell’aula, non sapendo mai se depositarlo sul parapetto o buttarlo direttamente nel cortile. Non ho mai ricevuto un ringraziamento né un bel voto ed i mazzi di fiori si accumulavano e divenivano erba secca. Io stesso provvedevo a buttarli in pattumiera prima che il bidello ci pensasse lui con un rapido e tragico funerale. Io li deponevo con gentilezza e poi li accarezzavo. Il bidello li prendeva a calci e centrava la pattumiera con grande disinvoltura. Dopo tanto tempo, mi lamentai in famiglia e l’unica persona che raccolse il mio struggente lamento fu la nonna. Pensa e poi ripensa, la poveretta ebbe una idea luminosa. “Mi offrirò di pulire la casa alla maestra e le regalerò una scopa!” Ingenua donna: ignorava che la maestra aveva già chi le faceva le pulizie, aveva lo spazzolone elettrico e gli schiavetti addetti a spaccare la legna per varie stufe e stufette oltre al riscaldamento con i termosifoni. Un giorno d’inverno quando ci presentammo con la scopa in mano, la maestra fu sul punto di cacciarci giù dalle scale a bastonate. “Come ci permettevamo noi straccioni delle case popolari di regalare a lei una scopa! La casa della maestra fu una sorpresa per la nonna ed il sottoscritto. Nell’ingresso c’erano Artemisio figlio del lattaio, formaggiaio, gelataio ecc. ecc… che in compagnia di Carletto fratello della direttrice della Cooperativa Avanti, erano occupati a spaccare legna pregiata come oro in piccoli pezzetti da inserire nella stufetta di prima accoglienza. Nella sale grande dei signori, attorno ad un enorme, lucidissimo e costosissimo tavolo da riunione pasteggiavano a cioccolato, gelato, biscotti speciali, marmellate i potenti figli degli industriali di Legnano. Solo i nomi mettevano in imbarazzo: Mascheroni, seduto su due poltrone perché era più largo che alto. Suo padre era il grande produttore e fornitore di armi belliche, compreso i famosi maiali d’assalto! Costanzo, figlio della “magna” industria tessile Bernocchi, esportatrice in tutto il mondo di tessuti pregiati. Aldo Crivelli, figlio del più grande fornitore di legna e carbone all’ingrosso. Più qualche altro nobile signore che ci guardava con disprezzo, cercando di centrare la bocca con noccioline rivestite di cioccolato e delizie di ogni genere. Poi c’era Armando, figlio del gran gelataio, pasticcere, lattaio ecc…ecc…Anche lui seduto su sedie e scortato da carrettino da gelataio con tutta la gamma dei gusti possibili, cioccolati e paste. Quella era la scuola elementare degli anni quaranta! La maestra alla fine concluse: “Su, brava donna, faccia in fretta, pulisca solo una stanza e poi se ne vada con la sua scopa, che proprio non so cosa farmene. Nel frattempo io stavo a bocca aperta a rimirare lo splendore di quella corte di ricconi ed ascoltavo un poco di compiti e dei pensierini che la maestra dettava ai suoi allievi magistrali. L’indomani mattina a scuola, i letterati ebbero l’onore di leggere ad alta voce le opere dettate dalla maestra. La classe applaudì clamorosamente e gli allievi ebbero encomi superbi con voti superlativi che andavano dal dodici sempre più in alto e lode.