venerdì 29 aprile 2011
HAI VOLUTO FARE IL PITTORE? ORA PEDALA!
Nel periodo in cui ho lavorato come rappresentante dei prodotti Bassetti nel Veneto, Venezia in particolare, mi sono affaticato a portare campionari pesanti a mano. Dopo poco tempo mi assalirono forti dolori alla cervicale, irriducibili. Nel 1980 mi colpì una “radicolite” al braccio destro quando già da molto tempo facevo il pittore ed avevo moglie e due figli a cui badare. Le braccia non mi funzionavano più. Mi rivolsi alla mamma nella speranza di un conforto ma la risposta della sorella al telefono mi gelò il sangue: “Hai voluto fare il pittore? Ora pedala!” Ero già da diversi anni finalmente pittore ma questo terribile inconveniente mi intralciava tutti i movimenti fini, per cui divenne una vera ossessione: tutti gli specialisti medici mi confermarono: “Non c’è nulla da fare! Un’operazione al collo era all’epoca impossibile: c’erano possibilità certe o di morire o di rimanere paralizzato. Qualche medico mi consigliò di tirare a campare andando a fare il facchino alla stazione ferroviaria di Milano a portare le valige. Non c’erano speranze. Fu una vera angoscia e di fronte avevo solo desolazione. Ecco il motivo per cui telefonai ai miei più stretti parenti. Non mi aspettavo certo un aiuto economico ma quella risposta fu un colpo al cuore: mi avevano ucciso ogni speranza, condannato con tutta la famiglia alla fame! Con disperazione, usando tutte e due le mani, tentai di dipingere ancora. Riuscii ugualmente con lacrime e sangue a vivere di pittura. Questo inferno durò circa trent’anni. Quando andai a Lourdes per portare a mia madre ammalata di cancro l’acqua della sorgente, mi accadde una grazia: il dolore era scomparso e potevo usare ancora il braccio sufficientemente bene. Per trent’anni sono stato gravemente impedito. Eppure ce l’ho fatta. Ecco perché ne parlo: non perdete mai la speranza anche nei momenti peggiori!
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