mercoledì 2 giugno 2010

LIMITI GRAVI DELLA DEMOCRAZIA

Mi riferisco alle circoscrizioni che io conosco meglio e cioè Milano, Legnano, Gallarate. I risultati delle elezioni comunali non premiano la qualità degli eletti ma la ricchezza e quantità di pubblicità che i concorrenti sono in grado di fare. Berlusconi era solito affermare che la Coca Cola doveva fare sempre più pubblicità se voleva vendere. Affermava sempre Berlusconi che ogni riduzione di pubblicità corrispondeva ad una riduzione delle vendite. Così, concludeva chi voleva vincere le elezioni doveva continuare a spendere per una propaganda sempre più massiccia ed ossessiva. Infatti lui ha vinto. Ma siamo certi che abbia vinto per il valore della sua persona e delle sue idee? Il suo partito afferma che qualsiasi decisione presa nel passato e in futuro è frutto della volontà popolare. Balle! Da statistiche ufficiali risulta che gli italiani nel 75% non capiscono quello che leggono e quindi si fidano delle promesse. Arrivo ora ad un tema che mi tocca personalmente: gli assessori alla cultura. Sono costoro veramente all’altezza del loro compito? Il Ministro dei beni culturali è giustamente preparato al compito? Dai risultati emersi mi pare che nessuno di loro è all’altezza del compito da assolvere. Ad esempio: sanno riconoscere queste degne persone “il bambino prodigio?” oppure arte e non arte? Voglio ricordare brevemente a tutti quanti una indicazione almeno per il bambino prodigio.
Vi prego quindi di leggere le seguenti note.


LA VERITA’ SUI BAMBINI PRODIGIO testo a cura di Luca Vaccaro dottore in filosofia del diritto.


Fin dalla prima infanzia, il bambino Andrea Vaccaro ha sentito la naturale e spontanea esigenza di osservare il mondo intorno a sé e di fermare il ricordo e l’emozione che le immagini gli davano con il disegno. Eppure nessuno gli aveva insegnato nulla. Egli rappresentava con il gesso dei muratori per terra le immagini del mondo che scorrevano davanti ai suoi occhi: cavalli, carretti, asini, muli, contadini ed operai ed anche il libero gioco delle nuvole che biancheggiavano e rallegravano il cielo di Legnano. Andrea viveva fuori dalla città, in fondo a Via Carlo Porta, circondato dai campi, ancora lavorati dai contadini: ne osservava l’aratura a mano con cavalli, la semina e la raccolta del grano falciato a mano assieme a fiori azzurri e rossi, fiordalisi e papaveri. Il piccolo Andrea aiutava i contadini a togliere i sassi dal terreno, che venivano portati via su un carro trainato da un bell’animale: il cavallo. All’ingresso delle case popolari vi era uno spazio di cemento di fronte al cancello di legno. Su quel cemento Andrea ha disegnato cavalli con o senza ali e tutto ciò che colpiva la sua immaginazione. Persone amanti dell’arte si fermavano a guardarlo mentre disegnava e molti di loro si complimentavano con lui...

Purtroppo i disegni dei bambini sono sempre stati considerati pasticci inutili fatti soltanto per passare il tempo. Tutti i bambini disegnano. Per il bambino, il disegno e il gioco rappresentano gli strumenti principali di presa di coscienza del mondo esterno. Alcuni bambini rivelano però nel disegno delle doti speciali. Se fossero stati conservati i disegni dell’infanzia di Raffaello, Michelangelo e Leonardo potremmo sapere molte cose sulla loro personalità. Così per Picasso di cui si dice che: “a sei anni disegnava come Raffaello” oppure Sassu dice che da bambino era un vero prodigio. Ma purtroppo non c’è un solo disegno che lo provi.
Le proprietà cerebrali degli artisti o degli scienziati sono dovute ad una modulazione in più rispetto alla natura degli altri. Modulazioni probabilmente a carattere genetico, affinate anche da esperienze nel corso della vita. Caratteristiche simile si ritrovano anche in soggetti portatori di patologie. Viene indicato come esempio Paul Klee affetto da sclerodermia. Si è accertato a partire da bambini autistici che la capacità fuori del comune sono date da uno sviluppo irregolare ma molto grande in un emisfero (quello destro) piuttosto che in quello sinistro. Si è visto che con il crescere dei due cervelli (emisferi) certe qualità diminuivano a vantaggio di un miglioramento generale. La conclusione può essere che il genio del vero bambino prodigio stia tutto in un precoce ed eccezionale sviluppo di tutti e due gli emisferi. Notevole è l’esperimento di un bimbo nero che portato in elicottero sopra Roma e Londra al ritorno a terra sapeva riprodurre con perfezione tutte e due le città. Tuttavia è la conferma scientifica che possono esistere persone eccezionali con entrambi gli emisferi cerebrali sani e questi sono i veri bambini prodigio!
Non si diventa dei geni studiando sui libri! Studiando si diventa al massimo buoni conoscitori del pensiero altrui. I “primi della classe” sono “imparaticci” sostenuti dalle cure e dalle attenzioni della famiglia, mentre spesso i veri bambini prodigio sono creativi e per la loro capacità di pensare in autonomia vengono relegati tra gli ultimi della classe. Le caratteristiche del bambino prodigio sono una grande sensibilità e timidezza e grande amore verso gli animali. Il piccolo Andrea parlava con i cavalli e soffriva con loro quando gli uomini li frustavano e li obbligavano a trascinare grossi carri dalle altissime ruote, carichi di merce. Si commuoveva per gli altri ed era sempre pronto a giocare anche con nulla. Il genio osserva la vita ed impara da essa. Leonardo da Vinci non ha mai imparato il latino ma è da tutto il mondo considerato un genio irripetibile. Purtroppo di Leonardo bambino non ci è arrivato nessun disegno.

Fortunatamente esistono circa duemila disegni realizzati dal bambino Andrea Vaccaro. Molti di questi disegni si sono salvati dalla furia distruttrice della famiglia che onestamente non era in grado di capirne il valore. Inoltre ancora vivono persone testimoni della sua straordinaria attività infantile fin dalla prima classe elementare. Questi disegni dopo essere stati esposti al Museo del Paesaggio di Verbania-Pallanza, Banca di Credito Cooperativo di Legnano, Ospedali Civile di Legnano e in molti altri luoghi ora sono visibili presso la BNL Gruppo BNP Paribas di Legnano.
Nonostante le avversità e l’ambiente ostile, Andrea Vaccaro è riuscito ad esprimere il suo talento ed è diventato un pittore professionista. Certamente il suo genio è stato ed è tuttora duramente ostacolato, non solo dalla famiglia d’origine, ma anche dall’ambiente sociale e culturale in cui è vissuto e vive.

I moderni critici d’arte negano l’importanza della genetica e delle doti naturali degli artisti. Nell’arte moderna le doti non contano: il disegno è considerato ormai qualcosa di sorpassato ed inutile. L’arte oggi è solo ideologia e politica, provocazione senza nessuna regola e per la quale non servono doti. Nessuna importanza per il genio, per il talento innato dei veri artisti. L’arte di oggi è totalmente degenerata e asservita al capitale e alle mode! Ecco perché è così importante riscoprire la genetica! E’ l’unica via per dare nuovamente spazio agli artisti per vocazione e mettere da parte i critici con le loro insulse chiacchiere.
La società può innalzare il genio del bambino prodigio, così come può completamente affossarlo. Le doti naturali e la forza di volontà di artisti come Andrea Vaccaro non sono sufficienti per consentire all’arte di affermarsi. E’ necessario che le istituzioni pubbliche forniscano il loro aiuto e il loro supporto.




ANCORA PIU’ IMPORTANTE LA TESTIMONIANZA DI UN NEUROPSICHIATRA INFANTILE CHE LO HA CONOSCIUTO DA SEMPRE.

PERCHE’ BAMBINO PRODIGIO



CONSIDERAZIONI SEMIANALITICHE SU ANDREA VACCARO di GIANNI BELLONI MEDICO CHIRURGO, NEUROPSICHIATRA INFANTILE - PSICOTERAPEUTA

Alto alto, magro magro, un po’ impacciato, con una folta capigliatura nera e riccia ed occhi capaci di esprimere contemporaneamente più sentimenti, più emozioni; potevi leggerci curiosità insieme ad un certo timore, caparbietà nel suo intento e rispetto e deferenza per l’altro. Questo è un po’ il ricordo che ho di Andrea da ragazzo, visto coi miei occhi di bambino. Quest’aspetto di esprimere nello stesso momento sentimenti anche opposti, come essere curioso di qualche cosa che però, nello stesso tempo, incute anche timore e rispetto, ora, da adulto e da neuropsichiatra , non posso che leggerlo come presenza e capacità di Andrea di sentire e di coltivare emozioni diverse e cercare di legarle in una sorta di conflittualità creativa che ha poi preso la forma dell’espressione artistica. E’ davvero stupefacente guardare i disegni infantili di Andrea; viene spontaneo andare a verificare quanti anni avesse e tutte le volte è una meraviglia nuova constatare che quel cavallo, così ricco di movimento, l’ha disegnato a sette anni, che quell’uomo così intento al suo lavoro, o quell’altro, così forte e stanco risalgono a quando ne aveva otto. Nella mia carriera professionale di disegni di bambini ne ho visti moltissimi, alcuni molto ricchi, altri molto poveri, altri ancora ricchi nell’esprimere emozioni profonde ma poveri nella forma; quelli di Andrea contengono sempre entrambi questi aspetti , la forza nel cogliere l’essenza, l’anima di ciò che sta rappresentando e la capacità di analisi percettiva e poi di restituire il tutto in codice grafico, su di un foglio, una tela, una tavola. Questa capacità innata di leggere la realtà percepita nei suoi aspetti formali e più profondi e di tradurla in tratto grafico, creativo, artistico, si è col tempo arricchita di maggiore conoscenza, di maggiore consapevolezza e quindi di una consapevolezza tecnica. Ciò però non ha sopraffatto od esautorato la sua caparbia curiosità, il suo desiderio di ricerca. Da una situazione di creatività artistica per così dire spontanea, è passato ad essere artista creativo, spaziando dalla ritrattistica, alla paesaggistica, all’astrattismo, ecc…Ciascuna di queste “forme espressive” può poi individualmente, per chi la guarda e cerca di vederla, essere considerata più o meno “bella”, più o meno “risonante dentro”, ma comunque rappresenta sempre una sintesi di ciò che Andrea, in quel momento , in quella fase della sua vita, vede, sente, fa suo, traduce e trasmette e che gli viene da dentro, prima patrimonio suo poi regalato agli altri. Anche secondo le più recenti teorie psicologiche, la mente, fonte del pensiero e quindi dell’espressione artistica, non è una “tabula rasa” su cui tutto si costruisce in base alle esperienze primarie di vita, ma ciascuno di noi nasce già con un proprio patrimonio, con una propria dotazione personale che poi certo l’ambiente, inteso come esperienza di relazione ed esperienze di vita, influenza sia nel permettere lo sviluppo e l’organizzazione, sia però purtroppo talvolta nel senso dell’inibizione e della rinuncia. Non penso però che quest’ultimo sia il caso di Andrea; lui il suo patrimonio, “il suo destino biologico” base per lo sviluppo del suo “destino mentale” ad essere come è personologicamente e quindi anche artisticamente, se lo è tenuto ben stretto e buon per noi che ce lo possiamo godere.


Dott. Gianni Belloni – medico chirurgo
Specialista in neuropsichiatria infantile
e psicoterapeuta

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