domenica 30 maggio 2010
UN ARGOMENTO DI PUDORE E DI AFFARI. UN TEMPO DENARO ED ORA DIAMANTI E PIETRE PREZIOSE
A torto si considera la Lombardia immune da peccato. Da Milano fino a Varese e d’intorni esiste ed esisteva una mafia locale basata sugli interessi economici. Direttori di banca ancora viventi complottavano per portare i soldi all’estero. Complici una grossa casa farmaceutica, un mercante d’arte moderna e tanti ricconi che piuttosto di aiutare il prossimo preferivano andare all’inferno con la complicità del clero. Per caso sono stato testimone di raggiri allo scopo di sottrarre i guadagni al fisco. Difatti, queste grandi città industriali si sono ridotte a semplici cittadine di provincia, dove i ricchi vivono come dei e tutti gli altri fanno fatica a campare! Comprendo che l’argomento da me sollevato può creare un vespaio di maledizioni e quant’altro. Tuttavia personalmente ho sperimentato per caso come persone con abito talare sotto la guida di un esperto mercante d’arte, le classi ricche di questa cittadina esportavano il loro denaro verso paradisi fiscali. Non c’era alcuna personalità ricca che sfuggisse a quanto andrò a raccontare. Si salvano solo quegli imprenditori che vendevano all’estero: in Svezia ad esempio. In questo caso con l’aiuto di un commercialista, le ditte fatturavano cifre alte a ditte straniere. Parte degli importi rimanevano a disposizione dell’azienda italiana che si vedeva attribuire nelle banche locali la differenza fra il dovuto e l’eccesso. Chi non aveva questo commercio con l’estero si fidava di uno spallone, arrogante, cattivo, addirittura malvagio che voleva eliminare dal giro qualsiasi pittore anche se valido per essere libero di agire senza controlli. Medici, professionisti e tutti coloro che volevano mettere al sicuro i loro soldi li affidavano al mercante. Questi si serviva contemporaneamente di preti, frati, suore magari fasulli, che nascondevano sotto gli abiti talari mazzette di denaro sostanzioso, diretto a banche straniere. Per caso una mattina li ho scoperti nel loro traffico. Non avevano chiuso a chiave la porta della galleria. Il mercante inscenò una pantomima degna di un grande attore. Dopo bestemmie terrificanti, si inginocchiò di colpo costringendo anche me a farlo. Intonò litanie e preghiere ed alla fine si rivolse a me con la seguente frase: “Cosa si deve fare per aiutare i poveri!”. Io ero l’ultima ruota del carro e poiché sapevo delle altissime frequentazioni del mercante con persone di prim’ordine, assessori alla cultura anche di Milano, alti personaggi legati alla polizia, guardie di finanza mi venne il timore che se avessi parlato, la mia vita sarebbe durata poco. Sono stato vigliacco ma ero solo e non contavo nulla. Nemmeno la mia famiglia mi avrebbe creduto e quindi tenni tutto per me. Si capisce perché gli altri pittori della zona non hanno mai contato niente. Contava solo quel mercante con i suoi quadri. Forse questo giochetto dura ancora adesso. Sono passati molti anni e tutto è caduto in prescrizione. Dopo molto tempo ho scritto a Capi di Stato ed organi di governo, compreso personaggi del Vaticano. Nessuna risposta e tutto continuò come sempre. Ho raccontato l’episodio in un mio agile libretto ma senza risultato. Penso di essere rimasto in vita proprio perché sono stato ignorato. Il mercante d’arte fece tanta fortuna e sposò signore dell’alta società legate a tutte le famiglie più ricche e potenti. Ora ci riprovo dopo tanti anni a ritornare sull’argomento sicuro di non essere ascoltato!
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