L’organo genitale femminile fin dall’infanzia sino alla vecchiaia sostiene l’operato del popolo della libertà! E’ un organo che manda ai cervelli ordini di questo tipo: “Il capo del popolo della libertà” pensa alle femmine e non ai maschi. Ogni femmina carina spera di interessare con le sue grazie la grande attenzione del padrone. Il padrone può tutto e può dare fama e soldi anche al loro piccolo strumento di piacere. Poi quando questo piccolo mostro invecchia e magari fa ribrezzo, ecco allora il prete che ti manda in paradiso. Vuoi mettere quei straccioni di operai e di lavoratori con l’eleganza del capo politico e del padrone del cielo e delle chiavi per farti vivere bene e benedetta nei cieli al di sopra della marmaglia che suda e fatica per dare a noi, povere donne, qualche straccetto per vestirci. Noi odiamo i poveri, i lavoratori che puzzano e noi siamo tutte per i ricchi! Chissà se i preti faranno il miracolo di uccidere tutti gli sporcaccioni puzzolenti che faticano. Noi vogliamo solo il governo dei ricchi e dei preti! Così sia! Amen. Grazie al buchetto con le labbrucce rosate intorno noi possiamo avere dal capo ricchi abiti di lusso, pellicce, auto splendide, servitù, casa grande ed elegante proprio nella città eterna ed ogni ritocco di campane è Dio stesso che ci dice: “Avete vinto su tutte le altre donnacce! Voi siete signore ed avrete anche la servitù elegante e l’autista. Tranquille guarderete tutte le altre donne dall’alto in basso ed a tutte darete un suono fisico tipico prodotto dall’intestino e che rumoroso suonerà contro tutte le lamentele degli escrementi umani al di sotto dei vostri piedi”. Evviva la legge liberticida del capo dei capi. Nessuno più potrà controllare tutte quelle porcheriole che a noi femmine di classe fanno tanto piacere. D’ora in avanti il nostro amato duce dovrà introdurre la pena di morte per sterminare quei cattivi, plebei lavoratori che osano criticare noi ed il nostro grande uomo. Evviva la dittatura! Noi saremo sempre le signore di classe al di sopra della schiumaglia degli inferiori!
Il pianto e le lamentazioni angosciate della Gregoraci che accusa la Guardia di Finanza di avere sottratto al proprio pargoletto uno yact. modesta imbarcazione di un numero infinito di metri con grandi stanze, una casa galleggiante praticamente con più di venti persone di equipaggio. Il pargoletto piange perché gli hanno sottratto il giocattolo ed è costretto a vivere come tutti i pargoli su terra ferma. Vivono in un grandioso mega appartamento di lusso a Londra! Potere dell’organo femminile. Il sequestro è avvenuto per violazione delle leggi doganali.
Questo breve racconto dovrebbe convincere tutte le donne oneste che sono costrette a vivere con fatica del proprio lavoro, a volte umiliante ed a sopportare anche un marito egoista, violento e pretenzioso. Brave! Continuate a votare il popolo della libertà, il popolo dell’amore!
Pur da povero ho convissuto con i ricchi e vi posso giurare che mai e poi mai hanno speso una lira per aiutare me (bambino prodigio) derubandomi invece di tutte le mie opere dipinte. D’altra parte la mia famiglia apparteneva alla classe sociale più misera e lontana dal mondo della cultura e dell’arte. Per loro i miei lavori erano solo perditempo e le minacce di morte erano giornaliere. Ora che ci sono i body scanner per andare all’estero, abbiamo anche l’autorizzazione di studiare nella vagina e nell’ano anche di religiosi in genere? Queste sono le persone su cui i ricconi fanno conto per esportare i loro soldi all’estero! Se si salvano dalle ispezioni intime i religiosi i body scanner non servono a niente. Pensate a Papillon che nascondeva i suoi soldi nell’ano. L’ano e la vagina servono come nascondiglio per coca et similia oltre a tutto il resto. E le mostre internazionali d’arte e le sculture massicce e pesanti, magari famose perché tale vengono considerate, ma cosa nascondono nel loro interno? Già la guardia di finanza ha trovato cocaina nascosta nel legno delle tele stesse. Con la scusa dell’arte continua il trasporto di sostanze pericolose! Mettete sotto stretta sorveglianza e controllo gli organizzatori di mostre d’arte come per esempio quelle che avvengono in una cittadina lombarda. Quanta roba passa impunemente nel nome dell’arte!. Si presume vista l’appartenenza di nascita e di ambiente che anche gli uomini addetti ai controlli siano favorevolmente influenzati dalla Calabria, Campania, dalla Sicilia e dal resto del sud. Conosco persone che passano dal padre al figlio nel comandare le forze dell’ordine. Sono convinto che la Lega Nord è costituita da persone molto ingenue che possono essere raggirate. Spero di sbagliarmi su tutto ma vorrei che in Italia ci fossero ancora le SS.??????????????????????????????’ Indagate su personaggi di una certa cittadina lombarda incarcerati per presunte informazioni su persone ricche e poi sequestrate. Poi tutto è finito a tarallucci e vino. Indagate anche sul clero!
domenica 30 maggio 2010
UN ARGOMENTO DI PUDORE E DI AFFARI. UN TEMPO DENARO ED ORA DIAMANTI E PIETRE PREZIOSE
A torto si considera la Lombardia immune da peccato. Da Milano fino a Varese e d’intorni esiste ed esisteva una mafia locale basata sugli interessi economici. Direttori di banca ancora viventi complottavano per portare i soldi all’estero. Complici una grossa casa farmaceutica, un mercante d’arte moderna e tanti ricconi che piuttosto di aiutare il prossimo preferivano andare all’inferno con la complicità del clero. Per caso sono stato testimone di raggiri allo scopo di sottrarre i guadagni al fisco. Difatti, queste grandi città industriali si sono ridotte a semplici cittadine di provincia, dove i ricchi vivono come dei e tutti gli altri fanno fatica a campare! Comprendo che l’argomento da me sollevato può creare un vespaio di maledizioni e quant’altro. Tuttavia personalmente ho sperimentato per caso come persone con abito talare sotto la guida di un esperto mercante d’arte, le classi ricche di questa cittadina esportavano il loro denaro verso paradisi fiscali. Non c’era alcuna personalità ricca che sfuggisse a quanto andrò a raccontare. Si salvano solo quegli imprenditori che vendevano all’estero: in Svezia ad esempio. In questo caso con l’aiuto di un commercialista, le ditte fatturavano cifre alte a ditte straniere. Parte degli importi rimanevano a disposizione dell’azienda italiana che si vedeva attribuire nelle banche locali la differenza fra il dovuto e l’eccesso. Chi non aveva questo commercio con l’estero si fidava di uno spallone, arrogante, cattivo, addirittura malvagio che voleva eliminare dal giro qualsiasi pittore anche se valido per essere libero di agire senza controlli. Medici, professionisti e tutti coloro che volevano mettere al sicuro i loro soldi li affidavano al mercante. Questi si serviva contemporaneamente di preti, frati, suore magari fasulli, che nascondevano sotto gli abiti talari mazzette di denaro sostanzioso, diretto a banche straniere. Per caso una mattina li ho scoperti nel loro traffico. Non avevano chiuso a chiave la porta della galleria. Il mercante inscenò una pantomima degna di un grande attore. Dopo bestemmie terrificanti, si inginocchiò di colpo costringendo anche me a farlo. Intonò litanie e preghiere ed alla fine si rivolse a me con la seguente frase: “Cosa si deve fare per aiutare i poveri!”. Io ero l’ultima ruota del carro e poiché sapevo delle altissime frequentazioni del mercante con persone di prim’ordine, assessori alla cultura anche di Milano, alti personaggi legati alla polizia, guardie di finanza mi venne il timore che se avessi parlato, la mia vita sarebbe durata poco. Sono stato vigliacco ma ero solo e non contavo nulla. Nemmeno la mia famiglia mi avrebbe creduto e quindi tenni tutto per me. Si capisce perché gli altri pittori della zona non hanno mai contato niente. Contava solo quel mercante con i suoi quadri. Forse questo giochetto dura ancora adesso. Sono passati molti anni e tutto è caduto in prescrizione. Dopo molto tempo ho scritto a Capi di Stato ed organi di governo, compreso personaggi del Vaticano. Nessuna risposta e tutto continuò come sempre. Ho raccontato l’episodio in un mio agile libretto ma senza risultato. Penso di essere rimasto in vita proprio perché sono stato ignorato. Il mercante d’arte fece tanta fortuna e sposò signore dell’alta società legate a tutte le famiglie più ricche e potenti. Ora ci riprovo dopo tanti anni a ritornare sull’argomento sicuro di non essere ascoltato!
venerdì 28 maggio 2010
ITALIANI INFANTILI, IMMATURI, PIAGNONI ED ACCATTONI.
L’ha capito bene Berlusconi che pratica due politiche ben precise: la prima fa sognare il sesso femminile di natura superficiale ed incapace di ragionamenti realistici. La seconda accontenta la primitività, la selvaticità, l’istintività dei maschi con lo sport. Accontenta tutte e due i sessi promettendo di risolvere tutte le loro esigenze a parole. Grande aiuto alla sua politica è la Chiesa cattolica. Le donne non hanno mai letto il vangelo. Il loro cervello si blocca a va in tilt. Le donne si fidano solo del prete dal quale pendono come la vita dipende dall’acqua e dall’aria. Qualsiasi balla venga detta loro dal prete, loro la bevono fino in fondo. Non sanno criticare: sono il soggetto ideale per farsi imbrogliare. Come per Rodolfo Valentino, Hitler e Mussolini diventano cieche e vedono miracoli. Il guaio è che trascinano nella fogna tutta la famiglia e per primi i figli. Con questi alleati naturali il cavaliere Berlusconi diverrà presto il più subdolo dittatore del mondo. Ci porterà al disastro più completo e la gente guarderà a lui come al nuovo Gesù Cristo!
INDUSTRIA BELLICA
Come era prevedibile in Italia va molto bene l’industria militare. Uno dei capi di questo settore sarà molto probabilmente chiamato a dirigere prossimamente la Confindustria. Tutte le crisi economiche gravi si risolvono sempre nel sangue di guerre terribili. La prossima guerra mondiale spazzerà via tre quarti dell’umanità. A questo proposito il sonno porta con se il tormentone di un Berlusconi capo militare assieme al Vaticano. Nemici: tutte le altre religioni. Con la prossima ascesa a prima industria trainante, il responsabile della difesa (il diavolo) avrà mano facile a ridurre il nord a semplice schiavitù militare e sarà la mafia a comandare. “Il diavolo” diventerà più importante, la mafia controllerà tutta l’Italia e anche l’Europa. Spero sempre di sbagliarmi!
lunedì 24 maggio 2010
LA DITTATURA DEL MALAFFARE DA LA7 DI LUNEDI 24 MAGGIO 2010
Peter Gomez afferma che l’Italia è la nazione più corrotta d’Europa. Si critica la volontà del governo di impedire che la stampa pubblichi i fatti relativi alla corruzione. Lo Stato pone lacci e laccioli e minaccia galera e multe stronca giornali per impedire che le verità vengano a galla. Da ora sembra che i politici siano al sicuro e possano fare tranquilli i loro affaracci. Il malaffare mafioso dei colletti bianchi si sposa con il malaffare clericale. Pare che gli USA siano notevolmente preoccupati per cui il Capo dello Stato Italiano dovrà conferire con Obama. Berlusconi dovrebbe mettersi da parte ed evitare che la crisi economica si sommi alla crisi civile. Se Berlusconi non si dimette e se non lascia mano libera a Tremonti ci sarà guerra civile. Salvo errori ed omissioni!
sabato 22 maggio 2010
CONFERMA DI DIO – CELLULA ARTIFICIALE VIVENTE
Si è arrivati alla scoperta di una cellula che artefatta sa nutrirsi e riprodursi. La Chiesa Cattolica si allarma: ancora non parla di Satana ma non vede volentieri che si sia riusciti in una impresa colossale. Invece io sostengo che è la prova dell’esistenza di Dio perché c’è voluto un cervello umano studioso e geniale per inventare qualche cosa di interessante per la vita. Una piccola cosa che ancora deve dare prova di utilità e di funzioni.
Pensate a quale immensa intelligenza ha invece creato la vera cellula vivente da cui si è giunti all’uomo! Questa piccola invenzione ci dà la forza di pensare a quale immensa intelligenza abbia donato la vita al nostro (solo?) pianeta.
Pensate a quale immensa intelligenza ha invece creato la vera cellula vivente da cui si è giunti all’uomo! Questa piccola invenzione ci dà la forza di pensare a quale immensa intelligenza abbia donato la vita al nostro (solo?) pianeta.
giovedì 20 maggio 2010
BALLARO’ DEL 18 MAGGIO 2010
Si confermano i sessanta miliardi di euro rubati da “alti papaveri” allo stato da: burocrati, consulenti e politici. Belpietro afferma che questi furti sono a scopo di arricchimento indebito ed esclusivamente personale. Cioè si applicano formule corrotte per rubare. Di Pietro afferma che tutto il marciume che distrugge l’Italia si aggira tra le persone di fiducia dello stato e dei politici cui vengono affidati compiti importanti da spartirsi con criterio delinquenziale fra mogli, nonne, zie, esperti, curatori, procacciatori, nipoti e consulenti. Tutte le operazioni che vengono spacciate per utilità e rapidità servono solo a rubare. Ogni struttura organizzativa è studiata per raggirare il cittadino onesto ed affondare le mani e la bocca in ogni affare dove l’80% va agli incaricati e il 20% ai politici come guadagni, regalie e vantaggi vari tutto in nero conditi da grandiosi pranzi a base di lumache vive. Insomma la cricca di delinquenti riceve e dà incarichi e si mette d’accordo con i controllori dei conti, gli addetti al bilancio. Le cifre possono raddoppiare o triplicare e tutto finisce a tarallucci e vino. L’Italia è corrotta e lo stato come ce lo troviamo è marcio e cancrenoso. Un piccolo passo avanti verso la salvezza sarebbe secondo i politici di Ballarò il taglio della testa a tutte le consulenze e a tutte le aziende municipalizzate. L’81% delle società di capitale evadono le tasse e non versano niente o quasi. Cosa guadagnano i consulenti? Quanti pagano le tasse? Di Pietro conclude affermando che siamo alla vigilia di una rivolta popolare e la colpa, tutta la colpa è del governo Berlusconi. Egli è un bugiardo costituzionale che continua ad affermare di avere l’appoggio del popolo. In realtà c’è chi lo vorrebbe morto e ben il 45% degli elettori in caso di elezioni non andrebbe a votare. Bisogna ricondurre ad una reale situazione Bisogna ricondurre ad una reale situazione di una semplicità di vita operaia eliminando inutili e dannose esibizioni di una certa arte che non ha interesse per la città salvo che per i proprietari e per chi ci lucra. Il male della corruzione non è solo di questi tempi.
martedì 18 maggio 2010
LA7 L’INFEDELE DEL 17 MAGGIO 2010 E OMNIBUS DEL 18 MAGGIO 2010
Il popolo è indignato perché la corruzione è alla base dell’attuale governo. Ogni politico PDL fa gli affaracci suoi e la Corte dei Conti afferma che la corruzione oggi come oggi costa sessanta miliardi di euro che ogni povero Cristo deve pagare ai politici. La risposta di questi ultimi è: “Ci sono le elezioni!” Cosa vuol significare? Che il popolo è contento di questa cricca di ladroni perché con le votazioni ha eletto questo governo! Delude anche il rappresentante della Lega che conferma. Letta pur non essendo iscritto al PDL tiene in mano i segreti della corruzione tra PDL e Vaticano. Si pensa che il Vaticano nasconda parte del tesoro dei grandi ladroni. C’è reale pericolo che l’Italia bruci ma il PDL continua nella sua menzognera campagna politica che dice che tutto va bene. In realtà tutto va male ma il PDL pensa di far pagare i debiti solo ai poveri mentre i ricchi ladroni non vengono assolutamente toccati. Un esempio: “Lo scudo fiscale”. Basterebbe far pagare invece che il 5%, come è avvenuto fino’ora, ma un 15% che è sempre molto meno di quello che i (mafiosi?) dovrebbero pagare. Si pensa ad una alleanza collettiva fra governo ed opposizione per far fronte all’immediato pericolo di bancarotta anche per l’Italia. L’Italia, la settima economia mondiale, con il PDL rischia di sparire, di fallire, come la Grecia. Il Corriere della Sera smentisce le affermazioni del PDL e cioè che tutto va bene e che Berlusconi gode della maggioranza assoluta di preferenze degli italiani. Il 41% degli italiani non sa proprio per chi votare! Si va avanti a colpi di statistiche e di bugie. Una menzogna del cavaliere e della sua banda è che il popolo ha dato loro il mandato per fare quello che vogliono. In realtà il popolo è ingannato ed ha dato il voto perché sperava nelle promesse di un Italia migliore. Invece tutto quello che è stato fatto è “PRO DOMO SUA” cioè nel solo interesse di Berlusconi. Sabina Guzzanti ha, carta alla mano, dimostrato che tutte le emergenze i cui costi ricadono sul popolo italiano sono in realtà favori al Vaticano. Letta indicato come l’uomo che conosce tutti i segreti. Naturalmente queste trasmissioni di politica annoiano le signore che invece di apprendere come vengono abbindolate continuano a credere nelle creme di bellezza che le rende sempre più belle ed appetibili. Invece di politica guardano trasmissioni di gossip. Bisognerebbe vietare loro di votare. Ricordatevi di Benito Mussolinui di cui tutte le donne erano innamorate: “Lui ha sempre ragione!” Sempre da LA7 risulta che molti sono convinti che Dell’Utri “tenga per le palle Berlusconi” e che quindi Berlusconi è soggetto ai suoi ricatti nonostante lui abbia sempre negato tutto. In realtà questa notizia è stata data dal figlio di Ciancimino ad ANNOZERO.
lunedì 17 maggio 2010
INTERESSA IL COMUNE DI LEGNANO
INTERESSA IL COMUNE DI LEGNANO
Alla cortese attenzione dell’amministrazione comunale ed in particolare dell’assessore alla cultura.
Voglio sottoporre alla Vostra attenzione qualche nota riferita al fenomeno dei bambini prodigio ed anche accenni alla mia persona da parte di un esperto (precisamente dott. Gianni Belloni, medico chirurgo, neuropsichiatria infantile, psicoterapeuta). La novità consiste nel porre alla Vostra attenzione un notevole numero di opere dell’infanzia rispetto a grandi e famosi autori come Picasso e Toulouse Lautrec. Di Picasso non c’è niente e per Toulouse Lautrec si tratta di opere giovanili sotto la guida di maestri.
L’eventuale rifiuto dell’amministrazione comunale di farmi esporre i miei disegni dell’infanzia non costituisce certo un reato grave. Tuttavia il fatto procura danno alla mia immagine
d’artista costruita in sett’antanni di vita. Tutto questo contrasta con la Costituzione Italiana che prevede un aiuto all’artista da parte del comune di appartenenza.
Avevo l’intenzione di lasciare in eredità come donazione circa duemila opere e oltre duemila disegni ma per il maligno comportamento dell’attuale amministrazione sono costretto a rinunciare ai miei propositi. Non condivido la scelta del comune.
CONSIDERAZIONI SEMIANALITICHE SU ANDREA di GIANNI BELLONI MEDICO CHIRURGO, NEUROPSICHIATRA INFANTILE - PSICHETAPEUTA
Alto alto, magro magro, un po’ impacciato, con una folta capigliatura nera e riccia ed occhi capaci di esprimere contemporaneamente più sentimenti, più emozioni; potevi leggerci curiosità insieme ad un certo timore, caparbietà nel suo intento e rispetto e deferenza per l’altro. Questo è un po’ il ricordo che ho di Andrea da ragazzo, visto coi miei occhi di bambino. Quest’aspetto di esprimere nello stesso momento sentimenti anche opposti, come essere curioso di qualche cosa che però, nello stesso tempo, incute anche timore e rispetto, ora, da adulto e da neuropsichiatra , non posso che leggerlo come presenza e capacità di Andrea di sentire e di coltivare emozioni diverse e cercare di legarle in una sorta di conflittualità creativa che ha poi preso la forma dell’espressione artistica. E’ davvero stupefacente guardare i disegni infantili di Andrea; viene spontaneo andare a verificare quanti anni avesse e tutte le volte è una meraviglia nuova constatare che quel cavallo, così ricco di movimento, l’ha disegnato a sette anni, che quell’uomo così intento al suo lavoro, o quell’altro, così forte e stanco risalgono a quando ne aveva otto. Nella mia carriera professionale di disegni di bambini ne ho visti moltissimi, alcuni molto ricchi, altri molto poveri, altri ancora ricchi nell’esprimere emozioni profonde ma poveri nella forma; quelli di Andrea contengono sempre entrambi questi aspetti , la forza nel cogliere l’essenza, l’anima di ciò che sta rappresentando e la capacità di analisi percettiva e poi di restituire il tutto in codice grafico, su di un foglio, una tela, una tavola. Questa capacità innata di leggere la realtà percepita nei suoi aspetti formali e più profondi e di tradurla in tratto grafico, creativo, artistico, si è col tempo arricchita di maggiore conoscenza, di maggiore consapevolezza e quindi di una consapevolezza tecnica. Ciò però non ha sopraffatto od esautorato la sua caparbia curiosità, il suo desiderio di ricerca. Da una situazione di creatività artistica per così dire spontanea, è passato ad essere artista creativo, spaziando dalla ritrattistica, alla paesaggistica, all’astrattismo, ecc…Ciascuna di queste “forme espressive” può poi individualmente, per chi la guarda e cerca di vederla, essere considerata più o meno “bella”, più o meno “risonante dentro”, ma comunque rappresenta sempre una sintesi di ciò che Andrea, in quel momento , in quella fase della sua vita, vede, sente, fa suo, traduce e trasmette e che gli viene da dentro, prima patrimonio suo poi regalato agli altri. Anche secondo le più recenti teorie psicologiche, la mente, fonte del pensiero e quindi dell’espressione artistica, non è una “tabula rasa” su cui tutto si costruisce in base alle esperienze primarie di vita, ma ciascuno di noi nasce già con un proprio patrimonio, con una propria dotazione personale che poi certo l’ambiente, inteso come esperienza di relazione ed esperienze di vita, influenza sia nel permettere lo sviluppo e l’organizzazione, sia però purtroppo talvolta nel senso dell’inibizione e della rinuncia. Non penso però che quest’ultimo sia il caso di Andrea; lui il suo patrimonio, “il suo destino biologico” base per lo sviluppo del suo “destino mentale” ad essere come è personologicamente e quindi anche artisticamente, se lo è tenuto ben stretto e buon per noi che ce lo possiamo godere.
Dott. Gianni Belloni – medico chirurgo
Specialista in neuropsichiatria infantile
e psicoterapeuta
LA VERITA’ SUI BAMBINI PRODIGIO
Fin dalla prima infanzia, il bambino Andrea Vaccaro ha sentito la naturale e spontanea esigenza di osservare il mondo intorno a sé e di fermare il ricordo e l’emozione che le immagini gli davano con il disegno. Eppure nessuno gli aveva insegnato nulla. Egli rappresentava con il gesso dei muratori per terra le immagini del mondo che scorrevano davanti ai suoi occhi: cavalli, carretti, asini, muli, contadini ed operai ed anche il libero gioco delle nuvole che biancheggiavano e rallegravano il cielo di Legnano. Andrea viveva fuori dalla città, in fondo a Via Carlo Porta, circondato dai campi, ancora lavorati dai contadini: ne osservava l’aratura a mano con cavalli, la semina e la raccolta del grano falciato a mano assieme a fiori azzurri e rossi, fiordalisi e papaveri. Il piccolo Andrea aiutava i contadini a togliere i sassi dal terreno, che venivano portati via su un carro trainato da un bell’animale: il cavallo. All’ingresso delle case popolari vi era uno spazio di cemento di fronte al cancello di legno. Su quel cemento Andrea ha disegnato cavalli con o senza ali e tutto ciò che colpiva la sua immaginazione. Persone amanti dell’arte si fermavano a guardarlo mentre disegnava e molti di loro si complimentavano con lui...
Purtroppo i disegni dei bambini sono sempre stati considerati pasticci inutili fatti soltanto per passare il tempo. Tutti i bambini disegnano. Per il bambino, il disegno e il gioco rappresentano gli strumenti principali di presa di coscienza del mondo esterno. Alcuni bambini rivelano però nel disegno delle doti speciali. Se fossero stati conservati i disegni dell’infanzia di Raffaello, Michelangelo e Leonardo potremmo sapere molte cose sulla loro personalità. Così per Picasso di cui si dice che: “a sei anni disegnava come Raffaello” oppure Sassu dice che da bambino era un vero prodigio. Ma purtroppo non c’è un solo disegno che lo provi.
Le proprietà cerebrali degli artisti o degli scienziati sono dovute ad una modulazione in più rispetto alla natura degli altri. Modulazioni probabilmente a carattere genetico, affinate anche da esperienze nel corso della vita. Caratteristiche simile si ritrovano anche in soggetti portatori di patologie. Viene indicato come esempio Paul Klee affetto da sclerodermia. Si è accertato a partire da bambini autistici che la capacità fuori del comune sono date da uno sviluppo irregolare ma molto grande in un emisfero (quello destro) piuttosto che in quello sinistro. Si è visto che con il crescere dei due cervelli (emisferi) certe qualità diminuivano a vantaggio di un miglioramento generale. La conclusione può essere che il genio del vero bambino prodigio stia tutto in un precoce ed eccezionale sviluppo di tutti e due gli emisferi. Notevole è l’esperimento di un bimbo nero che portato in elicottero sopra Roma e Londra al ritorno a terra sapeva riprodurre con perfezione tutte e due le città. Tuttavia è la conferma scientifica che possono esistere persone eccezionali con entrambi gli emisferi cerebrali sani e questi sono i veri bambini prodigio!
Non si diventa dei geni studiando sui libri! Studiando si diventa al massimo buoni conoscitori del pensiero altrui. I “primi della classe” sono “imparaticci” sostenuti dalle cure e dalle attenzioni della famiglia, mentre spesso i veri bambini prodigio sono creativi e per la loro capacità di pensare in autonomia vengono relegati tra gli ultimi della classe. Le caratteristiche del bambino prodigio sono una grande sensibilità e timidezza e grande amore verso gli animali. Il piccolo Andrea parlava con i cavalli e soffriva con loro quando gli uomini li frustavano e li obbligavano a trascinare grossi carri dalle altissime ruote, carichi di merce. Si commuoveva per gli altri ed era sempre pronto a giocare anche con nulla. Il genio osserva la vita ed impara da essa. Leonardo da Vinci non ha mai imparato il latino ma è da tutto il mondo considerato un genio irripetibile. Purtroppo di Leonardo bambino non ci è arrivato nessun disegno.
Fortunatamente esistono circa duemila disegni realizzati dal bambino Andrea Vaccaro. Molti di questi disegni si sono salvati dalla furia distruttrice della famiglia che onestamente non era in grado di capirne il valore. Inoltre ancora vivono persone testimoni della sua straordinaria attività infantile fin dalla prima classe elementare. Questi disegni dopo essere stati esposti al Museo del Paesaggio di Verbania-Pallanza, Banca di Credito Cooperativo di Legnano, Ospedali Civile di Legnano e in molti altri luoghi ora sono visibili presso la BNL Gruppo BNP Paribas di Legnano.
Nonostante le avversità e l’ambiente ostile, Andrea Vaccaro è riuscito ad esprimere il suo talento ed è diventato un pittore professionista. Certamente il suo genio è stato ed è tuttora duramente ostacolato, non solo dalla famiglia d’origine, ma anche dall’ambiente sociale e culturale in cui è vissuto e vive.
I moderni critici d’arte negano l’importanza della genetica e delle doti naturali degli artisti. Nell’arte moderna le doti non contano: il disegno è considerato ormai qualcosa di sorpassato ed inutile. L’arte oggi è solo ideologia e politica, provocazione senza nessuna regola e per la quale non servono doti. Nessuna importanza per il genio, per il talento innato dei veri artisti. L’arte di oggi è totalmente degenerata e asservita al capitale e alle mode! Ecco perché è così importante riscoprire la genetica! E’ l’unica via per dare nuovamente spazio agli artisti per vocazione e mettere da parte i critici con le loro insulse chiacchiere.
La società può innalzare il genio del bambino prodigio, così come può completamente affossarlo. Le doti naturali e la forza di volontà di artisti come Andrea Vaccaro non sono sufficienti per consentire all’arte di affermarsi. E’ necessario che le istituzioni pubbliche forniscano il loro aiuto e il loro supporto.
Testo a cura di Luca Vaccaro-dottore in filosofia del diritto
domenica 16 maggio 2010
GOVERNO BERLUSCONI DA LA7 DI OGGI 16 MAGGIO 2010
Il 75% degli italiani è incazzato nero contro l’attuale governo. Ogni politico fa gli affari suoi compreso Berlusconi e lascia che il paese vada alla deriva. Il governo è pieno di ladroni per se, neanche per il partito.
La frase di Berlusconi “Io non rubo perché sono già ricco!” non vale. Tutti coloro che stanno con lui rubano e poi dicono di non sapere perché qualcuno ha pagato per loro. Anche la Lega corre rischi notevoli di credibilità. E’ vicina la catastrofe e la guerra civile. In caso di nuove elezioni ritornerebbe a vincere Berlusconi perché alle sue spalle agiscono preti e donne. Quest’ultime non capiscono e non ragionano. Le femmine sono soggiogate, affascinate dalla pubblicità per ogni tipo di prodotto per loro dalla perdita di urina agli odori del corpo. Dagli abiti di lusso ai viaggi su grandi navi. Vengono fatte sognare. Tutta la televisione inneggia alla donna che vive di cuochi, cucina, prodotti di bellezza, fluenti e morbide capigliature, assenza di rughe, cure di bellezza di ogni tipo. Le donne non pensano ed i loro esclusivi interessi sono i bei vestiti, la moda, i trucchi, la bella vita ed i padroni ricchi. Odiano i mariti, i padri, i fratelli che non siano come il principe azzurro. Le donne sono molto più numerose degli uomini e per loro conta il prete ed i begli uomini. Tutti argomenti che le distraggono dalle tristi realtà politiche. Dice Berlusconi: “Tutte le donne si innamorano di me!” Non è certo per la sua bellezza ma per i suoi soldi. Le donne sono state schiave da sempre e vogliono esserlo ancora oggi di Berlusconi, uno degli uomini più ricchi del mondo. Esse vivono anche nella maturità un mondo di sogno e lui le fa sognare con la pubblicità su tutti i prodotti che dovrebbero garantire per sempre la bellezza e la gioventù. Dopo secoli di lotte, torture, morti, prigioni e sofferenze inaudite per conquistare almeno il diritto alla dignità, di colpo siamo tornati all’evo più retrogrado e violento: vince il soldo!
Gli uomini si suddividono in due tipi fondamentali: i selvaggi che urlano, pretendono e non capiscono; gli altri che cercano di fare i furbi e di legarsi al carro dei vincitore.
Berlusconi pensa di legare al suo carro Casini ed avrebbe così tutto l’appoggio della Chiesa. Ottobre sarà il mese della verità.Bossi dalle notizie TV risulta limitato, ridotto a lustrascarpe del Cavaliere. A ottobre cosa farà? I giornalisti de LA7 affermano che Casini ed i preti annulleranno Bossi nel giro di due o tre anni. Bossi attento al doppio gioco del Cavaliere. Vuole solo rimanere al potere ed è disposto a buttare a mare la Lega Nord. Per il centro sinistra l’unica speranza di vittoria sta nel far partecipare uomini al di fuori del partito. Basta con i politici di professione. Ci vogliono idee nuove da parte di persone della società non partitica. Franceschini ha detto: “ Tutte le idee buone al di fuori degli uomini di partito, vanno utilizzate!”
Ecco l’ultimissima trovata politica di Silvio Berlusconi. La promessa (con il valore che può avere una sua promessa) di applicare al sud Italia un piano economico straordinario garantendo: 1° - sviluppo economico, 2° - sviluppo sociale, 3° ricchezza. Naturalmente Silvio Berlusconi mente sapendo di mentire ma si garantisce l’appoggio dei meridionali nelle prossime elezioni politiche. Il valore delle promesse del premier corrisponde alla sparata recente di riuscire a guarire, debellare definitivamente il cancro in tre anni. Ma quale cancro? Chi può credere a queste panzane?
La frase di Berlusconi “Io non rubo perché sono già ricco!” non vale. Tutti coloro che stanno con lui rubano e poi dicono di non sapere perché qualcuno ha pagato per loro. Anche la Lega corre rischi notevoli di credibilità. E’ vicina la catastrofe e la guerra civile. In caso di nuove elezioni ritornerebbe a vincere Berlusconi perché alle sue spalle agiscono preti e donne. Quest’ultime non capiscono e non ragionano. Le femmine sono soggiogate, affascinate dalla pubblicità per ogni tipo di prodotto per loro dalla perdita di urina agli odori del corpo. Dagli abiti di lusso ai viaggi su grandi navi. Vengono fatte sognare. Tutta la televisione inneggia alla donna che vive di cuochi, cucina, prodotti di bellezza, fluenti e morbide capigliature, assenza di rughe, cure di bellezza di ogni tipo. Le donne non pensano ed i loro esclusivi interessi sono i bei vestiti, la moda, i trucchi, la bella vita ed i padroni ricchi. Odiano i mariti, i padri, i fratelli che non siano come il principe azzurro. Le donne sono molto più numerose degli uomini e per loro conta il prete ed i begli uomini. Tutti argomenti che le distraggono dalle tristi realtà politiche. Dice Berlusconi: “Tutte le donne si innamorano di me!” Non è certo per la sua bellezza ma per i suoi soldi. Le donne sono state schiave da sempre e vogliono esserlo ancora oggi di Berlusconi, uno degli uomini più ricchi del mondo. Esse vivono anche nella maturità un mondo di sogno e lui le fa sognare con la pubblicità su tutti i prodotti che dovrebbero garantire per sempre la bellezza e la gioventù. Dopo secoli di lotte, torture, morti, prigioni e sofferenze inaudite per conquistare almeno il diritto alla dignità, di colpo siamo tornati all’evo più retrogrado e violento: vince il soldo!
Gli uomini si suddividono in due tipi fondamentali: i selvaggi che urlano, pretendono e non capiscono; gli altri che cercano di fare i furbi e di legarsi al carro dei vincitore.
Berlusconi pensa di legare al suo carro Casini ed avrebbe così tutto l’appoggio della Chiesa. Ottobre sarà il mese della verità.Bossi dalle notizie TV risulta limitato, ridotto a lustrascarpe del Cavaliere. A ottobre cosa farà? I giornalisti de LA7 affermano che Casini ed i preti annulleranno Bossi nel giro di due o tre anni. Bossi attento al doppio gioco del Cavaliere. Vuole solo rimanere al potere ed è disposto a buttare a mare la Lega Nord. Per il centro sinistra l’unica speranza di vittoria sta nel far partecipare uomini al di fuori del partito. Basta con i politici di professione. Ci vogliono idee nuove da parte di persone della società non partitica. Franceschini ha detto: “ Tutte le idee buone al di fuori degli uomini di partito, vanno utilizzate!”
Ecco l’ultimissima trovata politica di Silvio Berlusconi. La promessa (con il valore che può avere una sua promessa) di applicare al sud Italia un piano economico straordinario garantendo: 1° - sviluppo economico, 2° - sviluppo sociale, 3° ricchezza. Naturalmente Silvio Berlusconi mente sapendo di mentire ma si garantisce l’appoggio dei meridionali nelle prossime elezioni politiche. Il valore delle promesse del premier corrisponde alla sparata recente di riuscire a guarire, debellare definitivamente il cancro in tre anni. Ma quale cancro? Chi può credere a queste panzane?
UNA TESTIMONIANZA DEL DANNO SUBITO DALLA MANCATA ESPOSIZIONE DA PARTE DEL COMUNE DI LEGNANO DELLE MIE OPERE
Da tempo ricevo telefonate di persone che hanno trovato come per Van Gogh mie opere sparse tra mercatini e cantine. Due persone di queste mi hanno consegnato una serie di foto di splendidi quadri che avevano recuperato.
Questa è la prova che l’artista ha sempre bisogno di essere esaltato specie nelle gallerie pubbliche. Se ciò non avviene il pubblico non è all’altezza di giudicare e scarta opere di notevole bellezza e valore semplicemente per impreparazione ed è trascinato verso nomi ben definiti dalla propaganda ufficiale, dalle aste televisive e quant’altro. Quindi il Comune di Legnano dovrebbe almeno farmi esporre i disegni della mia infanzia che sono una testimonianza di un periodo ormai completamente dimenticato della vita di questa zona. Questa mostra sarebbe una vera mostra d’essai. Quindi l’amministrazione da prova di grettezza e incompetenza.
sabato 15 maggio 2010
MILANO CAPITALE DELLA MAFIA
Le borse crollano, assieme al resto del mondo. La Mafia può comperare con qualche euro azioni e proprietà bancarie ed industriali. Si vendono aziende per un euro e si licenziano migliaia di lavoratori. Intanto tutto il male possibile nasce dalle decisioni di mafiosi camuffati da colletti bianchi, dirigenti, operatori economici: tutto lascia presagire il disastro economico. La mafia occuperà il Nord e tutti coloro che hanno votato Berlusconi si ritroveranno ben presto ad essere schiavi dei meridionali. I mafiosi porteranno al nord i meridionali che la faranno da padroni e tireranno fuori tutto il loro odio per i milanesi. Intanto l’esercito è nelle mani del “Satana del sud”. E la magistratura? E i carabinieri? Che cosa fanno? Forse agiscono nell’ombra. Guai ai cittadini del nord come quelli del sud. Dove stanno le promesse di prosperità e salute economica vantate dal governo Berlusconi? E la Lega nord? Pare che sia vassalla del cavaliere altro che il contrario. Le signore bene della televisione che vanno in onda dopo la trasmissione Annozero distruggono quanto fatto da Santoro. Affermano con parole mie questo concetto: “Il cavaliere Berlusconi è un uomo tra i più ricchi del mondo (considerano valore morale solo la ricchezza) e deve comandare solo lui nella politica ed i suoi devono ubbidire ciecamente!
Siamo ritornati al “credere, obbedire, combattere” del ventennio fascista che ha portato l’Italia nel macello. Indubbiamente le signore bene pensano di essere al riparo da tutte le disgrazie. Queste capitano solo alle altre donne ed alle loro famiglie. Fin quando avremo un mondo femminile dove basti la parola: ricco, amore, potere per accettare senza discutere tutte le porcherie. Forse sarebbe meglio togliere il voto alle donne. Quelle giovani sperano nel principe azzurro e le vecchie rincorrono i preti per andare in paradiso. Intanto qualche donna disperata pratica una protesta per ottenere lo stipendio che le costa la vita. Ogni giorno si fa prelevare sangue fino a morire esangue. Ma chi se ne frega? Quel che conta è che alcune “escort” vivano bene inneggiando al capo!
Con i soldi che Berlusconi ha regalato alle banche, si sono tranquillizzati i ricchi capitalisti. Tra questi molti capitali mafiosi. Con i capitali a disposizione i mafiosi hanno giocato all’acquisto e poi al ribasso in borsa. Quando le quote sono discese a sufficienza, la mafia ha acquistato tutto ciò che era possibile, divenendo così proprietaria di banche e di industrie. Con la vendita di queste in stato fallimentare hanno completato l’acquisto anche con un solo euro. Quindi hanno licenziato tutti. Il futuro di tutte le signore che stravedono per il cavaliere è che si troveranno a cercare il pane fra le immondizie e vedranno le loro figlie prostituirsi ai meridionali.
Naturalmente queste fosche previsioni valgono come logica conseguenza al fatto che dalla televisione abbiamo notizie allarmanti. Se la mafia vince, allora sarà come previsto. L’augurio è che non possa accadere ciò che ho descritto; tuttavia i dubbi restano.
Siamo ritornati al “credere, obbedire, combattere” del ventennio fascista che ha portato l’Italia nel macello. Indubbiamente le signore bene pensano di essere al riparo da tutte le disgrazie. Queste capitano solo alle altre donne ed alle loro famiglie. Fin quando avremo un mondo femminile dove basti la parola: ricco, amore, potere per accettare senza discutere tutte le porcherie. Forse sarebbe meglio togliere il voto alle donne. Quelle giovani sperano nel principe azzurro e le vecchie rincorrono i preti per andare in paradiso. Intanto qualche donna disperata pratica una protesta per ottenere lo stipendio che le costa la vita. Ogni giorno si fa prelevare sangue fino a morire esangue. Ma chi se ne frega? Quel che conta è che alcune “escort” vivano bene inneggiando al capo!
Con i soldi che Berlusconi ha regalato alle banche, si sono tranquillizzati i ricchi capitalisti. Tra questi molti capitali mafiosi. Con i capitali a disposizione i mafiosi hanno giocato all’acquisto e poi al ribasso in borsa. Quando le quote sono discese a sufficienza, la mafia ha acquistato tutto ciò che era possibile, divenendo così proprietaria di banche e di industrie. Con la vendita di queste in stato fallimentare hanno completato l’acquisto anche con un solo euro. Quindi hanno licenziato tutti. Il futuro di tutte le signore che stravedono per il cavaliere è che si troveranno a cercare il pane fra le immondizie e vedranno le loro figlie prostituirsi ai meridionali.
Naturalmente queste fosche previsioni valgono come logica conseguenza al fatto che dalla televisione abbiamo notizie allarmanti. Se la mafia vince, allora sarà come previsto. L’augurio è che non possa accadere ciò che ho descritto; tuttavia i dubbi restano.
venerdì 14 maggio 2010
SILVIO BERLUSCONI
La sua più famosa frase (fra le tante) è questa: “bisogna continuare a fare pubblicità perché altrimenti non si guadagna e quindi c’è il rischio di perdere denaro. Guardate la Coca Cola, quando riduce la pubblicità riduce le vendite! Questa frase va proprio bene per gli artisti per cui musei, gallerie pubbliche e private insistono a presentare sempre gli stessi nomi, anche se già ultranoti. Perchè? Perché aumenta il plus-valore e di conseguenza i guadagni intorno a quei nomi. Così facendo non può emergere nessun altro artista condannato alla morte perché il pubblico è ingenuo e fa fatica a capire questo meccanismo. I fruitori vengono ufficialmente indottrinati ad acquistare solo quei nomi che vengono indicati. Questi eccessi si vedono anche alla televisione, sia nelle aste, che nelle vendite delle collezioni. Il mercato dell’arte è fatto anche di molti falsi, opere gonfiate per uso illecito come descritto nell’articolo del Corriere della Sera a firma Viviana Kasam: “I prezzi dei quadri? Li decide la mafia:” C’è dunque dietro l’arte un mondo marcio di affari. Finiamola con i critici d’arte e con i consulenti! Esiste una manica di delinquenti che operano indisturbati. In questo malcostume internazionale sono coinvolte anche grosse banche che si servono (a torto) di esperti d’arte, consulenti ecc. Basti pensare che ormai il mondo dell’arte è così corrotto per cui non basta più avere qualità, talento, valore ma solo il nome: riporto una frase di un professionista avvocato di Gallarate: “Vaccaro è famoso ma si comperano solo opere di valore economico”. Da tempo si pensa di introdurre nella borsa anche certi nomi dell’arte. Dal comportamento degli assessorati alla cultura sia di Milano che dei dintorni risulta che manca la cultura e che nemmeno conoscono il valore di disegni che riproducono ambienti e costumi locali oramai dimenticati come dimenticata è l’umanità che sessanta, sett’antanni fa agivano in questi luoghi. Così con il probabile rifiuto dei miei disegni dell’infanzia dimostrano di occupare ingiustamente quegli assessorati e di essere quindi coinvolti in affarismi di cui sopra.
Nel nome di Berlusconi, grandi ladri e truffatori. Ci si lamentava del centro-sinistra ma mai si era giunti ad una così efficiente combriccola di ladri personali come ora.
LA MAFIA IN LOMBARDIA
Ascoltando le trasmissioni della televisione LA 7 riceviamo una precisa comunicazione: la mafia é legata all’attuale governo, che ubbidisce ai potenti delle cosche come successo a Fondi (Latina). Nessun scioglimento dell’amministrazione - come sarebbe doveroso in caso di comprovate infiltrazioni mafiose - ma nuove elezioni con al potere il precedente capo-mafia. Tuttavia mai abbiamo avuto tanti ladroni personali come nel governo Berlusconi. Da anni a Legnano imperava una cricca locale sostenuta dai ricchi cittadini che si servivano di un mercante d’arte per traffici di valuta e magari di droga. Tutto sussurrato e mai nessun arrestato salvo qualche direttore di banca ed un commercialista per il sospetto rapimento di una persona ricca. Ora più che mai abbiamo il trionfo degli interessi privati contro quelli pubblici. Cominciamo dall’architettura e finiamo nelle gallerie d’arte pubbliche. Si spera che la magistratura si interessi dei “mangiatori di lumache”. Tuttavia pare molto difficile che la verità venga a galla. In tutte le manifestazioni comunali la corruzione è d’obbligo. Ladri i politici, ladri i consulenti. Oltre a spartirsi utili in nero ecco le straordinarie scorpacciate di lumache vive con la bava che cola in quella bocca avida di potere e denaro.
LA7 del 14 maggio
Risulta che una spesa fatta 100, l’80% va ai burocrati consulenti e solo il 20% va direttamente ai politici. Qualcuno dice che siamo nella più grande truffa dell’umanità. (Versace del PDL sempre su la7).La corruzione in Italia è un fatto endemico e nessuno tocca i musei e le gallerie d’arte pubbliche. La corruzione che porta nero ai consulenti ed ai politici con il governo Berlusconi è salita da sessantamiliardi di euro a settantamiliardi. No ai consulenti!
Si apprende dalla televisione che le mafie con il potere del denaro e con le larvate minacce impongono la loro volontà e quindi governino di fatto tutta la Lombardia. La Lega Nord è un ingenuo strumento nelle mani del popolo dell’amore, della libertà e chi più ne ha più ne metta. Come mai la magistratura non indaga per il quieto vivere? La capitale delle mafie è Milano e punta sulle principali capitali internazionali. La Borsa è sua e di conseguenza banche ed industrie sono sue. Tutti i politici risentono di questo potere. Mai nessuno si è interessato della mafia nell’arte. Come mai? Per interesse, per sottovalutazioni, per vivere tranquilli.
RIPORTO ARTICOLO MOLTO ESPLICATIVO DEL CORRIERE DELLA SERA.
CORRIERE DELLA SERA DI MERCOLEDI 18 OTTOBRE 1989 PAG. 11 – “I PREZZI DEI QUADRI? LI DECIDE LA MAFIA - ARTICOLO A FIRMA VIVIANA KASAM
Aste pilotate, quotazioni megagalattiche: il mercato dell’arte nel giro delle cosche.
Tutti i trucchi per riciclare capitali nelle opere di valore: prestanomi, accrediti bancari sospetti, evasioni fiscali, esportazioni di valuta – Il gioco proficuo delle sparizioni – La Svizzera forziere sicuro di beni e “porto franco” Milano – “Le nozze di Pierrete”, famosa tela di Picasso scomparsa dal mercato per molti anni, andrà all’asta a Parigi il 30 novembre. Prezzo stimato: ottanta miliardi di lire. Una cifra da capogiro. Ma ormai i nove zeri sono all’ordine del giorno. Tanto che non pochi cominciano a chiedersi le ragioni del boom dell’arte, e da dove provengono i capitali investiti in questo settore. Le risposte ci sono, più difficile addurre le prove: perché spesso dietro la quotazioni megagalattiche delle vendite all’incanto ci può essere riciclaggio di denaro sporco, mafia, evasione fiscale, esportazione di valuta e questo perché i quadri sono beni ad altissimo valore che presentano parecchi vantaggi: sono facilmente trasportabili fuori da ogni controllo (arrotolati, tagliati, ridipinti); non hanno bisogno di atto notarile di acquisto; possono essere pagati in qualsiasi valuta; riescono ad eludere tassazioni. Se passano di mano da privato a privato, non c’è Iva; se vengono battuti all’incanto c’è solo sui diritti d’asta; soltanto se la tela si importa o viene acquistata in una galleria si dovrebbe applicare l’imposta sul valore aggiunto, ma i controlli in questo campo sono difficili, perché non esistono listini di prezzo. Immaginiamo ora qualche “scenario”.
Scenario uno. Titolo: mafia, un giro di delinquenza organizzata ricco di contanti da riciclare, acquistata a un asta, tramite un prestanome, un’opera di grandissimo valore, pagata attraverso accrediti bancari o società off-shore. Teniamo presente che la battuta d’asta costituisce la base del futuro prezzo di mercato, crea il pedigree del quadro. Bene: il nostro immaginario gruppo tiene via il quadro per un certo numero di anni, poi lo rimette sul mercato, là dove la valuta in quel momento è più interessante (Londra, Parigi, New York), ricavandone soldi “puliti”. Anonimi i compratori anonimi i venditori per convenzione d’asta.
Scenario due. Titolo: evasione fiscale. Mettiamo un imprenditore – e questo sistema pare sia parecchio utilizzato nel nostro Paese – che voglia fare uscire soldi dalla sua azienda e farli entrare, esentasse nelle proprie tasche. Gli basta mettersi d’accordo con una casa d’aste per vendere alla propria azienda un quadro di sua proprietà – o acquistato per l’occasione – facendo lievitare artatamente il prezzo (bastano due persone incaricate di fingere di contenderselo): Poche illusioni: parecchie case d’aste, anche rinomate (escludendo quelle pochissime superserie e note internazionalmente come Sotheby’s, Christie’,s, Finante) si prestano a questi giochini, anzi a volte incamerano una fetta del ricavato. Così l’immaginario signor x, che possiede, o ha acquistato un grande maestro magari di dubbia attribuzione e qualità, e quindi a buon mercato (un Perugino più restauro che dipinto, un Leonardo probabilmente di scuola, Un Tiziano contestato dalla maggior parte dei critici), lo vende all’asta dietro falso nome, e lo fa acquistare alla propria azienda, mettendosi in tasca centinaia di milioni. E c’è un ulteriore vantaggio; se sfruttato bene, l’acquisto viene utilizzato per fare pubblicità all’azienda.
Scenario tre. Titolo: l’imbroglio. Prendiamo per esempio un pittore contemporaneo che, dopo aver vivacchiato a quotazioni modeste, all’improvviso realizza in parecchie aste cifre da capogiro. E’ stato scoperto dai critici e dal pubblico? No, semplicemente uno o più galleristi che hanno accumulato un congruo numero di sue tele, si mettono d’accordo per gonfiare i prezzi, in modo da stabilire nuovi prezzi di mercato.
Scenario quattro. Titolo: leasing d’arte. Un immaginario imprenditore decide di spendere parte dei budget della sua ditta in opere d’arte. Onde acquisirle con benefici fiscali, usa il leasing. L’azienda paga tutte le rate, ma si ferma prima dell’ultima. A questo punto subentra il cosiddetto “diritto di riscatto”: a norma di legge chiunque, d’accordo con la società di leasing, può riscattare l’opera, pagando la rata mancante. La persona è, quasi sempre, il titolare dell’azienda stessa, che diventa così proprietario di un’opera pagata dalla sua ditta. Con i benefici fiscali. Come le “nozze di Pierrette”, scomparso dal mercato per molti anni, sono innumerevoli i quadri dei quali ogni anno si perdono le tracce. Ma il nulla si chiama “porto franco” e si trova a Zurigo e a Ginevra. Vicino agli aeroporti delle città svizzere due megadepositi ciascuno delle dimensioni di una cittadella, custodiscono migliaia di opere. Veri e propri forzieri del mondo, sorvegliati da vigilantes racchiudono tele di tutti i Maestri degni di questo nome, che attendono lì la scadenza dei termini giuridici per riapparire sul mercato. Perché? La Svizzera è un paese sicuro, che rispetta e protegge i segreti; e il porto franco è un punto dove la merce può arrivare in attesa di destinazione finale e restare così esentasse e esente da ispezioni. Non sempre, beninteso, dietro alle aste c’è illegalità. Ma quando si raggiungono quotazioni astronomiche, un’ombra di sospetto è legittima. Basti pensare, agli “Iris” di Van Ghog acquistati l’anno scorso a New York per 66 miliardi di lire dal magnate australiano Alan Bond ora in via di fallimento. In questo gioco di rialzi concordati, di prezzi esorbitanti, di opere pompate, spesso rimangono presi gli sprovveduti amanti dell’arte. Viviana Kasam
P.S. VIVIANA KASAN E’ UNA IMPORTANTE GIORNALISTA INTERNAZIONALE E COLLABORA CON GIORNALI E IMPORTANTI UNIVERSITA’ COME QUELLA DI GERUSALEMME SEDE DI UN CENTRO DI RICERCA SUL CERVELLO
Nel nome di Berlusconi, grandi ladri e truffatori. Ci si lamentava del centro-sinistra ma mai si era giunti ad una così efficiente combriccola di ladri personali come ora.
LA MAFIA IN LOMBARDIA
Ascoltando le trasmissioni della televisione LA 7 riceviamo una precisa comunicazione: la mafia é legata all’attuale governo, che ubbidisce ai potenti delle cosche come successo a Fondi (Latina). Nessun scioglimento dell’amministrazione - come sarebbe doveroso in caso di comprovate infiltrazioni mafiose - ma nuove elezioni con al potere il precedente capo-mafia. Tuttavia mai abbiamo avuto tanti ladroni personali come nel governo Berlusconi. Da anni a Legnano imperava una cricca locale sostenuta dai ricchi cittadini che si servivano di un mercante d’arte per traffici di valuta e magari di droga. Tutto sussurrato e mai nessun arrestato salvo qualche direttore di banca ed un commercialista per il sospetto rapimento di una persona ricca. Ora più che mai abbiamo il trionfo degli interessi privati contro quelli pubblici. Cominciamo dall’architettura e finiamo nelle gallerie d’arte pubbliche. Si spera che la magistratura si interessi dei “mangiatori di lumache”. Tuttavia pare molto difficile che la verità venga a galla. In tutte le manifestazioni comunali la corruzione è d’obbligo. Ladri i politici, ladri i consulenti. Oltre a spartirsi utili in nero ecco le straordinarie scorpacciate di lumache vive con la bava che cola in quella bocca avida di potere e denaro.
LA7 del 14 maggio
Risulta che una spesa fatta 100, l’80% va ai burocrati consulenti e solo il 20% va direttamente ai politici. Qualcuno dice che siamo nella più grande truffa dell’umanità. (Versace del PDL sempre su la7).La corruzione in Italia è un fatto endemico e nessuno tocca i musei e le gallerie d’arte pubbliche. La corruzione che porta nero ai consulenti ed ai politici con il governo Berlusconi è salita da sessantamiliardi di euro a settantamiliardi. No ai consulenti!
Si apprende dalla televisione che le mafie con il potere del denaro e con le larvate minacce impongono la loro volontà e quindi governino di fatto tutta la Lombardia. La Lega Nord è un ingenuo strumento nelle mani del popolo dell’amore, della libertà e chi più ne ha più ne metta. Come mai la magistratura non indaga per il quieto vivere? La capitale delle mafie è Milano e punta sulle principali capitali internazionali. La Borsa è sua e di conseguenza banche ed industrie sono sue. Tutti i politici risentono di questo potere. Mai nessuno si è interessato della mafia nell’arte. Come mai? Per interesse, per sottovalutazioni, per vivere tranquilli.
RIPORTO ARTICOLO MOLTO ESPLICATIVO DEL CORRIERE DELLA SERA.
CORRIERE DELLA SERA DI MERCOLEDI 18 OTTOBRE 1989 PAG. 11 – “I PREZZI DEI QUADRI? LI DECIDE LA MAFIA - ARTICOLO A FIRMA VIVIANA KASAM
Aste pilotate, quotazioni megagalattiche: il mercato dell’arte nel giro delle cosche.
Tutti i trucchi per riciclare capitali nelle opere di valore: prestanomi, accrediti bancari sospetti, evasioni fiscali, esportazioni di valuta – Il gioco proficuo delle sparizioni – La Svizzera forziere sicuro di beni e “porto franco” Milano – “Le nozze di Pierrete”, famosa tela di Picasso scomparsa dal mercato per molti anni, andrà all’asta a Parigi il 30 novembre. Prezzo stimato: ottanta miliardi di lire. Una cifra da capogiro. Ma ormai i nove zeri sono all’ordine del giorno. Tanto che non pochi cominciano a chiedersi le ragioni del boom dell’arte, e da dove provengono i capitali investiti in questo settore. Le risposte ci sono, più difficile addurre le prove: perché spesso dietro la quotazioni megagalattiche delle vendite all’incanto ci può essere riciclaggio di denaro sporco, mafia, evasione fiscale, esportazione di valuta e questo perché i quadri sono beni ad altissimo valore che presentano parecchi vantaggi: sono facilmente trasportabili fuori da ogni controllo (arrotolati, tagliati, ridipinti); non hanno bisogno di atto notarile di acquisto; possono essere pagati in qualsiasi valuta; riescono ad eludere tassazioni. Se passano di mano da privato a privato, non c’è Iva; se vengono battuti all’incanto c’è solo sui diritti d’asta; soltanto se la tela si importa o viene acquistata in una galleria si dovrebbe applicare l’imposta sul valore aggiunto, ma i controlli in questo campo sono difficili, perché non esistono listini di prezzo. Immaginiamo ora qualche “scenario”.
Scenario uno. Titolo: mafia, un giro di delinquenza organizzata ricco di contanti da riciclare, acquistata a un asta, tramite un prestanome, un’opera di grandissimo valore, pagata attraverso accrediti bancari o società off-shore. Teniamo presente che la battuta d’asta costituisce la base del futuro prezzo di mercato, crea il pedigree del quadro. Bene: il nostro immaginario gruppo tiene via il quadro per un certo numero di anni, poi lo rimette sul mercato, là dove la valuta in quel momento è più interessante (Londra, Parigi, New York), ricavandone soldi “puliti”. Anonimi i compratori anonimi i venditori per convenzione d’asta.
Scenario due. Titolo: evasione fiscale. Mettiamo un imprenditore – e questo sistema pare sia parecchio utilizzato nel nostro Paese – che voglia fare uscire soldi dalla sua azienda e farli entrare, esentasse nelle proprie tasche. Gli basta mettersi d’accordo con una casa d’aste per vendere alla propria azienda un quadro di sua proprietà – o acquistato per l’occasione – facendo lievitare artatamente il prezzo (bastano due persone incaricate di fingere di contenderselo): Poche illusioni: parecchie case d’aste, anche rinomate (escludendo quelle pochissime superserie e note internazionalmente come Sotheby’s, Christie’,s, Finante) si prestano a questi giochini, anzi a volte incamerano una fetta del ricavato. Così l’immaginario signor x, che possiede, o ha acquistato un grande maestro magari di dubbia attribuzione e qualità, e quindi a buon mercato (un Perugino più restauro che dipinto, un Leonardo probabilmente di scuola, Un Tiziano contestato dalla maggior parte dei critici), lo vende all’asta dietro falso nome, e lo fa acquistare alla propria azienda, mettendosi in tasca centinaia di milioni. E c’è un ulteriore vantaggio; se sfruttato bene, l’acquisto viene utilizzato per fare pubblicità all’azienda.
Scenario tre. Titolo: l’imbroglio. Prendiamo per esempio un pittore contemporaneo che, dopo aver vivacchiato a quotazioni modeste, all’improvviso realizza in parecchie aste cifre da capogiro. E’ stato scoperto dai critici e dal pubblico? No, semplicemente uno o più galleristi che hanno accumulato un congruo numero di sue tele, si mettono d’accordo per gonfiare i prezzi, in modo da stabilire nuovi prezzi di mercato.
Scenario quattro. Titolo: leasing d’arte. Un immaginario imprenditore decide di spendere parte dei budget della sua ditta in opere d’arte. Onde acquisirle con benefici fiscali, usa il leasing. L’azienda paga tutte le rate, ma si ferma prima dell’ultima. A questo punto subentra il cosiddetto “diritto di riscatto”: a norma di legge chiunque, d’accordo con la società di leasing, può riscattare l’opera, pagando la rata mancante. La persona è, quasi sempre, il titolare dell’azienda stessa, che diventa così proprietario di un’opera pagata dalla sua ditta. Con i benefici fiscali. Come le “nozze di Pierrette”, scomparso dal mercato per molti anni, sono innumerevoli i quadri dei quali ogni anno si perdono le tracce. Ma il nulla si chiama “porto franco” e si trova a Zurigo e a Ginevra. Vicino agli aeroporti delle città svizzere due megadepositi ciascuno delle dimensioni di una cittadella, custodiscono migliaia di opere. Veri e propri forzieri del mondo, sorvegliati da vigilantes racchiudono tele di tutti i Maestri degni di questo nome, che attendono lì la scadenza dei termini giuridici per riapparire sul mercato. Perché? La Svizzera è un paese sicuro, che rispetta e protegge i segreti; e il porto franco è un punto dove la merce può arrivare in attesa di destinazione finale e restare così esentasse e esente da ispezioni. Non sempre, beninteso, dietro alle aste c’è illegalità. Ma quando si raggiungono quotazioni astronomiche, un’ombra di sospetto è legittima. Basti pensare, agli “Iris” di Van Ghog acquistati l’anno scorso a New York per 66 miliardi di lire dal magnate australiano Alan Bond ora in via di fallimento. In questo gioco di rialzi concordati, di prezzi esorbitanti, di opere pompate, spesso rimangono presi gli sprovveduti amanti dell’arte. Viviana Kasam
P.S. VIVIANA KASAN E’ UNA IMPORTANTE GIORNALISTA INTERNAZIONALE E COLLABORA CON GIORNALI E IMPORTANTI UNIVERSITA’ COME QUELLA DI GERUSALEMME SEDE DI UN CENTRO DI RICERCA SUL CERVELLO
giovedì 13 maggio 2010
ARTE E CULTURA
ARTE E CULTURA
Tutta l’attenzione è rivolta alla politica, al lavoro che manca, al possibile disastro dell’euro e nessuno fa caso sulle truffe nel campo dell’arte. Secondo me, e posso sbagliare, in questo campo i disonesti hanno mano libera per caricare lo stato, le regioni, le province e perché no anche i comuni di spese assurde che poi si traducono in lauti guadagni in nero per gli organizzatori di eventi artistici. Pensate al mondo degli affari ed alla corruzione costante e ditemi perché questa debba essere assente nel campo dell’arte.
1° - assicurazioni
2 ° - trasporti
3° - consulenze
4° - plus valore per i proprietari
Gli artisti che girano per le grandi mostre sono quasi sempre gli stessi. Non c’è alcuna necessità di mostrare ciò che è già stranoto. Invece immaginate gli accordi segreti che possono sussistere nel far girare quadri e sculture magari di proprietà di una compagnia esperta in arte. Chi va a controllare se poi i curatori ed i consulenti non guadagnino in nero? Queste opere aumentano sempre più di plus valore aumentando la ricchezza dei possessori. Per capire l’ulteriore grande truffa basterebbe leggere l’articolo a firma VIVIANA KASAM apparso sul CORRIERE DELLA SERA nel 1989 dal titolo: “I PREZZI DEI QUADRI? LI DECIDE LA MAFIA” oppure la lettere autografa di SIGFRIDO BARTOLINI giornalista e critico d’arte de “IL GIORNALE” del 1996. Pare che i magistrati non riescano a capire l’uso speculativo dell’arte. Eppure io ho avvisato a mie spese molti governi che le mafie si servivano del clero per esportare illegalmente denaro ed importare ed esportare anche quadri arrotolati sotto gli abiti. La Guardia di Finanza conosce galleristi mafiosi ma tutto tace. La presenza delle mafie è data anche dalle rivoluzioni architettoniche grazie a politici e consulenti motivati dal lucro e molto abili nell’ottenere voti. Anche in questo caso le donne sono le più fragili: alle giovani basta un accenno sull’amore “I love…………” Popolazione ingenua e politici in parte ingenui ed in parte corrotti ed abili hanno consegnato anche il profondo nord alle mafie?
Questa è un’ipotesi di lavoro su certe consuetudini nel mondo dell’arte. Come al solito la mia intuizione può non essere vera. Tuttavia la realtà sembra confermare le peggiori considerazioni. E’ di questi giorni la notizia che da un convento di suore può scaturire un fiorente traffico internazionale di droga. Di recente la droga è stata trovata anche nelle cornici di quadri. Cara magistratura c’è molto da fare anche nel mondo dell’arte e non credete ai tecnici e consulenti.
CORRIERE DELLA SERA DI MERCOLEDI 18 OTTOBRE 1989 PAG. 11 – “I PREZZI DEI QUADRI? LI DECIDE LA MAFIA - ARTICOLO A FIRMA VIVIANA KASAM
Aste pilotate, quotazioni megagalattiche: il mercato dell’arte nel giro delle cosche.
Tutti i trucchi per riciclare capitali nelle opere di valore: prestanomi, accrediti bancari sospetti, evasioni fiscali, esportazioni di valuta – Il gioco proficuo delle sparizioni – La Svizzera forziere sicuro di beni e “porto franco” Milano – “Le nozze di Pierrete”, famosa tela di Picasso scomparsa dal mercato per molti anni, andrà all’asta a Parigi il 30 novembre. Prezzo stimato: ottanta miliardi di lire. Una cifra da capogiro. Ma ormai i nove zeri sono all’ordine del giorno. Tanto che non pochi cominciano a chiedersi le ragioni del boom dell’arte, e da dove provengono i capitali investiti in questo settore. Le risposte ci sono, più difficile addurre le prove: perché spesso dietro la quotazioni megagalattiche delle vendite all’incanto ci può essere riciclaggio di denaro sporco, mafia, evasione fiscale, esportazione di valuta e questo perché i quadri sono beni ad altissimo valore che presentano parecchi vantaggi: sono facilmente trasportabili fuori da ogni controllo (arrotolati, tagliati, ridipinti); non hanno bisogno di atto notarile di acquisto; possono essere pagati in qualsiasi valuta; riescono ad eludere tassazioni. Se passano di mano da privato a privato, non c’è Iva; se vengono battuti all’incanto c’è solo sui diritti d’asta; soltanto se la tela si importa o viene acquistata in una galleria si dovrebbe applicare l’imposta sul valore aggiunto, ma i controlli in questo campo sono difficili, perché non esistono listini di prezzo. Immaginiamo ora qualche “scenario”.
Scenario uno. Titolo: mafia, un giro di delinquenza organizzata ricco di contanti da riciclare, acquistata a un asta, tramite un prestanome, un’opera di grandissimo valore, pagata attraverso accrediti bancari o società off-shore. Teniamo presente che la battuta d’asta costituisce la base del futuro prezzo di mercato, crea il pedigree del quadro. Bene: il nostro immaginario gruppo tiene via il quadro per un certo numero di anni, poi lo rimette sul mercato, là dove la valuta in quel momento è più interessante (Londra, Parigi, New York), ricavandone soldi “puliti”. Anonimi i compratori anonimi i venditori per convenzione d’asta.
Scenario due. Titolo: evasione fiscale. Mettiamo un imprenditore – e questo sistema pare sia parecchio utilizzato nel nostro Paese – che voglia fare uscire soldi dalla sua azienda e farli entrare, esentasse nelle proprie tasche. Gli basta mettersi d’accordo con una casa d’aste per vendere alla propria azienda un quadro di sua proprietà – o acquistato per l’occasione – facendo lievitare artatamente il prezzo (bastano due persone incaricate di fingere di contenderselo): Poche illusioni: parecchie case d’aste, anche rinomate (escludendo quelle pochissime superserie e note internazionalmente come Sotheby’s, Christie’,s, Finante) si prestano a questi giochini, anzi a volte incamerano una fetta del ricavato. Così l’immaginario signor x, che possiede, o ha acquistato un grande maestro magari di dubbia attribuzione e qualità, e quindi a buon mercato (un Perugino più restauro che dipinto, un Leonardo probabilmente di scuola, Un Tiziano contestato dalla maggior parte dei critici), lo vende all’asta dietro falso nome, e lo fa acquistare alla propria azienda, mettendosi in tasca centinaia di milioni. E c’è un ulteriore vantaggio; se sfruttato bene, l’acquisto viene utilizzato per fare pubblicità all’azienda.
Scenario tre. Titolo: l’imbroglio. Prendiamo per esempio un pittore contemporaneo che, dopo aver vivacchiato a quotazioni modeste, all’improvviso realizza in parecchie aste cifre da capogiro. E’ stato scoperto dai critici e dal pubblico? No, semplicemente uno o più galleristi che hanno accumulato un congruo numero di sue tele, si mettono d’accordo per gonfiare i prezzi, in modo da stabilire nuovi prezzi di mercato.
Scenario quattro. Titolo: leasing d’arte. Un immaginario imprenditore decide di spendere parte dei budget della sua ditta in opere d’arte. Onde acquisirle con benefici fiscali, usa il leasing. L’azienda paga tutte le rate, ma si ferma prima dell’ultima. A questo punto subentra il cosiddetto “diritto di riscatto”: a norma di legge chiunque, d’accordo con la società di leasing, può riscattare l’opera, pagando la rata mancante. La persona è, quasi sempre, il titolare dell’azienda stessa, che diventa così proprietario di un’opera pagata dalla sua ditta. Con i benefici fiscali. Come le “nozze di Pierrette”, scomparso dal mercato per molti anni, sono innumerevoli i quadri dei quali ogni anno si perdono le tracce. Ma il nulla si chiama “porto franco” e si trova a Zurigo e a Ginevra. Vicino agli aeroporti delle città svizzere due megadepositi ciascuno delle dimensioni di una cittadella, custodiscono migliaia di opere. Veri e propri forzieri del mondo, sorvegliati da vigilantes racchiudono tele di tutti i Maestri degni di questo nome, che attendono lì la scadenza dei termini giuridici per riapparire sul mercato. Perché? La Svizzera è un paese sicuro, che rispetta e protegge i segreti; e il porto franco è un punto dove la merce può arrivare in attesa di destinazione finale e restare così esentasse e esente da ispezioni. Non sempre, beninteso, dietro alle aste c’è illegalità. Ma quando si raggiungono quotazioni astronomiche, un’ombra di sospetto è legittima. Basti pensare, agli “Iris” di Van Ghog acquistati l’anno scorso a New York per 66 miliardi di lire dal magnate australiano Alan Bond ora in via di fallimento. In questo gioco di rialzi concordati, di prezzi esorbitanti, di opere pompate, spesso rimangono presi gli sprovveduti amanti dell’arte. Viviana Kasam
Lettera autografa di Sigrido Bartolini giornalista e critico d’arte de “IL GIORNALE” – marzo 1996
Egr. Sig. Vaccaro
Scusi il ritardo ma un po’ le tante lettere alle quali rispondere e molto il fatto che sono spesso fuori sede, sia per “Il Giornale” che per le cose mie.
Ho letto con interesse la sua precisa denuncia, niente da obiettare, salvo il fatto che lei mi sembra illuso di poter fare qualcosa. Il Presidente della Repubblica? Ma non ha capito che tipo è? Non vede che fa tutto il possibile per ricostruire una Democrazia Cristiana che divida quel che resta del paese con il Partito Comunista (o come diavolo si chiami).
Io sono pessimista su tutta la linea, ho l’occasione de “Il Giornale”, con un direttore come Feltri che permette gli attacchi che lei conosce, e scrivo sia con la certezza di non smuovere neppure la polvere dei tanti, troppi interessi di varia specie, e ormai a livello internazionale, che hanno in America la loro roccaforte. Le mie denuncie mi costano un ulteriore ostracismo da parte di mercanti e stampa, ormai mi sento separato a vita ma non me ne importa, scrivo per dovere di testimonianza, un giorno, fra un paio di generazioni, chissà?!
Se posso permettermi di darle un consiglio, dia retta, non si faccia il sangue guasto come ho fatto io. Il paese è quello che è, l’arte l’ho persa di vista da tempo e così non mi resta che la rabbia e il gesto onanistico di gridare al vento.
Saluti e buon lavoro.
MILANO, 9 MARZO 1996
SIGFRIDO BARTOLINI
GIORNALISTA E CRITICO D’ARTE
DE “IL GIORNALE” - MILANO
Tutta l’attenzione è rivolta alla politica, al lavoro che manca, al possibile disastro dell’euro e nessuno fa caso sulle truffe nel campo dell’arte. Secondo me, e posso sbagliare, in questo campo i disonesti hanno mano libera per caricare lo stato, le regioni, le province e perché no anche i comuni di spese assurde che poi si traducono in lauti guadagni in nero per gli organizzatori di eventi artistici. Pensate al mondo degli affari ed alla corruzione costante e ditemi perché questa debba essere assente nel campo dell’arte.
1° - assicurazioni
2 ° - trasporti
3° - consulenze
4° - plus valore per i proprietari
Gli artisti che girano per le grandi mostre sono quasi sempre gli stessi. Non c’è alcuna necessità di mostrare ciò che è già stranoto. Invece immaginate gli accordi segreti che possono sussistere nel far girare quadri e sculture magari di proprietà di una compagnia esperta in arte. Chi va a controllare se poi i curatori ed i consulenti non guadagnino in nero? Queste opere aumentano sempre più di plus valore aumentando la ricchezza dei possessori. Per capire l’ulteriore grande truffa basterebbe leggere l’articolo a firma VIVIANA KASAM apparso sul CORRIERE DELLA SERA nel 1989 dal titolo: “I PREZZI DEI QUADRI? LI DECIDE LA MAFIA” oppure la lettere autografa di SIGFRIDO BARTOLINI giornalista e critico d’arte de “IL GIORNALE” del 1996. Pare che i magistrati non riescano a capire l’uso speculativo dell’arte. Eppure io ho avvisato a mie spese molti governi che le mafie si servivano del clero per esportare illegalmente denaro ed importare ed esportare anche quadri arrotolati sotto gli abiti. La Guardia di Finanza conosce galleristi mafiosi ma tutto tace. La presenza delle mafie è data anche dalle rivoluzioni architettoniche grazie a politici e consulenti motivati dal lucro e molto abili nell’ottenere voti. Anche in questo caso le donne sono le più fragili: alle giovani basta un accenno sull’amore “I love…………” Popolazione ingenua e politici in parte ingenui ed in parte corrotti ed abili hanno consegnato anche il profondo nord alle mafie?
Questa è un’ipotesi di lavoro su certe consuetudini nel mondo dell’arte. Come al solito la mia intuizione può non essere vera. Tuttavia la realtà sembra confermare le peggiori considerazioni. E’ di questi giorni la notizia che da un convento di suore può scaturire un fiorente traffico internazionale di droga. Di recente la droga è stata trovata anche nelle cornici di quadri. Cara magistratura c’è molto da fare anche nel mondo dell’arte e non credete ai tecnici e consulenti.
CORRIERE DELLA SERA DI MERCOLEDI 18 OTTOBRE 1989 PAG. 11 – “I PREZZI DEI QUADRI? LI DECIDE LA MAFIA - ARTICOLO A FIRMA VIVIANA KASAM
Aste pilotate, quotazioni megagalattiche: il mercato dell’arte nel giro delle cosche.
Tutti i trucchi per riciclare capitali nelle opere di valore: prestanomi, accrediti bancari sospetti, evasioni fiscali, esportazioni di valuta – Il gioco proficuo delle sparizioni – La Svizzera forziere sicuro di beni e “porto franco” Milano – “Le nozze di Pierrete”, famosa tela di Picasso scomparsa dal mercato per molti anni, andrà all’asta a Parigi il 30 novembre. Prezzo stimato: ottanta miliardi di lire. Una cifra da capogiro. Ma ormai i nove zeri sono all’ordine del giorno. Tanto che non pochi cominciano a chiedersi le ragioni del boom dell’arte, e da dove provengono i capitali investiti in questo settore. Le risposte ci sono, più difficile addurre le prove: perché spesso dietro la quotazioni megagalattiche delle vendite all’incanto ci può essere riciclaggio di denaro sporco, mafia, evasione fiscale, esportazione di valuta e questo perché i quadri sono beni ad altissimo valore che presentano parecchi vantaggi: sono facilmente trasportabili fuori da ogni controllo (arrotolati, tagliati, ridipinti); non hanno bisogno di atto notarile di acquisto; possono essere pagati in qualsiasi valuta; riescono ad eludere tassazioni. Se passano di mano da privato a privato, non c’è Iva; se vengono battuti all’incanto c’è solo sui diritti d’asta; soltanto se la tela si importa o viene acquistata in una galleria si dovrebbe applicare l’imposta sul valore aggiunto, ma i controlli in questo campo sono difficili, perché non esistono listini di prezzo. Immaginiamo ora qualche “scenario”.
Scenario uno. Titolo: mafia, un giro di delinquenza organizzata ricco di contanti da riciclare, acquistata a un asta, tramite un prestanome, un’opera di grandissimo valore, pagata attraverso accrediti bancari o società off-shore. Teniamo presente che la battuta d’asta costituisce la base del futuro prezzo di mercato, crea il pedigree del quadro. Bene: il nostro immaginario gruppo tiene via il quadro per un certo numero di anni, poi lo rimette sul mercato, là dove la valuta in quel momento è più interessante (Londra, Parigi, New York), ricavandone soldi “puliti”. Anonimi i compratori anonimi i venditori per convenzione d’asta.
Scenario due. Titolo: evasione fiscale. Mettiamo un imprenditore – e questo sistema pare sia parecchio utilizzato nel nostro Paese – che voglia fare uscire soldi dalla sua azienda e farli entrare, esentasse nelle proprie tasche. Gli basta mettersi d’accordo con una casa d’aste per vendere alla propria azienda un quadro di sua proprietà – o acquistato per l’occasione – facendo lievitare artatamente il prezzo (bastano due persone incaricate di fingere di contenderselo): Poche illusioni: parecchie case d’aste, anche rinomate (escludendo quelle pochissime superserie e note internazionalmente come Sotheby’s, Christie’,s, Finante) si prestano a questi giochini, anzi a volte incamerano una fetta del ricavato. Così l’immaginario signor x, che possiede, o ha acquistato un grande maestro magari di dubbia attribuzione e qualità, e quindi a buon mercato (un Perugino più restauro che dipinto, un Leonardo probabilmente di scuola, Un Tiziano contestato dalla maggior parte dei critici), lo vende all’asta dietro falso nome, e lo fa acquistare alla propria azienda, mettendosi in tasca centinaia di milioni. E c’è un ulteriore vantaggio; se sfruttato bene, l’acquisto viene utilizzato per fare pubblicità all’azienda.
Scenario tre. Titolo: l’imbroglio. Prendiamo per esempio un pittore contemporaneo che, dopo aver vivacchiato a quotazioni modeste, all’improvviso realizza in parecchie aste cifre da capogiro. E’ stato scoperto dai critici e dal pubblico? No, semplicemente uno o più galleristi che hanno accumulato un congruo numero di sue tele, si mettono d’accordo per gonfiare i prezzi, in modo da stabilire nuovi prezzi di mercato.
Scenario quattro. Titolo: leasing d’arte. Un immaginario imprenditore decide di spendere parte dei budget della sua ditta in opere d’arte. Onde acquisirle con benefici fiscali, usa il leasing. L’azienda paga tutte le rate, ma si ferma prima dell’ultima. A questo punto subentra il cosiddetto “diritto di riscatto”: a norma di legge chiunque, d’accordo con la società di leasing, può riscattare l’opera, pagando la rata mancante. La persona è, quasi sempre, il titolare dell’azienda stessa, che diventa così proprietario di un’opera pagata dalla sua ditta. Con i benefici fiscali. Come le “nozze di Pierrette”, scomparso dal mercato per molti anni, sono innumerevoli i quadri dei quali ogni anno si perdono le tracce. Ma il nulla si chiama “porto franco” e si trova a Zurigo e a Ginevra. Vicino agli aeroporti delle città svizzere due megadepositi ciascuno delle dimensioni di una cittadella, custodiscono migliaia di opere. Veri e propri forzieri del mondo, sorvegliati da vigilantes racchiudono tele di tutti i Maestri degni di questo nome, che attendono lì la scadenza dei termini giuridici per riapparire sul mercato. Perché? La Svizzera è un paese sicuro, che rispetta e protegge i segreti; e il porto franco è un punto dove la merce può arrivare in attesa di destinazione finale e restare così esentasse e esente da ispezioni. Non sempre, beninteso, dietro alle aste c’è illegalità. Ma quando si raggiungono quotazioni astronomiche, un’ombra di sospetto è legittima. Basti pensare, agli “Iris” di Van Ghog acquistati l’anno scorso a New York per 66 miliardi di lire dal magnate australiano Alan Bond ora in via di fallimento. In questo gioco di rialzi concordati, di prezzi esorbitanti, di opere pompate, spesso rimangono presi gli sprovveduti amanti dell’arte. Viviana Kasam
Lettera autografa di Sigrido Bartolini giornalista e critico d’arte de “IL GIORNALE” – marzo 1996
Egr. Sig. Vaccaro
Scusi il ritardo ma un po’ le tante lettere alle quali rispondere e molto il fatto che sono spesso fuori sede, sia per “Il Giornale” che per le cose mie.
Ho letto con interesse la sua precisa denuncia, niente da obiettare, salvo il fatto che lei mi sembra illuso di poter fare qualcosa. Il Presidente della Repubblica? Ma non ha capito che tipo è? Non vede che fa tutto il possibile per ricostruire una Democrazia Cristiana che divida quel che resta del paese con il Partito Comunista (o come diavolo si chiami).
Io sono pessimista su tutta la linea, ho l’occasione de “Il Giornale”, con un direttore come Feltri che permette gli attacchi che lei conosce, e scrivo sia con la certezza di non smuovere neppure la polvere dei tanti, troppi interessi di varia specie, e ormai a livello internazionale, che hanno in America la loro roccaforte. Le mie denuncie mi costano un ulteriore ostracismo da parte di mercanti e stampa, ormai mi sento separato a vita ma non me ne importa, scrivo per dovere di testimonianza, un giorno, fra un paio di generazioni, chissà?!
Se posso permettermi di darle un consiglio, dia retta, non si faccia il sangue guasto come ho fatto io. Il paese è quello che è, l’arte l’ho persa di vista da tempo e così non mi resta che la rabbia e il gesto onanistico di gridare al vento.
Saluti e buon lavoro.
MILANO, 9 MARZO 1996
SIGFRIDO BARTOLINI
GIORNALISTA E CRITICO D’ARTE
DE “IL GIORNALE” - MILANO
mercoledì 12 maggio 2010
TRUFFE ALLO STATO ED AI CITTADINI
Da molto tempo seguo il mondo dell’arte perché io stesso sono vissuto d’arte. Ci si meraviglia di come alcuni artisti scelti da critici abbiano quotazioni elevatissime. Si nota la nullità della loro arte ed allora ci si domanda il perché di tutto ciò. Sembra una cosa complicata ma è molto semplice: alcuni critici si accordano con mercanti e decidono a spese dello stato che questi sono artisti di valore. Gli altri artisti vengono reietti come escrementi. Tutta la truffa avviene in tre tempi semplici:
1° - locali adibiti a Museo impiegati ad esporre le solite croste inframezzate a qualche autore valido.
2° - la stampa specializzata suona la gran cassa e così i programmi televisivi.
3° - Curatori di mostra provvedono a trasporti onerosi.
Tutti sono d’accordo nel caricare lo stato di somme enormi per la cultura. Dietro le enormi spese ecco la truffa: i tre o quattro mangioni internazionali si spartiscono i guadagni messi in pagamento ufficiale allo stato. I guadagni avvengono come i recenti casi di corruzione tramite regalie. Così pochi si arricchiscono e tutti gli altri fanno la fame. Varrebbe la pena che la magistratura indagasse partendo dal concetto che tutto ciò che viene presentato come arte è quasi sempre solo un pretesto! Non fidarsi mai dei consulenti grandi nomi: sono certamente tra i sostenitori delle truffe. Almeno così io la penso e per l’art. 21 della costituzione io ne parlo.
1° - locali adibiti a Museo impiegati ad esporre le solite croste inframezzate a qualche autore valido.
2° - la stampa specializzata suona la gran cassa e così i programmi televisivi.
3° - Curatori di mostra provvedono a trasporti onerosi.
Tutti sono d’accordo nel caricare lo stato di somme enormi per la cultura. Dietro le enormi spese ecco la truffa: i tre o quattro mangioni internazionali si spartiscono i guadagni messi in pagamento ufficiale allo stato. I guadagni avvengono come i recenti casi di corruzione tramite regalie. Così pochi si arricchiscono e tutti gli altri fanno la fame. Varrebbe la pena che la magistratura indagasse partendo dal concetto che tutto ciò che viene presentato come arte è quasi sempre solo un pretesto! Non fidarsi mai dei consulenti grandi nomi: sono certamente tra i sostenitori delle truffe. Almeno così io la penso e per l’art. 21 della costituzione io ne parlo.
martedì 11 maggio 2010
MUSEO DELLA SCIENZA E DELLA TECNICA
LA VERITA’ SUI BAMBINI PRODIGIO
Fin dalla prima infanzia, il bambino Andrea Vaccaro ha sentito la naturale e spontanea esigenza di osservare il mondo intorno a sé e di fermare il ricordo e l’emozione che le immagini gli davano con il disegno. Eppure nessuno gli aveva insegnato nulla. Egli rappresentava con il gesso dei muratori per terra le immagini del mondo che scorrevano davanti ai suoi occhi: cavalli, carretti, asini, muli, contadini ed operai ed anche il libero gioco delle nuvole che biancheggiavano e rallegravano il cielo di Legnano. Andrea viveva fuori dalla città, in fondo a Via Carlo Porta, circondato dai campi, ancora lavorati dai contadini: ne osservava l’aratura a mano con cavalli, la semina e la raccolta del grano falciato a mano assieme a fiori azzurri e rossi, fiordalisi e papaveri. Il piccolo Andrea aiutava i contadini a togliere i sassi dal terreno, che venivano portati via su un carro trainato da un bell’animale: il cavallo. All’ingresso delle case popolari vi era uno spazio di cemento di fronte al cancello di legno. Su quel cemento Andrea ha disegnato cavalli con o senza ali e tutto ciò che colpiva la sua immaginazione. Persone amanti dell’arte si fermavano a guardarlo mentre disegnava e molti di loro si complimentavano con lui...
Purtroppo i disegni dei bambini sono sempre stati considerati pasticci inutili fatti soltanto per passare il tempo. Tutti i bambini disegnano. Per il bambino, il disegno e il gioco rappresentano gli strumenti principali di presa di coscienza del mondo esterno. Alcuni bambini rivelano però nel disegno delle doti speciali. Se fossero stati conservati i disegni dell’infanzia di Raffaello, Michelangelo e Leonardo potremmo sapere molte cose sulla loro personalità. Così per Picasso di cui si dice che: “a sei anni disegnava come Raffaello” oppure Sassu dice che da bambino era un vero prodigio. Ma purtroppo non c’è un solo disegno che lo provi.
Le proprietà cerebrali degli artisti o degli scienziati sono dovute ad una modulazione in più rispetto alla natura degli altri. Modulazioni probabilmente a carattere genetico, affinate anche da esperienze nel corso della vita. Caratteristiche simile si ritrovano anche in soggetti portatori di patologie. Viene indicato come esempio Paul Klee affetto da sclerodermia. Si è accertato a partire da bambini autistici che la capacità fuori del comune sono date da uno sviluppo irregolare ma molto grande in un emisfero (quello destro) piuttosto che in quello sinistro. Si è visto che con il crescere dei due cervelli (emisferi) certe qualità diminuivano a vantaggio di un miglioramento generale. La conclusione può essere che il genio del vero bambino prodigio stia tutto in un precoce ed eccezionale sviluppo di tutti e due gli emisferi. Notevole è l’esperimento di un bimbo nero che portato in elicottero sopra Roma e Londra al ritorno a terra sapeva riprodurre con perfezione tutte e due le città. Tuttavia è la conferma scientifica che possono esistere persone eccezionali con entrambi gli emisferi cerebrali sani e questi sono i veri bambini prodigio!
Non si diventa dei geni studiando sui libri! Studiando si diventa al massimo buoni conoscitori del pensiero altrui. I “primi della classe” sono “imparaticci” sostenuti dalle cure e dalle attenzioni della famiglia, mentre spesso i veri bambini prodigio sono creativi e per la loro capacità di pensare in autonomia vengono relegati tra gli ultimi della classe. Le caratteristiche del bambino prodigio sono una grande sensibilità e timidezza e grande amore verso gli animali. Il piccolo Andrea parlava con i cavalli e soffriva con loro quando gli uomini li frustavano e li obbligavano a trascinare grossi carri dalle altissime ruote, carichi di merce. Si commuoveva per gli altri ed era sempre pronto a giocare anche con nulla. Il genio osserva la vita ed impara da essa. Leonardo da Vinci non ha mai imparato il latino ma è da tutto il mondo considerato un genio irripetibile. Purtroppo di Leonardo bambino non ci è arrivato nessun disegno.
Fortunatamente esistono circa duemila disegni realizzati dal bambino Andrea Vaccaro. Molti di questi disegni si sono salvati dalla furia distruttrice della famiglia che onestamente non era in grado di capirne il valore. Inoltre ancora vivono persone testimoni della sua straordinaria attività infantile fin dalla prima classe elementare. Questi disegni dopo essere stati esposti al Museo del Paesaggio di Verbania-Pallanza, Banca di Credito Cooperativo di Legnano, Ospedali Civile di Legnano e in molti altri luoghi ora sono visibili presso la BNL Gruppo BNP Paribas di Legnano.
Nonostante le avversità e l’ambiente ostile, Andrea Vaccaro è riuscito ad esprimere il suo talento ed è diventato un pittore professionista. Certamente il suo genio è stato ed è tuttora duramente ostacolato, non solo dalla famiglia d’origine, ma anche dall’ambiente sociale e culturale in cui è vissuto e vive.
I moderni critici d’arte negano l’importanza della genetica e delle doti naturali degli artisti. Nell’arte moderna le doti non contano: il disegno è considerato ormai qualcosa di sorpassato ed inutile. L’arte oggi è solo ideologia e politica, provocazione senza nessuna regola e per la quale non servono doti. Nessuna importanza per il genio, per il talento innato dei veri artisti. L’arte di oggi è totalmente degenerata e asservita al capitale e alle mode! Ecco perché è così importante riscoprire la genetica! E’ l’unica via per dare nuovamente spazio agli artisti per vocazione e mettere da parte i critici con le loro insulse chiacchiere.
La società può innalzare il genio del bambino prodigio, così come può completamente affossarlo. Le doti naturali e la forza di volontà di artisti come Andrea Vaccaro non sono sufficienti per consentire all’arte di affermarsi. E’ necessario che le istituzioni pubbliche forniscano il loro aiuto e il loro supporto.
A testimonianza della corruzione politica dell’arte intesa come protesta sociale cito l’intera opera critica di Giulio Carlo Argan ritenuto una della massime menti dell’arte. Allego inoltre un interessante articolo del Corriere della Sera dal titolo “I prezzi dei quadri? Li decide la mafia” a firma Viviana Kasam, (1989) ed una lettera autografa di Sgrido Bartolini giornalista e critico d’arte de “il Giornale” (1996).
ANCORA PIU’ IMPORTANTE LA TESTIMONIANZA DI UN NEUROPSICHIATRA INFANTILE CHE LO HA CONOSCIUTO DA SEMPRE.
PERCHE’ BAMBINO PRODIGIO
CONSIDERAZIONI SEMIANALITICHE SU ANDREA VACCARO di GIANNI BELLONI MEDICO CHIRURGO, NEUROPSICHIATRA INFANTILE - PSICOTERAPEUTA
Alto alto, magro magro, un po’ impacciato, con una folta capigliatura nera e riccia ed occhi capaci di esprimere contemporaneamente più sentimenti, più emozioni; potevi leggerci curiosità insieme ad un certo timore, caparbietà nel suo intento e rispetto e deferenza per l’altro. Questo è un po’ il ricordo che ho di Andrea da ragazzo, visto coi miei occhi di bambino. Quest’aspetto di esprimere nello stesso momento sentimenti anche opposti, come essere curioso di qualche cosa che però, nello stesso tempo, incute anche timore e rispetto, ora, da adulto e da neuropsichiatra , non posso che leggerlo come presenza e capacità di Andrea di sentire e di coltivare emozioni diverse e cercare di legarle in una sorta di conflittualità creativa che ha poi preso la forma dell’espressione artistica. E’ davvero stupefacente guardare i disegni infantili di Andrea; viene spontaneo andare a verificare quanti anni avesse e tutte le volte è una meraviglia nuova constatare che quel cavallo, così ricco di movimento, l’ha disegnato a sette anni, che quell’uomo così intento al suo lavoro, o quell’altro, così forte e stanco risalgono a quando ne aveva otto. Nella mia carriera professionale di disegni di bambini ne ho visti moltissimi, alcuni molto ricchi, altri molto poveri, altri ancora ricchi nell’esprimere emozioni profonde ma poveri nella forma; quelli di Andrea contengono sempre entrambi questi aspetti , la forza nel cogliere l’essenza, l’anima di ciò che sta rappresentando e la capacità di analisi percettiva e poi di restituire il tutto in codice grafico, su di un foglio, una tela, una tavola. Questa capacità innata di leggere la realtà percepita nei suoi aspetti formali e più profondi e di tradurla in tratto grafico, creativo, artistico, si è col tempo arricchita di maggiore conoscenza, di maggiore consapevolezza e quindi di una consapevolezza tecnica. Ciò però non ha sopraffatto od esautorato la sua caparbia curiosità, il suo desiderio di ricerca. Da una situazione di creatività artistica per così dire spontanea, è passato ad essere artista creativo, spaziando dalla ritrattistica, alla paesaggistica, all’astrattismo, ecc…Ciascuna di queste “forme espressive” può poi individualmente, per chi la guarda e cerca di vederla, essere considerata più o meno “bella”, più o meno “risonante dentro”, ma comunque rappresenta sempre una sintesi di ciò che Andrea, in quel momento , in quella fase della sua vita, vede, sente, fa suo, traduce e trasmette e che gli viene da dentro, prima patrimonio suo poi regalato agli altri. Anche secondo le più recenti teorie psicologiche, la mente, fonte del pensiero e quindi dell’espressione artistica, non è una “tabula rasa” su cui tutto si costruisce in base alle esperienze primarie di vita, ma ciascuno di noi nasce già con un proprio patrimonio, con una propria dotazione personale che poi certo l’ambiente, inteso come esperienza di relazione ed esperienze di vita, influenza sia nel permettere lo sviluppo e l’organizzazione, sia però purtroppo talvolta nel senso dell’inibizione e della rinuncia. Non penso però che quest’ultimo sia il caso di Andrea; lui il suo patrimonio, “il suo destino biologico” base per lo sviluppo del suo “destino mentale” ad essere come è personologicamente e quindi anche artisticamente, se lo è tenuto ben stretto e buon per noi che ce lo possiamo godere.
Dott. Gianni Belloni – medico chirurgo
Specialista in neuropsichiatria infantile
e psicoterapeuta
Lettera autografa di Sigrido Bartolini giornalista e critico d’arte de “IL GIORNALE” – marzo 1996
Egr. Sig. Vaccaro
Scusi il ritardo ma un po’ le tante lettere alle quali rispondere e molto il fatto che sono spesso fuori sede, sia per “Il Giornale” che per le cose mie.
Ho letto con interesse la sua precisa denuncia, niente da obiettare, salvo il fatto che lei mi sembra illuso di poter fare qualcosa. Il Presidente della Repubblica? Ma non ha capito che tipo è? Non vede che fa tutto il possibile per ricostruire una Democrazia Cristiana che divida quel che resta del paese con il Partito Comunista (o come diavolo si chiami).
Io sono pessimista su tutta la linea, ho l’occasione de “Il Giornale”, con un direttore come Feltri che permette gli attacchi che lei conosce, e scrivo sia con la certezza di non smuovere neppure la polvere dei tanti, troppi interessi di varia specie, e ormai a livello internazionale, che hanno in America la loro roccaforte. Le mie denuncie mi costano un ulteriore ostracismo da parte di mercanti e stampa, ormai mi sento separato a vita ma non me ne importa, scrivo per dovere di testimonianza, un giorno, fra un paio di generazioni, chissà?!
Se posso permettermi di darle un consiglio, dia retta, non si faccia il sangue guasto come ho fatto io. Il paese è quello che è, l’arte l’ho persa di vista da tempo e così non mi resta che la rabbia e il gesto onanistico di gridare al vento.
Saluti e buon lavoro.
MILANO, 9 MARZO 1996
SIGFRIDO BARTOLINI
GIORNALISTA E CRITICO D’ARTE
DE “IL GIORNALE” - MILANO
CORRIERE DELLA SERA DI MERCOLEDI 18 OTTOBRE 1989 PAG. 11 – “I PREZZI DEI QUADRI? LI DECIDE LA MAFIA - ARTICOLO A FIRMA VIVIANA KASAM
Aste pilotate, quotazioni megagalattiche: il mercato dell’arte nel giro delle cosche.
Tutti i trucchi per riciclare capitali nelle opere di valore: prestanomi, accrediti bancari sospetti, evasioni fiscali, esportazioni di valuta – Il gioco proficuo delle sparizioni – La Svizzera forziere sicuro di beni e “porto franco” Milano – “Le nozze di Pierrete”, famosa tela di Picasso scomparsa dal mercato per molti anni, andrà all’asta a Parigi il 30 novembre. Prezzo stimato: ottanta miliardi di lire. Una cifra da capogiro. Ma ormai i nove zeri sono all’ordine del giorno. Tanto che non pochi cominciano a chiedersi le ragioni del boom dell’arte, e da dove provengono i capitali investiti in questo settore. Le risposte ci sono, più difficile addurre le prove: perché spesso dietro la quotazioni megagalattiche delle vendite all’incanto ci può essere riciclaggio di denaro sporco, mafia, evasione fiscale, esportazione di valuta e questo perché i quadri sono beni ad altissimo valore che presentano parecchi vantaggi: sono facilmente trasportabili fuori da ogni controllo (arrotolati, tagliati, ridipinti); non hanno bisogno di atto notarile di acquisto; possono essere pagati in qualsiasi valuta; riescono ad eludere tassazioni. Se passano di mano da privato a privato, non c’è Iva; se vengono battuti all’incanto c’è solo sui diritti d’asta; soltanto se la tela si importa o viene acquistata in una galleria si dovrebbe applicare l’imposta sul valore aggiunto, ma i controlli in questo campo sono difficili, perché non esistono listini di prezzo. Immaginiamo ora qualche “scenario”.
Scenario uno. Titolo: mafia, un giro di delinquenza organizzata ricco di contanti da riciclare, acquistata a un asta, tramite un prestanome, un’opera di grandissimo valore, pagata attraverso accrediti bancari o società off-shore. Teniamo presente che la battuta d’asta costituisce la base del futuro prezzo di mercato, crea il pedigree del quadro. Bene: il nostro immaginario gruppo tiene via il quadro per un certo numero di anni, poi lo rimette sul mercato, là dove la valuta in quel momento è più interessante (Londra, Parigi, New York), ricavandone soldi “puliti”. Anonimi i compratori anonimi i venditori per convenzione d’asta.
Scenario due. Titolo: evasione fiscale. Mettiamo un imprenditore – e questo sistema pare sia parecchio utilizzato nel nostro Paese – che voglia fare uscire soldi dalla sua azienda e farli entrare, esentasse nelle proprie tasche. Gli basta mettersi d’accordo con una casa d’aste per vendere alla propria azienda un quadro di sua proprietà – o acquistato per l’occasione – facendo lievitare artatamente il prezzo (bastano due persone incaricate di fingere di contenderselo): Poche illusioni: parecchie case d’aste, anche rinomate (escludendo quelle pochissime superserie e note internazionalmente come Sotheby’s, Christie’,s, Finante) si prestano a questi giochini, anzi a volte incamerano una fetta del ricavato. Così l’immaginario signor x, che possiede, o ha acquistato un grande maestro magari di dubbia attribuzione e qualità, e quindi a buon mercato (un Perugino più restauro che dipinto, un Leonardo probabilmente di scuola, Un Tiziano contestato dalla maggior parte dei critici), lo vende all’asta dietro falso nome, e lo fa acquistare alla propria azienda, mettendosi in tasca centinaia di milioni. E c’è un ulteriore vantaggio; se sfruttato bene, l’acquisto viene utilizzato per fare pubblicità all’azienda.
Scenario tre. Titolo: l’imbroglio. Prendiamo per esempio un pittore contemporaneo che, dopo aver vivacchiato a quotazioni modeste, all’improvviso realizza in parecchie aste cifre da capogiro. E’ stato scoperto dai critici e dal pubblico? No, semplicemente uno o più galleristi che hanno accumulato un congruo numero di sue tele, si mettono d’accordo per gonfiare i prezzi, in modo da stabilire nuovi prezzi di mercato.
Scenario quattro. Titolo: leasing d’arte. Un immaginario imprenditore decide di spendere parte dei budget della sua ditta in opere d’arte. Onde acquisirle con benefici fiscali, usa il leasing. L’azienda paga tutte le rate, ma si ferma prima dell’ultima. A questo punto subentra il cosiddetto “diritto di riscatto”: a norma di legge chiunque, d’accordo con la società di leasing, può riscattare l’opera, pagando la rata mancante. La persona è, quasi sempre, il titolare dell’azienda stessa, che diventa così proprietario di un’opera pagata dalla sua ditta. Con i benefici fiscali. Come le “nozze di Pierrette”, scomparso dal mercato per molti anni, sono innumerevoli i quadri dei quali ogni anno si perdono le tracce. Ma il nulla si chiama “porto franco” e si trova a Zurigo e a Ginevra. Vicino agli aeroporti delle città svizzere due megadepositi ciascuno delle dimensioni di una cittadella, custodiscono migliaia di opere. Veri e propri forzieri del mondo, sorvegliati da vigilantes racchiudono tele di tutti i Maestri degni di questo nome, che attendono lì la scadenza dei termini giuridici per riapparire sul mercato. Perché? La Svizzera è un paese sicuro, che rispetta e protegge i segreti; e il porto franco è un punto dove la merce può arrivare in attesa di destinazione finale e restare così esentasse e esente da ispezioni. Non sempre, beninteso, dietro alle aste c’è illegalità. Ma quando si raggiungono quotazioni astronomiche, un’ombra di sospetto è legittima. Basti pensare, agli “Iris” di Van Ghog acquistati l’anno scorso a New York per 66 miliardi di lire dal magnate australiano Alan Bond ora in via di fallimento. In questo gioco di rialzi concordati, di prezzi esorbitanti, di opere pompate, spesso rimangono presi gli sprovveduti amanti dell’arte. Viviana Kasam
P.S. VIVIANA KASAM E’ UNA IMPORTANTE GIORNALISTA INTERNAZIONALE E COLLABORA CON GIORNALI E IMPORTANTI UNIVERSITA’ COME QUELLA DI GERUSALEMME SEDE DI UN CENTRO DI RICERCA SUL CERVELLO
TESTO A CURA DI LUCA VACCARO-DOTTORE IN FILOSOFIA DEL DIRITTO-VIA ROMAGNA,31-LEGNANO
Fin dalla prima infanzia, il bambino Andrea Vaccaro ha sentito la naturale e spontanea esigenza di osservare il mondo intorno a sé e di fermare il ricordo e l’emozione che le immagini gli davano con il disegno. Eppure nessuno gli aveva insegnato nulla. Egli rappresentava con il gesso dei muratori per terra le immagini del mondo che scorrevano davanti ai suoi occhi: cavalli, carretti, asini, muli, contadini ed operai ed anche il libero gioco delle nuvole che biancheggiavano e rallegravano il cielo di Legnano. Andrea viveva fuori dalla città, in fondo a Via Carlo Porta, circondato dai campi, ancora lavorati dai contadini: ne osservava l’aratura a mano con cavalli, la semina e la raccolta del grano falciato a mano assieme a fiori azzurri e rossi, fiordalisi e papaveri. Il piccolo Andrea aiutava i contadini a togliere i sassi dal terreno, che venivano portati via su un carro trainato da un bell’animale: il cavallo. All’ingresso delle case popolari vi era uno spazio di cemento di fronte al cancello di legno. Su quel cemento Andrea ha disegnato cavalli con o senza ali e tutto ciò che colpiva la sua immaginazione. Persone amanti dell’arte si fermavano a guardarlo mentre disegnava e molti di loro si complimentavano con lui...
Purtroppo i disegni dei bambini sono sempre stati considerati pasticci inutili fatti soltanto per passare il tempo. Tutti i bambini disegnano. Per il bambino, il disegno e il gioco rappresentano gli strumenti principali di presa di coscienza del mondo esterno. Alcuni bambini rivelano però nel disegno delle doti speciali. Se fossero stati conservati i disegni dell’infanzia di Raffaello, Michelangelo e Leonardo potremmo sapere molte cose sulla loro personalità. Così per Picasso di cui si dice che: “a sei anni disegnava come Raffaello” oppure Sassu dice che da bambino era un vero prodigio. Ma purtroppo non c’è un solo disegno che lo provi.
Le proprietà cerebrali degli artisti o degli scienziati sono dovute ad una modulazione in più rispetto alla natura degli altri. Modulazioni probabilmente a carattere genetico, affinate anche da esperienze nel corso della vita. Caratteristiche simile si ritrovano anche in soggetti portatori di patologie. Viene indicato come esempio Paul Klee affetto da sclerodermia. Si è accertato a partire da bambini autistici che la capacità fuori del comune sono date da uno sviluppo irregolare ma molto grande in un emisfero (quello destro) piuttosto che in quello sinistro. Si è visto che con il crescere dei due cervelli (emisferi) certe qualità diminuivano a vantaggio di un miglioramento generale. La conclusione può essere che il genio del vero bambino prodigio stia tutto in un precoce ed eccezionale sviluppo di tutti e due gli emisferi. Notevole è l’esperimento di un bimbo nero che portato in elicottero sopra Roma e Londra al ritorno a terra sapeva riprodurre con perfezione tutte e due le città. Tuttavia è la conferma scientifica che possono esistere persone eccezionali con entrambi gli emisferi cerebrali sani e questi sono i veri bambini prodigio!
Non si diventa dei geni studiando sui libri! Studiando si diventa al massimo buoni conoscitori del pensiero altrui. I “primi della classe” sono “imparaticci” sostenuti dalle cure e dalle attenzioni della famiglia, mentre spesso i veri bambini prodigio sono creativi e per la loro capacità di pensare in autonomia vengono relegati tra gli ultimi della classe. Le caratteristiche del bambino prodigio sono una grande sensibilità e timidezza e grande amore verso gli animali. Il piccolo Andrea parlava con i cavalli e soffriva con loro quando gli uomini li frustavano e li obbligavano a trascinare grossi carri dalle altissime ruote, carichi di merce. Si commuoveva per gli altri ed era sempre pronto a giocare anche con nulla. Il genio osserva la vita ed impara da essa. Leonardo da Vinci non ha mai imparato il latino ma è da tutto il mondo considerato un genio irripetibile. Purtroppo di Leonardo bambino non ci è arrivato nessun disegno.
Fortunatamente esistono circa duemila disegni realizzati dal bambino Andrea Vaccaro. Molti di questi disegni si sono salvati dalla furia distruttrice della famiglia che onestamente non era in grado di capirne il valore. Inoltre ancora vivono persone testimoni della sua straordinaria attività infantile fin dalla prima classe elementare. Questi disegni dopo essere stati esposti al Museo del Paesaggio di Verbania-Pallanza, Banca di Credito Cooperativo di Legnano, Ospedali Civile di Legnano e in molti altri luoghi ora sono visibili presso la BNL Gruppo BNP Paribas di Legnano.
Nonostante le avversità e l’ambiente ostile, Andrea Vaccaro è riuscito ad esprimere il suo talento ed è diventato un pittore professionista. Certamente il suo genio è stato ed è tuttora duramente ostacolato, non solo dalla famiglia d’origine, ma anche dall’ambiente sociale e culturale in cui è vissuto e vive.
I moderni critici d’arte negano l’importanza della genetica e delle doti naturali degli artisti. Nell’arte moderna le doti non contano: il disegno è considerato ormai qualcosa di sorpassato ed inutile. L’arte oggi è solo ideologia e politica, provocazione senza nessuna regola e per la quale non servono doti. Nessuna importanza per il genio, per il talento innato dei veri artisti. L’arte di oggi è totalmente degenerata e asservita al capitale e alle mode! Ecco perché è così importante riscoprire la genetica! E’ l’unica via per dare nuovamente spazio agli artisti per vocazione e mettere da parte i critici con le loro insulse chiacchiere.
La società può innalzare il genio del bambino prodigio, così come può completamente affossarlo. Le doti naturali e la forza di volontà di artisti come Andrea Vaccaro non sono sufficienti per consentire all’arte di affermarsi. E’ necessario che le istituzioni pubbliche forniscano il loro aiuto e il loro supporto.
A testimonianza della corruzione politica dell’arte intesa come protesta sociale cito l’intera opera critica di Giulio Carlo Argan ritenuto una della massime menti dell’arte. Allego inoltre un interessante articolo del Corriere della Sera dal titolo “I prezzi dei quadri? Li decide la mafia” a firma Viviana Kasam, (1989) ed una lettera autografa di Sgrido Bartolini giornalista e critico d’arte de “il Giornale” (1996).
ANCORA PIU’ IMPORTANTE LA TESTIMONIANZA DI UN NEUROPSICHIATRA INFANTILE CHE LO HA CONOSCIUTO DA SEMPRE.
PERCHE’ BAMBINO PRODIGIO
CONSIDERAZIONI SEMIANALITICHE SU ANDREA VACCARO di GIANNI BELLONI MEDICO CHIRURGO, NEUROPSICHIATRA INFANTILE - PSICOTERAPEUTA
Alto alto, magro magro, un po’ impacciato, con una folta capigliatura nera e riccia ed occhi capaci di esprimere contemporaneamente più sentimenti, più emozioni; potevi leggerci curiosità insieme ad un certo timore, caparbietà nel suo intento e rispetto e deferenza per l’altro. Questo è un po’ il ricordo che ho di Andrea da ragazzo, visto coi miei occhi di bambino. Quest’aspetto di esprimere nello stesso momento sentimenti anche opposti, come essere curioso di qualche cosa che però, nello stesso tempo, incute anche timore e rispetto, ora, da adulto e da neuropsichiatra , non posso che leggerlo come presenza e capacità di Andrea di sentire e di coltivare emozioni diverse e cercare di legarle in una sorta di conflittualità creativa che ha poi preso la forma dell’espressione artistica. E’ davvero stupefacente guardare i disegni infantili di Andrea; viene spontaneo andare a verificare quanti anni avesse e tutte le volte è una meraviglia nuova constatare che quel cavallo, così ricco di movimento, l’ha disegnato a sette anni, che quell’uomo così intento al suo lavoro, o quell’altro, così forte e stanco risalgono a quando ne aveva otto. Nella mia carriera professionale di disegni di bambini ne ho visti moltissimi, alcuni molto ricchi, altri molto poveri, altri ancora ricchi nell’esprimere emozioni profonde ma poveri nella forma; quelli di Andrea contengono sempre entrambi questi aspetti , la forza nel cogliere l’essenza, l’anima di ciò che sta rappresentando e la capacità di analisi percettiva e poi di restituire il tutto in codice grafico, su di un foglio, una tela, una tavola. Questa capacità innata di leggere la realtà percepita nei suoi aspetti formali e più profondi e di tradurla in tratto grafico, creativo, artistico, si è col tempo arricchita di maggiore conoscenza, di maggiore consapevolezza e quindi di una consapevolezza tecnica. Ciò però non ha sopraffatto od esautorato la sua caparbia curiosità, il suo desiderio di ricerca. Da una situazione di creatività artistica per così dire spontanea, è passato ad essere artista creativo, spaziando dalla ritrattistica, alla paesaggistica, all’astrattismo, ecc…Ciascuna di queste “forme espressive” può poi individualmente, per chi la guarda e cerca di vederla, essere considerata più o meno “bella”, più o meno “risonante dentro”, ma comunque rappresenta sempre una sintesi di ciò che Andrea, in quel momento , in quella fase della sua vita, vede, sente, fa suo, traduce e trasmette e che gli viene da dentro, prima patrimonio suo poi regalato agli altri. Anche secondo le più recenti teorie psicologiche, la mente, fonte del pensiero e quindi dell’espressione artistica, non è una “tabula rasa” su cui tutto si costruisce in base alle esperienze primarie di vita, ma ciascuno di noi nasce già con un proprio patrimonio, con una propria dotazione personale che poi certo l’ambiente, inteso come esperienza di relazione ed esperienze di vita, influenza sia nel permettere lo sviluppo e l’organizzazione, sia però purtroppo talvolta nel senso dell’inibizione e della rinuncia. Non penso però che quest’ultimo sia il caso di Andrea; lui il suo patrimonio, “il suo destino biologico” base per lo sviluppo del suo “destino mentale” ad essere come è personologicamente e quindi anche artisticamente, se lo è tenuto ben stretto e buon per noi che ce lo possiamo godere.
Dott. Gianni Belloni – medico chirurgo
Specialista in neuropsichiatria infantile
e psicoterapeuta
Lettera autografa di Sigrido Bartolini giornalista e critico d’arte de “IL GIORNALE” – marzo 1996
Egr. Sig. Vaccaro
Scusi il ritardo ma un po’ le tante lettere alle quali rispondere e molto il fatto che sono spesso fuori sede, sia per “Il Giornale” che per le cose mie.
Ho letto con interesse la sua precisa denuncia, niente da obiettare, salvo il fatto che lei mi sembra illuso di poter fare qualcosa. Il Presidente della Repubblica? Ma non ha capito che tipo è? Non vede che fa tutto il possibile per ricostruire una Democrazia Cristiana che divida quel che resta del paese con il Partito Comunista (o come diavolo si chiami).
Io sono pessimista su tutta la linea, ho l’occasione de “Il Giornale”, con un direttore come Feltri che permette gli attacchi che lei conosce, e scrivo sia con la certezza di non smuovere neppure la polvere dei tanti, troppi interessi di varia specie, e ormai a livello internazionale, che hanno in America la loro roccaforte. Le mie denuncie mi costano un ulteriore ostracismo da parte di mercanti e stampa, ormai mi sento separato a vita ma non me ne importa, scrivo per dovere di testimonianza, un giorno, fra un paio di generazioni, chissà?!
Se posso permettermi di darle un consiglio, dia retta, non si faccia il sangue guasto come ho fatto io. Il paese è quello che è, l’arte l’ho persa di vista da tempo e così non mi resta che la rabbia e il gesto onanistico di gridare al vento.
Saluti e buon lavoro.
MILANO, 9 MARZO 1996
SIGFRIDO BARTOLINI
GIORNALISTA E CRITICO D’ARTE
DE “IL GIORNALE” - MILANO
CORRIERE DELLA SERA DI MERCOLEDI 18 OTTOBRE 1989 PAG. 11 – “I PREZZI DEI QUADRI? LI DECIDE LA MAFIA - ARTICOLO A FIRMA VIVIANA KASAM
Aste pilotate, quotazioni megagalattiche: il mercato dell’arte nel giro delle cosche.
Tutti i trucchi per riciclare capitali nelle opere di valore: prestanomi, accrediti bancari sospetti, evasioni fiscali, esportazioni di valuta – Il gioco proficuo delle sparizioni – La Svizzera forziere sicuro di beni e “porto franco” Milano – “Le nozze di Pierrete”, famosa tela di Picasso scomparsa dal mercato per molti anni, andrà all’asta a Parigi il 30 novembre. Prezzo stimato: ottanta miliardi di lire. Una cifra da capogiro. Ma ormai i nove zeri sono all’ordine del giorno. Tanto che non pochi cominciano a chiedersi le ragioni del boom dell’arte, e da dove provengono i capitali investiti in questo settore. Le risposte ci sono, più difficile addurre le prove: perché spesso dietro la quotazioni megagalattiche delle vendite all’incanto ci può essere riciclaggio di denaro sporco, mafia, evasione fiscale, esportazione di valuta e questo perché i quadri sono beni ad altissimo valore che presentano parecchi vantaggi: sono facilmente trasportabili fuori da ogni controllo (arrotolati, tagliati, ridipinti); non hanno bisogno di atto notarile di acquisto; possono essere pagati in qualsiasi valuta; riescono ad eludere tassazioni. Se passano di mano da privato a privato, non c’è Iva; se vengono battuti all’incanto c’è solo sui diritti d’asta; soltanto se la tela si importa o viene acquistata in una galleria si dovrebbe applicare l’imposta sul valore aggiunto, ma i controlli in questo campo sono difficili, perché non esistono listini di prezzo. Immaginiamo ora qualche “scenario”.
Scenario uno. Titolo: mafia, un giro di delinquenza organizzata ricco di contanti da riciclare, acquistata a un asta, tramite un prestanome, un’opera di grandissimo valore, pagata attraverso accrediti bancari o società off-shore. Teniamo presente che la battuta d’asta costituisce la base del futuro prezzo di mercato, crea il pedigree del quadro. Bene: il nostro immaginario gruppo tiene via il quadro per un certo numero di anni, poi lo rimette sul mercato, là dove la valuta in quel momento è più interessante (Londra, Parigi, New York), ricavandone soldi “puliti”. Anonimi i compratori anonimi i venditori per convenzione d’asta.
Scenario due. Titolo: evasione fiscale. Mettiamo un imprenditore – e questo sistema pare sia parecchio utilizzato nel nostro Paese – che voglia fare uscire soldi dalla sua azienda e farli entrare, esentasse nelle proprie tasche. Gli basta mettersi d’accordo con una casa d’aste per vendere alla propria azienda un quadro di sua proprietà – o acquistato per l’occasione – facendo lievitare artatamente il prezzo (bastano due persone incaricate di fingere di contenderselo): Poche illusioni: parecchie case d’aste, anche rinomate (escludendo quelle pochissime superserie e note internazionalmente come Sotheby’s, Christie’,s, Finante) si prestano a questi giochini, anzi a volte incamerano una fetta del ricavato. Così l’immaginario signor x, che possiede, o ha acquistato un grande maestro magari di dubbia attribuzione e qualità, e quindi a buon mercato (un Perugino più restauro che dipinto, un Leonardo probabilmente di scuola, Un Tiziano contestato dalla maggior parte dei critici), lo vende all’asta dietro falso nome, e lo fa acquistare alla propria azienda, mettendosi in tasca centinaia di milioni. E c’è un ulteriore vantaggio; se sfruttato bene, l’acquisto viene utilizzato per fare pubblicità all’azienda.
Scenario tre. Titolo: l’imbroglio. Prendiamo per esempio un pittore contemporaneo che, dopo aver vivacchiato a quotazioni modeste, all’improvviso realizza in parecchie aste cifre da capogiro. E’ stato scoperto dai critici e dal pubblico? No, semplicemente uno o più galleristi che hanno accumulato un congruo numero di sue tele, si mettono d’accordo per gonfiare i prezzi, in modo da stabilire nuovi prezzi di mercato.
Scenario quattro. Titolo: leasing d’arte. Un immaginario imprenditore decide di spendere parte dei budget della sua ditta in opere d’arte. Onde acquisirle con benefici fiscali, usa il leasing. L’azienda paga tutte le rate, ma si ferma prima dell’ultima. A questo punto subentra il cosiddetto “diritto di riscatto”: a norma di legge chiunque, d’accordo con la società di leasing, può riscattare l’opera, pagando la rata mancante. La persona è, quasi sempre, il titolare dell’azienda stessa, che diventa così proprietario di un’opera pagata dalla sua ditta. Con i benefici fiscali. Come le “nozze di Pierrette”, scomparso dal mercato per molti anni, sono innumerevoli i quadri dei quali ogni anno si perdono le tracce. Ma il nulla si chiama “porto franco” e si trova a Zurigo e a Ginevra. Vicino agli aeroporti delle città svizzere due megadepositi ciascuno delle dimensioni di una cittadella, custodiscono migliaia di opere. Veri e propri forzieri del mondo, sorvegliati da vigilantes racchiudono tele di tutti i Maestri degni di questo nome, che attendono lì la scadenza dei termini giuridici per riapparire sul mercato. Perché? La Svizzera è un paese sicuro, che rispetta e protegge i segreti; e il porto franco è un punto dove la merce può arrivare in attesa di destinazione finale e restare così esentasse e esente da ispezioni. Non sempre, beninteso, dietro alle aste c’è illegalità. Ma quando si raggiungono quotazioni astronomiche, un’ombra di sospetto è legittima. Basti pensare, agli “Iris” di Van Ghog acquistati l’anno scorso a New York per 66 miliardi di lire dal magnate australiano Alan Bond ora in via di fallimento. In questo gioco di rialzi concordati, di prezzi esorbitanti, di opere pompate, spesso rimangono presi gli sprovveduti amanti dell’arte. Viviana Kasam
P.S. VIVIANA KASAM E’ UNA IMPORTANTE GIORNALISTA INTERNAZIONALE E COLLABORA CON GIORNALI E IMPORTANTI UNIVERSITA’ COME QUELLA DI GERUSALEMME SEDE DI UN CENTRO DI RICERCA SUL CERVELLO
TESTO A CURA DI LUCA VACCARO-DOTTORE IN FILOSOFIA DEL DIRITTO-VIA ROMAGNA,31-LEGNANO
UNIVERSITA' NORMALE DI PISA
LA VERITA’ SUI BAMBINI PRODIGIO
Fin dalla prima infanzia, il bambino Andrea Vaccaro ha sentito la naturale e spontanea esigenza di osservare il mondo intorno a sé e di fermare il ricordo e l’emozione che le immagini gli davano con il disegno. Eppure nessuno gli aveva insegnato nulla. Egli rappresentava con il gesso dei muratori per terra le immagini del mondo che scorrevano davanti ai suoi occhi: cavalli, carretti, asini, muli, contadini ed operai ed anche il libero gioco delle nuvole che biancheggiavano e rallegravano il cielo di Legnano. Andrea viveva fuori dalla città, in fondo a Via Carlo Porta, circondato dai campi, ancora lavorati dai contadini: ne osservava l’aratura a mano con cavalli, la semina e la raccolta del grano falciato a mano assieme a fiori azzurri e rossi, fiordalisi e papaveri. Il piccolo Andrea aiutava i contadini a togliere i sassi dal terreno, che venivano portati via su un carro trainato da un bell’animale: il cavallo. All’ingresso delle case popolari vi era uno spazio di cemento di fronte al cancello di legno. Su quel cemento Andrea ha disegnato cavalli con o senza ali e tutto ciò che colpiva la sua immaginazione. Persone amanti dell’arte si fermavano a guardarlo mentre disegnava e molti di loro si complimentavano con lui...
Purtroppo i disegni dei bambini sono sempre stati considerati pasticci inutili fatti soltanto per passare il tempo. Tutti i bambini disegnano. Per il bambino, il disegno e il gioco rappresentano gli strumenti principali di presa di coscienza del mondo esterno. Alcuni bambini rivelano però nel disegno delle doti speciali. Se fossero stati conservati i disegni dell’infanzia di Raffaello, Michelangelo e Leonardo potremmo sapere molte cose sulla loro personalità. Così per Picasso di cui si dice che: “a sei anni disegnava come Raffaello” oppure Sassu dice che da bambino era un vero prodigio. Ma purtroppo non c’è un solo disegno che lo provi.
Le proprietà cerebrali degli artisti o degli scienziati sono dovute ad una modulazione in più rispetto alla natura degli altri. Modulazioni probabilmente a carattere genetico, affinate anche da esperienze nel corso della vita. Caratteristiche simile si ritrovano anche in soggetti portatori di patologie. Viene indicato come esempio Paul Klee affetto da sclerodermia. Si è accertato a partire da bambini autistici che la capacità fuori del comune sono date da uno sviluppo irregolare ma molto grande in un emisfero (quello destro) piuttosto che in quello sinistro. Si è visto che con il crescere dei due cervelli (emisferi) certe qualità diminuivano a vantaggio di un miglioramento generale. La conclusione può essere che il genio del vero bambino prodigio stia tutto in un precoce ed eccezionale sviluppo di tutti e due gli emisferi. Notevole è l’esperimento di un bimbo nero che portato in elicottero sopra Roma e Londra al ritorno a terra sapeva riprodurre con perfezione tutte e due le città. Tuttavia è la conferma scientifica che possono esistere persone eccezionali con entrambi gli emisferi cerebrali sani e questi sono i veri bambini prodigio!
Non si diventa dei geni studiando sui libri! Studiando si diventa al massimo buoni conoscitori del pensiero altrui. I “primi della classe” sono “imparaticci” sostenuti dalle cure e dalle attenzioni della famiglia, mentre spesso i veri bambini prodigio sono creativi e per la loro capacità di pensare in autonomia vengono relegati tra gli ultimi della classe. Le caratteristiche del bambino prodigio sono una grande sensibilità e timidezza e grande amore verso gli animali. Il piccolo Andrea parlava con i cavalli e soffriva con loro quando gli uomini li frustavano e li obbligavano a trascinare grossi carri dalle altissime ruote, carichi di merce. Si commuoveva per gli altri ed era sempre pronto a giocare anche con nulla. Il genio osserva la vita ed impara da essa. Leonardo da Vinci non ha mai imparato il latino ma è da tutto il mondo considerato un genio irripetibile. Purtroppo di Leonardo bambino non ci è arrivato nessun disegno.
Fortunatamente esistono circa duemila disegni realizzati dal bambino Andrea Vaccaro. Molti di questi disegni si sono salvati dalla furia distruttrice della famiglia che onestamente non era in grado di capirne il valore. Inoltre ancora vivono persone testimoni della sua straordinaria attività infantile fin dalla prima classe elementare. Questi disegni dopo essere stati esposti al Museo del Paesaggio di Verbania-Pallanza, Banca di Credito Cooperativo di Legnano, Ospedali Civile di Legnano e in molti altri luoghi ora sono visibili presso la BNL Gruppo BNP Paribas di Legnano.
Nonostante le avversità e l’ambiente ostile, Andrea Vaccaro è riuscito ad esprimere il suo talento ed è diventato un pittore professionista. Certamente il suo genio è stato ed è tuttora duramente ostacolato, non solo dalla famiglia d’origine, ma anche dall’ambiente sociale e culturale in cui è vissuto e vive.
I moderni critici d’arte negano l’importanza della genetica e delle doti naturali degli artisti. Nell’arte moderna le doti non contano: il disegno è considerato ormai qualcosa di sorpassato ed inutile. L’arte oggi è solo ideologia e politica, provocazione senza nessuna regola e per la quale non servono doti. Nessuna importanza per il genio, per il talento innato dei veri artisti. L’arte di oggi è totalmente degenerata e asservita al capitale e alle mode! Ecco perché è così importante riscoprire la genetica! E’ l’unica via per dare nuovamente spazio agli artisti per vocazione e mettere da parte i critici con le loro insulse chiacchiere.
La società può innalzare il genio del bambino prodigio, così come può completamente affossarlo. Le doti naturali e la forza di volontà di artisti come Andrea Vaccaro non sono sufficienti per consentire all’arte di affermarsi. E’ necessario che le istituzioni pubbliche forniscano il loro aiuto e il loro supporto.
A testimonianza della corruzione politica dell’arte intesa come protesta sociale cito l’intera opera critica di Giulio Carlo Argan ritenuto una della massime menti dell’arte. Allego inoltre un interessante articolo del Corriere della Sera dal titolo “I prezzi dei quadri? Li decide la mafia” a firma Viviana Kasam, (1989) ed una lettera autografa di Sgrido Bartolini giornalista e critico d’arte de “il Giornale” (1996).
ANCORA PIU’ IMPORTANTE LA TESTIMONIANZA DI UN NEUROPSICHIATRA INFANTILE CHE LO HA CONOSCIUTO DA SEMPRE.
PERCHE’ BAMBINO PRODIGIO
CONSIDERAZIONI SEMIANALITICHE SU ANDREA VACCARO di GIANNI BELLONI MEDICO CHIRURGO, NEUROPSICHIATRA INFANTILE - PSICOTERAPEUTA
Alto alto, magro magro, un po’ impacciato, con una folta capigliatura nera e riccia ed occhi capaci di esprimere contemporaneamente più sentimenti, più emozioni; potevi leggerci curiosità insieme ad un certo timore, caparbietà nel suo intento e rispetto e deferenza per l’altro. Questo è un po’ il ricordo che ho di Andrea da ragazzo, visto coi miei occhi di bambino. Quest’aspetto di esprimere nello stesso momento sentimenti anche opposti, come essere curioso di qualche cosa che però, nello stesso tempo, incute anche timore e rispetto, ora, da adulto e da neuropsichiatra , non posso che leggerlo come presenza e capacità di Andrea di sentire e di coltivare emozioni diverse e cercare di legarle in una sorta di conflittualità creativa che ha poi preso la forma dell’espressione artistica. E’ davvero stupefacente guardare i disegni infantili di Andrea; viene spontaneo andare a verificare quanti anni avesse e tutte le volte è una meraviglia nuova constatare che quel cavallo, così ricco di movimento, l’ha disegnato a sette anni, che quell’uomo così intento al suo lavoro, o quell’altro, così forte e stanco risalgono a quando ne aveva otto. Nella mia carriera professionale di disegni di bambini ne ho visti moltissimi, alcuni molto ricchi, altri molto poveri, altri ancora ricchi nell’esprimere emozioni profonde ma poveri nella forma; quelli di Andrea contengono sempre entrambi questi aspetti , la forza nel cogliere l’essenza, l’anima di ciò che sta rappresentando e la capacità di analisi percettiva e poi di restituire il tutto in codice grafico, su di un foglio, una tela, una tavola. Questa capacità innata di leggere la realtà percepita nei suoi aspetti formali e più profondi e di tradurla in tratto grafico, creativo, artistico, si è col tempo arricchita di maggiore conoscenza, di maggiore consapevolezza e quindi di una consapevolezza tecnica. Ciò però non ha sopraffatto od esautorato la sua caparbia curiosità, il suo desiderio di ricerca. Da una situazione di creatività artistica per così dire spontanea, è passato ad essere artista creativo, spaziando dalla ritrattistica, alla paesaggistica, all’astrattismo, ecc…Ciascuna di queste “forme espressive” può poi individualmente, per chi la guarda e cerca di vederla, essere considerata più o meno “bella”, più o meno “risonante dentro”, ma comunque rappresenta sempre una sintesi di ciò che Andrea, in quel momento , in quella fase della sua vita, vede, sente, fa suo, traduce e trasmette e che gli viene da dentro, prima patrimonio suo poi regalato agli altri. Anche secondo le più recenti teorie psicologiche, la mente, fonte del pensiero e quindi dell’espressione artistica, non è una “tabula rasa” su cui tutto si costruisce in base alle esperienze primarie di vita, ma ciascuno di noi nasce già con un proprio patrimonio, con una propria dotazione personale che poi certo l’ambiente, inteso come esperienza di relazione ed esperienze di vita, influenza sia nel permettere lo sviluppo e l’organizzazione, sia però purtroppo talvolta nel senso dell’inibizione e della rinuncia. Non penso però che quest’ultimo sia il caso di Andrea; lui il suo patrimonio, “il suo destino biologico” base per lo sviluppo del suo “destino mentale” ad essere come è personologicamente e quindi anche artisticamente, se lo è tenuto ben stretto e buon per noi che ce lo possiamo godere.
Dott. Gianni Belloni – medico chirurgo
Specialista in neuropsichiatria infantile
e psicoterapeuta
Lettera autografa di Sigrido Bartolini giornalista e critico d’arte de “IL GIORNALE” – marzo 1996
Egr. Sig. Vaccaro
Scusi il ritardo ma un po’ le tante lettere alle quali rispondere e molto il fatto che sono spesso fuori sede, sia per “Il Giornale” che per le cose mie.
Ho letto con interesse la sua precisa denuncia, niente da obiettare, salvo il fatto che lei mi sembra illuso di poter fare qualcosa. Il Presidente della Repubblica? Ma non ha capito che tipo è? Non vede che fa tutto il possibile per ricostruire una Democrazia Cristiana che divida quel che resta del paese con il Partito Comunista (o come diavolo si chiami).
Io sono pessimista su tutta la linea, ho l’occasione de “Il Giornale”, con un direttore come Feltri che permette gli attacchi che lei conosce, e scrivo sia con la certezza di non smuovere neppure la polvere dei tanti, troppi interessi di varia specie, e ormai a livello internazionale, che hanno in America la loro roccaforte. Le mie denuncie mi costano un ulteriore ostracismo da parte di mercanti e stampa, ormai mi sento separato a vita ma non me ne importa, scrivo per dovere di testimonianza, un giorno, fra un paio di generazioni, chissà?!
Se posso permettermi di darle un consiglio, dia retta, non si faccia il sangue guasto come ho fatto io. Il paese è quello che è, l’arte l’ho persa di vista da tempo e così non mi resta che la rabbia e il gesto onanistico di gridare al vento.
Saluti e buon lavoro.
MILANO, 9 MARZO 1996
SIGFRIDO BARTOLINI
GIORNALISTA E CRITICO D’ARTE
DE “IL GIORNALE” - MILANO
CORRIERE DELLA SERA DI MERCOLEDI 18 OTTOBRE 1989 PAG. 11 – “I PREZZI DEI QUADRI? LI DECIDE LA MAFIA - ARTICOLO A FIRMA VIVIANA KASAM
Aste pilotate, quotazioni megagalattiche: il mercato dell’arte nel giro delle cosche.
Tutti i trucchi per riciclare capitali nelle opere di valore: prestanomi, accrediti bancari sospetti, evasioni fiscali, esportazioni di valuta – Il gioco proficuo delle sparizioni – La Svizzera forziere sicuro di beni e “porto franco” Milano – “Le nozze di Pierrete”, famosa tela di Picasso scomparsa dal mercato per molti anni, andrà all’asta a Parigi il 30 novembre. Prezzo stimato: ottanta miliardi di lire. Una cifra da capogiro. Ma ormai i nove zeri sono all’ordine del giorno. Tanto che non pochi cominciano a chiedersi le ragioni del boom dell’arte, e da dove provengono i capitali investiti in questo settore. Le risposte ci sono, più difficile addurre le prove: perché spesso dietro la quotazioni megagalattiche delle vendite all’incanto ci può essere riciclaggio di denaro sporco, mafia, evasione fiscale, esportazione di valuta e questo perché i quadri sono beni ad altissimo valore che presentano parecchi vantaggi: sono facilmente trasportabili fuori da ogni controllo (arrotolati, tagliati, ridipinti); non hanno bisogno di atto notarile di acquisto; possono essere pagati in qualsiasi valuta; riescono ad eludere tassazioni. Se passano di mano da privato a privato, non c’è Iva; se vengono battuti all’incanto c’è solo sui diritti d’asta; soltanto se la tela si importa o viene acquistata in una galleria si dovrebbe applicare l’imposta sul valore aggiunto, ma i controlli in questo campo sono difficili, perché non esistono listini di prezzo. Immaginiamo ora qualche “scenario”.
Scenario uno. Titolo: mafia, un giro di delinquenza organizzata ricco di contanti da riciclare, acquistata a un asta, tramite un prestanome, un’opera di grandissimo valore, pagata attraverso accrediti bancari o società off-shore. Teniamo presente che la battuta d’asta costituisce la base del futuro prezzo di mercato, crea il pedigree del quadro. Bene: il nostro immaginario gruppo tiene via il quadro per un certo numero di anni, poi lo rimette sul mercato, là dove la valuta in quel momento è più interessante (Londra, Parigi, New York), ricavandone soldi “puliti”. Anonimi i compratori anonimi i venditori per convenzione d’asta.
Scenario due. Titolo: evasione fiscale. Mettiamo un imprenditore – e questo sistema pare sia parecchio utilizzato nel nostro Paese – che voglia fare uscire soldi dalla sua azienda e farli entrare, esentasse nelle proprie tasche. Gli basta mettersi d’accordo con una casa d’aste per vendere alla propria azienda un quadro di sua proprietà – o acquistato per l’occasione – facendo lievitare artatamente il prezzo (bastano due persone incaricate di fingere di contenderselo): Poche illusioni: parecchie case d’aste, anche rinomate (escludendo quelle pochissime superserie e note internazionalmente come Sotheby’s, Christie’,s, Finante) si prestano a questi giochini, anzi a volte incamerano una fetta del ricavato. Così l’immaginario signor x, che possiede, o ha acquistato un grande maestro magari di dubbia attribuzione e qualità, e quindi a buon mercato (un Perugino più restauro che dipinto, un Leonardo probabilmente di scuola, Un Tiziano contestato dalla maggior parte dei critici), lo vende all’asta dietro falso nome, e lo fa acquistare alla propria azienda, mettendosi in tasca centinaia di milioni. E c’è un ulteriore vantaggio; se sfruttato bene, l’acquisto viene utilizzato per fare pubblicità all’azienda.
Scenario tre. Titolo: l’imbroglio. Prendiamo per esempio un pittore contemporaneo che, dopo aver vivacchiato a quotazioni modeste, all’improvviso realizza in parecchie aste cifre da capogiro. E’ stato scoperto dai critici e dal pubblico? No, semplicemente uno o più galleristi che hanno accumulato un congruo numero di sue tele, si mettono d’accordo per gonfiare i prezzi, in modo da stabilire nuovi prezzi di mercato.
Scenario quattro. Titolo: leasing d’arte. Un immaginario imprenditore decide di spendere parte dei budget della sua ditta in opere d’arte. Onde acquisirle con benefici fiscali, usa il leasing. L’azienda paga tutte le rate, ma si ferma prima dell’ultima. A questo punto subentra il cosiddetto “diritto di riscatto”: a norma di legge chiunque, d’accordo con la società di leasing, può riscattare l’opera, pagando la rata mancante. La persona è, quasi sempre, il titolare dell’azienda stessa, che diventa così proprietario di un’opera pagata dalla sua ditta. Con i benefici fiscali. Come le “nozze di Pierrette”, scomparso dal mercato per molti anni, sono innumerevoli i quadri dei quali ogni anno si perdono le tracce. Ma il nulla si chiama “porto franco” e si trova a Zurigo e a Ginevra. Vicino agli aeroporti delle città svizzere due megadepositi ciascuno delle dimensioni di una cittadella, custodiscono migliaia di opere. Veri e propri forzieri del mondo, sorvegliati da vigilantes racchiudono tele di tutti i Maestri degni di questo nome, che attendono lì la scadenza dei termini giuridici per riapparire sul mercato. Perché? La Svizzera è un paese sicuro, che rispetta e protegge i segreti; e il porto franco è un punto dove la merce può arrivare in attesa di destinazione finale e restare così esentasse e esente da ispezioni. Non sempre, beninteso, dietro alle aste c’è illegalità. Ma quando si raggiungono quotazioni astronomiche, un’ombra di sospetto è legittima. Basti pensare, agli “Iris” di Van Ghog acquistati l’anno scorso a New York per 66 miliardi di lire dal magnate australiano Alan Bond ora in via di fallimento. In questo gioco di rialzi concordati, di prezzi esorbitanti, di opere pompate, spesso rimangono presi gli sprovveduti amanti dell’arte. Viviana Kasam
P.S. VIVIANA KASAM E’ UNA IMPORTANTE GIORNALISTA INTERNAZIONALE E COLLABORA CON GIORNALI E IMPORTANTI UNIVERSITA’ COME QUELLA DI GERUSALEMME SEDE DI UN CENTRO DI RICERCA SUL CERVELLO
TESTO A CURA DI LUCA VACCARO-DOTTORE IN FILOSOFIA DEL DIRITTO-VIA ROMAGNA,31-LEGNANO
Fin dalla prima infanzia, il bambino Andrea Vaccaro ha sentito la naturale e spontanea esigenza di osservare il mondo intorno a sé e di fermare il ricordo e l’emozione che le immagini gli davano con il disegno. Eppure nessuno gli aveva insegnato nulla. Egli rappresentava con il gesso dei muratori per terra le immagini del mondo che scorrevano davanti ai suoi occhi: cavalli, carretti, asini, muli, contadini ed operai ed anche il libero gioco delle nuvole che biancheggiavano e rallegravano il cielo di Legnano. Andrea viveva fuori dalla città, in fondo a Via Carlo Porta, circondato dai campi, ancora lavorati dai contadini: ne osservava l’aratura a mano con cavalli, la semina e la raccolta del grano falciato a mano assieme a fiori azzurri e rossi, fiordalisi e papaveri. Il piccolo Andrea aiutava i contadini a togliere i sassi dal terreno, che venivano portati via su un carro trainato da un bell’animale: il cavallo. All’ingresso delle case popolari vi era uno spazio di cemento di fronte al cancello di legno. Su quel cemento Andrea ha disegnato cavalli con o senza ali e tutto ciò che colpiva la sua immaginazione. Persone amanti dell’arte si fermavano a guardarlo mentre disegnava e molti di loro si complimentavano con lui...
Purtroppo i disegni dei bambini sono sempre stati considerati pasticci inutili fatti soltanto per passare il tempo. Tutti i bambini disegnano. Per il bambino, il disegno e il gioco rappresentano gli strumenti principali di presa di coscienza del mondo esterno. Alcuni bambini rivelano però nel disegno delle doti speciali. Se fossero stati conservati i disegni dell’infanzia di Raffaello, Michelangelo e Leonardo potremmo sapere molte cose sulla loro personalità. Così per Picasso di cui si dice che: “a sei anni disegnava come Raffaello” oppure Sassu dice che da bambino era un vero prodigio. Ma purtroppo non c’è un solo disegno che lo provi.
Le proprietà cerebrali degli artisti o degli scienziati sono dovute ad una modulazione in più rispetto alla natura degli altri. Modulazioni probabilmente a carattere genetico, affinate anche da esperienze nel corso della vita. Caratteristiche simile si ritrovano anche in soggetti portatori di patologie. Viene indicato come esempio Paul Klee affetto da sclerodermia. Si è accertato a partire da bambini autistici che la capacità fuori del comune sono date da uno sviluppo irregolare ma molto grande in un emisfero (quello destro) piuttosto che in quello sinistro. Si è visto che con il crescere dei due cervelli (emisferi) certe qualità diminuivano a vantaggio di un miglioramento generale. La conclusione può essere che il genio del vero bambino prodigio stia tutto in un precoce ed eccezionale sviluppo di tutti e due gli emisferi. Notevole è l’esperimento di un bimbo nero che portato in elicottero sopra Roma e Londra al ritorno a terra sapeva riprodurre con perfezione tutte e due le città. Tuttavia è la conferma scientifica che possono esistere persone eccezionali con entrambi gli emisferi cerebrali sani e questi sono i veri bambini prodigio!
Non si diventa dei geni studiando sui libri! Studiando si diventa al massimo buoni conoscitori del pensiero altrui. I “primi della classe” sono “imparaticci” sostenuti dalle cure e dalle attenzioni della famiglia, mentre spesso i veri bambini prodigio sono creativi e per la loro capacità di pensare in autonomia vengono relegati tra gli ultimi della classe. Le caratteristiche del bambino prodigio sono una grande sensibilità e timidezza e grande amore verso gli animali. Il piccolo Andrea parlava con i cavalli e soffriva con loro quando gli uomini li frustavano e li obbligavano a trascinare grossi carri dalle altissime ruote, carichi di merce. Si commuoveva per gli altri ed era sempre pronto a giocare anche con nulla. Il genio osserva la vita ed impara da essa. Leonardo da Vinci non ha mai imparato il latino ma è da tutto il mondo considerato un genio irripetibile. Purtroppo di Leonardo bambino non ci è arrivato nessun disegno.
Fortunatamente esistono circa duemila disegni realizzati dal bambino Andrea Vaccaro. Molti di questi disegni si sono salvati dalla furia distruttrice della famiglia che onestamente non era in grado di capirne il valore. Inoltre ancora vivono persone testimoni della sua straordinaria attività infantile fin dalla prima classe elementare. Questi disegni dopo essere stati esposti al Museo del Paesaggio di Verbania-Pallanza, Banca di Credito Cooperativo di Legnano, Ospedali Civile di Legnano e in molti altri luoghi ora sono visibili presso la BNL Gruppo BNP Paribas di Legnano.
Nonostante le avversità e l’ambiente ostile, Andrea Vaccaro è riuscito ad esprimere il suo talento ed è diventato un pittore professionista. Certamente il suo genio è stato ed è tuttora duramente ostacolato, non solo dalla famiglia d’origine, ma anche dall’ambiente sociale e culturale in cui è vissuto e vive.
I moderni critici d’arte negano l’importanza della genetica e delle doti naturali degli artisti. Nell’arte moderna le doti non contano: il disegno è considerato ormai qualcosa di sorpassato ed inutile. L’arte oggi è solo ideologia e politica, provocazione senza nessuna regola e per la quale non servono doti. Nessuna importanza per il genio, per il talento innato dei veri artisti. L’arte di oggi è totalmente degenerata e asservita al capitale e alle mode! Ecco perché è così importante riscoprire la genetica! E’ l’unica via per dare nuovamente spazio agli artisti per vocazione e mettere da parte i critici con le loro insulse chiacchiere.
La società può innalzare il genio del bambino prodigio, così come può completamente affossarlo. Le doti naturali e la forza di volontà di artisti come Andrea Vaccaro non sono sufficienti per consentire all’arte di affermarsi. E’ necessario che le istituzioni pubbliche forniscano il loro aiuto e il loro supporto.
A testimonianza della corruzione politica dell’arte intesa come protesta sociale cito l’intera opera critica di Giulio Carlo Argan ritenuto una della massime menti dell’arte. Allego inoltre un interessante articolo del Corriere della Sera dal titolo “I prezzi dei quadri? Li decide la mafia” a firma Viviana Kasam, (1989) ed una lettera autografa di Sgrido Bartolini giornalista e critico d’arte de “il Giornale” (1996).
ANCORA PIU’ IMPORTANTE LA TESTIMONIANZA DI UN NEUROPSICHIATRA INFANTILE CHE LO HA CONOSCIUTO DA SEMPRE.
PERCHE’ BAMBINO PRODIGIO
CONSIDERAZIONI SEMIANALITICHE SU ANDREA VACCARO di GIANNI BELLONI MEDICO CHIRURGO, NEUROPSICHIATRA INFANTILE - PSICOTERAPEUTA
Alto alto, magro magro, un po’ impacciato, con una folta capigliatura nera e riccia ed occhi capaci di esprimere contemporaneamente più sentimenti, più emozioni; potevi leggerci curiosità insieme ad un certo timore, caparbietà nel suo intento e rispetto e deferenza per l’altro. Questo è un po’ il ricordo che ho di Andrea da ragazzo, visto coi miei occhi di bambino. Quest’aspetto di esprimere nello stesso momento sentimenti anche opposti, come essere curioso di qualche cosa che però, nello stesso tempo, incute anche timore e rispetto, ora, da adulto e da neuropsichiatra , non posso che leggerlo come presenza e capacità di Andrea di sentire e di coltivare emozioni diverse e cercare di legarle in una sorta di conflittualità creativa che ha poi preso la forma dell’espressione artistica. E’ davvero stupefacente guardare i disegni infantili di Andrea; viene spontaneo andare a verificare quanti anni avesse e tutte le volte è una meraviglia nuova constatare che quel cavallo, così ricco di movimento, l’ha disegnato a sette anni, che quell’uomo così intento al suo lavoro, o quell’altro, così forte e stanco risalgono a quando ne aveva otto. Nella mia carriera professionale di disegni di bambini ne ho visti moltissimi, alcuni molto ricchi, altri molto poveri, altri ancora ricchi nell’esprimere emozioni profonde ma poveri nella forma; quelli di Andrea contengono sempre entrambi questi aspetti , la forza nel cogliere l’essenza, l’anima di ciò che sta rappresentando e la capacità di analisi percettiva e poi di restituire il tutto in codice grafico, su di un foglio, una tela, una tavola. Questa capacità innata di leggere la realtà percepita nei suoi aspetti formali e più profondi e di tradurla in tratto grafico, creativo, artistico, si è col tempo arricchita di maggiore conoscenza, di maggiore consapevolezza e quindi di una consapevolezza tecnica. Ciò però non ha sopraffatto od esautorato la sua caparbia curiosità, il suo desiderio di ricerca. Da una situazione di creatività artistica per così dire spontanea, è passato ad essere artista creativo, spaziando dalla ritrattistica, alla paesaggistica, all’astrattismo, ecc…Ciascuna di queste “forme espressive” può poi individualmente, per chi la guarda e cerca di vederla, essere considerata più o meno “bella”, più o meno “risonante dentro”, ma comunque rappresenta sempre una sintesi di ciò che Andrea, in quel momento , in quella fase della sua vita, vede, sente, fa suo, traduce e trasmette e che gli viene da dentro, prima patrimonio suo poi regalato agli altri. Anche secondo le più recenti teorie psicologiche, la mente, fonte del pensiero e quindi dell’espressione artistica, non è una “tabula rasa” su cui tutto si costruisce in base alle esperienze primarie di vita, ma ciascuno di noi nasce già con un proprio patrimonio, con una propria dotazione personale che poi certo l’ambiente, inteso come esperienza di relazione ed esperienze di vita, influenza sia nel permettere lo sviluppo e l’organizzazione, sia però purtroppo talvolta nel senso dell’inibizione e della rinuncia. Non penso però che quest’ultimo sia il caso di Andrea; lui il suo patrimonio, “il suo destino biologico” base per lo sviluppo del suo “destino mentale” ad essere come è personologicamente e quindi anche artisticamente, se lo è tenuto ben stretto e buon per noi che ce lo possiamo godere.
Dott. Gianni Belloni – medico chirurgo
Specialista in neuropsichiatria infantile
e psicoterapeuta
Lettera autografa di Sigrido Bartolini giornalista e critico d’arte de “IL GIORNALE” – marzo 1996
Egr. Sig. Vaccaro
Scusi il ritardo ma un po’ le tante lettere alle quali rispondere e molto il fatto che sono spesso fuori sede, sia per “Il Giornale” che per le cose mie.
Ho letto con interesse la sua precisa denuncia, niente da obiettare, salvo il fatto che lei mi sembra illuso di poter fare qualcosa. Il Presidente della Repubblica? Ma non ha capito che tipo è? Non vede che fa tutto il possibile per ricostruire una Democrazia Cristiana che divida quel che resta del paese con il Partito Comunista (o come diavolo si chiami).
Io sono pessimista su tutta la linea, ho l’occasione de “Il Giornale”, con un direttore come Feltri che permette gli attacchi che lei conosce, e scrivo sia con la certezza di non smuovere neppure la polvere dei tanti, troppi interessi di varia specie, e ormai a livello internazionale, che hanno in America la loro roccaforte. Le mie denuncie mi costano un ulteriore ostracismo da parte di mercanti e stampa, ormai mi sento separato a vita ma non me ne importa, scrivo per dovere di testimonianza, un giorno, fra un paio di generazioni, chissà?!
Se posso permettermi di darle un consiglio, dia retta, non si faccia il sangue guasto come ho fatto io. Il paese è quello che è, l’arte l’ho persa di vista da tempo e così non mi resta che la rabbia e il gesto onanistico di gridare al vento.
Saluti e buon lavoro.
MILANO, 9 MARZO 1996
SIGFRIDO BARTOLINI
GIORNALISTA E CRITICO D’ARTE
DE “IL GIORNALE” - MILANO
CORRIERE DELLA SERA DI MERCOLEDI 18 OTTOBRE 1989 PAG. 11 – “I PREZZI DEI QUADRI? LI DECIDE LA MAFIA - ARTICOLO A FIRMA VIVIANA KASAM
Aste pilotate, quotazioni megagalattiche: il mercato dell’arte nel giro delle cosche.
Tutti i trucchi per riciclare capitali nelle opere di valore: prestanomi, accrediti bancari sospetti, evasioni fiscali, esportazioni di valuta – Il gioco proficuo delle sparizioni – La Svizzera forziere sicuro di beni e “porto franco” Milano – “Le nozze di Pierrete”, famosa tela di Picasso scomparsa dal mercato per molti anni, andrà all’asta a Parigi il 30 novembre. Prezzo stimato: ottanta miliardi di lire. Una cifra da capogiro. Ma ormai i nove zeri sono all’ordine del giorno. Tanto che non pochi cominciano a chiedersi le ragioni del boom dell’arte, e da dove provengono i capitali investiti in questo settore. Le risposte ci sono, più difficile addurre le prove: perché spesso dietro la quotazioni megagalattiche delle vendite all’incanto ci può essere riciclaggio di denaro sporco, mafia, evasione fiscale, esportazione di valuta e questo perché i quadri sono beni ad altissimo valore che presentano parecchi vantaggi: sono facilmente trasportabili fuori da ogni controllo (arrotolati, tagliati, ridipinti); non hanno bisogno di atto notarile di acquisto; possono essere pagati in qualsiasi valuta; riescono ad eludere tassazioni. Se passano di mano da privato a privato, non c’è Iva; se vengono battuti all’incanto c’è solo sui diritti d’asta; soltanto se la tela si importa o viene acquistata in una galleria si dovrebbe applicare l’imposta sul valore aggiunto, ma i controlli in questo campo sono difficili, perché non esistono listini di prezzo. Immaginiamo ora qualche “scenario”.
Scenario uno. Titolo: mafia, un giro di delinquenza organizzata ricco di contanti da riciclare, acquistata a un asta, tramite un prestanome, un’opera di grandissimo valore, pagata attraverso accrediti bancari o società off-shore. Teniamo presente che la battuta d’asta costituisce la base del futuro prezzo di mercato, crea il pedigree del quadro. Bene: il nostro immaginario gruppo tiene via il quadro per un certo numero di anni, poi lo rimette sul mercato, là dove la valuta in quel momento è più interessante (Londra, Parigi, New York), ricavandone soldi “puliti”. Anonimi i compratori anonimi i venditori per convenzione d’asta.
Scenario due. Titolo: evasione fiscale. Mettiamo un imprenditore – e questo sistema pare sia parecchio utilizzato nel nostro Paese – che voglia fare uscire soldi dalla sua azienda e farli entrare, esentasse nelle proprie tasche. Gli basta mettersi d’accordo con una casa d’aste per vendere alla propria azienda un quadro di sua proprietà – o acquistato per l’occasione – facendo lievitare artatamente il prezzo (bastano due persone incaricate di fingere di contenderselo): Poche illusioni: parecchie case d’aste, anche rinomate (escludendo quelle pochissime superserie e note internazionalmente come Sotheby’s, Christie’,s, Finante) si prestano a questi giochini, anzi a volte incamerano una fetta del ricavato. Così l’immaginario signor x, che possiede, o ha acquistato un grande maestro magari di dubbia attribuzione e qualità, e quindi a buon mercato (un Perugino più restauro che dipinto, un Leonardo probabilmente di scuola, Un Tiziano contestato dalla maggior parte dei critici), lo vende all’asta dietro falso nome, e lo fa acquistare alla propria azienda, mettendosi in tasca centinaia di milioni. E c’è un ulteriore vantaggio; se sfruttato bene, l’acquisto viene utilizzato per fare pubblicità all’azienda.
Scenario tre. Titolo: l’imbroglio. Prendiamo per esempio un pittore contemporaneo che, dopo aver vivacchiato a quotazioni modeste, all’improvviso realizza in parecchie aste cifre da capogiro. E’ stato scoperto dai critici e dal pubblico? No, semplicemente uno o più galleristi che hanno accumulato un congruo numero di sue tele, si mettono d’accordo per gonfiare i prezzi, in modo da stabilire nuovi prezzi di mercato.
Scenario quattro. Titolo: leasing d’arte. Un immaginario imprenditore decide di spendere parte dei budget della sua ditta in opere d’arte. Onde acquisirle con benefici fiscali, usa il leasing. L’azienda paga tutte le rate, ma si ferma prima dell’ultima. A questo punto subentra il cosiddetto “diritto di riscatto”: a norma di legge chiunque, d’accordo con la società di leasing, può riscattare l’opera, pagando la rata mancante. La persona è, quasi sempre, il titolare dell’azienda stessa, che diventa così proprietario di un’opera pagata dalla sua ditta. Con i benefici fiscali. Come le “nozze di Pierrette”, scomparso dal mercato per molti anni, sono innumerevoli i quadri dei quali ogni anno si perdono le tracce. Ma il nulla si chiama “porto franco” e si trova a Zurigo e a Ginevra. Vicino agli aeroporti delle città svizzere due megadepositi ciascuno delle dimensioni di una cittadella, custodiscono migliaia di opere. Veri e propri forzieri del mondo, sorvegliati da vigilantes racchiudono tele di tutti i Maestri degni di questo nome, che attendono lì la scadenza dei termini giuridici per riapparire sul mercato. Perché? La Svizzera è un paese sicuro, che rispetta e protegge i segreti; e il porto franco è un punto dove la merce può arrivare in attesa di destinazione finale e restare così esentasse e esente da ispezioni. Non sempre, beninteso, dietro alle aste c’è illegalità. Ma quando si raggiungono quotazioni astronomiche, un’ombra di sospetto è legittima. Basti pensare, agli “Iris” di Van Ghog acquistati l’anno scorso a New York per 66 miliardi di lire dal magnate australiano Alan Bond ora in via di fallimento. In questo gioco di rialzi concordati, di prezzi esorbitanti, di opere pompate, spesso rimangono presi gli sprovveduti amanti dell’arte. Viviana Kasam
P.S. VIVIANA KASAM E’ UNA IMPORTANTE GIORNALISTA INTERNAZIONALE E COLLABORA CON GIORNALI E IMPORTANTI UNIVERSITA’ COME QUELLA DI GERUSALEMME SEDE DI UN CENTRO DI RICERCA SUL CERVELLO
TESTO A CURA DI LUCA VACCARO-DOTTORE IN FILOSOFIA DEL DIRITTO-VIA ROMAGNA,31-LEGNANO
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