lunedì 21 marzo 2011

SESSANT’ANNI FA’


Al sud imperava l’analfabetismo totale. Salvo intellettuali, sempre pochi rispetto alla popolazione. Al nord la Chiesa tuonava contro i comunisti e lasciava diffondere tra le famiglie benestanti e borghesi che i poveri erano ladri, peccatori incalliti ed omicidi. Ancora in Chiesa le donne dovevano coprire il capo ed in parte il volto ed erano costrette a sedersi a parte rispetto agli uomini. Sul sagrato di certe chiese, come la chiesa dei farti Carmelitani scalzi, il pubblico borghese faceva mostra della sua ricchezza: auto di lusso, pellicce di visone e volpi per le signore. I poveri non potevano accedervi anche perché si distinguevano per l’umiltà dei loro vestiti e dovevano lasciare spazio alle divertite ed orgogliose manifestazioni di ricchezza. Invece di predicare il vangelo, il clero sembrava l’infuocato esaltatore della chiesa calvinista: “la chiesa visibile! Infatti Calvino, prendendo a testo il vecchio testamento, sosteneva che Dio premiava i suoi preferiti con la ricchezza! I poveri erano esclusi dalla grazia di Dio!” A parte questo tipo di socialità, il resto della popolazione era costituita da operai, la cui cultura era minima, venivano pagati a settimana e dovevano mostrare tutta la loro sudditanza ai ricchi con atteggiamento di umili con il cappello in mano. I miei erano fascisti ed odiavano la classe operaia. Mi punivano selvaggiamente perché io frequentavo i figli degli operai. In casa esisteva la più feroce dittatura. Dalla mattina alla sera ero insultato ed il buon giorno era dato da “mangia pane a tradimento” ed alla sera, era “come ti ho messo al mondo io ti ci posso levare quando voglio io”. Dovevo per forza essere primo trai i primi a scuola, salvo essere preso a calci. Mio padre mi legava alle gambe del tavolo di marmo della cucina e mi obbligava a studiare il Re santo”. Botte, insulti e differente trattamento alimentare, rispetto a mia sorella, maggiore di tre anni. Tutto quello che voleva, era consentito. Perché mai? Perché il fascismo aveva inculcato nelle menti deboli il concetto: “io voglio, posso e comando!”. I miei sapevano leggere e scrivere ma erano ugualmente incolti ed estremamente superstiziosi. Credevano ai fantasmi, alle donne che si tramutavano in gatti per portare il malocchio alle vicine di casa. Ogni giorno ispezionavano i guanciali ed i materassi perché credevano che per magia vi fossero state nascoste piume di uccello, forcine per capelli ed altri ammenicoli del genere. Troverete altre storie nel mio post “odiare per vivere”. L’ultima pennellata sull’ambiente di casa mia, ecco cosa faceva mia padre. Prima di uscire di casa, si fermava di fronte a un immagine di Santa Rita da Cascia. Formulava una silenziosa preghiera e si faceva il segno della croce. Al rientro, si inginocchiava di fronte all’immagine, pregava, si segnava e poi con odio tremendo mi prendeva a calci e pugni in testa. Io mi rifugiavo sotto il tavolo della cucina dove gli era impossibile colpirmi!

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