Racconta Tommy il rosso che il carattere del padre del suo amico pittore Andrea è dovuto sia alla genetica e molto agli ambienti duri frequentati. Suo padre era orfano del papà ed era estremamente povero. Ignazio, così si chiamava, voleva studiare ma non gli era sto concesso. Per riuscire ad evadere da una condizione sociale molto difficile, trovò lo zio, milite carcerario, disposto a portarlo con se dalla Sicilia fino a Pallanza dove esisteva ed esiste ancora una fortezza carceraria. Ora questo grande edificio è adibito a scuola per agenti carcerari. Allora erano rinchiusi tanto delinquenti comuni quanto sorvegliati politici. L’ambiente era dunque basato su una rigida disciplina. Il padre di Andrea ebbe così una visione della vita manichea: il bene da una parte e il male dall’altra. Quando si arruolò come milite fascista, prestò servizio di controllo prima al porto di Napoli e poi in Juguslavia a Spalato. Aveva fatto esperienze militari anche a Saluzzo ed altri luoghi del Piemonte. Il suo compito era quello di sorvegliare ed imporre la legge e la disciplina. Non aveva quindi mai saputo cosa fosse una carezza o una parola gentile. Nel corso della sua vita fece anche il vigile urbano e si dice fosse anche molto severo. Quindi il carattere che si formò era quello di un duro abituato alla disciplina e ad applicare il rigore. Continua Tommy il morsicone…A Spalato, i militi italiani ed i soldati venivano spesso invitati a cena dai cittadini locali. Questi signori offrivano lauti pranzi, al termine dei quali chiedevano all’ospite italiano se aveva gradito quella carne buona ed abbondante, cosa impossibile con il vitto dell’esercito. A questo punto gli ospiti jugoslavi domandavano se l’invitato avesse conosciuto un certo soldato ed elencavano l’arma ed il grado che gli apparteneva. Quasi sempre gli italiani rispondevano positivamente: ecco allora la verità su quella carne. Era il corpo macellato del tal soldato italiano. Questa era la fine che ora doveva fare l’ospite: essere macellato per il prossimo pranzo o cena cui avrebbe invitato un altro italiano. Naturalmente la reazione era violenta e chi riusciva a fuggire dopo una colluttazione e l’uso delle armi, amareggiato e disperato avvisava i suoi compagni dell’orrenda fine che avrebbero fatto se avessero accettato l’invito. Non conosco altri dettagli, tranne che dopo l’otto settembre ’43 i tedeschi fecero prigionieri gli italiani, li disarmarono e li portarono con carri merci nei vari campi di concentramento. Racconta sempre il gatto Tommy che il padre del suo amico pittore Andrea se la cavò grazie ad un espediente: sapeva fare bene la barba ai guardiani tedeschi e masticava alcune frasi in tedesco. Grazie a questo esercizio di barbiere, i sorveglianti nazisti chiusero un occhio e gli permisero di razzolare fra l’immondizia e di cibarsi delle bucce delle patate. Naturalmente fra i prigionieri serpeggiava la voglia della fuga ed una notte, con la complicità dei partigiani, riuscì ad evadere. Giunse avventurosamente nelle Valli di Comacchio in Italia dove visse clandestinamente partecipando a incursioni contro i tedeschi che in quei luoghi davano una caccia spietata ai soldati italiani non ancora schiavizzati o addirittura fuggitivi. I partigiani italiani diedero al padre di Andrea una piccola ma efficace arma inglese e lo tennero per molto tempo in quelle umidissime zone d’acqua stagnante dove regnavano milioni e milioni di zanzare di ogni tipo. I partigiani si rifugiavano in case di fortuna per passare il giorno ed uscivano di notte per le loro incursioni contro il nemico. Le sorti erano incerte ed i tedeschi erano spietati: cercavano i partigiani nascosti nei fienili e conficcavano forconi dentro il mucchio di fieno, in modo da uccidere o ferire gli avversari li sotto nascosti. Fu una notte che un manipolo di tedeschi in caccia entrarono nella stalla dove sotto la paglia c’erano fuggitivi, tra i quali il padre del pittore. Raccontò poi Vaccaro che gli apparve S.Rita Da Cascia, della quale il padre di Andrea era devoto. La Santa gli fece un segno portando un dito sulle labbra in modo da fargli capire che doveva rimanere in silenzio e ben fermo. I nazisti spinsero forconi e baionette nella paglia ma queste armi passarono vicino ai corpi dei partigiani nascosti, senza colpirli. Così gli italiani si salvarono e il padre di Andrea aumentò la grande devozione per Santa Rita che lo aveva salvato. Fu una vera reale apparizione? Fu una opportuna allucinazione che salvò suo padre? Ecco un problema che meriterebbe di essere analizzato. Queste visioni sono reali o frutto dell’eccitazione del momento pericoloso? Comunque da allora il padre di Andrea chiese al capo partigiano il permesso di allontanarsi per avvicinarsi a Legnano. Con mezzi di fortuna raggiunse Legnano proprio dopo il 25 aprile del 1945. Cari amici questa è una piccola avventura che segnò tuttavia il carattere del padre del mio amico pittore. Con affetto il gatto Tommy detto il morsicone.
martedì 5 febbraio 2008
APPARIZIONE DI SANTA RITA.
Racconta Tommy il rosso che il carattere del padre del suo amico pittore Andrea è dovuto sia alla genetica e molto agli ambienti duri frequentati. Suo padre era orfano del papà ed era estremamente povero. Ignazio, così si chiamava, voleva studiare ma non gli era sto concesso. Per riuscire ad evadere da una condizione sociale molto difficile, trovò lo zio, milite carcerario, disposto a portarlo con se dalla Sicilia fino a Pallanza dove esisteva ed esiste ancora una fortezza carceraria. Ora questo grande edificio è adibito a scuola per agenti carcerari. Allora erano rinchiusi tanto delinquenti comuni quanto sorvegliati politici. L’ambiente era dunque basato su una rigida disciplina. Il padre di Andrea ebbe così una visione della vita manichea: il bene da una parte e il male dall’altra. Quando si arruolò come milite fascista, prestò servizio di controllo prima al porto di Napoli e poi in Juguslavia a Spalato. Aveva fatto esperienze militari anche a Saluzzo ed altri luoghi del Piemonte. Il suo compito era quello di sorvegliare ed imporre la legge e la disciplina. Non aveva quindi mai saputo cosa fosse una carezza o una parola gentile. Nel corso della sua vita fece anche il vigile urbano e si dice fosse anche molto severo. Quindi il carattere che si formò era quello di un duro abituato alla disciplina e ad applicare il rigore. Continua Tommy il morsicone…A Spalato, i militi italiani ed i soldati venivano spesso invitati a cena dai cittadini locali. Questi signori offrivano lauti pranzi, al termine dei quali chiedevano all’ospite italiano se aveva gradito quella carne buona ed abbondante, cosa impossibile con il vitto dell’esercito. A questo punto gli ospiti jugoslavi domandavano se l’invitato avesse conosciuto un certo soldato ed elencavano l’arma ed il grado che gli apparteneva. Quasi sempre gli italiani rispondevano positivamente: ecco allora la verità su quella carne. Era il corpo macellato del tal soldato italiano. Questa era la fine che ora doveva fare l’ospite: essere macellato per il prossimo pranzo o cena cui avrebbe invitato un altro italiano. Naturalmente la reazione era violenta e chi riusciva a fuggire dopo una colluttazione e l’uso delle armi, amareggiato e disperato avvisava i suoi compagni dell’orrenda fine che avrebbero fatto se avessero accettato l’invito. Non conosco altri dettagli, tranne che dopo l’otto settembre ’43 i tedeschi fecero prigionieri gli italiani, li disarmarono e li portarono con carri merci nei vari campi di concentramento. Racconta sempre il gatto Tommy che il padre del suo amico pittore Andrea se la cavò grazie ad un espediente: sapeva fare bene la barba ai guardiani tedeschi e masticava alcune frasi in tedesco. Grazie a questo esercizio di barbiere, i sorveglianti nazisti chiusero un occhio e gli permisero di razzolare fra l’immondizia e di cibarsi delle bucce delle patate. Naturalmente fra i prigionieri serpeggiava la voglia della fuga ed una notte, con la complicità dei partigiani, riuscì ad evadere. Giunse avventurosamente nelle Valli di Comacchio in Italia dove visse clandestinamente partecipando a incursioni contro i tedeschi che in quei luoghi davano una caccia spietata ai soldati italiani non ancora schiavizzati o addirittura fuggitivi. I partigiani italiani diedero al padre di Andrea una piccola ma efficace arma inglese e lo tennero per molto tempo in quelle umidissime zone d’acqua stagnante dove regnavano milioni e milioni di zanzare di ogni tipo. I partigiani si rifugiavano in case di fortuna per passare il giorno ed uscivano di notte per le loro incursioni contro il nemico. Le sorti erano incerte ed i tedeschi erano spietati: cercavano i partigiani nascosti nei fienili e conficcavano forconi dentro il mucchio di fieno, in modo da uccidere o ferire gli avversari li sotto nascosti. Fu una notte che un manipolo di tedeschi in caccia entrarono nella stalla dove sotto la paglia c’erano fuggitivi, tra i quali il padre del pittore. Raccontò poi Vaccaro che gli apparve S.Rita Da Cascia, della quale il padre di Andrea era devoto. La Santa gli fece un segno portando un dito sulle labbra in modo da fargli capire che doveva rimanere in silenzio e ben fermo. I nazisti spinsero forconi e baionette nella paglia ma queste armi passarono vicino ai corpi dei partigiani nascosti, senza colpirli. Così gli italiani si salvarono e il padre di Andrea aumentò la grande devozione per Santa Rita che lo aveva salvato. Fu una vera reale apparizione? Fu una opportuna allucinazione che salvò suo padre? Ecco un problema che meriterebbe di essere analizzato. Queste visioni sono reali o frutto dell’eccitazione del momento pericoloso? Comunque da allora il padre di Andrea chiese al capo partigiano il permesso di allontanarsi per avvicinarsi a Legnano. Con mezzi di fortuna raggiunse Legnano proprio dopo il 25 aprile del 1945. Cari amici questa è una piccola avventura che segnò tuttavia il carattere del padre del mio amico pittore. Con affetto il gatto Tommy detto il morsicone.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento