Al sud, tutto il sud Italia, politici d’ogni colore hanno fatto credere da sempre che basta mettere piede in Lombardia e si è subito ricchi. Questo veniva pubblicato nei testi scolastici delle scuole medie. I meridionali sono convinti che al nord regalino soldi a bizzeffe e quindi si possa derubarlo. Leggete questo episodio e poi se volete cercate altri racconti nel post: “odiare per vivere”.
LE DOCCE DELLA“SCIANNA”.
Fonte d’odio terribile era la presa in giro di questi poveracci ridotti ormai all’esasperazione, sporchi, pieni di ogni lordura, ai quali veniva promessa la doccia. Li facevano denudare, insaponare e poi niente acqua. Bestemmie da competizione, minacce gravi e necessariamente via di corsa allo spaccio ove far debiti comprando acque minerali e gassose, con le quali tentare di togliersi il sapone. Altra presa in giro terribile era la pulizia delle stoviglie. Tremila uomini almeno che usavano la terra per sgrassare l’unto della “schiscetta” d’alluminio e poi zero acqua. La disperazione era massima, la volontà di massacro la si sentiva palpitare. Ma con fair play inglese i superiori dicevano che i panni sporchi si dovevano lavare in casa propria e che avrebbero spedito alla corte marziale chiunque avesse osato fiatare. Per dar l’esempio il signor Capitano ci riuniva e faceva la conta: se il disgraziato fosse stato tra i nomi segnalati dai caporali e sergenti carogna, per lui era finita. Gaeta per lui era la destinazione e disciplina di rigore era comminata agli altri. Tuttavia vedo che nessuno ancora oggi osa parlare di queste cose. Mi fermo all’ultimo evento. A Palermo, Il giorno di ferragosto, munito di qualche cinquemila lire guadagnate con la vendita dei miei ritratti, ho attraversato tutta la Sicilia per andare a trovare mia nonna a Scicli. Tornato alla sera, per paura del ritardo, punito poi severamente, mi feci trasportare da un taxi abusivo, che si fermò a suo piacere dove piacque ai due che lo conducevano. Mi venne chiesto di pagare ed io offrii un biglietto da cinquemila. Fiducioso aspettavo il resto, ma questi mi misero un coltello a serramanico alla gola e con l’aria tipica dei delinquenti affermarono: “Tu sei del nord e quindi devi pagare perché sei del nord. O vuoi un buco nella gola?”. Rinunciai all’intervento chirurgico non necessario e corsi dall’ufficiale di turno a raccontare trafelato ed emozionato quanto era successo. Aspettavo una risposta a mio favore ma il distinto ed onorevole militare mi disse lapidario: “Hanno ragione loro!” e così mi rassegnai e pensai solo ad evadere. Cosa che avvenne alla fine di settembre. A Savona trovai ufficiali galantuomini e marescialli e forza minore dello stesso identico stampo delle precedenti esperienze siciliane. Con l'aiuto di un bravo ed onesto galantuomo amante dell’arte, un maggiore dell'esercito, si riuscì a farmi ricoverare all'ospedale militare di Genova-Bolzaneto, tra matti veri e matti finti. Continuai a fare ritratti finché mi trovarono una vera gastroenterite che mi dava diritto a sessanta giorni di convalescenza. Terminata la convalescenza rientrai in forza all’ospedale di Baggio a Milano dove feci lo scritturale in molti reparti compreso quello psichiatrico.
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