mercoledì 21 maggio 2008

COME ESSERE FELICI CON POCO

Dopo la fine della guerra, quando mio padre era ritornato in famiglia, si attendeva il Natale e le sue feste come qualcosa di meraviglioso. Lo era sul serio, sia per l’atmosfera generale, sia perché la famiglia si ritrovava a celebrare l’evento con una straordinaria carica umana. Non i regali, i giocattoli e tutti gli orpelli che normalmente accompagnano queste feste. La famiglia riunita alla sera della vigilia a preparare la pasta per confezionare gli agnolotti.
Ognuno voleva essere partecipe attivo. Chi tritava la carne con tutte le spezie occorrenti. Chi voleva usare una speciale rotella dentata per ritagliare in quadretti il succolento cibo. Tutti diventavano esperti panificatori e si discuteva animatamente sull’impasto della farina da tirarsi poi col mattarello in una sottile superficie da far asciugare un poco appoggiata sul divano, sul letto e sulle sedie.
Il capo famiglia ritornava bambino anche lui e dimenticava la ferrea disciplina militare. La mamma acconsentiva che anche noi bambini mettessimo le mani in pasta. Tutto il cerimoniale ci affascinava e poi verso mezzanotte si faceva la conta per vedere chi dovesse andare a scaldare i letti. L’indomani mattina, prima del rituale della Santa Messa, mio padre ed il sottoscritto, seduto sulla canna della due ruote, si andava a comperare rarità gastronomiche come la mostarda, l’insalata russa, il paté d’oca. Per il dolce non potevamo ancora permettercelo, anche se qualche anno dopo ci avrebbe pensato la “BEFANA DEI VIGILI” a farci sfogare per gli arretrati. Allora ci pensava la nonna a confezionare qualche torta casereccia cotta nel forno della stufa a carbone. Le vacanze scolastiche completavano la meraviglia di quei giorni. Ricordo Santo Stefano di un anno felice, in cui, alla mattina, mio padre mi portò al cinema Italia dove proiettavano un’affascinante storia ambientata al nord Europa, nella quale era narrato che un pescatore aveva lasciato la vita ad un luccio che aveva poi ricompensato con oro e gioielli l’onesto pescatore. La notte dell’ultimo dell’anno: ci si riuniva con i vicini di casa, stretti stretti a giocare a tombola, con le cartelle dei numeri ed i fagioli come indicatori dei numeri usciti. La nonna, con gli occhiali sul naso, più sulla punta che al posto giusto, estraeva da un sacchetto di tela i numeri incisi su piccoli dischi di legno. Man mano che aumentava il benessere economico, spariva l’ingenuità e la spontaneità dei contatti umani e quella gioia non l’ho mai più ritrovata. Verso gli anni cinquanta, in periodo natalizio, ricevemmo dalla Sicilia una cassa di ARANCE DOLCISSIME ed un pacco di dolci Siciliani straordinariamente buoni: BISCOTTI RICCI, a base di mandorle, dolci fatti con la buccia di arance con miele, croccantini di miglio e miele e tante altre varietà succolente.
TROPPA GRAZIA S.ANTONIOLa mamma alla sera, prima di addormentarci, ci faceva dire le preghiere. Il sonno mi divorava e spesso mi addormentavo pesantemente e pesantemente venivo risvegliato per terminare le sante orazioni. Non ricordo bene le invocazioni ai Santi ed alla Madonna ma già allora mi domandavo perché ci si dovesse sempre rivolgere alla Madonna ed alle Sante piuttosto che a Dio in persona. Più tardi negli anni, rifeci la stessa domanda ad un’amica che si rivolgeva esclusivamente alla Madonna. La risposta mi sorprese e mi fece impazzire dalle risate. Mi disse: “SE IO AVESSI BISOGNO DEL TUO AIUTO, IO NON VERRÒ MAI A CHIEDERLO A TE MA ANDRÒ A CHIEDERLO A TUA MOGLIE!”. Capii così la psicologia delle donne. Ad esse sembra più facile ottenere quello che vogliono da un’altra donna piuttosto che dal RE. C’è una distorta mentalità femminile e mammona che coinvolge anche l’alto clero, fino all’attuale SANTO PADRE. La Madonna è più accondiscendente e ricettiva del PADRE e del FIGLIO! Tuttavia mia madre nel suo genuino invocare i Santi è stata sicuramente esaudita. Ella terminava le preghiere dicendo: “FAI CRESCERE GIULIANA E PIER ANDREA SANI, FORTI E ROBUSTI!”. E così molti anni dopo, entrando in una banca di Legnano, attraverso uno di quei loculi trasparenti con controllo elettronico, mi sono sentito dire da una cortese e gentile voce femminile: “VIETATO L’INGRESSO A PIÙ PERSONE!”.

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