giovedì 16 luglio 2009

ROMA 1960


Mia madre, la cui testa era più dura di quella di pietra di una statua di marmo, si era fissata di fare sposare la figlia al figlio dello zio di mio padre, un cugino alla lontana che viveva a Roma ed era un impiegato statale. Si era colta l’occasione di un matrimonio fra un altro cugino, fratello del prescelto, con una brava fanciulla di circa vent’anni proveniente da un paesino di collina, nei pressi di Roma. L’unica preoccupazione delle mie donne era quella di circuire il parente candidato, a sua insaputa, a sposare la balena di mia sorella. Il cugino interessato era lontanissimo dall’idea macchinata a sua insaputa e si era dato molto da fare per far visitare la città eterna alle signore del nord, che proprio se ne fregavano delle visite turistiche. L’unico interesse loro era quello di incastrare l’innocente che allora aveva circa trent’anni. Era laureato in legge, pare che fosse segretario niente meno di Andreotti. Oltre tutto era alto, bello e molto gentile oltre che simpatico. Le due malefiche femmine di casa mia approfittarono dell’occasione per coinvolgere anche gli sposini a trascorrere il viaggio di nozze sulle rive di Anzio (località nota per lo sbarco alleato ma non per la sua leggiadria!). Le streghe venute dal nord cantavano vittoria ma l’orso non aveva affatto venduta la sua pelle. Ogni tanto veniva a trovarci qualche ora e in quel frangente l’astuzia di mia madre portava il discorso sull’età matura per mia sorella onde trovar marito. Il buon cugino capì l’antifona e con tutto il tatto di un buon diplomatico cercava di sgusciare dalla rete approntata per lui! Nel frattempo gli sposini freschi si erano arrabbiati con quelle due brutte femmine che non rivolgevano loro nemmeno una parola visto l’interesse per il rispettivo fratello e cognato. Fatto sta che gli sposini litigarono con le mie donne e le piantarono in asso andando come era giusto a “consumare” in qualche luogo più divertente e meritevole. Nel frattempo erano venute sulla spiaggia, proprio accanto a noi due distinte signore romane, delle quali le mie femmine nemmeno si erano accorte, tanto era la rabbia per il fallimento dei loro piani. Personalmente mi era stufato di seguire tutti i raggiri femminili per prendere al laccio il cugino dottore e mi dedicavo ad ascoltare i discorsi delle due nuove venute. Le brave signore romane parlavano ad alta voce, come fossero sole ed affermavano ripetutamente: “Le donne del nord Italia sono tutte troie e puttane. Le “serve” poi sono solo tutte venete e lasciamo che i nostri mariti si sollazzino, così rimane tutto in casa, tra le quattro mura! Sono bestie e le bestie si cavalcano! Mai permetteremo ai nostri figli di fidanzarsi e sposare una di lassù. Piuttosto li uccideremmo! Quelli del nord sono solo schiavi al nostro servizio. Che crepino pure! A Roma siamo tutti meridionali perché noi siamo più intelligenti e furbi! Quelli del nord sono solo ignoranti e zoticoni, specie i lombardi e i veneti!”. Personalmente sono rimasto senza parole e mi aspettavo che le mie due donne del nord reagissero, visto che erano gomito a gomito con le brave donne romane. Invece niente; era tanta la rabbia per la sconfitta matrimoniale che non avevano sentito né capito niente! Il cugino non si è mai più fatto vivo. Il mondo va così!

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