martedì 7 luglio 2009

PAURA DELLE DONNE PER LE AGGRESSIONI




Una vergogna doppia, subire una vile aggressione sessuale e rimetterci magari anche la vita. Quando esistevano fino alla metà degli anni cinquanta le case di tolleranza, queste vergogne non succedevano. Sono le donne, le femministe, le cattoliche che hanno voluto moralizzare gli uomini costringendoli o al matrimonio o all’astinenza. Con le case di tolleranza gli uomini si sfogavano con poche lire. Le malattie erano sotto controllo e non c’erano molestie. A questo proposito mi piace ricordare la mia prima visita al casino (così veniva chiamato): avevo quindici o sedici anni. Ero alto e molto ben sviluppato. Nessuno mi attribuiva l’età vera e da parecchio tempo cercavo donne all’evidente scopo di conoscerle secondo il concetto biblico. Un conoscente piccolo di statura, piuttosto vecchietto d’età, era invece ritenuto molto più giovane. Un pomeriggio Danilo, questo era il suo nome, mi suggerì l’idea di fare visita al “casino” di Busto Arsizio, che si trovava nei pressi del campo sportivo. Danilo sedette dietro al mio “motom” e via fino alla magione delle donne. Io non ebbi difficoltà ad entrare mentre Danilo dovette faticare molto, nonostante la carte d’identità e le mie assicurazioni. A me non fu chiesta per nulla la carta d’identità. Si approdò in un vasto ambiente con grandi finestre munite d’inferriata. Ci chiesero se volevamo sostare nel luogo riservato ai preti o alle persone più danarose. Io non avevo nemmeno una lira in tasca, secondo la consuetudine che mi vede ancora ora nella stessa condizione. Non feci storie e mi accomodai nella sala comune. Poche donne e pochi uomini. Gli uomini silenziosi e pensierosi. Le donne piuttosto attempate davano proprio l’dea di quelle rappresentate nei suoi quadri dal nano Toulose Lautrec. Quindi piuttosto poco invitanti. Da una porta uscì un mostro di femmina truccata all’inverosimile, quasi completamente nuda e ributtante che voleva farsi garantire dal suo cliente di essere stata meravigliosa. Lo accarezzava sulla testa pelata, sul volto stravolto e paonazzo , mezzo rincretinito , quasi incapace di camminare, mentre lei danzava dinanzi a lui e poi passava dietro per riapparire di lato con un braccio teso “alla modella di Boldini”. Ecco che cosa aveva: era nuda, di pelo rossastro , ma indossava lunghi guanti rosa. Con la lingua faceva dimostrazioni funambolesche, per far intendere che la sua forza era li, in quella lunga lingua srotolata e mossa alla serpentella. Danilo volle provare la sua bravura e poi, un po’ rintronato, me lo riportai a Legnano, mentre farneticava: “si, era proprio brava!” e disse così per tutta la strada, fino a che lo abbandonai ai suoi ricordi erotici nel centro della città!. A Legnano, l’ambiente del “casino” era freddo come una macelleria, con piastrelle bianche ai muri. Sembrava più un mattatoio che un “bordello”. A volte però si vedeva qualche bella figliuola ed anche ben educata. Peccato non avere mai una lira in tasca!.

PERCHE’ HO SEMPRE AMATO LE DONNE
Perché sanno sorridere dolcemente, hanno modi gentili, dimostrano comprensione e sono dotate dalla natura di eleganza naturale e molte volte di assoluta bellezza.. Guardate i tratti: bei capelli lunghi, occhi grandi con ciglia folte. Collo sottile e ben evidenziato, corpo snello e vita sottile. Seno e fianchi sono poi il massimo dell’attrazione per il maschio. Non basta!: la voce a volte soave, carezzevole, garbata; le mani affusolate e pronte alla carezza; le loro risatine, le loro mosse, il loro modo di portare il corpo con una camminata istintiva e sconvolgente, la loro schiena e le loro spalle: nulla di volgare. E tutto un invito vivente all’amore. E il desiderio maschile di naufragare in un mare di carezze e di tenerezza. Il loro sguardo timido, la loro testa reclinata verso il basso, il loro essere mai in contrasto con la natura salvo quando dimenticano il ruolo naturale ed assumono quegli atteggiamenti maschilisti che tanto le fanno somigliare alla rozzezza e volgarità dell’uomo. Nel corso dei millenni la natura ha spinto sull’accelerazione della differenza. W la differenza.

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