martedì 4 settembre 2007

EBRAISMO

Il primo segno visibile dell’esistenza di un popolo chiamato Israele appare attorno al 1220 a.c. in un documento egiziano sulle vittorie del Faraone Merneptah. L’archeologia dimostra con gli scavi iniziati nel 1995 che non è possibile confermare la letteratura. Le statuine ritrovate in tutta l’area del Medio Oriente si riferiscono alla Dea Madre simbolo della fecondità. Confermano le invettive dei profeti ebraici contro il paganesimo. L’età va da quella del ferro a quella del bronzo. Pare giusto confermare la presenza politica di Israele nel 12oo a.c. con lo splendore del regno di Salomone. La ricerca delle origini va cercata in Mesopotamia. Influenze certe sia nei nomi che in certe leggende vanno ricercate nell’antico Egitto. Il Dio di Israele non ha carattere metafisico. E’ un segno guida che rappresenta l’attaccamento della comunità. Il Dio di Israele è il garante della sicurezza e della prosperità del popolo. E’ il Dio solo degli Ebrei e combatte tutti gli altri popoli per il vantaggio del solo Israele. Il Dio di Israele provvede alla fertilità del suolo e alla coesione del popolo oltre a garantire la salvezza e la vittoria contro tutti i nemici di Israele. Si tratta di un Dio locale, non universale, anche se viene definito dell’universo. L’appellativo costante è Dio degli eserciti ed interviene fisicamente e con i suoi angeli a difendere i sudditi. Esige totale sottomissione, coesione ed obbedienza. La coesione del popolo di Israele lo obbliga alla separazione da tutti gli altri popoli. L’orgoglio nazionale è al centro della religione di Israele. Appare stridente e ben chiaro che il Dio di Gesù Cristo è realmente il Dio di tutta l’umanità ed è Dio buono a caritatevole al contrario del Dio geloso e vendicativo del Dio ebraico. A questo proposito basti pensare alle maledizioni fino alla quarta generazione di Yavhe. Mentre il Dio di Gesù Cristo può perdonare persino i ricchi. “E’ più facile che un cammello passi per la cruna di un ago piuttosto che un ricco entri nel regno dei cieli. Maestro, allora per i ricchi non c’è salvezza? Sarebbe così se non fosse per la generosità e bontà del Padre mio”. La religione ebraica era puramente terrena: difesa dai nemici e prosperità sulla terra. Mentre il regno di Gesù Cristo non è di questa terra! La religione ebraica è strettamente legata al sangue puro del popolo. Quella di Gesù Cristo è universale. Mentre per Gesù i riti sono inutili perché quello che conta è seguire la volontà del Padre Dio, per gli Ebrei i precetti rituali sono sclerotizzati in ritualismo. I profeti venivano altresì considerati responsabili di uno sviluppo che avrebbe portato Israele da un grossolano naturalismo primitivo alla religione del principio morale, ancorché si ritenesse che a questo progresso fosse seguita una decadenza dovuta al predominio del clero, che impone il ritualismo del codice sacerdotale. La religione ebraica all’epoca dei Re assomiglia in molti dettagli a quella dei vicini pagani per certi aspetti del culto. I profeti sono stati visti come funzionari del culto, addetti ai santuari e custodi delle tradizioni sacre. Importante sapere che i libri legislativi e storici della bibbia, nella loro veste attuale, sono frutto della combinazione di raccolte messe per iscritto in varie epoche, come del resto anche per i vangeli su Gesù Cristo, il rinnovatore. Lo studio dei libri profetici è altrettanto delicato di quello dei libri storici: gli esegeti non sempre sono concordi nel distinguervi gli oracoli autentici pronunciati dal profeta al quale viene attribuito il libro, dalle aggiunte arrecate dagli anonimi epigoni, che ne hanno sfruttato il none. La stessa cosa secondo me vale per i vangeli. Yhwh ci condusse via dall’Egitto e ci fece entrare qui, dandoci una terra che stilla latte e miele. Questa preghiera da recitare giornalmente mostra quale concezione degli Ebrei avessero delle proprie origini. Siamo del VII secolo a.c. Essi si ritenevano discendenti di un comune antenato, Giacobbe, detto Israele, figlio di Isacco, a sua volta figlio di Abramo. Abramo è arrivato dalla Mesopotamia, da Ur dei Caldei e l’obiettivo della sua vita è l’insediamento in Palestina. Tuttavia simili nomi e storie sono comuni nel vicino Oriente asiatico verso il duemila a.c. I nomi propri dei patriarchi quali Abramo, Isacco, Giacobbe richiamano per la loro stessa struttura, gli elementi emersi dai documenti di Mari, che hanno riportato alla luce la nomenclatura semitico occidentale più arcaica. Tuttavia gli archeologi che tanto si sono dati da fare per collocare i patriarchi nel contesto storico falliscono. Può essere tutto: dal duemila al millequatto a.c. Oppure vi possono essere somiglianze. Esiste dunque confusione e non certezza. Isacco ed Esaù, Giacobbe e Abramo possono essere leggende con la finzione di mettere in rapporto Israele con gli Edomiti e gli Aranei. Insomma i patriarchi possono aver subito un processo di idealizzazione, così come il vero Carlo Magno è lontano da quello della Chanson de Roland. Interessante anche l’origine del nome del Dio di Israele. Il Dio non può essersi chiamato YHWH perché il nome del Dio di Israele è stato rivelato a Mosè, secondo Esodo VI°. Impiegando queste quattro lettere fin dal capitolo II° della genesi, la raccolta yahwista commette un anacronismo evitato, invece dall’elohista e dal sacerdotale. Sembra che il Dio dei patriarchi sia rimasto anonimo: si parla del Dio di Abramo, del Dio del padre o dei padri; troviamo anche “il terrore”? di Isacco, il Forte di Giacobbe. L’anonimato del Dio ricorda un’usanza dei Paleo - Assiri della Cappadocia all’inizio del II° millennio a.c., i quali conoscevano un “Dio del Padre” e la formula “il Dio del Tale” degli Arabi Nabatei all’inizio della nostra era. Per quello che si intuisce nella Genesi, il culto praticato dagli antenati d’Israele era di estrema semplicità: gli unici monumenti religiosi sono pietre grezze erette; il sacrificio, che è il principale atto religioso, si effettua dovunque si riveli la divinità, o in sogno o in una visione; non ci sono addetti al sacrificio o un clero specializzato. Come avviene anche per le altre religioni, gli Ebrei giunti finalmente in Palestina hanno cercato di naturalizzare alcuni luoghi santi del paese, che hanno a lungo conservato il loro prestigio, collocandole nelle leggende dei patriarchi. A Bersabea, nel Negeb, regione che deve aver avuto una grande importanza nell’età intermedia del bronzo, Genesi XXI, 33 segnala un El’Olam Dio eterno o Dio dell’universo, invocato da Abramo. Dal momento che questo nome o epiteto divino è una eccezione nella Bibbia. È possibile che esso tramandi un ricordo della religione dell’età del bronzo. Alcuni studiosi pensano di attribuire la religione di Israele ad un comune sottofondo religioso dei Semiti nomadi o di tutti i popoli considerati primitivi. In realtà esiste una religione di Israele solo a partire dal momento in cui esiste una comunità politica di questo nome. Comunque a tutti è sufficientemente nota la storia di Israele; l’unica verità che appare certa è che il loro Dio provvede loro: con la sua potenza uccide i nemici e nutre il suo popolo nel deserto. Da questa convinzione nasce e si consolida anche il concetto della “divina provvidenza” cristiana, anzi cattolica che chiede il totale affidamento del proprio destino a Dio. Il Dio degli Ebrei si definisce geloso e terribile e dichiara che darà benedizioni per quattro generazioni a chi tiene fede al contratto di alleanza mentre minaccia maledizioni per mille generazioni a chi rompe il patto e si dedica ad altre religioni. Il Dio degli Ebrei è anche il Dio della vendetta contro i nemici o gli oppressori del suo popolo. Tuttavia non ho trovato nella lettura citazioni al di fuori del successo in potenza come popolo in terra. Il concetto dell’anima e della vita oltre la morte è poco evidente o poco trattato. Bisogna arrivare ai Greci o prima ancora a Budda per avere spiegazioni sul concetto di anima. Ultimo ma primo nel successo come proseliti è Gesù Cristo venuto per migliorare gli ebrei ma poi finendo per rivolgersi a tutte le popolazioni del mondo. Il cristianesimo è una religione universale e non più la religione di solo popolo. Le promesse del loro Dio, secondo qualche aggiunta, non si limita alla sola Palestina ma riguarda tutto il territorio compreso fra i due grandi fiumi; il Nilo e l’Eufrate. Se c’è uno studioso che voglia approfondire consiglio di leggere il libro “L’ebraismo “ di Puech.
DA LA “BIBLIOTECA UNIVERSALE LATERZA” A CURA DI PUECH – ANDRE’ CAQUOT: L’INIZIO DELLA RELIGIONE IL GIUDAISMO DALLA CATTIVITA’ BABILONESE ALLA RIVOLTA DI BAR – KOHEBA.

DAL MEDIO EVO AD ORA – SECONDO G.FILORAMO DAL MANUALE DI STORIA DELLE RELIGIONI GIUSEPPE LATERZA & FIGLI 1998. A differenza del cattolicesimo, il giudaismo non ha dogmi e cioè dottrine, il cui contenuto, fissato dalla tradizione, debba essere creduto dal corpo dei fedeli. Il loro posto è occupato da una serie di principi fondamentali, che vennero fissandosi nel Medioevo sotto l’influsso della filosofia araba e, per suo tramite, della filosofia greco-ellenistica. Pur registrando il consenso della maggior parte degli esperti, questi principi non sono per il pio ebreo rigidamente vincolanti, permettendo interpretazioni personali e divergenze in quelle materie sulle quali la Bibbia e la tradizione non si sono pronunciate espressamente e chiaramente. In questo senso, il credo più ampio e diffuso è quello elaborato dal grande pensatore medioevale Maimonide (1138-1204). I tredici articoli del suo credo richiedono di credere: 1) nell’esistenza di un Creatore e di una Provvidenza; 2)nella sua unità; 3) nella sua incorporeità; 4) nella sua eternità; 5)nella sua esclusiva adorazione; 6) nelle parole dei profeti; 7) in Mosè il più grande di tutti i profeti; 8) nella rivelazione della legge di Mosè sul Sinai; 9) nell’immutabilità della Legge rivelata; 10) nell’omniscienza di Dio; 11) nel giudizio e nella ricompensa in questo mondo e in quello futuro; 12) nell’arrivo del Messia; 13) nella resurrezione dei morti. Due secoli dopo, Chasdai Crescas (vissuto a Barcellona e morto a Saragozza nel 1412), l’ultimo grande filosofo del giudaismo medioevale, insoddisfatto del credo di Maimoide, presentò una nuova e più articolata elaborazione del credo, distinguendo tra “principi fondamentali” (come l’amore e il timore di Dio) che condizionano l’esistenza stessa del giudaismo, “credenze” (come la resurrezione, l’immortalità, il giudizio universale, l’eternità della Legge, la superiorità di Mosè, la venuta del Messia) il cui rifiuto, anche se costituisce una grave eresia, non compromette l’esistenza del giudaismo e, infine, “opinioni” (come l’inconoscibilità dell’essenza divina, la collocazione spaziale dell’inferno, l’esistenza dei demoni), la cui accettazione è riservata al singolo individuo, anche se esse rientrano nel patrimonio ebraico tradizionale. Il contenuto di questi principi è attualmente accettato da ogni pio ebreo, più però, come punto di partenza per ulteriori approfondimenti che come fissazione definitiva. Esistono, infatti, notevoli divergenze, ad esmpio sulla natura della retribuzione e del castigo, tra chi sostiene che Dio ricompensa direttamente in questa vita coloro che applicano la Legge e che punisce, sempre in questa vita, coloro che non la applicano, e, invece, chi sostiene che l’osservanza ha in se stessa il suo premio, mentre all’inosservanza segue immediatamente la punizione. Anche sui princìpi della resurrezione dei morti e dell’immortalità dell’anima le opinioni divergono, dal momento che nella Bibbia ebraica i riferimenti alla vita dell’Aldilà sono molto vaghi. In genere sul principio dell’immortalità dell’anima che comporti la continuazione dell’esistenza di tutta la personalità umana dell’Aldilà si registrano molte opinioni discordi. Anche sulla venuta e sulla figura del Messia, l’unto o consacrato da Dio, le opinioni divergono. Secondo la Bibbia, questo mondo un giorno sarà perfezionato, le guerre saranno eliminate, si stabilirà il Regno di Dio sulla terra e tutti gli uomini riconosceranno e adoreranno il vero Dio. Alcuni credono che tutto ciò sarà realizzato da una persona non divina ma umana, il Messia appunto, dotato di grande potenza e discendente dalla casa di Davide. Altri, invece, soprattutto a partire dal secolo scorso, non pensano al Messia come a una persona, ma come a un’era in cui regneranno la giustizia e la pace e nella quale tutti gli uomini riconosceranno il vero Dio.POSSIBILE ESTENSIONE DEL CONFLITTO NEL MEDIO ORIENTE – ANDRE’ CARQUOT a pagina 17 avvisa di essere cauti nell’accettare che rientri nella tradizione patriarcale autentica il capitolo XV della Genesi; dove si riferisce sulla conclusione di un patto di alleanza tra Dio ed Abramo, seguito da una promessa che garantisce alla discendenza del patriarca il possesso di tutto il paese “dal fiume d’Egitto al grande fiume Eufrate”. Cioè quei territori del Medio Oriente ove attualmente c’è crisi e che secondo una ipotesi che spero errata spingerebbe gli Ebrei ad una guerra di conquista sostenuta dagli Stati Uniti d’America e dall’Europa.

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