sabato 8 settembre 2007

VIVA LA MORTE!

ELOGIO ALLA MORTE -
VOLTAIRE: “Ma se vi sono degli atei, di chi la colpa, se non di quei tiranni mercenari delle anime che, spingendoci a ribellarci contro le loro furfanterie, forzano alcuni spiriti deboli a negare Dio che questi disonorano? Quante volte le sanguisughe di un popolo hanno portato i cittadini oppressi a rivoltarsi contro il re? Certi uomini, ingrassati con i nostri averi, ci gridano: “siate certi che un asina ha parlato; credete che un pesce ha inghiottito un uomo e lo ha rimesso fuori sulla riva dopo tre giorni vivo e vegeto; non dubitate che il Dio dell’universo abbia ordinato a un profeta ebreo di mangiare la merda. (Ezechiele) e a un altro profeta di comperare due puttane e di fare con loro dei figli di puttana (Osea)”. Sono le esatte parole che vengono fatte pronunziare al Dio di verità e di purezza; credete a cento cose evidentemente abominevoli o matematicamente impossibili: altrimenti il Dio di misericordia vi brucerà, non solamente per milioni di miliardi di secoli nel fuoco infernale, ma per tutta l’eternità, sia che abbiate un corpo o che non l’abbiate. Queste parole, inconcepibili sciocchezze, rivoltano le menti deboli o temerarie così come gli spiriti fermi e saggi. Essi dicono: “se i vostrii maestri ci dipingono Dio come il più insensato e il più barbaro di tutti gli esseri, non esiste dunque Dio”. Invece dovrebbero dire: “questi maestri attribuiscono dunque a Dio le loro assurdità e i loro furori; dunque Dio è il contrario di quello che essi annunziavano; dunque Dio è tanto saggio e buono quanto essi lo dicono pazzo e malvagio”. Così parlano i saggi. Ma se un fanatico li ode, li denuncia a un magistrato servo dei preti; e costui li fa bruciare a fuoco lento, credendo così di vendicare e imitare la maestà divina che oltraggia. Ma presso i gentili, molte sette non avevano alcun freno: gli scettici dubitavano di tutto, gli accademici sospendevano il loro giudizio su tutto; gli epicurei erano persuasi che la Divinità non potesse immischiarsi negli affari degli uomini e, in fondo, non ammettevano alcuna divinità. Erano convinti che l’anima non è una sostanza ma una facoltà che nasce e muore con il corpo; di conseguenza non aveva alcun freno all’infuori della morale e dell’onore. I senatori e cavalieri romani erano autentici atei: perché gli dei non esistevano per uomini che non temevano e non speravano niente da loro. Il Senato romano era dunque di fatto un’assemblea di atei al tempo di Cesare e Cicerone. Questo grande oratore nella sua difesa di Cluenzio, dice a tutto il senato riunito: “che male gli farà la morte? Noi respingiamo tutte le sciocche favole sugli inferi: che cosa gli toglierà la morte? Niente altro che il sentimento dei dolori”. Cesare, l’amico di Catilina, volendo salvare la vita del suo amico contro il medesimo Cicerone, non gli obietta forse che far morire un criminale non significa punirlo; che la morte non è nulla: è soltanto la fine dei nostri mali, è un momento più felice che fatale?”

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