mercoledì 27 aprile 2011

ANDREA VACCARO – STORIE DI VITA – IL LAVORO FEMMINILE


Mia madre ha seguito il marito da Pallanza a Legnano. Qui giunta con due figli, uno il sottoscritto di sei mesi ed un’ altra, mia sorella Giuliana di tre anni e mezzo, si è trovata sola e abbandonata. Il capo famiglia aveva pensato bene di fare l’eroe volontario fascista non rivestendo nessun grado di importanza, ma semplice milite. Andò a Napoli e poi a Spalato. Cosa poteva fare mia madre? C’era o non c’era di che vivere? Mio padre, anche avesse avuto uno stipendio, doveva far fronte alle infinite richieste dei suoi parenti stretti di Sicilia, perennemente affamati di soldi. Si trovava la mamma in una condizione di disperazione. Ha dovuto scegliere: o badare ai figli o dimenticarli ed andare a lavorare. Ha scelto questa seconda soluzione: dapprima al cotonificio Cantoni, reparto telai ed in seguito alla tesoreria comunale. Io ho sofferto molto la mancanza delle cure materne. Tutti gli studiosi affermano che per avere figli sani e belli, le cure materne sono essenziali. Per fortuna, la nonna del Lago maggiore, ad Intra, si è presa lei la briga di allevare me e Giuliana. Faccio presente che i tempi erano quelli della seconda guerra mondiale 1939-1945. Ristrettezze assolute: mia madre temeva la povertà e si comportava con grande parsimonia e sacrificio. Chi ha sbagliato? Obiettivamente mio padre! Le leggi di allora erano imperative, come all’epoca degli antichi romani: il marito, capo famiglia, pensava di avere il diritto al ripudio e persino poteva decidere della vita e della morte dei figli. Naturalmente dipendeva tutto dalla sensibilità e dalla cultura della persona. Il suo credo era “io voglio, posso e comando!”. Insomma, oggi le cose sono cambiate di molto e le donne ed i figli sono tutelati. Tuttavia ritengo che il lavoro femminile sia per assoluta necessità oppure per una libera scelta ma nefasto per i figli. Desidero, pensate, all’età di 72 anni, avere qualche carezza da parte della mamma e la richiedo a mia moglie. L’uomo si deve impegnare ad essere responsabile e non un farfallone! Dopo il tentativo di abbandonarmi alle cure di un piccolo convento di suore, fui traslocato da Legnano ad Intra, almeno fino al 1945. La mia è una storia di vita difficile ma anche di episodi molto divertenti. Non chiedo molto, ma provate a leggere la mia vita, in questo blog sul post “odiare per vivere”

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