domenica 30 settembre 2007
giovedì 27 settembre 2007
LEGNANO, DALL'INFANZIA ALL'ETA' MATURA.
DAL CATALOGO DELLA MOSTRA ALLA VILLA VISCONTI BORROMEO LITTA – LAINATE – 1996
Caro amico, ti confesso che ho cinquantasei anni e che da cinquantasei anni sono cittadino orgoglioso di Legnano. Ma sei mesi prima ero nato in una cittadina semplicemente splendida, Pallanza sul Lago Maggiore. Infatti mi trasportarono in fasce a Legnano, dove divenni, con perenne vanto, immediatamente cittadino legnanese. Qui ho vissuto, giocato, mi sono divertito, ho disegnato quasi da subito, alle case popolari di via Carlo Porta 56, dove trovai la più viva e simpatica compagnia possibile. Mio padre era un baldo vigile urbano che viene ancora ricordato per i suoi baffetti e per la sua intransigenza nel multare chiunque sbagliasse compreso il Sindaco, il Segretario comunale e tutto il personale del Comune. Era il “ghisa” più temuto. Era un vero spauracchio per bambini e adulti. Ma era anche amato, considerando le numerose caricature a lui dedicate dal pittore Parini. Quando l’Italia entrò in guerra, mio padre, da vero eroe, partì volontario per il fronte. Era tanto il suo entusiasmo da dimenticare che lasciava mia mamma e noi due bambini senza alcuna entrata economica. Lui sapeva però che a Legnano chi ha voglia di lavorare se la cava benissimo. Così io vissi, come altri duecento bambini delle case popolari, praticamente sulla strada. Tra un disegno col gesso sul marciapiede e molti altri giochi, c’era così tanta voglia di vivere e divertirsi che quel periodo di guerra fu per noi il massimo della felicità. Tra corse, cavallina, boschetti, battaglie, gare di ogni tipo, ed una nuotata dell’Olona, crescevamo. Ebbi modo di conoscere bene la durezza del vivere e della realtà di ogni giorno. Senza scarpe, senza abiti, eravamo temprati al gelo dell’inverno ed il caldo dell’estate. Alle case popolari esisteva, oltre alla gioia di vivere, la spontanea solidarietà della gente e quindi, quando una mamma aveva un piatto di saggina, lo offriva a tutti noi. Non c’erano problemi di eccessi di consumo ed eravamo pertanto tutti agili e scattanti. Beh, sinusiti, otiti, polmoniti, tonsilliti, bronchiti, erano normali. Qualcuno andava in sanatorio, ma il perenne moccolo al naso era accettato come normale attributo. Crescendo ebbi modo di fare conoscenza di come ci si arrangia nella vita: c’era chi faceva borsanera: farina, formaggio, prosciutto, salamini, patate, burro, dadi ecc…Oppure d’estate vendevano l’anguria a tranci. Fette di rossa gioia di vivere dolce. Chi si arrangiava come ambulante d’ogni tipo: ombrellai, spazzacamini, burattinai, cantastorie e chi si alzava alle cinque di mattina d’inverno con le zoccole e andava in fabbrica (erano per lo più donne). Quando disegnavo col gesso per terra, c’era sempre qualche ammiratore che fermava il cavallo e le prime automobili e mi faceva i complimenti. Fra questi signori ricordo bene il sig. Colombo Bolla Camillo, al quale sono rimasto affezionato per tutta la vita. Era un mondo straordinario e noi eravamo felici. Andai a scuola e disegnai tanto per tutti. Alle scuole medie già frequentavo i pittori legnanesi di allora: fui tra i primi pittori che contribuirono ad ideare le scene di Musazzi. Intorno ai dodici anni ebbi modo di incontrare Raffaele De Grada che fu molto gentile ad apprezzare le mie doti native. Già allora dedicavo tutto il mio tempo libero a dipingere i dintorni di Legnano: dalla chiesa di S.Magno a quella della Madonna delle Grazie, l’Olona, i suoi riflessi, le stradine di campagna con le loro cascine, i mulini, la vita cittadina ed extra cittadina. Ricordo la passione che nutrivo per i “notturni” nelle vie strette del centro cittadino, come corso Garibaldi e quante botte prendevo a casa sia perché mi ero allontanato senza permesso, sia perché inesorabilmente mi sporcavo tutto di colore ad olio. Già frequentavo i maestri di allora: Rusconi, Raimondi, Giunni, Crespi, Gironi, Simonetta, Pinciroli e tanti altri, Chiappa, Balansino, Caloni e via dicendo. Ci trovavamo nei dintorni del Castello oppure si andava anche molto più lontano. All’epoca di Simonetta, l’associazione artisti di Legnano organizzava gite turistiche di lavoro. Ricordo con grande stima ed affetto la famiglia Tirinnanzi. Il padre poeta Giuseppe l’ho sempre nella memoria e sarei pronto a farne un accurato ritratto. Talisio Tirinnanzi fu promotore di “autopennelli” in diverse località, tra cui il parco di Monza e le rive del lago di Como. Quel periodo era ricco di entusiasmi grazie a personaggi indimenticabili come i Pensotti, i Ranzi, i già menzionati Tirinnanzi e molti altri. Pensotti teneva conferenze sul “dadaismo”, che trionfava in America, dove pare Roberto Pensotti risieda tuttora. Stavo per dimenticare un grande personaggio al quale ero legato da stima ed affetto: il pittore Enzo Pagani. Terminati gli studi al Liceo scientifico di Legnano, incominciò una serie complessa di esperienze anche all’estero. Rimasi fuori dalla città per circa dieci anni. Ora sono fiero di riappartenere a questo mondo di lavoro ed efficienza. Fin da bambino avevo l’idea fissa di “fare il pittore”. Nessuna lusinga e nessuna minaccia sono riuscite a distogliermi da questa vocazione. Mio padre voleva che diventassi segretario comunale, mia madre ingegnere: io, ostinatamente, volevo essere un pittore. Ci sono riuscito anche se non è sempre stato facile. Comunque ho sempre dipinto quello che ho voluto, andando controcorrente. Quel che contava e conta per me è essere coerente con la mia natura. Mi piace variare le esperienze e così non sono rimasto rigidamente legato ad un certo schema mentale. Ogni sollecitazione di corrente mi ha incuriosito e mi ha spinto a capire e a fare. Ho esposto moltissimo, sia in Italia che all’estero. Nei paesi stranieri sono stato appoggiato dalle istituzioni pubbliche, quali gli Istituti italiani di cultura, oppure ho potuto farmi conoscere per merito dei mercanti. Ho dipinto in esclusiva per importanti organizzazioni tra cui mi piace ricordare: a Busto Arsizio l’Italiana Arte e l’Arte Idea. Non sono diventato ricco, devo sempre scontrarmi con la dura realtà che ha le sue esigenze: comunque sono contento di essere stato pittore di professione e di aver degnamente provveduto, con la mia arte, alla mia famiglia. Arrivederci.
Caro amico, ti confesso che ho cinquantasei anni e che da cinquantasei anni sono cittadino orgoglioso di Legnano. Ma sei mesi prima ero nato in una cittadina semplicemente splendida, Pallanza sul Lago Maggiore. Infatti mi trasportarono in fasce a Legnano, dove divenni, con perenne vanto, immediatamente cittadino legnanese. Qui ho vissuto, giocato, mi sono divertito, ho disegnato quasi da subito, alle case popolari di via Carlo Porta 56, dove trovai la più viva e simpatica compagnia possibile. Mio padre era un baldo vigile urbano che viene ancora ricordato per i suoi baffetti e per la sua intransigenza nel multare chiunque sbagliasse compreso il Sindaco, il Segretario comunale e tutto il personale del Comune. Era il “ghisa” più temuto. Era un vero spauracchio per bambini e adulti. Ma era anche amato, considerando le numerose caricature a lui dedicate dal pittore Parini. Quando l’Italia entrò in guerra, mio padre, da vero eroe, partì volontario per il fronte. Era tanto il suo entusiasmo da dimenticare che lasciava mia mamma e noi due bambini senza alcuna entrata economica. Lui sapeva però che a Legnano chi ha voglia di lavorare se la cava benissimo. Così io vissi, come altri duecento bambini delle case popolari, praticamente sulla strada. Tra un disegno col gesso sul marciapiede e molti altri giochi, c’era così tanta voglia di vivere e divertirsi che quel periodo di guerra fu per noi il massimo della felicità. Tra corse, cavallina, boschetti, battaglie, gare di ogni tipo, ed una nuotata dell’Olona, crescevamo. Ebbi modo di conoscere bene la durezza del vivere e della realtà di ogni giorno. Senza scarpe, senza abiti, eravamo temprati al gelo dell’inverno ed il caldo dell’estate. Alle case popolari esisteva, oltre alla gioia di vivere, la spontanea solidarietà della gente e quindi, quando una mamma aveva un piatto di saggina, lo offriva a tutti noi. Non c’erano problemi di eccessi di consumo ed eravamo pertanto tutti agili e scattanti. Beh, sinusiti, otiti, polmoniti, tonsilliti, bronchiti, erano normali. Qualcuno andava in sanatorio, ma il perenne moccolo al naso era accettato come normale attributo. Crescendo ebbi modo di fare conoscenza di come ci si arrangia nella vita: c’era chi faceva borsanera: farina, formaggio, prosciutto, salamini, patate, burro, dadi ecc…Oppure d’estate vendevano l’anguria a tranci. Fette di rossa gioia di vivere dolce. Chi si arrangiava come ambulante d’ogni tipo: ombrellai, spazzacamini, burattinai, cantastorie e chi si alzava alle cinque di mattina d’inverno con le zoccole e andava in fabbrica (erano per lo più donne). Quando disegnavo col gesso per terra, c’era sempre qualche ammiratore che fermava il cavallo e le prime automobili e mi faceva i complimenti. Fra questi signori ricordo bene il sig. Colombo Bolla Camillo, al quale sono rimasto affezionato per tutta la vita. Era un mondo straordinario e noi eravamo felici. Andai a scuola e disegnai tanto per tutti. Alle scuole medie già frequentavo i pittori legnanesi di allora: fui tra i primi pittori che contribuirono ad ideare le scene di Musazzi. Intorno ai dodici anni ebbi modo di incontrare Raffaele De Grada che fu molto gentile ad apprezzare le mie doti native. Già allora dedicavo tutto il mio tempo libero a dipingere i dintorni di Legnano: dalla chiesa di S.Magno a quella della Madonna delle Grazie, l’Olona, i suoi riflessi, le stradine di campagna con le loro cascine, i mulini, la vita cittadina ed extra cittadina. Ricordo la passione che nutrivo per i “notturni” nelle vie strette del centro cittadino, come corso Garibaldi e quante botte prendevo a casa sia perché mi ero allontanato senza permesso, sia perché inesorabilmente mi sporcavo tutto di colore ad olio. Già frequentavo i maestri di allora: Rusconi, Raimondi, Giunni, Crespi, Gironi, Simonetta, Pinciroli e tanti altri, Chiappa, Balansino, Caloni e via dicendo. Ci trovavamo nei dintorni del Castello oppure si andava anche molto più lontano. All’epoca di Simonetta, l’associazione artisti di Legnano organizzava gite turistiche di lavoro. Ricordo con grande stima ed affetto la famiglia Tirinnanzi. Il padre poeta Giuseppe l’ho sempre nella memoria e sarei pronto a farne un accurato ritratto. Talisio Tirinnanzi fu promotore di “autopennelli” in diverse località, tra cui il parco di Monza e le rive del lago di Como. Quel periodo era ricco di entusiasmi grazie a personaggi indimenticabili come i Pensotti, i Ranzi, i già menzionati Tirinnanzi e molti altri. Pensotti teneva conferenze sul “dadaismo”, che trionfava in America, dove pare Roberto Pensotti risieda tuttora. Stavo per dimenticare un grande personaggio al quale ero legato da stima ed affetto: il pittore Enzo Pagani. Terminati gli studi al Liceo scientifico di Legnano, incominciò una serie complessa di esperienze anche all’estero. Rimasi fuori dalla città per circa dieci anni. Ora sono fiero di riappartenere a questo mondo di lavoro ed efficienza. Fin da bambino avevo l’idea fissa di “fare il pittore”. Nessuna lusinga e nessuna minaccia sono riuscite a distogliermi da questa vocazione. Mio padre voleva che diventassi segretario comunale, mia madre ingegnere: io, ostinatamente, volevo essere un pittore. Ci sono riuscito anche se non è sempre stato facile. Comunque ho sempre dipinto quello che ho voluto, andando controcorrente. Quel che contava e conta per me è essere coerente con la mia natura. Mi piace variare le esperienze e così non sono rimasto rigidamente legato ad un certo schema mentale. Ogni sollecitazione di corrente mi ha incuriosito e mi ha spinto a capire e a fare. Ho esposto moltissimo, sia in Italia che all’estero. Nei paesi stranieri sono stato appoggiato dalle istituzioni pubbliche, quali gli Istituti italiani di cultura, oppure ho potuto farmi conoscere per merito dei mercanti. Ho dipinto in esclusiva per importanti organizzazioni tra cui mi piace ricordare: a Busto Arsizio l’Italiana Arte e l’Arte Idea. Non sono diventato ricco, devo sempre scontrarmi con la dura realtà che ha le sue esigenze: comunque sono contento di essere stato pittore di professione e di aver degnamente provveduto, con la mia arte, alla mia famiglia. Arrivederci.
martedì 25 settembre 2007
lunedì 24 settembre 2007
NOVITA' NELLA RELIGIONE CATTOLICA
CATTOLICESIMO – NOVITA’ A FERRARA
Nei giorni scorsi mi sono dilungato nel riportare articoli di scienziati e mie convinzioni personali anche nelle interpretazioni di fenomeni positivi quali la santità e la buona predisposizione verso gli altri. Affermavo che è tutto dovuto alla genetica pur riservando molta importanza all’ambiente ed all’educazione. Ieri 23 settembre domenica, durante la Santa messa trasmessa da RAI UNO ho sentito una frase del sacerdote officiante che mi ha colpito favorevolmente. La frase era: “la genetica è una parte di Dio!” I fedeli pare non abbiano capito nulla vista la totale mancanza di qualsiasi reazione. Invece per me è un episodio molto importante che va sottolineato. Fino a poco tempo fa la Chiesa sosteneva a spada tratta che Padre, Figlio e Spirito Santo erano tre persone al di fuori del creato, quindi per nulla legate alla materia. Oggi con questa frase, se essa verrà mantenuta e non rinnegata, si intende informare che la divinità è immanente nella materia e la genetica che distingue i viventi o senzienti fa parte della natura divina. Al momento non pare che questa frase abbia sortito alcun risultato. Ma le conseguenze benefiche sono infinite: dalla protezione e rispetto per la natura alla tutela degli animali. Cosa veramente importante che comporta anche una nuova visione su moltissimi problemi quali la pesca e la caccia per divertimento. Io ho fiducia nel blog e spero che qualche persona condivida il mio pensiero e si possa aprile un dialogo. La conclusione logica è che Dio è tutt’uno con l’universo cioè tutto e quindi dobbiamo rispetto a tutto!
Nei giorni scorsi mi sono dilungato nel riportare articoli di scienziati e mie convinzioni personali anche nelle interpretazioni di fenomeni positivi quali la santità e la buona predisposizione verso gli altri. Affermavo che è tutto dovuto alla genetica pur riservando molta importanza all’ambiente ed all’educazione. Ieri 23 settembre domenica, durante la Santa messa trasmessa da RAI UNO ho sentito una frase del sacerdote officiante che mi ha colpito favorevolmente. La frase era: “la genetica è una parte di Dio!” I fedeli pare non abbiano capito nulla vista la totale mancanza di qualsiasi reazione. Invece per me è un episodio molto importante che va sottolineato. Fino a poco tempo fa la Chiesa sosteneva a spada tratta che Padre, Figlio e Spirito Santo erano tre persone al di fuori del creato, quindi per nulla legate alla materia. Oggi con questa frase, se essa verrà mantenuta e non rinnegata, si intende informare che la divinità è immanente nella materia e la genetica che distingue i viventi o senzienti fa parte della natura divina. Al momento non pare che questa frase abbia sortito alcun risultato. Ma le conseguenze benefiche sono infinite: dalla protezione e rispetto per la natura alla tutela degli animali. Cosa veramente importante che comporta anche una nuova visione su moltissimi problemi quali la pesca e la caccia per divertimento. Io ho fiducia nel blog e spero che qualche persona condivida il mio pensiero e si possa aprile un dialogo. La conclusione logica è che Dio è tutt’uno con l’universo cioè tutto e quindi dobbiamo rispetto a tutto!
domenica 23 settembre 2007
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