domenica 24 giugno 2007

LA REALTA’ SUPERA LA FANTASIA

Per quanto i limiti della scrittura possano rendere l’atmosfera che regnava nella mia famiglia d’origine, nessuno può immaginare l’inferno, che il ritorno a casa di mio padre ha precipitato nella tragedia. Come io possa essere sopravvissuto ad ogni sorta di angheria e maltrattamento è dovuto, secondo me alla genetica, derivata dal nonno Pietro del Lago Maggiore. Mio padre pretendeva di essere il padrone e signore di ogni pensiero ed atto dei suoi sottoposti, in virtù del fatto che era il capofamiglia. Mia madre, che moralmente era più forte e guadagnava di più rispetto a lui, da buona piemontese aveva il coraggio di opporsi alla violenza fisica e verbale del siciliano legato a leggi tribali che ancora oggi credo esistano. La vita in famiglia era un costante inferno. Tuttavia avevo capito che se desideravo una cosa dovevo dire di non volerla e così sono riuscito ad ingannare la “bestia”.



Recita la scienza……….
“E’ importante che i genitori colgano con sensibilità le difficoltà e gli stati di malessere del proprio bambino………..”
Mio padre mi minacciava di morte in continuazione e mi copriva di tutti gli insulti inimmaginabili. Venivo salvato da violente botte solo grazie al sacrificio della nonna che si aggrappava. Così ho avuto una forte otite bilaterale con fuoriuscita di pus e la riduzione dell’udito.
Recita la scienza……
“La comprensione è fondamentale per ottenere i risultati, i quali non possono essere perseguiti ricorrendo alle maniere forti o punizioni troppo severe.
Nei miei confronti, calci e pugni in testa; minacce di morte e insulti.
“…….l’atmosfera familiare deve essere più equilibrata possibile e consentire al bambino di comunicare con fiducia i suoi problemi………evitare rimproveri immotivati, confusi e soprattutto umilianti…….”
Al solito, da sempre e per sempre a casa mia esistevano calci, pugni, violenze verbali, punizioni ed imposizione a stare zitto! Venivo anche legato alle gambe del tavolo di cucina e dulcis in fundo relegato nel buio totale di una camera chiusa a chiave. Tuttavia mi ero abituato a tutte le minacce di morte e affidavo i miei pensieri ai miei disegni su carta, con commenti e che sottraevo alla distruzione nascondendoli in una valigia di cartone sotto il letto.
Recita la scienza:
“E’ importante valutare quanto il bambino riesca a sviluppare armonicamente la capacità di rappresentare la realtà e le proprie esperienze in modo sempre più sofisticato, attraverso il linguaggio, il gioco, il disegno.”Dovevo nascondere i miei disegni. Dovevo tacere perché davo fastidio a mia sorella, dovevo parlare solo quando ero interrogato. A scuola la maestra si interessava solo di pochi allievi e se ne fregava dei miei disegni, dei miei commenti e delle mie ricerche. Si divertivano solo i compagni che mi ordinavano i disegni dietro compenso di giornaletti e figurine. Nessuno di loro tuttavia ha conservato nemmeno i ritratti. Questo era il mio destino. A tre e quattro anni, il bambino è più attivo con i coetanei e contribuisce al gioco collettivo; sopporta più lunghe separazioni dalla madre. (io praticamente non l’ho mai avuta) Assolve a piccoli compiti che gli vengono affidati…………..Diventa un attento osservatore! Io sono stato un grande osservatore di tutta la realtà della vita sulla strada e per di più disegnavo tutto quello che avevo visto! Al contrario di me, mia sorella apparteneva a quella rara forma di chiusura al mondo per cui questi soggetti si interessano solo ai libri ed allo studio. Sono i primi della classe ma ignorano ciò che succede ai di fuori dei loro limitati interessi. Mia sorella era talmente assorta nello studio, che per strada camminava a testa bassa e finiva per sbattere contro le persiane aperte. Tuttavia lei era il modello ideale di quella famigli piccolo borghese, con un padre caratteriale, violento e compulsivo, tipico della gente della sua terra.
LA SUPERSTIZIONE REGNAVA SOVRANA
Il figlio maledetto…….

Sono nato maschio quindi esisteva la maledizione del nonno siciliano contro di me. Non valeva la pena quindi prestarmi cure, abiti ed attenzioni. Già a sei mesi sono stato sul punto di morire. Mio padre ha preferito abbandonare la famiglia nella miseria! Tutte le cure dovevano essere riservate alla primogenita, che, essendo femmina, era esente dalla maledizione. La nonna materna non accettava la mia sorte e si era presa cura di me. Tuttavia mia madre decise di affidarmi alla “ruota” di un piccolo convento di suore, senza successo. Gesto ripetuto più volte. Sono cresciuto senza affetto dei genitori che hanno sempre sperato in una rapida soluzione della maledizione con la mia morte. Il destino ha voluto il contrario. Io ho lottato per tutta la vita e sono resistito a malattie e sfortuna. La sorella invece è vissuta nella depressione. Il destino si diverte ed è imprevedibile.

Mio padre……………..
Mio padre era uno “sgherro” perfetto. Non sentiva empatia per nessuno, proprio come mio cognato calabrese. Questi diceva fin dall’inizio della storia con mia sorella: “ognuno pensi a risolvere i casi propri!”. Lui non voleva interessarsi del futuro della famiglia: era feroce ed aveva un cane lupo che portava a letto con la moglie. Voleva sentirsi “padrone e signore”. Aveva un delirio di onnipotenza e si vantava di essere amico dei “capi bastone locali” che lo prendevano sottobraccio e gli facevano fare il giro della piazza. Tutti lo dovevano rispettare ed onorare. Questa era la sua mentalità. Mio padre invece soffriva di grave depressione ed era maniaco della precisione e dell’ordine. Guai a non chiudere bene le porte e finestre. Lui le staccava e toccava poi a me rimetterle in sesto. Ambedue volevano essere considerati “signori e padroni” e tutte due si vantavano di essere fascisti mai pentiti. Tutte e due conoscevano solo la legge della prepotenza, avevano rivoltelle e con timore e sapienza mia madre riusciva ad impedire violenza fatale. Mio padre mi aveva ripudiato, il professore, tanto amato dalla famiglia, si era impadronito anche del mio nome, “Andrea”, visto che io non contavo più nulla. Tuttavia mio padre si accorse di aver commesso un errore nel “ripudiarmi” perché io mi sono sempre dato da fare per convincere anche i suoceri calabresi di mia sorella che il loro figlio avrebbe dovuto risparmiare per suo figlio e la sua famiglia. Il suocero di mia sorella affermava che suo figlio aveva tutto il diritto di spendere e spandere perché la nostra famiglia era una famiglia di bassa lega. Suo figlio poteva aspirare a molto di più e quindi a lui tutto era concesso. Meno male che io vivevo a Padova, altrimenti secondo la logica di quelle brave persone, potevo venir massacrato tranquillamente, con poco rimpianto perché ero il figlio maledetto.

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