Appena congedato dal servizio militare, la famiglia mi considerava un peso, senza futuro e si concentrava solo sul sogno di un meraviglioso matrimonio per mia sorella. Tutti i soldi della famiglia venivano spesi per confezionare un corredo da mille e una notte. Lenzuola e tovaglie di puro lino ricamate a mano in Sicilia. Cuori d’argento per Santa Rita da Cascia e tutto quanto una famiglia piccolo borghese sognava per l’unica figlia considerata la “buona”, la “brava”, la “meritevole”. Io ero mal tollerato. Mi si concedeva di dormire su una brandina in cucina e presto, quasi all’alba mi si dava la sveglia affinché cercassi lavoro. Ancora addormentato infilavo sotto il braccio una grossa cartella piena di disegni e cercavo udienza presso tipografie, ditte e studi di pubblicità. A Legnano quasi negavano anche il minimo giudizio positivo e la frase di rito al congedo era: “ci faremo vivi noi”. Mi rivolsi a Milano. Cercavo nell’elenco telefonico studi di pubblicità, case editrici e peregrinavo con il tram da Baggio fino al Viale Forlanini. Dalle osterie nei pressi di Brera fino a centri di pubbliche relazioni. Case di pubblicità internazionali e piccole entità locali. Mettevo continui avvisi sul corriere della sera e poi rispondevo alle ditte che mi contattavano fino anche a Cesano Boscone. Conobbi anche il famoso Dino Villani, creatore dei concorsi di bellezza femminili in Italia. Tutti facevano complimenti, qualcuno mi assumeva come la Cimbali, Carlo Erba, Simes e tante altre. L’assunzione durava al massimo due mesi e poi venivo licenziato. Ho contribuito a realizzare l’inaugurazione del nuovo stabilimento della Cimbali, ho partecipato per la casa alla premiazione del “Compasso d’oro” tenutosi nei locali sopra il Motta galleria a Milano. Qui vale la pena di ricordare che durante la premiazione, il sig.Cimbali mi ordinò di raggiungere il famoso Pinin Farina per chiedergli di posare per qualche fotografia ricordo ponendo la sua mano sulla prestigiosa macchina da caffè premiata. La risposta del grande personaggio fu questa: “dica al suo padrone che se vuole che io venga a posare la mano sulla Cimbali, venga lui di persona a chiedermelo!.”. Riferii ma l’orgoglio dei grandi impedì di ottenere questo “scoop”.Ho lavorato anche per piccole ditte di ogni tipo finchè un giorno lessi un piccolo avviso sul Corriere della Sera. Una ditta non identificata cercava venditori giovani. Risposi ed iniziò così la mia avventura con la ditta Bassetti. Mi inviarono da subito a Torino per imparare a conoscere la produzione della ditta presso il loro deposito. Quindi mi spedirono in Toscana, Umbria e nel Lazio per una prospezione di negozi anche minimi che trattassero prodotti Bassetti. Mi fecero presso la sede un corso di vendita, quindi mi spedirono a Padova dove mi fecero un altro corso di formazione. Trascorsi almeno sei mesi in tutto il Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli ed infine fui incaricato della vendita a Venezia e Padova. Qui conobbi quella ragazza che poi sarebbe diventata mia moglie. Trascorsi sei mesi a Roma al deposito di Piazza Argentina e poi per due anni fui venditore a Milano. Bisogna sapere che l’abitudine delle ditte a servirsi dei giovani venditori capaci dura solo un periodo limitato alla gioventù. Arrivati ai trent’anni vengono di regola licenziati. Così è capitato anche a me, subito dopo il mio matrimonio e la nascita della figlia Barbara. In seguito venni in contatto con una ditta tessile di Pordenone. Mi diedero un incarico per una sotto marca della stessa ditta. Dovevo visitare il Piemonte, la Valle d’Aosta e la Lombardia. Feci un magnifico lavoro, procurai all’azienda molte commissioni. Dimenticavo di dire che per farmi accettare dalla clientela, donavo loro quattro o cinque disegni che la sera prima eseguivo nella stanza d’albergo. Se i destinatari dei miei regali valutassero bene le mie opere mi è impossibile dirlo. Quello che è certo è che ho regalato centinaia e centinaia di disegni. L’azienda non produsse nulla e quindi non consegnò nulla. Giustamente la clientela si rifiutò di ordinare ancora altra merce ed io decisi allora con il consenso di mia moglie di piantarla con il mestieraccio del venditore e finalmente detti sfogo alla mia passione di sempre: la pittura.
FINALMENTE PITTORE
Dal 1959 al dicembre 1970, sono rimasto esule in più città per circa dieci anni, più o meno.
Nel giugno del 1971 rientrai in competizione ufficiale nel mondo dell’arte locale. La cosa dette molto fastidio e preoccupazione a tutto il mondo artistico della zona: mi temevano perché il mio nome era noto fin dalla mia infanzia. Alcune persone pensavano che ormai fossi un vegliardo. Altri ritenevano che io fossi il figlio di quell’Andrea Vaccaro che aveva già stupito per i suoi disegni dell’infanzia. Tutti si unirono per combattermi e fecero ogni sorta di mascalzonate per diffamare la mia opera. Tuttavia ero riuscito a vivere con la pittura e già mietevo successo specialmente a Bergamo. Due quotidiani locali esaltarono le mie opere ed ebbi allora la fortuna di conoscere un critico d’arte, don Lino Lazzari, con il quale sono in amichevoli rapporti ancora oggi. Alla galleria “Simonetta” di Bergamo esposi un nutrito numero di opere a carattere religioso. Molti sacerdoti vennero a visitare la mostra, dove il tema religioso era basato sui “sepolcri imbiancati”. Alcuni di loro mi consigliarono di abbandonare il tema religioso e dipingere nudi femminili, perché questi erano belli come “Madonne”. Sull’Eco di Bergamo, a colori, in prima e terza pagina, apparvero alcuni dipinti di grosso formato a carattere religioso. Da allora entrai in contatto con grosse gallerie d’arte, come l’Italiana Arte di Busto Arsizio, con la quale firmai un contratto in esclusiva. Tuttavia la vita non mi fu facile. Aumentavano di giorno in giorno i miei denigratori e dovetti ricorrere anche ai Carabinieri per fare cessare insulti telefonici diretti a mia moglie.
Di questo periodo conservo alcune foto scattate al Centro Culturale S.Magno, della visita pastorale del Cardinale Martini. Con gli Istituti Italiani di cultura all’estero , esposi in diverse città come: Amsterdam, Stoccolma, Zagabria, Zara, Spalato, Belgrado, Bucarest e la vita continuò tra il bene e il male.
Tra il 1970 e il 2000 feci molte opere grafiche che vennero diffuse in tutta Italia. Ero e sono rimasto un artista di talento ma sempre alla ricerca di un benessere che sfugge. E’ il mio destino.
Dal 1959 al dicembre 1970, sono rimasto esule in più città per circa dieci anni, più o meno.
Nel giugno del 1971 rientrai in competizione ufficiale nel mondo dell’arte locale. La cosa dette molto fastidio e preoccupazione a tutto il mondo artistico della zona: mi temevano perché il mio nome era noto fin dalla mia infanzia. Alcune persone pensavano che ormai fossi un vegliardo. Altri ritenevano che io fossi il figlio di quell’Andrea Vaccaro che aveva già stupito per i suoi disegni dell’infanzia. Tutti si unirono per combattermi e fecero ogni sorta di mascalzonate per diffamare la mia opera. Tuttavia ero riuscito a vivere con la pittura e già mietevo successo specialmente a Bergamo. Due quotidiani locali esaltarono le mie opere ed ebbi allora la fortuna di conoscere un critico d’arte, don Lino Lazzari, con il quale sono in amichevoli rapporti ancora oggi. Alla galleria “Simonetta” di Bergamo esposi un nutrito numero di opere a carattere religioso. Molti sacerdoti vennero a visitare la mostra, dove il tema religioso era basato sui “sepolcri imbiancati”. Alcuni di loro mi consigliarono di abbandonare il tema religioso e dipingere nudi femminili, perché questi erano belli come “Madonne”. Sull’Eco di Bergamo, a colori, in prima e terza pagina, apparvero alcuni dipinti di grosso formato a carattere religioso. Da allora entrai in contatto con grosse gallerie d’arte, come l’Italiana Arte di Busto Arsizio, con la quale firmai un contratto in esclusiva. Tuttavia la vita non mi fu facile. Aumentavano di giorno in giorno i miei denigratori e dovetti ricorrere anche ai Carabinieri per fare cessare insulti telefonici diretti a mia moglie.
Di questo periodo conservo alcune foto scattate al Centro Culturale S.Magno, della visita pastorale del Cardinale Martini. Con gli Istituti Italiani di cultura all’estero , esposi in diverse città come: Amsterdam, Stoccolma, Zagabria, Zara, Spalato, Belgrado, Bucarest e la vita continuò tra il bene e il male.
Tra il 1970 e il 2000 feci molte opere grafiche che vennero diffuse in tutta Italia. Ero e sono rimasto un artista di talento ma sempre alla ricerca di un benessere che sfugge. E’ il mio destino.
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