sabato 30 giugno 2007

PSICOLOGIA – COME RICONOSCERE UN BAMBINO ARTISTA


La descrizione letteraria dei bambini prodigio divenuti poi geni particolarmente versati nella matematica o nella scienza sono a mio avviso devianti. Assistendo alla descrizioni di alcuni di essi, pare di trovarci di fronte a bambini autistici con particolari qualità (per lo più conto matematico). Sempre la letteratura e la cinematografia ci presentano poi dei geni in età matura più simili a schizofrenici. Così anche per l’arte. Pensiamo a Vincent Van Gogh. Desidero invece riportare a terra, con i piedi ben piazzati sulla terra, quei personaggi che secondo me hanno qualità particolari e si differenziano per valore dalla massa delle persone. Va da se che gli interessi di queste persone vanno ben al di la della vita quotidiana di ogni onesto lavoratore. Chiedo scusa a chi legge e mi può considerare esagerato, se non bugiardo, se, per parlare e descrivere di un bambino prodigio, faccio riferimento alla mia persona. Giudicatemi male ma leggetemi, per favore! Non ho mai avuto il conforto della mamma e non ho mai avuto giocattoli. Tuttavia ho sempre amato la vita, tutta l’umanità, la natura e gli animali. Cercherò di essere essenziale e cercherò di dare riferimenti chiari in maniera che tutti possano fare riferimento alle proprie esperienze.
Curiosità! È l’elemento primo che muove tutti gli interessi del piccolo. (età riferita due, tre anni).
Volontà, esigenza di capire e quindi porre domande nei limite del possibile.
Desiderio di conservare l’esperienza visiva e quindi desiderio di fissarla come disegno. Allora, primi anni quaranta, esisteva ben poco, rispetto ad ora. Tuttavia un pezzo di gesso da muratore mi permetteva di tracciare sul cemento o sull’asfalto quanto vedevo o desideravo possedere. Pochi ormai conoscono la carta ruvida per uso alimentare: blu o gialla, quella era la carta su cui disegnavo con la penna d’oca e l’inchiostro: cavalli e quant’altro. Andava bene anche la matita grossa del nonno falegname. Mai posseduti pastelli, nemmeno alle scuole superiori. Quindi ho sempre usato il bianco e il nero. Ho sempre sorriso a chiunque ed ho sempre desiderato giocattoli mai posseduti. Capivo la vita che si svolgeva di fronte a me e stavo attento ai discorsi degli adulti cercando di imparare concetti e parole. Mi sono immensamente divertito ad osservare il lavoro da falegname del nonno e ho imparato quasi tutte le sue tecniche di lavoro – colla, pialla, seghe, botti, strumenti musicali e quant’altro. Ho sempre amato la compagnia degli altri e non ho mai invidiato nessuno, anche se certi giocattolini mi sono rimasti nell’anima. Ho amato profondamente gli animali e parlavo come S. Francesco a loro in particolare ai cavalli e agli asini. Ero e sono ancora molto sensibile. Soffro con gli altri specialmente per i più deboli ed ho sempre avuto grande “empatia”. La mia sensibilità era tale, che le persone normali, compreso la maestra, mi consideravano quasi un andicappato. A causa della mia enorme sensibilità, ero estremamente timido e questo fatto mi ha procurato l’incomprensione del mondo circostante. Sono stato sempre maltrattato e picchiato dai compagni arroganti e prevaricatori. Tuttavia ho sempre perdonato loro ed ho sempre cercato la loro compagnia. Non sono mai stato capito ed accettato dagli altri ed in particolare dai genitori. Mio padre è sempre stato feroce nei miei confronti e mia madre bugiarda: non le mai creduto dai tre anni in poi. Diffidare totalmente di quei bambini saputelli, arroganti, esuberanti che mostrano coraggio e capacità fisica per darne continuo saggio al fine di prevaricare. Un bambino arrogante e saputello, violento e superuomo sarà solo un futuro delinquente!
PSICOLOGIA: per una società migliore. L’intervento oneroso e quasi del tutto inutile della psicologia deve essere limitato solo a quei casi di autismo e ritardo mentale per evitare una futura schizofrenia e violenza sociale. Non già lo psicologo ma il neuropsichiatria è richiesto. Per prevenire la nascita di soggetti difettosi e pericolosi bisogna che si instauri una rigida procedura psichiatrica per i futuri genitori, perché solo loro sono la causa dei mali dei figli. Contro i comunisti e contro la dottrina della Chiesa, si dovrebbero instaurare come obbligo sociale lo studio della genetica, causa di ogni bene e di ogni male. Non si tratta di impedire il matrimonio, ma di avvisare che uno dei genitori od entrambi sono portatori di geni malati. Ciò allo scopo di ridurre il disagio sociale, che grava su tutta la società. Non si tratta di eugenetica di tipo razzista, ma di sana prevenzione. Guarda caso i nemici della genetica sono proprio gli psicologi i quali evidentemente pensano che venga meno loro prestigio e guadagni. Non solo sarebbe utile per la salute della mente ma anche per il corpo. Quindi curare ed educare i genitori piuttosto che i figli. Evitare poi la concorrenza fra i figli per meritarsi la palma del più bravo. Non aiutare le famiglie più numerose, ma le famiglie con i figli migliori e più utili alla società del futuro. Obbligare i genitori ed i parenti tutti alla vera solidarietà. Oggi vincono solo i più ricchi e non i migliori. Quello che conta è la genetica e solo la genetica. L’uomo del futuro può essere bianco, giallo e nero purché bravo, onesto e mai furbo.EXTRAPOLAZIONE CONCLUSIVE da I PROBLEMI DELLA PSICOLOGIA di Gorge A. Miller edizioni scientifiche e tecniche Mondatori 1965. LABORATORY DI HARVARD MASSACHUSSETTS INSTITUTE OF TECHNOLOGY. La psicologia praticata attualmente è una branchia della filosofia. Perché in futuro si possa parlare di vera scienza è necessario completare gli studi sul cervello umano ed avere una vasta banca dati per una vastissima casistica. In definitiva è poco più di cento anni che la psicologia ha formulato teorie in base al genio ed alla introspezione di persone particolarmente sensibili. Tuttavia ora non credo che possa assurgere a Scienza, specialmente se chi l’esercita non ha studi approfonditi sulla natura e funzione del cervello. Già ora è più facile individuare le malattie invalidanti del cervello che si traducono in malattia della psiche. Ancora troppo forte è la convinzione che l’educazione da sola possa guarire. Credo che in futuro dovrebbero esistere degli studiosi specializzati in tutti i settori della malattia psichica ed assieme ai farmacologi dovrebbero collaborare per la migliore definizione della malattia e della cura.

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