lunedì 7 gennaio 2008

RELIGIONE: I PIDOCCHI SONO PERLE DI DIO

Chiesa da San Benedetto a Gregorio Magno
Nei secoli a cavallo del seicento dopo Cristo nella Chiesa trionfava il fanatismo e la superstizione proprio come stiamo avvicinandoci al nostro secondo millennio. Gli ecclesiastici pensavano che la pulizia e la cultura facessero orrore. I pidocchi erano visti come perle di Dio. Questo è il periodo della nascita del movimento monastico che ebbe origine in Egitto e in Siria e vide S.Antonio, che fu il primo eremita nato in Egitto intorno al 250 dopo Cristo e nel 270 si ritirò prima in una baracca per quindici anni e poi per vent’anni nel deserto in piena solitudine. Si diffuse presto la fama della sua santità e folle immense si recarono a fargli visita. Nel 305 dopo Cristo incominciò a insegnare e predicare la vita solitaria. Come il Santo Padre Pio, Sant’Antonio veniva continuamente tentato dal demonio facendogli vedere belle donne giovani e nude ma senza successo perché il Santo resistette a tutti gli assalti. A questo punto mi domando se la santità sia una forma di schizofrenia paranoie. Verso la fine della sua vita, un numero enorme di malati di mente si installarono come eremiti nella zona egiziana di Tebe. Il primo monastero fu fondato dopo la sua morte da un certo Pacomio, egiziano pure lui. I monaci facevano vita in comune, mangiavano in comune e pregavano in comune. Per vincere le tentazioni della carne lavoravano la terra in maniera da cadere sfiniti nel sonno. Inutile dire, per capirci, che la “donna” era il diavolo e il sesso il grande peccato. Successivamente i monaci si installarono in Mesopotamia ed in Siria dove la pazzia esplose completamente. Infatti vivevano su delle colonne per impedire che il diavolo li costringesse a peccare con la solita visione di donne giovani, belle e nude. La sporcizia esplodeva e i pidocchi erano visti come la benedizione. La Chiesa proibì fin quasi ai nostri giorni di lavarsi, così non c’era il pericolo di toccarsi i genitali, peccato tremendo. Mi rifaccio, reiterpretando a mio modo di vedere, alla storia della filosofia occidentale di Bertran Russel edizioni Longanesi 1983. Pare che le prime monache anticipassero i maschi di qualche tempo. A proposito di sporcizia secondo me era vista come deterrente contro gli incontri bisesso. Termino di parlare della loro sporcizia dicendo che essi si vantavano di attraversare i fiumi senza bagnarsi nemmeno i piedi, convinti, ma è una mia malignità, di essere come Gesù Cristo che camminava sulle acque. I primi monaci oltre a non lavarsi, non lavoravano e non leggevano nulla tranne quello che la religione permetteva, forse i salmi ebraici che ancora oggi vengono letti dai preti. Anche San Gerolamo, autore della traduzione della Bibbia, alla fine rinunciò alla sua personale biblioteca perché anche i libri erano fonte di peccato. Inutile dire che la verginità era il più grande merito di santità per le donne. Nel 500 dopo Cristo, San Benedetto fuggì dalla ricca famiglia e si rifugiò in una caverna, dove visse per tre anni e nel 520 fondò il famoso monastero di Montecassino per il quale scrisse la famosa “regola benedettina”, che prevedeva oltre la meditazione e la preghiera anche il lavoro fisico. Ciò era possibile nel clima dell’Italia centrale ma certamente impossibile nel deserto. Comunque la cultura dei primi monaci benedettini era limitata alla devozione. Più tardi la regola benedettina si fece notare per la sua cultura. I monaci fanno voto di povertà, obbedienza e castità. Riferisce Bertrand Russel che uno scritto di Gibbon afferma: “il mio voto di povertà, confessava un monaco, mi ha portato centomila corone all’anno; il mio voto di obbedienza mi ha elevato al rango di principe sovrano”. Non c’è confessione sul suo voto di castità. Tuttavia grande merito del monastero benedettino fu la creazione di una grande biblioteca divenuta famosa in tutto il mondo. San Benedetto iniziò presto a fare miracoli attraverso la preghiera ed il primo fu la riparazione di un setaccio rotto. Quando il santo si rifugiò in una caverna, un amico gli calava dall’alto, attraverso un buco, il cibo annunciato dal suono di una campanella. Il diavolo ruppe con un sasso la corda e la campanella per affamare il santo, senza riuscirci perché egli visse per tre anni in completa solitudine. Come mangiava? Miracolo! Apparve ad un sacerdote Gesù Cristo in una domenica di Pasqua e gli rivelò il nascondiglio segreto di Benedetto. Contemporaneamente alcuni pastori videro il suo abbigliamento fatto di pelli di animali, spiando attraverso i cespugli. Essi lo scambiarono per una bestia ma quando lo riconobbero si convertirono alla devozione. Anche S.Benedetto fu tormentato dal diavolo con continue visioni di una donna giovane e bella e nuda che gli infiammava l’anima. Di fatti il più grande peccato era la concupiscenza della carne e pare che le guerre e i massacri non fossero peccato per nulla, tanto è vero che i cristiani si resero sempre famosi per questi atti considerati ineluttabili. Infatti Gesù Cristo affermò che i fedeli avrebbero sempre sentito rumori di guerre e rovine ma la cosa più importante era non finire nella geenna. Il vecchio testamento è pieno di stragi condotte dagli angeli di Dio contro i legittimi abitanti della Palestina, cosa che i buoni ebrei fanno ancora nel duemila perché è Dio che ha promesso loro la terra che sta tra il Nilo e l’Eufrate. Dio dice agli ebrei: “farete un mucchio con le teste, le braccia, le gambe e i piedi dei vostri nemici!”. Sant’Agostino aveva accuratamente descritto il peccato della concupiscenza prodotto dall’anima perché evidentemente anche il grande santo padre della Chiesa era estremamente ignorante riguardo la biologia e l’anatomia. La scienza ha potuto svilupparsi sfidando le torture e i roghi previsti dalla Santa Chiesa, sia cattolica che protestante. Bruciare viva la gente o farla bollire nell’olio o nell’acqua era cosa giusta e saggia ed oggi abbiamo la sensazione che si stia ritornando a quelle usanze grazie anche a Bush. Per liberarsi dalle infernali tentazioni il Santo si denudava e si buttava nei cespugli di rovi e di ortiche, in maniera che il dolore scacciava i malefici pensieri e desideri. Anche ai nostri giorni, in certi regioni del sud Italia, in occasione di festività, giovani maschi sfilano in processioni flagellandosi perché la tradizione dice che è meglio soffrire da vivi per ottenere il perdono piuttosto che vivere nei tormenti per l’eternità. Si racconta di un grande miracolo avvenuto all’orchè dei monaci di un altro convento tentarono di uccidere il santo con un bicchiere di vino al veleno. San Benedetto fece il segno della croce sul bicchiere che si ruppe in mille pezzi. I monaci volevano che il santo divenisse priore del loro convento ma non gradivano la sua regola. Un altro strepitoso miracolo fu il recupero, dall’acqua profonda, della lama di una roncola. San Benedetto mise la mano in acqua immergendo il manico della roncola ed immediatamente la lama si riaggiustò al suo posto. Tra i tanti meravigliosi miracoli si racconta di un prete, invidioso del santo, che un giorni gli fece recapitare come regalo una pagnotta di pane avvelenato. Benedetto parlava anche con gli uccelli e disse ad un corvo di portarsi via il pane e nasconderlo dove nessuno potesse vederlo. Naturalmente lui si salvò ma non sappiamo se il corvo sopravisse oppure no. Il prete avvelenatore ci rimase male e subito tentò di uccidere l’anima del santo. Come? Ma mandandogli sette belle ragazze nude che avrebbero dovuto corrompere la virtù del santo. Questi si allontanò dal monastero e il soffitto della casa del prete malvagio, gli crollò in testa uccidendolo. Un frate informò dell’accaduto Benedetto che si rattristò molto e punì il messaggero per aver gioito del fatto. Ricordatevi che Gesù Cristo maledì il fico e questo seccò. Quindi tra i miracoli ci sono anche le maledizioni ed io penso che il popolo temeva più queste tanto che ancora oggi portano soldi a cartomanti et similia. Papa Gregorio Magno racconta che San Benedetto prima di arrivare a Montecassino fondò dodici monasteri. Quando giunse a Montecassino distrusse una cappella e l’altare dedicato ai sacrifici per gli dei pagani. Costruì al suo posto una chiesa causando grande rabbia in Satana che voleva vendicarsi. Come per Padre Pio da Pietralcina, il diavolo si mostrò con l’orrore del suo aspetto gridando il suo dispetto ed insultando il santo in mezzo ai suoi confratelli. Tutti udirono lo strepitio di Satana ma lo vide solo Benedetto che non accettò le provocazioni e tacque. Racconta Papa Gregorio che il diavolo non ottenendo risposta affermò: “beato Benedetto e poi dannato Benedetto e non beato: che hai a che fare con me? E perché mi perseguiti così?” La storia finisce con il diavolo che se ne va con la coda tra le zampe, disperato. Questa era la cultura di un popolo fra i più colti dell’epoca. Questo era l’ambiente intellettuale di uno dei popoli più civili dell’occidente.

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