mercoledì 2 gennaio 2008
RELIGIONI, SOGNI, ED ALLUCINAZIONI
Caro giornalista, detto l’Arcangelo Michele, difensore dei ricchi contro i poveri, leggi qui sotto le allucinazioni nell’antico testamento ebraico. Tutto deriva dalla antica civiltà Assiro-Babilonese. Gli Angeli venivano rappresentati come personaggi barbuti con tanto di ali e con una borsetta da viaggio in mano e pare anche un orologio da polso. Nella borsetta portavano messaggi degli dei agli uomini. Difatti erano chiamati “messaggeri”. Messaggero era il vocabolo “mal ak” in ebraico tradotto Anghelos in greco da cui il nostro angelo. Per gli antichi ebrei, le visioni di angeli assommano ben 215 volte nella Bibbia. Per loro erano visibili come uomini ed il profeta Malachia significava “Angelo del Signore”. Per i cananei, i veri indigeni della Palestina, gli angeli erano degli inferiori chiamati figli di Dio. Essi facevano parte del consiglio della corona della divinità superiore chiamato EL e in altri casi BA’ AL, Dio della vita e della fecondità. A proposito dei Cherubini, che verranno poi indicati come guardiani e protettori dell’arca dell’alleanza, erano noti nella Mesopotamia col nome di Karibu. Gli ebrei hanno poi trasformato gli antichi dei inferiori delle civiltà precedenti in “Angeli” assistenti di Jhwh, il Dio ebraico dal nome da non pronunciare mai. Il Satana è l’Angelo avversario che in Giobbe risulta essere “un pubblico ministero” alla corte del Dio ebraico. Difficilmente Dio si rivela e preferisce farsi rappresentare dall’angelo del Signore con nome di Mal’ak Jhwh. Per cui anche quando la Bibbia afferma che Dio parla ai profeti, vuol significare probabilmente che la voce appartiene all’angelo, numerose volte in sogno. La definizione di puri spiriti è tardiva e messa in bocca a Gesù Cristo nel nuovo testamento. Per gli antichi ebrei gli Angeli apparivano in carne ed ossa. La visione della scala di Giacobbe indicava Angeli come uomini che salivano e scendevano dal cielo alla terra e viceversa. Nell’Antico testamento non si parla mai di Angeli come puro spirito, quindi non c’è coerenza tra Gesù Cristo e gli antichi profeti. Recentemente si attribuisce a fanciulli e giovanette la visione della Madonna che ordina di pregare e costruire chiese o cappelle. Caro giornalista non ti pare che ci sia molta malattia mentale in tutto questo? Dovresti informarti sul termine paranoia e schizofrenia. Ma il sospetto che nutro è che queste convinzioni religiose servano a tenere calmo e tranquillo il popolo che magari potrebbe ribellarsi alle ingiustizie. Tu che ne dici? Gianfranco Ravasi afferma che in testi antichi o neotestamentari gli Angeli appaiono con una loro entità ed identità e non come una rappresentazione simbolica dello svelarsi e dell’agire di Dio (come la voce di Dio nel roveto ardente). Essi hanno tratti concreti ed umani. Dal VI secolo a.c. in poi, l’Angelo acquista una identità propria. Il dotto Ravasi fa l’esempio di Tobia figlio che parte verso la meta di Ecbatana, per le nozze di Sara. Lungo la strada, lo accompagna un giovane uomo nel nome di Azaria. Si tratta di un Angelo dal nome “Raffaele” che in ebraico significa “Dio guarisce”. Raffaele preparerà un filtro magico contro il diavolo Asmodeo che affligge Sara e contemporaneamente prepara un medicamento per ridare la vista al vecchio Tobia afflitto da cecità provocata dalla cacca di un uccello caduta proprio sugli occhi. Altri nomi propri sono Michele che significa “chi è con Dio” e Gabriele che significa “Dio si è mostrato forte” oppure “l’uomo di Dio. C’è anche nel libro di Daniele l’Angelo che interpreta i sogni. Afferma sempre Gianfranco Ravasi che nella letteratura apocalittica apocrifa dei secoli III° e I° a.c. l’Angelo si affaccia dalle nuvole per vedere come vanno le cose del mondo. Poi ci sono altre figure di Angeli, anche combattenti con armature ed armi d’oro a cavallo nel cielo che guidano gli ebrei contro i loro nemici, che vengono sconfitti. Chiedo scusa al teologo Gianfranco Ravasi per i miei errori ed omissioni.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento