giovedì 29 novembre 2012

UN MONDO DI CAVALLI E CARRETTIERI




Legnano era una città di grandi industrie ed il trasporto merci avveniva anche con grossi carri alti e lunghi, trainati a volte anche da più cavalloni, biondi, dalle grosse zampe pelose. Gran parte di altri trasporti avvenivano con cavalli più modesti e carretti tipici del nord Italia. Come già detto, io amavo profondamente tutti gli animali e - stupite, stupite - giocavo persino con gli scarafaggi! Stavo molto attento, quindi, che ai miei amici cavalli non venisse fatto alcun male. Per la maggior parte dei carrettieri, notavo che più che bastonare l’animale si accontentavano dello “schiocco” della frusta. Era un simbolo acustico che dava ordine alla bestia di aumentare l’andatura e lo sforzo. Raramente ho visto maltrattare l’animale come invece avevo avuto occasione di notare in altre zone. Quella frusta mi si era talmente piantata nel cervello che pensai di farmene una con una canna di bambù ed un pezzo di corda. Riuscivo a manovrare tanto bene questo giocattolo, ottenendo schiocchi e sibili molto simili alle fruste normali, che ben presto tutti gli altri bambini si erano muniti di simili attrezzi e si facevano gare a chi li usasse meglio. Si riusciva a manovrare la corda in maniera tale da avvolgere anche un altro bambino senza fargli del male, tanto lunga era la corda che sapevamo usare con maestria. Poi vennero i circhi equestri con i grandi specialisti della frusta e del lazzo e noi mandammo in soffitta quell’attrezzo obsoleto. “Vala, uhh!” era il comando usuale per incitare l’animale e “UHH” per fermarlo. Il buon cavallo sostava paziente ed io correvo a consolarlo. Lui mi guardava con i suoi occhioni buoni ed io cercavo di gratificarlo con le carezze sul muso, sul collo e sul ventre.

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