venerdì 30 novembre 2012

I NAPOLETANI SONO SEMPRE NAPOLETANI!


La gita in battello all’isola di Capri era partita bene. Il cielo era azzurro ed il sole forte. La barca aveva l’aspetto di un cadavere imbalsamato con una meccanica a diesel singhiozzante e piuttosto insicura.“Siamo disoccupati e dobbiamo arrangiarci!”. Poiché il prezzo era favorevole ed i miei genitori risparmiavano su tutto, decisero che la carcassa, chiamata significativamente “Dio pensaci tu” andava bene. Salimmo verso le undici di mattina attraversando il breve braccio di mare, che separava Capri da un avanzo di molo, su lugubri assi marce e senza appoggi per le mani: mi ricordavano un dipinto di Van Gogh rappresentante operai che trasportavano ceste di carbone su chiatte, camminando su lunghe ed insicure assi di legno. Il corpo marinai era composto dal capitano con tanto di berretto unto e bisunto; capitano in seconda, senza berretto né divisa, ma quasi in mutande rattoppate come la maglia con tanto di bottoniera sotto il collo; mozzo, senza scarpe né calze, pantaloni corti e torace nudo. Paolo Villaggio era in agguato a spiare tutto per poi scrivere i suoi famosi libri. Tentavano a vuoto di staccare l’ormeggio con litania di bestemmioni in napoletano stretto. Fischio di partenza. Motori ansimanti con catarro e sincope e tentativo d’investimento di altre barche e barchette con evidenti maledizioni napoletane. Finalmente ecco giungere il via sull’onda verso l’azzurro celeste del golfo di Napoli. Arrivati alla grotta azzurra, vi era la sosta nel vano tentativo di visitare il miracolo cercando di salire su barche a remi, pagando il biglietto, anzi, pagando senza biglietto. Il mare intanto ingrossava e l’onda lunga si mischiava a quelle a piramide tragicamente famose per affondare anche i transatlantici. Si rinuncia alla visita e si riparte verso il porticciolo di Capri, nel quale si attende l’approdo rollando perché non c’era il diritto di accesso e bisognava aspettare che qualche battello lasciasse l’ormeggio. Trovato un buco dove attraccare, vi fu la corsa fra barcacce di quel tipo per arrivare prima. Tamponamenti e bestemmie e finalmente eccoci sull’isola. Era mezzogiorno e avevamo una fame bestiale: volevamo mangiare i cannelloni ripieni. Lunga fu la ricerca accuratissima dei ristorantini leggendo il listino prezzi e facendo i conti con le riserve auree della famiglia. Alla fine, evaporando come stufe con la caldaia senza coperchio, il capofamiglia decise per un modestissimo canneto sotto il quale c’erano dei tavoli e qualche sedia. La tovaglia era sporca e, per tovaglioli, si usavano le mani. Né vino né birra, ma solo semplice acqua ci fu servita, sdegnosamente offerta dalla proprietaria che parlava tra sé in stretto napoletano (si sarà lamentata per la dovizia degli ospiti del nord?). Sul piatto, assieme a qualche mosca, tre cannelloni per quattro persone che come disse poi Villaggio, avevano la caratteristica di essere freddi all’esterno e bollenti come magma nella besciamella giallastra dell’interno. La fame da lupi ci fece addentare il cibo con conseguente scottatura della lingua e così giù acqua tipo pompiere. Infine il gelato chiuse il pasto. Visita alla piazzetta famosa, deserta perché era l’ora della bollitura solare e della “pennichella” abituale ed una rapida sosta per rimirare i faraglioni e poi tornammo indietro, scendendo per una scalinata al naturale con massi e rocce sporgenti fino al porto dove si giungeva con un bel salto che io feci con orgoglio, ma non le donne della famiglia. Nel frattempo subentrarono nuvoloni bassi e neri. Il sole scomparve ed iniziò a tirare un vento della malora. Attraverso un altoparlante della capitaneria di porto una voce gracchiava: “Mare forza otto, in aumento! Proibito lasciare l’isola!”. L’avvertimento andò avanti con monotonia e già pregustavo il forzato soggiorno e, quando vidi l’equipaggio della bagnarola consultarsi in un napoletano stretto e sottovoce senza sorridere affatto, allora capii le loro intenzioni. Con ordine perentorio ci fecero salire. Mio padre, che era stato fascista convinto, era sprezzante del pericolo e nonostante le onde acquistassero l’aspetto di piombo fuso, diede l’esempio e salì con un balzo sulla nave. Dietro a lui il sottoscritto ed una pletora di donne piangenti, grasse e magre che parlavano dialetti incomprensibili, atti a farmi pensare che appartenessero a qualche gruppo turistico organizzato dall’oratorio di Santa teresa del bambin Gesù. Non mancavano le suore ed un pretonzolo, piuttosto preoccupato. Il capitano si fece legare al posto di comando con le mani fissate sui manici del timone, il groviglio era poco tranquillizzante. Il secondo fu avvinto con le corde al palo centrale della "nave". Il terzo marinaio si sdraiò sotto una panchina di legno e si addormentò. Mio padre da coraggioso aveva afferrato le maniglie di una porta a vetri che si apriva sulla prua e con le gambe divaricate faceva salti involontari verso l’alto arrivando persino a mettersi con le gambe all’aria, non per la forza dei suoi lombi ma per la spinta delle onde. Mia madre e mia sorella piangevano a squarciagola e maledivano il coraggio di mio padre, che aveva smesso di avere quel ghigno satanico da coraggioso ed incominciava ad aver paura anche lui. Io mi ero abbarbicato al sedile di legno e sperimentavo col cuore in gola il volo degli astronauti. Arrivai persino a stare con la testa in giù ed i piedi al soffitto. Le donne del gruppo continuavano ad invocare Dio, la Madonna e tutti i santi e saltavano con il posteriore in aria dimenticando il comportamento educato delle donne per bene. In quel momento anche le suore mostravano in aria le natiche e non si preoccupavano affatto. Il prete aveva perso il messale, il berretto e le buone maniere. Ho avuto il sospetto che invece di preghiere stesse tirando certi bestemmioni da competizione e mostrava certi denti acuminati da farlo assomigliare a mastini napoletani inferociti. Il colletto bianco era slacciato e viaggiava libero verso l’alto. Non feci attenzione al suo abbigliamento intimo perché ero troppo attento a controllare il grigio piombo del mare, le sue tremende onde a piramide ed a soffrire ogni qualvolta la barca era sbalzata fuori d’acqua ed il motore andava a vuoto con un frenetico rumore d’eliche che giravano in aria. Ogni volta che la barca ripiombava in mare, la chiglia gemeva come una persona ferita prossima a tirare le cuoia. La confusione era terribile ed i marinai non parlavano. Tra le donne succedeva di tutto: le suore erano quasi nude ed avevano perso il cappellone bianco. Non avevano nemmeno più le scarpe. C’era una signora piuttosto in carne debordante che aveva perso ogni ritegno, il libro delle preghiere, il crocifisso, le scarpe e la fiducia nei santi.“Oddio mamma! Qui affondiamo! Oddio mamma, qui si muore! Oddio mamma, porco di qui, porco di là, oddio mamma se me la cavo giuro che sventro con le mie mani i marinai, uno a uno!”. Altre brave donne erano svenute e venivano lanciate da tutte le parti come sacchi di mortadella. C’era chi vomitava e qualcuno mi inondò la schiena di un liquido caldo e schifoso. Mia madre aveva assunto uno dei suoi tipici atteggiamenti isterici: dritta e dura come un baccalà, con un crocifisso, immancabile, stretto fra le mani giunte in preghiera, vibrava tutta, dalla testa ai piedi, come una macchina perforatrice stradale in azione. Mia sorella dava l’impressione di essere impazzita e non aveva atteggiamenti controllabili: si strappava i capelli, perdeva indumenti, si agganciava dove capitava, piangeva, anzi urlava, ed invocava santa Rita da Cascia, la santa degli impossibili. Mio padre ballava come non avrebbe mai immaginato di poter fare. Il suo volto era nero, accigliato e non parlava più. Da alcuni segni, mi pareva che avesse terminato sia il coraggio che la forza fisica. A balzelloni, saltando in su con il sedere ed arrivando a sdraiarmi sul soffitto per poi ripiombare giù, riuscii ad avvicinarmi a lui e, gridando con tutta la mia forza vocale, lo invitai a sedersi al mio posto mentre io l'avrei sostituito come il coraggioso di turno e fu uno spettacolo terribile. Mentre danzavo, vedevo la prua della barcaccia inabissarsi sotto un’enorme onda nera. Poi salivo verso l’alto e con me la barca con i suoi motori impazziti che facevano girare a vuoto l’elica. Finalmente dopo due ore di inferno, avvistai la costa alta di Sorrento e, da solo, il cuore riprese le sue funzioni. Vidi il marinaio uscire da sotto il sedile, slegare quello legato all’albero maestro e tutti e due liberarono anche il capitano. Con un coro di imprecazioni tutti quanti lasciammo l’imbarcazione, pregando Dio di non farci mai più ricapitare in mano ai napoletani. Questi non dissero una parola!

VIAGGIO VERSO IL SUD




Chi si lamenta dei trasporti d’oggi lo fa perché suggestionato dal comune dire o perché talmente giovane da non immaginare nemmeno cosa significasse intorno al 1945 viaggiare in terza classe verso il meridione d’Italia:

1. Le carrozze erano rottami di prima della guerra, tutti in legno;

2. Funzionavano soprattutto le vecchie locomotive a carbone, con relativo fumo negli occhi;

3. I passeggeri erano tanto numerosi e con tante di quelle valigie, scatole, gabbie, pacchi ecc., da ricordare certi film ambientati nel Messico;

4. La linea ferroviaria era quasi per intero interrotta. I ponti quasi tutti distrutti;

5. Il treno si fermava continuamente, spesso in aperta campagna, per via dei lavori ai binari o ancora perché rimaneva una sola corsia, appena riadattata, e doveva attendere il via libera;

6. Non esistevano treni veloci e questi sostavano parecchio in ogni stazione. In alcune, importanti località, c’era l’obbligo del cambio di treno con relativo spostamento di masse immense di uomini, donne e bambini più relativi bagagli a mano;

7. Si era in estate con un caldo bestiale. Tutti sudavano e puzzavano come immondezzai;

8. Si mangiava e beveva quello che era possibile trovare ed il rifornimento d’acqua era affidato a coraggiosi che si preparavano a scendere, prima ancora che il treno si fermasse, per fare scorta d’acqua presso la fontanella della stazione e poi di corsa risalivano rischiando per lo meno le gambe;

9. I passeggeri parlavano dialetti sconosciuti ed a malapena ci si intendeva con i gesti;

10. In attesa di salire su treni combinati in arrivo magari dopo ore e ore, bisognava parcheggiare le natiche per terra ammassati in un’orgia di gente stanca, assetata, affamata, che non era riuscita a fare i propri bisogni corporali e magari faceva delle flatulenze in pubblico. Mettici anche l’alito fetido, la puzza del pecorino, le collane di aglio, le cipolle che mi facevano lacrimare ed infine tanta, tanta puzza di piedi;

11. Arrivati finalmente a Villa San Giovanni, bisognava attendere l’indomani mattina per attraversare lo stretto di Messina e per passare la notte, dopo lauto compenso, venivamo segregati e chiusi a chiave in una stalla, previo aver effettuato totale ripulitura e svuotamento vescica ed intestino subito fuori della porta, fra l’erba, pulendosi bene con i sassi. L’unica raccomandazione fatta dal titolare dell’albergo era stata: “Quando vi pulite, fate attenzione a dove prendete i sassi, perché sotto ci possono essere le vipere”;

12. Tra la massa di passeggeri in un colossale ingorgo di membra c’erano russatori di prim’ordine, ruttatori vari e soprattutto scorreggioni da competizione. Qualcuno parlava nel sonno. C’era chi piangeva, chi aveva paura del buio, chi temeva di essere alleggerito del portafoglio e chi non era riuscito prima a fare i propri bisogni. Io stesso nel corso della notte ho urinato diverse volte e c’è stato qualcuno che si è lamentato;

Finalmente giunta l’alba, si spalancò la stalla e tutti corsero per prendere il treno e cercare posti a sedere. La nonna disperata non ce la faceva a correre, con tutti i bagagli. Qualcuno mi spinse attraverso un finestrino e in un caos da bolgia infernale e finalmente riuscimmo ad attraversare quel braccio di mare ingoiati col treno in un ventre enorme di balena. L’impatto visivo con la Sicilia fu straordinario, così come lo era stato per quasi tutte le regioni meridionali, dove il treno era passato attraverso boschi di ulivo. Sulla terra un mare di proiettili di cannone, armi d’ogni tipo e persino carcasse d’aereo. Alle fermate delle stazioni, potevo godere di un’umanità straordinariamente diversa da quella alla quale ero abituato da sempre: gente dall’aspetto squadrato, colorito scuro, in abiti neri. Le donne portavano grossi fazzoletti neri in testa e sopra di essa trasportavano con assoluta indifferenza anfore, ceste, gabbie di animali e tutto quello che non saprei descrivere. Nello scomparto facevano l’apparizione galline starnazzanti, animali vari ed era per me una continua gioia per gli occhi. Il ricordo che mi è rimasto vivo nella mente nel tratto Messina-Siracusa è quello di fantastiche spiaggette ricolme di tonde barche da pesca colorate a metà di azzurro o di rosso o di giallo e la parte sotto di nero. Di notte mi è rimasto impresso il fuoco che usciva dal camino della locomotiva, quando affrontava traballante una curva. Di giorno muretti di sassi appoggiati ed incastrati al vivo, senza calce, grandi ed estese macchie di fichi d’India, con il loro tipico color verde acqua chiaro. E nei campi gli asinelli e le capre e le pecore ed il color verde scuro dei carrubi, che così verde non ce n’è.

Finalmente ecco Siracusa. L’abbraccio dei parenti festosamente accoglienti e finalmente la loro calda, generosa ospitalità ed un’abitazione tipica della Sicilia povera. Le case erano lunghe con porte di legno apribili sulla strada, che immettevano direttamente nella camera da letto con un grande lettone decorato e subito dopo la cucina. Non mi ricordo proprio se ci fosse anche il gabinetto. Forse c’era ma era all’esterno ed era una cosa complicata, con tende per nascondere ed acqua a mano che ognuno doveva aver cura di attingere alla fontana. Trascorsi a Siracusa un mese intero, tra gente povera, anche ammalata ma generosa. Da loro ho gustato le melanzane impanate fritte ed i famosi fichi d’India. Pericolosissimi da maneggiare e difficilmente scordabili per le conseguenze di malaccorta premura nel cibarmene. Poi ricordo tante angurie e tanti bagni nell’acqua limpida, trasparentissima del porto, contrassegnato da una nave affondata che emergeva con la parte superiore ed il troneggiante fumaiolo. Credo di aver goduto il bagno di mare più bello del mondo, nudo completamente fra altri bambini completamente nudi. Poi accompagnavo lo zio Pietro, fratello di mio nonno Andrea, già da gran tempo defunto, nelle cantine meravigliose per la frescura e le loro antiche arcate, dove, fra i tavoli e brava gente seduta, lo zio Pietro illustrava con fine dialettica i suoi convincimenti politici di estrema sinistra. I cugini in secondo grado si davano da fare a vendere sigarette di contrabbando ed Ennio suonava la fisarmonica. Alla mattina facevo visita allo zio Pietro che di professione faceva lo scalpellino di pietra dura, arte ormai scomparsa. Mi ricordo questa bella pietra bianca che prendeva forma sotto lo scalpello e tutti gli accalorati discorsi dello zio sulla giustizia comunista. Forse fu per questa sua vocazione oratoria che in seguito fu costretto ad emigrare a Buenos Aires, dove probabilmente sono finiti parecchi miei disegni. Ennio poi ci accompagnava anche al cinema all’aperto, dove mi godevo Tarzan che ritornava fra gli uomini civili.

RACCONTO TRATTO DA "ODIARE PER VIVERE" SUL MIO BLOG

RIFLESSI NEL LAGO

RIFLESSI NEL LAGO – CM. 50X60 – ACRILICO SU TAVOLA – 2008




Sono nato a Pallanza sul lago Maggiore. Fin da piccolo sono stato attratto dalla magia dei riflessi e dalle leggere onde che mutavano la superficie azzurra di questo magnifico paesaggio. Ho amato tutti i laghi e questo da me dipinto è uno scorcio del lago di Como. La natura ci offre bellezza e splendore!

giovedì 29 novembre 2012

LA SUPERSTIZIONE E L'EDUCAZIONE FAMILIARE




Negli anni precedenti la seconda guerra mondiale, la superstizione regnava sovrana specie tra le persone di scarsa cultura. L’analfabetismo era estremamente diffuso e le convinzioni sul malocchio erano talmente presenti in tutti gli strati sociali a tal punto da condizionare anche le classi più evolute. Basti pensare ai film comici basati sulle credenze popolari: lo iettatore o il gobbo portafortuna. Totò ha interpretato un personaggio, creato dalla fantasia del grande Pirandello, considerato poratore di malasorte per cui, alla fine, questi chiede ed ottiene la patente di iettatore, fissando addirittura tariffe da pagare onde evitare il suo malefico sguardo.Pensate che nella mia infanzia ho avuto la possibilità di ascoltare dialoghi che al giorno d’oggi sarebbero considerati frutto di follia. Le donne, tra le quali mia madre, mia nonna e le vicine di casa, affermavano con autorità di aver visto altre donne trasformarsi in gatto per compiere malefici. Quasi ogni settimana mamma e nonna andavano alla ricerca di forcine, pettinini, penne e piume ed altro materiale diabolico che qualche vicina invidiosa poteva aver infilato nei cuscini del letto se non addirittura nel materasso. L’artigiano che ricardava la lana dei materassi aveva un gran lavoro ed alla fine consegnava alle signore pettini, forcine, pezzi di ossa animali, nodi di corda e quant’altro la superstizione indicasse. Le donne consideravano questi oggetti di malocchio la causa di presunte disgrazie e pagavano volentieri l’operaio, che a mio avviso fingeva di trovare sempre oggetti spregevoli causa di ogni malumore e malattia delle povere donne. La benedizione delle case e dei letti in particolare era considerata necessaria dal popolo per cui i frati vicino alle case popolari, dove io abitavo, avevano sempre il loro impegno. Non era raro il caso in cui qualche bella signora della ricca borghesia ben vestita venisse scambiata per un’angelo del signore se non addirittura la Madonna in persona cui chiedere grazie e favori. In questo clima di superstizione, una maledizione sceneggiata con riti ed imprecazioni era ritenuta così lesiva da condizionare la vita delle persone. La mia famiglia non ne era esente e la maledizione espressa dal nonno siciliano contro di me (maschio) ha influito negativamente sulla mia personale vita. Quando nacqui non fui ben accettato e mio padre, probabilmente, decise di abbandonare la famiglia. Forse mia madre addossò alla mia persona tutte le situazioni difficili della famiglia. L’unica persona che ne soffrì veramente tanto fu mia nonna Maria, che piangeva spesso ricordando la maledizione e si rivolgeva a me piccino come se io potessi fare qualche cosa per evitarla. Quando poi da ragazzo manifestai la volontà di diventare pittore, si realizzò la maledizione e tutte le nefaste conseguenze che ne dovetti subire. La decisione di mia madre nel punirmi deriva da tutta una mentalità retrograda che cercherò di riassumere. Le persone della piccola, piccola borghesia, senza cultura ed orecchianti di frasi carpite con disattenzione da conversazioni altrui portavano a pensare una serie di considerazioni: i genitori avevano diritto di vita e di morte sui propri figli. Contava solo la volontà dei genitori. I figli dovevano solo obbidire e tacere. Gli unici mezzi di persuasione erano le punizioni morali e fisiche. Nessuna idea doveva essere presa in considerazione da parte dei genitori se i figli si lamentavano od esprimevano desideri diversi dalla famiglia. Valeva il solo “pensiero unico”. Le femmine erano considerata fragili e da proteggere contro i maschi anche se fratelli. I figli maggiori avevano tutti i diritti. Per le femmine la famiglia era impegnata da sempre a costituire la ricca dote per un matrimonio lussuoso. Per i maschi niente di niente salvo costringerli al lavoro. Lo studio dei maschi doveva rendere come il lavoro degli operai. Nei confronti dei maschi l’educazione avveniva solo con la ferocia di un superiore militare che doveva vincere con la violenza ogni resistenza del figlio. “Parla solo quando sei interrogato!” Di fronte a manifestazioni di malattia o di disagio il padre infieriva con le botte, le punizioni e le minacce di morte. Solo con questa educazione le buone famiglie piccolo borghesi erano convinte di educare nella maniera giusta il figlio. Imposizioni, nessun ascolto e violenza fisica. Pare che questo tipo di educazione fosse impartita anche dal clero e dal clero giustificata per la famiglia. Nel sud le femmine a dodici anni andavano spose o a servizio come cameriere. I maschi a dodici anni andavano in cava o in miniera di sale o carbone. Nel nord i maschi andavano a lavorare in fonderia. Pochi i genitori che facevano studiare i figli e le scuole erano di tre tipi: a) per i ricchi – b) avviamento al lavoro maschile – c) avviamento al lavoro femminile. L’arte era una cosa da ricchi e la peggiore disgrazia era che un figlio manifestasse il desiderio di fare il pittore. Questo è il mio caso!. Sono stato costretto ad uddidire e per salvarmi dalla depressione, appena mi fu concessa l’occasione, scappai da casa per lavorare come viaggiatore di commercio. Lontano dalla famiglia, finalmente!.Voglio tranquillizzare tutte le brave famiglie del nord Italia. Per carattere e tradizioni, le regioni settentrionali sono state più liberali, dotate di maggiore tolleranza e buon senso. La mia famiglia invece risentiva fortemente della sicilianità di mio padre.

RACCONTO TRATTO DA "ODIARE PER VIVERE" SUL MIO BLOG

W IL VINO




Ah, gli ubriachi!

Oggi chi li vede più? Sono una razza scomparsa, del tutto estinta. Oggi esistono gli “etilisti” che sono ben altra cosa. Dovete sapere che alla mattina presto i lavoratori partivano in sella alla bicicletta, sicuri di sé, e viaggiavano ben bene dritti ed accorti. Alla sera però, dopo le cinque e mezza li ritrovavi tutti a piedi guidati dalla bicicletta che faticava non poco a ritornare a casa, trascinando attaccati ad una manopola del manubrio quello che alla mattina era il padrone ed alla sera diventava un avanzo di osteria o di “CIRCOLO DELLA PACE E FRATELLANZA” o “CASA DEL POPOLO” o “DOPO LAVORO”. Ogni tanto il residuo di padrone scivolava in avanti o indietro ed era sempre la bicicletta che conduceva a fatica il malridotto. Quante offese sopportava, povera bicicletta! Non era colpa dell’avvinazzato se l’andatura era a rotazione da una parte o dall’altra della strada, con ritorno all’indietro, pur con una lenta progressione verso l’ovile. Si sentivano imprecazioni tipo: “Dove vai, troia, vacca di una troia! Devi andare dritta, la sai la strada!”.

Poveretta, la bicicletta si sforzava di tenere in piedi quel rudere a due gambe, che parlava da solo oppure ce l’aveva con qualcuno che non si vedeva. La bicicletta, brava bestia, sopportava e cercava di tirare innanzi, anche sulle salite, trascinandosi dietro quel peso morto di ubriacone. Il raro traffico automobilistico sul Sempione aveva continui rallentamenti, magari perché due dopolavoristi avevano incrociato le biciclette e queste bestie non si ricordavano più da che parte andare. Qualche poveretta, stremata, non ce la faceva più e si accasciava sulla strada, trascinando anche l’avvinazzato. Qualcuno si addormentava sul posto e dovevano spostarlo sul bordo della strada assieme alla sua generosa schiava. Qualche altro era soccorso da volontari che lo tenevano sottobraccio mentre lui sgambettava come se dovesse salire le scale. Altri ubriachi urlavano, bestemmiavano da far paura: riuscivano ad infilare la porta del cancello sotto la vigile attenzione di noi bambini che scommettevamo quando il disgraziato avrebbe preso una “craniata” colossale contro il duro legno del cancello. Raramente ci era data la soddisfazione di vedere la craniata desiderata ed anche quando succedeva, dopo qualche secondo l’ubriaco era già in piedi, si fa per dire. Tuttavia l’affetto familiare soccorreva tutti questi energumeni e le mogli con il viso tra il vergognoso e l’addolorato, riuscivano, anche se a fatica, a riportare tra le mura domestiche la vittima del capitalismo, che per dolore si riduceva così nel vano tentativo di dimenticare i padroni oppressori che lo costringevano a lavorare. Tra gli ubriachi si doveva fare delle distinzioni: c’era quello simpatico, che faceva simpatiche battute sulle corna messegli dalla moglie per colpa della suocera, disgrazia della società umana; c’erano quelli che riuscivano in genere ad essere riportati dalla fedele bicicletta fino alla scala dove abitavano, a questo punto, però, la bicicletta sveniva ed allora scendevano i loro congiunti ed a furia di spintoni e sollevamento pesi li collocavano a letto vestiti e già pronti a ripartire per il lavoro l’indomani mattina, freschi e pimpanti a cavallo della fedele “due ruote”. C’erano poi ubriachi cattivi che mettevano paura e che preferisco dimenticare. Il trionfo degli ubriachi avveniva domenica pomeriggio. Alla mattina, tutti ben lavati e ben vestiti frequentavano la chiesa, dove stavano compunti a dormire. Dopo la consueta passeggiata con il vestito della festa per il rientro a casa, gustandosi con la vista lo splendore delle femmine che esponevano il campionario della loro eleganza e la vistosità delle forme e delle andature, alle dodici e mezza in punto tutti si buttavano sulla tavola riccamente imbandita con polenta ed uccelli scappati, pezzi di maiale che avvolgevano ripieni ricchi di prezzemolo ed altro, tenuti insieme da stecchini di legno, tracannando un bottiglione di vino nero con la scritta Barbera o Barbacarlo o Freisa, fabbricato a Rho verso Milano, poi polenta arrostita con gorgonzola ed alla fine noci dure da spaccarsi con i denti.

Dopo l’abbondante pranzo, si ascoltava la radio e ci si addormentava per qualche minuto, stesi sul sofà. Poi via, dagli amici all’osteria a giocare a carte e a bere vino nero pugliese, tanto duro e pesante da assomigliare all’olio di fegato di merluzzo colorato di nero. Alla fine, verso le sei della sera, ecco apparire le prime difficoltà: le sedie sono incollate al sedere, le gambe non rispondono ai comandi, ci si appoggia al tavolo e con la forza dei gomiti si riesce a stare in piedi. Già si sbaglia la porta per uscire e si prendono le prime capocciate. Poi, attaccandosi ai muri riescono all’aperto su un marciapiede affollato da centinaia di uomini vestiti di nero per la festa ma con vistose distorsioni di andatura. Le prime difficoltà per orientarsi verso la direzione da prendere, i primi scontri abbracci, i primi saluti distorti da una bocca che non si apre nel verso giusto, mentre aliti fetidi stordiscono i presenti, il colletto della camicia aperto e a sghimbescio, la cravatta slacciata, la giacca aperta ed aperta anche la patta dei pantaloni. Un passo incespica nell’altro ed incomincia la dura lotta della sopravvivenza. Le strade brulicano di migliaia di ubriachi. Le donne si fanno il segno della croce ed alzano gli occhi al cielo e noi bambini facciamo scommesse su quanti riescono a ritornare a casa oppure s’addormentano per strada. Di volontari per soccorrerli ce ne sono pochi, perché gli “astemi” sono rari. Qualcuno s’appoggia con il braccio al muro e vomita, qualche altro canta a squarciagola e c’è persino qualcuno che riesce a montare in bicicletta. Dal mio balcone controllo che anche mio padre non sia presente nella marea degli ubriachi. Purtroppo non è così: laggiù, all’incrocio fra via S. Francesco d’Assisi e via C. Porta, c’è una figura familiare che sbaglia la curva, ritenta, cade, si rialza. Cade ancora. Allora io mi precipito per le scale, corro incontro a mio padre, afferro il manubrio della bicicletta e lui mi dice con un sorriso distorto: “Che fai, Pelandra? non vedi che mi fai cadere?”. Parlando di ubriachi voglio raccontare un aneddoto che un visitatore di una mia mostra di pittura mi confidò recentemente. Al suo paese, questo signore oramai con i capelli bianchi, faceva parte integrante dell’organizzazione clericale ed operava in stretta relazione con il prete padrone. Era quindi quello che si può definire un bravo cristiano. Tuttavia la parte selvaggia ed animale di tutti i bambini e ragazzi era sempre all’erta e pronta a combinarne di tutti i colori. Viveva in questo paese della provincia di Cremona una brava persona, umile, zoppa, mutilata di una gamba, che svolgeva per tutta la settimana il suo onesto incarico di netturbino comunale. Era dotato di carretto, scopa e paletta per raccogliere l’immondizia. Svolgeva bene con coscienza il suo lavoro e manteneva pulite le strade del paese per tutta la settimana, con la simpatia della cittadinanza e l’affetto dei ragazzi. Arrivata la Santa Domenica, il “GAMBETTA” la celebrava come era d’abitudine tra il popolo: si prendeva una sbronza totale, una “ciucca” bestiale, tale da scaraventarlo per terra, farneticante ed ignaro di tutto quello che lo circondava o succedeva. I santi bambini dell’oratorio, sempre pronti alla preghiera, alla confessione ed a tutti i riti sacri cui obbedivano con fervore, a quella vista dimenticavano tutti gli impegni cristiani. I chierichetti buttavano via le sottane d’ordinanza, abbandonavano chiesa ed oratorio ed in preda a furia satanica, saltellando di gioia in un rito orgiastico liberatorio, caricavano il poveretto sul suo carretto dell’immondizia e lo spingevano a tutta velocità per le strade del paese, in una sarabanda di urla, lazzi e risate sguaiate da far invidia ai “sabba” delle streghe. Al termine della corsa, lo scaricavano nell’immondezzaio, quindi lo tiravano su di nuovo, lo ricaricavano nel suo carretto e via di nuovo per le vie del paese finché, stanchi per il gioco satanico, non lo riconducevano nella sua baracca fuori dal paese e ve lo scaricavano come immondizia. Diceva questo mio visitatore che il poveraccio si svegliava al lunedì mattina tutto pesto e sanguinante ma non si ricordava assolutamente come si poteva essere prodotto tutte quelle graffiature e lacerazioni che si ritrovava sul corpo ed in particolare sul volto. Riprendeva con serenità il suo lavoro per tutta la settimana fino all’arrivo della domenica, giorno di libertà per lui da sempre santificata tracannando tutto il vino che gli era possibile. Di nuovo la banda clericale si scatenava nel solito rito e né il prete né le autorità avevano mai avuto nulla da obiettare. Venne il giorno in cui il povero “Gambetta” tirò le cuoia, da solo, nella sua baracca. I ragazzi, santi per le giuste frequentazioni clericali, anche se talvolta crudeli come solo i ragazzi sapevano essere, amavano a loro modo questo relitto della società e si preoccuparono di andare a vedere come mai era assente dalla scena il loro “Gambetta”. Accortisi ed addolorati della sua dipartita, corsero dal prete perché gli desse almeno l’estrema unzione. Il prete, schifato, non ne volle sapere, con un disinteresse oltraggioso che scatenò una vera e propria ribellione nei ragazzi. Rimproverarono aspramente il prete che, quando stava male il riccone del paese, andava almeno due volte al giorno a confortarlo con tanto di carrozza e cavalli e che lo seguì salmodiando e con tutti i riti immaginabili fin nella tomba ed anche dopo fece più di quanto ci si potesse aspettare da un prete per un defunto. Non capivano i ragazzi perché per un poveraccio, dedito per tutta la vita a raccogliere l’immondizia, il prete non voleva nemmeno scomodarsi ad andare a benedirlo. Il prete non andò nemmeno a quello che doveva essere il suo funerale, perché i ragazzi caricarono la salma su una carriola a mano e la portarono al cimitero, dove una cassa comunale per i poveri l’accolse e fu sotterrato. Per giorni e giorni i ragazzi dell’oratorio protestarono col prete e minacciarono sciopero ad oltranza, finché, qualche giorno dopo, il prete si decise sotto la minaccia dei ragazzi ad indossare la stola per l’occasione ed a recarsi di malavoglia sul tumulo sconsacrato del povero “Gambetta”. Due parole in latino, due spruzzate col pennello delle benedizioni e subito dopo egli andò a far visita ossequiosa ai ricconi del paese che avevano male ai calli. La storia continuò da parte del visitatore della mia mostra e si addentrò profondamente nel mondo dell’alta aristocrazia clericale parlando di illustri cardinali e persino di un Papa. Tuttavia temo seriamente per la mia incolumità personale ed evito accuratamente di narrare ciò che le mie orecchie hanno sentito. Dirò una sola cosa che riguarda un grande Papa. In sentore di morte, si attaccava con frenesia alle maniche dei santi medici che lo avevano in cura e gridava in dialetto lombardo “fatemi star qui, ché qui si sta bene e non ho voglia di andare di là! Uè, avete capito? Voglio star qui perché è qui dove si sta bene, avete capito?” Il mio narratore giura di aver sentito raccontare questo episodio dalla bocca del sacro dottore personale che ebbe in cura il sant’uomo vicario di Cristo in terra. Lascio a lui tutta la responsabilità dell’affermazione e non saprei nemmeno riferire il nome dell’anziano fedele uomo di curia, che per tutta la vita ha curato il patrimonio e gli interessi del clero del nord. Se involontariamente ho commesso peccato, sono pronto a pentirmi, purché non mi attacchino ad un palo in piazza e non facciano di me un bel falò. Deo gratia, mi pento, mi pento e faccio penitenza. Appena a casa mi cospargerò il capo con la cenere, mi infliggerò il cilicio, dirò duemila preghiere, andrò a confessarmi e farò la comunione, se mi assolveranno dai peccati così commessi che sono ben più gravi rispetto a quanto vigliaccamente si sussurra tra le fila della Lega Nord e cioè che un certo cardinale trafficava e favoriva il commercio delle armi pesanti, bombe, missili, aeroplani, carri armati e via dicendo.

RACCONTO TRATTO DA "ODIARE PER VIVERE" NEL MIO BLOG



LA STRADA DI VIA CARLO PORTA 56



Via Carlo Porta venne asfaltata solo dopo la fine della guerra. Prima era uno sterrato con polvere bianca. Bastava un acquazzone e si formavano ai miei occhi fiumi, cascatelle e laghi. I bordi della strada divenivano torrenti limacciosi con marezzature vorticose che aggredivano l’ostacolo e lo superavano scivolando sopra e poi ricadendo come cascate, mentre il resto della corrente girava intorno ad esso e si riuniva al flusso principale innalzando onde di barriera che correvano parallele, fino a sfociare in un lago ricco di acque e dal corso più placido. Un tuono ed un altro ancora e la pioggia si faceva più fitta e d’estate assieme ad essa gli angeli del cielo bombardavano i peccati dell’uomo con mitragliate di porfidi di ghiaccio, piccoli, medi ed anche grossi come ovetti di colombo. I bambini di via Carlo Porta, vestiti con le sole mutande, sguazzavano felici in mezzo al fango e facevano barriere con i loro corpi alla violenza del fiume che aveva invaso la strada. Bastava un poco di luce tra le nubi e l’acqua smetteva di cadere. Il fiume defluiva nei tombini che ribollivano e gorgogliavano. Alcuni rivoli larghi una decina di centimetri continuavano imperterriti a scorrere, modellando come demiurghi forme strane che assomigliavano a quanto piaceva immaginare alla nostra fantasia. Con un bastoncino, un gambo di fiore spontaneo o una foglia si dava forma alla terra molle e simile a creta. Le cascate divenivano più alte e le acque rombavano cadendo in giù. Io amavo i laghi e con le mani formavo delle recinzioni in maniera da formare argini e fermare la corsa dell’acqua. Qualche altro bimbo creava con le pagine dei quaderni di scuola barchette di carta e le ponevamo in gara all’inizio del fiume che iniziava a discendere verso l’incrocio di via S. Francesco d’Assisi. Vinceva il proprietario della barca che riusciva ad evitare gli ingorghi ed i risucchi nei tombini ed arrivava veloce fino al mare dell’incrocio. Io non ho mai vinto, ma aspettavo con gioia i temporali e quelle saette e quei lampi e quei tuoni come il peana di noi poveri e felici bambini. L’estate ci portava lontano nei prati e tra i boschetti. Qui si costruivano capanne da offrire alle fanciulle che ne approfittavano volentieri, scegliendo a capriccio il compagno del momento, tra l’invidia generale degli esclusi, poco pazienti e piuttosto lamentosi. Inventavano allora vipere comparse all’improvviso, rospi e rane inesistenti per poi infilarsi a rompere l’idillio agreste. L’estate era il tempo dei giochi con le carte all’ombra delle case o delle robinie. L’estate era il tempo delle sfide a chi avesse più coraggio e maggiore abilità: salire sui piloni della corrente elettrica ben oltre il permesso, oltre il fil di ferro spinato messo a segnare il valico oltre il quale si veniva folgorati; la sfida a chi sapeva tuffarsi nell’Olona, anche se topi e rane o rospi abbondavano; saltare il filo spinato che i contadini mettevano a protezione dei loro alberelli da frutto: io ci sono cascato proprio addosso al nodo ferrato e mi sono lacerato per bene dietro il ginocchio; ferita dolorosa che non guariva mai e mi ha lasciato una evidente cicatrice. L’uso di ragnatele come coadiuvante non serviva a nulla. Si facevano anche gare meno pericolose: a chi “defecasse” più in fretta e ne facesse di più; a chi “pisciasse” più in alto, più lontano e più in quantità; a chi “sputasse” di più e più lontano. Le più grasse risate ed il divertimento più travolgente avvenivano in cantina, dove c’erano i lavatoi in pietra grezza e quasi mai frequentati dalle mamme e dalle nonne. Riuscivamo a farci donare pezzi di camera d’aria delle biciclette. Quindi le infilavamo nel rubinetto e facevamo entrare l’acqua a tutta forza, chiudendo la fine del budello stesso. L’acqua penetrava potente ed allargava la gomma dando l’impressione di gonfiare un enorme pallone bislungo. Molto spesso, la gomma scoppiava allagando tutto l’ambiente ed infradiciandoci tutti. Altre volte, più fortunatamente, si riusciva a staccare il gommone ripieno tenendolo ben stretto fra le mani e si correva così in cortile a cercare innocenti sui quali rovesciare la bomba d’acqua. Finiva tutto in risate, nessuno si lamentava tranne le mamme e le nonne. Un divertimento da competizione era l’“aquilone”. Tutti eravamo super maestri, la nostra manualità era pari alla voglia di giochi e di divertimento. La gara consisteva nel costruire con leggerissime bacchette di legno, ma anche con quelle degli ombrelli più o meno regalati, aquiloni semplici ma ricchi di frange e balzelloni colorati. Chi aveva la coda più lunga e riusciva a lanciarlo più in alto vinceva. Seguivano poi corse notturne con scontro di crani e visione accurata di stelle vere oppure racconti di fantasia. Si parlava anche di un’arma segreta per far precipitare gli aeroplani, fermando loro il motore: bastava riempire una tinozza di zinco con l’acqua e poi aspettare che passasse qualche aeroplano. Questo avrebbe dovuto, secondo magia, precipitare ma fu sempre una grossa disillusione. Gli aeroplani continuavano nel loro lento, monotono volo finché il brusio del loro motore non si perdeva. L’atto di maggiore coraggio era costituito dall’inseguire i traballanti camion, specie quelli che portavano uno svolazzante tendone, e cercare di salirvi. Un poveretto però non ce la fece e fu travolto dalle ruote. Il mese di agosto era troppo caldo e ci riduceva all’ombra seduti a giocare con le noci di pesca: cinque noci che venivano lanciate in aria e dovevano essere prese al volo, partendo dal lancio di una sola da riacciuffare contemporaneamente ad un’altra appoggiata sul pavimento, poi due, tre ed infine quattro. Vinceva chi riusciva a raccoglierle al volo tutte e cinque. Per i freschi organismi di allora erano solo quisquilie. Alla mattina, meno calda, si effettuavano tutti i giochi da cortile: salto alla corda in tutte le varianti e giochi saltellando entro quadrati numerati segnati per terra oppure giro-giro tondo ed infine moscacieca. L’autunno portava venti simpatici che facevano mulinelli sulle strade con le rosse foglie cadute: noi le seguivamo e prendevamo più foglie possibili. Man mano che iniziavano le monotone piogge, i giochi si trasferivano sulle scale e la vita viaggiava sempre in allegria. Chi ha la mia età sa che a Legnano la neve incominciava ai primi di novembre e durava spesso fino a marzo. Mamma mia che felicità: spalare la neve, fare palle di neve e bombardare chiunque, costruire con la neve pupazzi sostenuti all’interno da scope e qualche volta ci mettevamo qualche bambino ingenuo che poi non si divertiva più e cominciava a piangere. Proprio dinanzi a casa mia esisteva un campetto un poco elevato che finiva sul Sempione. Si iniziava con una palla di neve e poi la si faceva rotolare nel bianco manto finché raggiungeva ragguardevoli dimensioni, quindi la si faceva precipitare sul Sempione in mezzo al traffico difficile che si veniva a creare. Poi a turno ci si sdraiava con il fondo dei pantaloni in una discesa ed a furia di ritornarci sopra si creava una pista da slitta. E via per tutto il giorno a scivolare seduti o sdraiati.

I più coraggiosi facevano due o più piste lungo la strada in discesa e mantenendo l’equilibrio si buttavano giù fino all’inevitabile caduta, che avveniva abbastanza frequentemente sulla nuca che rimbombava. Eravamo certo protetti o dagli angeli o dal demonio perché, salvo un poco di mal di testa, non succedeva niente di grave. Siccome queste piste da slitta o per scivolare le si faceva anche sui marciapiedi e lungo le strade normali e di notte tutto gelava, ecco l’indomani mattina il massimo divertimento a vedere nonne, mamme e papà che piroettavano e, con salti alla Fantozzi, finivano a gambe all’aria imprecando e maledicendo. Ci si divertiva più per le bestemmie che per i salti acrobatici. Tuttavia, queste persone erano sufficientemente vestite e protette e se la cavavano abbastanza bene. “Sa ta ciapù ta fò un cü insci, fiò d’un can!” Non ci prendevano mai perché noi eravamo piccoli, magri e molto agili. Altro divertimento “pirla” era quello, dall’alto di una montagnetta che dava sulla via Carlo Porta, di tirare contro le teste della gente palle da neve dove alcuni degenerati, delinquenziali, infilavano bei sassi all’interno. Qui erano bestemmioni e tentativi di vero linciaggio, sempre a vuoto per via dell’ elasticità e velocità di fuga. Purtroppo è capitato anche a me di prendere sul cranio un vecchio, distinto e dignitoso: non ha bestemmiato, ha tolto il cappello e si è massaggiato per bene. Mi ha guardato con vero odio, ha fatto la mossa di inseguirmi ma io ero già sparito, pur maledicendo quel gesto che in cuor mio non avrei fatto mai più. Chi fra voi, amici miei, può ricordare la notte incantata, con la neve che scende copiosa con grossi fiocchi lenti, in una strada tutta bianca? Immersa in campi tutti bianchi, ascoltando il dolce amico sfrigolare dei fili della luce, coperti di umidità, mentre il passo penetra nella candida massa stesa ai tuoi piedi, dinanzi a te quale amico silenzioso e servizievole che ti accarezza i piedi con un dolcissimo “sgnau, snau” della neve che vien compressa dal tuo peso? Se poi con te c’è anche tuo padre che ti accompagna al cinema Italia a vedere Stanlio e Onlio zingari? E quando esci dalla sala tiepida del cinema e rivedi il fresco bianco immacolato, steso su un mondo tutto tuo e così vasto da non finire mai? Caro amico, ti ricordi l’immenso piacere di rovesciarti nella neve, alta fino a farti coprire, o correre a fatica alzando spruzzi e giocare con essi? Hai voglia che la nonna si sgolasse a chiamare il tuo nome: “Pier Andrea vieni a casa che sei tutto bagnato!”ed io rispondevo: “Ma va là che la neve è asciutta”. E la neve durava e durava e passava anche dicembre e gennaio e febbraio finché arrivava marzo. Allora ansioso incominciavo a scrutare i prati che perdevano a tratti sempre maggiori il loro manto bianco, finché spuntava un’erba intensa, piuttosto scura e poi ecco apparire i primi fiori. Dopo qualche giorno riapparivano anche gli uccellini, soffiava il venticello, le nuvole facevano caroselli di fantasia e noi correvamo per i prati con i nostri aquiloni, con qualche cagnolino amato ed amico sincero. Allora avevamo completamente dimenticato il gelo della notte: i fiori di ghiaccio disegnati sulle finestre e le lenzuola dure come il baccalà sotto le quali si faceva la conta per veder chi per primo si dovesse sacrificare ad infilarsi per scaldare il posto agli altri. Tutti quanti facevano il baro affinché fosse un altro a prendere il nostro posto, anche se c’era il “prete” con i carboni ardenti che ci aspettava.
RACCONTO TRATTO DA "ODIARE PER VIVERE" NEL MIO BLOG

UN MONDO DI CAVALLI E CARRETTIERI




Legnano era una città di grandi industrie ed il trasporto merci avveniva anche con grossi carri alti e lunghi, trainati a volte anche da più cavalloni, biondi, dalle grosse zampe pelose. Gran parte di altri trasporti avvenivano con cavalli più modesti e carretti tipici del nord Italia. Come già detto, io amavo profondamente tutti gli animali e - stupite, stupite - giocavo persino con gli scarafaggi! Stavo molto attento, quindi, che ai miei amici cavalli non venisse fatto alcun male. Per la maggior parte dei carrettieri, notavo che più che bastonare l’animale si accontentavano dello “schiocco” della frusta. Era un simbolo acustico che dava ordine alla bestia di aumentare l’andatura e lo sforzo. Raramente ho visto maltrattare l’animale come invece avevo avuto occasione di notare in altre zone. Quella frusta mi si era talmente piantata nel cervello che pensai di farmene una con una canna di bambù ed un pezzo di corda. Riuscivo a manovrare tanto bene questo giocattolo, ottenendo schiocchi e sibili molto simili alle fruste normali, che ben presto tutti gli altri bambini si erano muniti di simili attrezzi e si facevano gare a chi li usasse meglio. Si riusciva a manovrare la corda in maniera tale da avvolgere anche un altro bambino senza fargli del male, tanto lunga era la corda che sapevamo usare con maestria. Poi vennero i circhi equestri con i grandi specialisti della frusta e del lazzo e noi mandammo in soffitta quell’attrezzo obsoleto. “Vala, uhh!” era il comando usuale per incitare l’animale e “UHH” per fermarlo. Il buon cavallo sostava paziente ed io correvo a consolarlo. Lui mi guardava con i suoi occhioni buoni ed io cercavo di gratificarlo con le carezze sul muso, sul collo e sul ventre.

LA CENA DEL BUON FRATONE



Era buona norma in gloria al Signore che le famiglie di via Carlo Porta offrissero ogni tanto un pranzo o una cena ad un frate. C’era un fratone giovane, ma non è mai invecchiato, alto circa un metro e novanta con una presenza massiccia ed una pancia ragguardevole, un tondo faccione sbarbato, la chierica in testa ed un paio d’occhi chiari, tondi e sempre in movimento. I suoi denti, sempre scintillanti, mostrati in un eterno sorriso.

Mio padre e mia madre decisero di invitarlo una sera a cena. Egli accettò subito e si presentò immancabile con il dono di varie immaginette sacre e tante benedizioni. Mia madre ha sempre avuto la mania di apparire più di quello che poteva. Quindi preparò un pranzo pantagruelico, che offriva tutto quello che era possibile reperire anche attraverso la borsa nera. S’era subito dopo la guerra. Il fratone fece onore così bene che chiese il raddoppio di tutto e mangiava e mangiava e noi allibiti ci guardavamo e cercavamo di sapere dove mettesse tutta quella roba. Andai silenzioso a toccargli lo stomaco con mano di velluto e sembrava proprio che tutto finisse lì dentro. Mia madre andò anche dalla vicina a farsi prestare una mezza dozzina di uova di riserva e poi formaggio e vino e via a mangiare di tutto ancora. Si ricorse alle noci secche ed il fratone se le ficcava in bocca fra i denti, con un crack e via il guscio, mangiava frutta, angurie, meloni, torte, paste e beveva vino.

Insomma anche mio padre incominciò ad impallidire ed alla fine si ricorse al caffè fatto con la miscela Leone e, poi, alla grappa fatta in casa. Intanto il fratone si lamentava per i grandi sacrifici che i frati dovevano fare.“Siete ospiti frequentemente?” domandò timidamente mia madre.“O sì!” rispose il fratone “Quasi ogni giorno, ospite di queste brave famiglie delle case popolari ed anche fuori!” Mia madre ancora: “Ecco perché è così bello, fresco e rubicondo!”. Il fratone rispose allora: “Buona donna, la mia grande sofferenza è il voto di castità, perché io non ce la faccio più e mi farei venti donne al giorno!”. Continuò allibita mia madre: “Ma non può farsi togliere il voto? Ho sentito che in certe circostanze lo permettono!”. Rispose il fratone: “È vero; ci ho provato, sono stato anche in un convento speciale dove si curano le malattie come le mie, ma senza risultato. Sono proprio disperato. Ogni giorno chiedo a Dio la forza di resistere ma non ce la faccio proprio”. A questo punto mamma e papà fecero segno a noi bambini di uscire dalla stanza per non sentire la fine del discorso. Penso comunque che il fratone si facesse e avrebbe continuano a farsi tutte le femmine giovani o vecchie che fossero e poiché lo vedo ancora in giro in auto o bicicletta, più giovane e forte di me, ritengo che sia una forza d’attrazione di tutte le donne di una certa età della santa e bigotta Legnano. Sicuramente è un frate famoso.

IL CAVADENTI




I giovani non possono nemmeno immaginare che negli anni Quaranta esistevano ancora cavadenti ambulanti. Alle case popolari, pochi metri davanti alla cooperativa Avanti, ogni tanto arrivava un ometto, deciso e sicuro di sé. Aveva in dotazione una sedia di paglia, un asciugamani grande da mettere al collo del paziente, una o due tenagliette, forse del disinfettante. Il primo paziente era cortesemente invitato a sedersi, magari con la guancia gonfia. Nel frattempo curiosi e malati facevano capannello. Lo spettacolo si faceva attendere perché l’ambulante voleva che si diffondesse la voce del suo arrivo. I mal di denti sono ed erano assai frequenti, quindi i clienti non mancavano. Appena giudicava che il pubblico fosse sufficiente, invitava un paio di volenterosi a trattenere fermo sulla sedia il poveraccio di turno, che smetteva di lamentarsi ed incominciava a sospettare che si preparasse qualcosa ancora peggiore del suo dolore. Rizzava il capo ed incominciava a roteare gli occhi. Quando sentiva le mani dei volenterosi poggiate sulle spalle in una pressione coercitiva, in un raptus di terrore, si divincolava e tentava la fuga. Tuttavia gli assistenti volontari sapevano che la loro opera doveva essere energica proprio per il bene del paziente e si davano da fare anche con le ginocchia a pressarlo sulla sedia. Il cavadenti intanto era pronto: in una mano l’attrezzo e nell’altra qualcos’altro. Quindi un ordine secco e si poneva addirittura in ginocchio sulle gambe del paziente.“Turategli il naso” ordinava in un comando secco. Il malato tentava di scrollarsi di dosso l’energumeno e gli oppressori ma non riusciva più a respirare. Come apriva la bocca ecco il dentista che introduceva la pinza e zac, fuori il dente. Un fiotto di sangue usciva da quella bocca malandata assieme ad una serie irripetibile di parolacce e bestemmie. L’asciugamano serviva a tamponare il sangue, che veniva pressato in un tentativo di soffocazione. Dopo qualche minuto di pressione, se il paziente non era svenuto, l’ambulante osservava la gittata sanguigna controllando se poteva considerarsi normale oppure no. Qualche tamponamento e poi un buffetto sulla guancia ed il paziente era servito. Proprio non ricordo se il dentista usasse qualche anestetico o disinfettante. Ricordo che il poveraccio, rimessosi in piedi, si premeva la bocca con il fazzoletto. Le bestemmie duravano ancora un momento e poi ecco apparire un debole sorriso: il nemico era stato debellato. “Sotto un altro” e così via per tutta la mattina. Qualcuno si faceva consegnare il dentone e se lo rimirava come un trofeo ed infine metteva nel cappello dell’operatore la cifra stabilita. Il coro dei presenti era fatto di “Oh, Madonna, Signur!” e la folla aumentava fino al completo esaurimento dei denti malati.

RACCONTO TRATTO DA "ODIARE PER VIVERE" NEL MIO BLOG

O RIVOLUZIONE O MORTE!




Questo periodo di grandi ipocrisie, di falsità e di feroci speculazioni c’è uno spettro terribile dinanzi a noi. La dittatura del “liberismo”. Il popolo non è all’altezza per comprendere il pericolo. Il “liberismo” sostenuto dalla Chiesa e da Renzi (secondo me infiltrato) porterà alle seguenti conclusioni. 1) gli operai, i lavoratori dipendenti, gli impiegati tutti, tranne i dirigenti, saranno ridotti alla fame. Il mondo globalizzato, basato sull’egoismo dei facili guadagni senza impegno, porterà tutti i lavoratori ad essere schiavi come i cinesi. In Cina 50 milioni di bambini vengono abbandonati nelle campagne perché i genitori devono lavorare in città nella condizione di schiavi. 2) il capitalismo italiano scatenato e privo di remore morali, sostenuto dal Vaticano, porterà all’estero tutte le attività industriali. 3) le condizioni sociali saranno ridotte a zero. Prospererà e vivrà solo chi avrà più soldi. 4) Non abbiamo più chi ci possa difendere. Renzi è un infiltrato. La corruzione è passata da Berlusconi a lui. Bersani non è più né carne né pesce. Per ottenere il potere ha cancellato la sua natura di uomo del popolo. Il comunismo non esiste più e si profila il peggio di cui un uomo possa immaginare. Il mondo conoscerà la fine di ogni speranza. Il Vaticano diverrà il Signore e padrone dell’intera nazione. Il 2012 dei Maya sarà la fine della civiltà! Sono pessimista perché il popolo è ingenuo e la maggioranza è femmina che ripudia lo studio della situazione politica. Le donne sono il vero pericolo della democrazia!

Spero sempre di sbagliarmi! Che sia frutto di una difficile digestione!



IL SOSPETTO

Monti sa da tempo chi sono i grandi evasori. Conosce l’ubicazione delle evasioni e l’enorme cifra delle evasioni. Alla televisione si parla di miliardi di euro in fuga tra cui quelli enormi delle mafie. Perché ha tardato così tanto prima di fare accordi? Qualcuno fa capire che in questo modo gli evasori hanno potuto portare altrove i loro capitali. Tuttavia continua a martellare i poveri. Perché lascia che i miliardari che fanno soldi con la carta stampata e le televisioni in Italia, vadano in Svizzera a prendersi la cittadinanza Svizzera e quindi non paga il dovuto in Italia?

IL VERO GATTO TOMMY DETTO "IL PAGNOTTA"

IL DISPREZZO VERSO LE DONNE





L’antico testamento informa che il marito è libero di cacciare la moglie quando vuole. Basta uno scritto di ripudio. Da qui ai maltrattamenti del genere femminile il responsabile è il libro degli ebrei. Oggi si uccidono: mogli, compagne, fidanzate e amanti quando basterebbe il divorzio o una semplice frase non ti amo più!

TV LA7 DI MERCOLEDI 28 NOVEMBRE 2012






Qualcuno afferma che i poveri evadono le tasse. Bisogna salvare i ricconi come Berlusconi. Ma Berlusconi è stato condannato per grande evasione. La pena da scontare di quattro anni di galera è stata addirittura prima ridotta a un anno e poi cancellato anche il reato. Chi parteggia per la destra è un ingenuo. Posso sbagliarmi, ma le grandi ricchezze si fanno quasi sempre sfruttando e rubando!

LA POVERA SICILIA?

Ragusa, la città più ricca d’Italia? Non pagano le tasse? Le notizie vengono date troppo rapidamente e non danno il tempo di capire. Comunque a Ragusa vendono e viaggiano in Ferrari.




SEMPRE DALLA TV

Così gli industriali corrompono la democrazia per poter far pagare i danni provocati da loro al popolo e poterlo avvelenare. I soldi di Berlusconi presi dall’Ilva a chi sono andati? Probabilmente a Renzi. E i soldi dati a Bersani sempre dall’Ilva a cosa saranno serviti?



Mi auguro di avere capito male e che sia gli industriali che i politici siano persone oneste!!

martedì 27 novembre 2012

IL MIO GATTO TOMMY - CATTUS FELIX MAXIMUS IMPERATOR

ILMIO GATTO TOMMY

 


In inglese tommy (almeno nel mio vecchio vocabolario scolastico) vuol dire pagnotta. E’ effettivamente un bel mangione e di grossa epa. Mi è stato d’ispirazione per farne dei personaggi di fantasia che riconoscerete di volta in volta.

FRATE ATTILIO CARMELITANO SCALZO, SENZA CALZE SIA D’ESTATE CHE D’INVERNO




La Chiesa dei frati a Legnano era sita in aperta campagna. Ora è inglobata in un assurdo brutto formicaio di case da speculazione. Fra Attilio, modesto, pelato, con un semplice saio e una bisaccia di stoffa a tracolla, veniva a far visita alle case popolari. Ignoro se fra Attilio venisse ricevuto dai ricchi che si distinguevano per ville lussuose, con alti pini e tra un ramo e l’altro un altalena. So che tutti i poveri delle case minime, lo salutavano con affetto e gli donavano pane, formaggio e forse anche dei soldini. Non aveva bisogno di parlare. Come si avvicinava alle case popolari, uno stormo di bambini quasi nudi avvisavano la sua venuta. Immediatamente, dai balconi o direttamente Fra Cercone, così veniva chiamato, riempiva di cibo e forse di qualche soldino la sua bisaccia. Tra i poveri ci si aiutava e c’era comprensione. Non così i ricchi preti che mai mettevano piede nelle case dei poveri! Che differenza tra i frati e il Vaticano che trabocca d’oro massiccio. Sia i catini per lavare i piedi e forse anche i pitali di oro massiccio! Perché Gesù Cristo lo permette? Non hanno fatto il voto di povertà?

RATZINGER DICE LE BUGIE




Non è vero che il capo padrone della famiglia è Gesù Cristo, come dal Papa recentemente affermato! Ma tra tutti i popoli con i quali abbiamo avuto a che fare con l’antico testamento, la sudditanza della donna è dovuta alla genesi, nelle frasi messe in bocca a Dio!

RAI NEWS 26 NOVEMBRE 2011 0RE 18.30




Renzi, senza volerlo, ha rivelato la sua sponsorizzazione. Ha accennato in modo negativo alla sindacalista Susanna Camusso. Dice Renzi, con ironia, è un problema per qualche altro. Quindi i lavoratori e pensionati possono stare certi che Renzi sarà loro nemico. Questa vittoria in pectore di Renzi rivela le manovre oscure del Vaticano che per venti anni ha sostenuto Berlusconi. Ora Berlusconi è stato superato dal giovane nemico dei lavoratori, Renzi! Bersani non si accorge di niente. E’ evidente che i fascisti di Berlusconi sono stati superati dal giovane leone cattolico. Tempi duri per gli onesti che hanno creduto nella rottamazione. Berlusconi si sente cacciato dall’agone politico, vigliaccamente fa intendere che Renzi è frutto delle manovre clericali come in passato lo era stato lui. Bisogna saper leggere fra le frasi del vecchio dismesso!

lunedì 26 novembre 2012

SUGGESTIONI DI FRANCIA!

SACRE SCRITTURE – LA BIBBIA – IL LIBRO CHE HA MALEDETTO LE DONNE





Stranamente le vittime non lo leggono, come ignorano i vangeli di Cristo. Le donne si rifanno all’autorità della Chiesa e basta. In questi giorni si è parlato molto dei delitti contro le donne ma nessuno ha indicato la vera causa del disprezzo verso la nostra compagna di vita. Tra le ingenuità della bibbia abbiamo due frasi che si contraddicono: versetto 26 “facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza. Versetto 27: E dio creava l’uomo a sua immagine, lo creò a immagine di Dio, li creò maschio e femmina. Versetto 18 “Non è bene che l’uomo stia solo. Gli farò un aiuto, come suo complemento. Versetto 21: Perciò Geova Dio fece cadere sull’uomo un profondo sonno e, prese una delle sue costole e chiuse la carne sul posto di essa. Versetto 22: E Geova Dio edificava dalla costola che aveva preso dall’uomo una donna e la conduceva all’uomo. Versetto 25: Ed entrambi continueranno ad essere nudi, l’uomo e sua moglie eppure non si vergognavano. Versetto 16: Alla donna disse: aumenterò grandemente il dolore della tua gravidanza, con doglie partorirai figli, e la tua brama sarà verso tuo marito, ed egli ti dominerà.

Due errori fondamentali sulla nascita dell’uomo e della donna. Prima dice: fece l’uomo e la donna e immagine e somiglianza di Dio Geova. Secondo errore: prese una costola di Adamo e ne fece una donna. Poi dulcis in fundo, la donna sarà dominata dal marito. Vi basti questi colossali errori per capire quanto male hanno fatto gli ebrei all’intero genere femminile, per cui ancora oggi le donne vengono maltrattate ed uccise. Queste poche righe sono nulla rispetto all’intero libro. Tuttavia il Papa e il Vaticano insistono sull’infallibilità della bibbia, parola di Dio, e quindi si rendono responsabili di tutto.







QUALI ACCUSE MUOVO AL GENERE FEMMINILE

Partendo dall’osservazione della mia famiglia d’origine ho notato due importanti punti: 1) rifiutiamo cose che impegnino il cervello e che facciano meditare. 2) Credono nei romanzi rosa e vivono con partecipazioni alle loro vicende. 3) Rifiutano la politica. 4) Sono estremamente egoiste. 5) Pensano che i preti e i frati siano benefattori e le proteggono. 6) Sono convinte che i santi e le madonne si possono comperare con cuori d’oro e d’argento. 7) Sono superstiziose e odiano i poveri. 8) Si commuovono per cose di fantasia, come femmine messe in cita e poi abbandonate. 9) Leggono superficialmente senza capire. 10) Mandano a memoria frasi che poi ripetono come pappagalli senza avere capito un accidenti. 11) L’esempio pratico è dalla fuga di articoli importanti come l’origine della vita per continuare a vivere nei loro sogni del principe azzurro. 12) Salvo pochissime scienziate, di intelligenza notevole, considerano la scienza una noia unica, una barba, di cui non capiscono nulla. 13) Nessuna donna ha letto o discusso la storia dell’origina della vita! 14) Poiché le donne, giovani e vecchie sono in assoluta maggioranza, i preti le manovrano secondo i loro sporchi interessi. Dal fascismo, alla democrazia cristiana, al governo Berlusconi, a Renzi! Quando le donne si sveglieranno?



LE DONNE

Le amo e stimo talmente da soffrire per la loro ingenuità. Cosa aborro in loro? La pazza rincorsa al marito ricco e la convinzione errata che la Chiesa cattolica le protegga ed esaudisca tutti i loro desideri. Ignorano, poverelle, che i preti le disprezzano e se ne servono per aumentare le loro ricchezze e il loro potere. Cercate di leggere almeno i vangeli! Perché Hitler voleva distruggere gli ebrei. Donne bisogna conoscere un poco di storia, gli ebrei da sempre sono stati banchieri ed usurai, privi di umanità, malvagi. Guardate il magnifico film “Il mercante di Venezia” di Shakespeare.

domenica 25 novembre 2012

CHIOGGIA

CHIOGGIA – CM. 50X60 – ACRILICO SU TAVOLA – 2008




A sud di Venezia, dopo un breve percorso effettuato a cavallo di flussi d’acqua e stradine di campagna, in piacevole compagnia, sono arrivato ad una città molto gradevole. Piccola, divisa in due parti ma con tanto di stemma della Serenissima e l’altra parte costituita dal porto di pescatori. Molto pittoresco!

FEMMINICIDIO




Perché succede? Secondo me e secondo le mie personali esperienze di famiglia d’origine, elenco alcune cause della violenza incontrollabile del maschio sulla donna. 1) genetica: mio padre, siculo, nativo di Scicli in provincia di Ragusa. Zona più a sud del nord Africa. Di natura violenta, incapace di autocontrollo, era costantemente depresso ed io stesso ho corso molte volte il pericolo di essere ucciso. La sua violenza si sfogava su moglie e suocera. Vivere con lui era un vero incubo. 2) Educazione errata. Il fascismo e la Chiesa Cattolica davano al maschio il diritto di capo famiglia. Tuttavia persone inculturate ritenevano che l’uomo fosse di diritto padrone assoluto della moglie e dei figli. Pur religiosissimo mio padre non aveva alcuna idea delle responsabilità del capo famiglia. Lui riteneva di essere il padrone e la sua volontà era legge. Non sentiva l’obbligo morale di mantenere con il suo lavoro la famiglia. La sua legge era la seguente: “La Chiesa e lo Stato mi hanno dato l’autorità di capo della famiglia. Quindi, io voglio, posso e comando!” Mussolini aveva illuso gli imbecilli che si era ritornati all’impero romano e nel diritto di famiglia dell’antica Roma il padre (pater familiae) aveva il diritto di vita o di morte sui figli e persino sulla moglie. 3) Consuetudini: mancanza di educazione derivata fin dall’antico tempo dei greci e soprattutto degli ebrei da cui deriva il cattolicesimo. La donna non è degna nemmeno di parola (ebrei) e fino a qualche decina d’anni fa l’uomo che uccideva la moglie per gelosia, aveva una condanna lieve. 5) Ora le cose ufficialmente sono cambiate ma gli uomini imbecilli e violenti continuano ad esistere. 6) Fino a poco tempo fa ero convinto che soprattutto i meridionali d’Italia fossero violenti ed omicidi. 7) Ora si apprende che anche nell’estremo nord Europa succede la stessa cosa.

Quindi un consiglio che mi viene spontaneo dalla mia esperienza è questo: “Attente a chi vi cerca! Può essere un pazzo, che crede di essere il padrone della vita e della morte!” Alla larga. In maggioranza assoluta sono assassini i mediterranei!

Anhe gli arabi sono tremendi e sono il prodotto dell'antico testamento, pur diversificato.

sabato 24 novembre 2012

MILIARDI DI ANNI FA LA TERRA ERA COME QUESTA FOTO



Miliardi di anni ancora, stelle esplose, comete e meteoriti hanno trasportato materiale vivente dopo altri miliardi di anni la terra grazie a tsunami alti centinaia di kilometri e vulcani e terremoti è diventata ricca di ossigeno. Dopo centinaia di milioni di anni è stata popolata da dinosauri. Un enorme meteorite ha impattato la terra eliminando il 75% della vita. I dinosauri hanno vissuto ben 400 milioni di anni, l’uomo è comparso dopo mutazioni almeno qualche milioni di anni. L’antico testamento è solo una bella favola inventata. Nonostante la scienza il Vaticano si ostina nel perseverare nell’errore. Il Cardinale Ruini afferma: “ La bibbia è parola di Dio quindi il vecchio testamento è verità e il Papa è infallibile. Quindi per la Chiesa la vita sulla terra conta oggi settemila anni ed è stata fatta in sei giorni. Lascio a voi il giudizio!

FA’ IMPAZZIRE L’IGNORANZA DELL’UMANITA’

Possibile che non sappia capire ciò che dice la scienza ufficiale delle fantasie clericali? Possibile che un miliardo di persone pensino che il Vaticano sia la sede di Dio in terra? Possibile che non si accorgano delle panzane che reggono un impero di paranoici pericolosi. Possibile che l’umanità non sappia quanto sangue, quante torture, quante guerre la Santa Sede abbia scatenato subdolamente? Il popolo è dunque schiavo di un delirio paranoico! Se è veramente così allora io mi vergogno di appartenere al genere umano. Mi sento allora molto più vicino per amore e per predilezione alla natura, agli animali ed io stesso mi considero uno di essi. Se l’umanità non fosse ammalata nella mente capirebbe che il clero la sfrutta per sete di potere e la inganna o per pazzia o per convenienza. Sapete che il Vaticano è un centro di affari che interviene direttamente sulla politica? Purtroppo devo concludere che l’umanità è di una malvagità, di una pazzia unica e violenza inaudita. Quello che fa soffrire di più è che Cristo è venuto, ha sofferto ed è morto invano. La Chiesa invece di insegnare i suoi precetti, di onestà, di amore e rifiuto di sacrifici ma comprensione fa cerimonie inutili. Beati i poveri e i miti che erediteranno la terra. Il Vaticano si è sempre dimenticato degli insegnamenti di Cristo e vive nell’oro. La storia riferisce dei suoi subdoli interessi e manovre per scatenare conflitti ed apparire operatore di pace e santità. Basti pensare alla guerra di Spagna con tutto il sangue versato. Il suo intervento nascosto mira sempre ad accrescere il suo potere e negli ultimi vent’anni ha prodotto il governo Berlusconi.

LAGO FEDAIA - CM. 50X60 - ACRILICO SU TAVOLA - 2008


LAGO FEDAIA

Da Canazei ho raggiunto con piacevole passeggiata il passo Fedaia. Qui una imponente diga crea uno splendido lago dalle acque di sogno, limpide, pulite e profonde. In esse si specchia un paesaggio da sogno.

FIDATI DEI PRETI!

giovedì 22 novembre 2012

IL SUD - OPERA GRAFICA IN PICCOLA TIRATURA

RITRATTO DI MIA MOGLIE MARISA NEL 1972

TITOLO DELL'OPERA: RITRATTO DI MARISA - OLIO SU TAVOLA - CM. 68X58 - 1972

FONDOTOCE

FONDOTOCE – CM. 60X50 – ACRILICO SU TAVOLA – 2008




Fondotoce, una frazione di Verbania. Una cittadina tra le più belle del mondo. Sono nato a Pallanza e mio padre faceva il vigile urbano a Fondotoce. La visione riprodotta nel quadro si trova ai piedi di Montorfano sotto la cava dei materiali edili. Mio nonno Paretti Pietro era bottaio e falegname ed un libretto edito dal comune di Pallanza lo raffigura nel suo laboratorio.

FEMMINILITA' IN AZZURRO

FEMMINILITA’ IN AZZURRO – CM. 100X70 – ACRILICO SU TELA – 2009




Il creatore ha pensato alle femmine di tutti gli animali. Per gli esseri umani ha provveduto ad una grazia stupenda. Grazie e bellezza, due attributi uniti che vanno assieme alla dolcezza. Vale anche per gli animali e straordinario è l’affetto che qualsiasi madre ha nell’allattare i suoi cuccioli. Io sono sempre stato schiavo della bellezza femminile ed ho cercato di renderla unitamente altre virtù dei miei quadri.

NONNO AMBROGIO

NONNO AMBROGIO – ACRILICO SU TAVOLA – CM. 60X50 – 2008




La figura del nonno è stata per me un elemento di protezione e felicità. In questo quadro alla Picasso figurativo cerco di mostrare l’anziano che scruta il mondo e mi protegge. E’ un misto di ricordo infantile e dell’opera di Picasso.

mercoledì 21 novembre 2012

DESIDERIO DI LIBERTA'

DESIDERIO DI LIBERTA’ – CM. 60X50 – ACRILICO SU TAVOLA – 1984


Credo di interpretare il desiderio del sesso femminile di essere libero da tutti i limiti morali e religiosi. D’altra parte se Dio ha fatto la donna cos’ì com’è vuol dire che ella deve essere come quando è nata, senza veli né costrizioni.

SOGNI E TORMENTI DI ARLECCHINO

SOGNI E TORMENTI DI ARLECCHINO – CM. 60X50 – ACRILICO SU TAVOLA – 1992




Rappresenta nella maschera di arlecchino l’uomo, il sottoscritto. Ho sempre amato le donne perché Dio lo vuole. Guai se no! Tuttavia in questo dipinto io rimango indeciso fra l’una e l’altra delle eleganti figure femminili. Onestamente mi piacciono tutte le donne!

martedì 20 novembre 2012

SCOMPOSIZIONE DI FIGURA - CM. 60X80 - 2008



E’ un esercizio tecnico. La donna è sempre stata la mia musa ispiratrice ed anche se in quest’opera l’ho sezionata, ha quella affascinante carica femminile che da sempre mi attira e mi entusiasma.

ESTATE - LITOGRAFIA ORIGINALE - CM. 70X50

ESTATE – LITOGRAFIA ORIGINALE – CM. 70X50 – 1980




Estate, la stagione della felicità, delle vacanze, caldo sole, cielo azzurro, nudità, frutti di stagione e persino pannocchie di grano. Cosa significa per me la pannocchia di grano? Ricchezza, capacità di nutrimento, possibile contatto con la natura! W l’estate!

lunedì 19 novembre 2012

AFRICA – KENIA - UN GRANDE LAGO DISTRUTTO, INQUINATO E PROSCIUGATO





Un grande lago ricco di pesci, uccelli rari e animali selvaggi è stato inquinato e prosciugato da una multinazionale così pare) che sfrutta i negri, uccidendoli con antiparassitari, per lucrare sulla coltivazione di rose dai molti colori. Quelle che le signore italiane e non comperano per abbellire la casa!





Rose & lavoro



Da dove arrivano le rose in vendita? Per il consumatore sono anonime, senza storia, senza origine. Abbiamo provato a ripercorrerne il viaggio, dalle sterminate piantagioni in Kenya (ormai il quarto esportatore mondiale) fino ai negozi sotto casa nostra, passando dalle aste in Olanda e dai grossisti italiani.

Ma che razza di mercato è quello dei fiori? Come è possibile che sia conveniente importare rose da migliaia e migliaia di chilometri di distanza?

Reportage dal Sud del mondo, dove la manodopera è africana ma la proprietà europea. Quando i salari crescono, gli investimenti semplicemente si spostano in un altro Paese. Accade in Kenya come in Colombia.

Storia delle donne che i fiori li coltivano. Dei loro diritti e delle condizioni di lavoro. E di un lago che sta scomparendo. Prosciugato dalla rose.

ALTRAECONOMIA - DAL KENIA ALL’ITALIA L’INCREDIBILE VIAGGIO DEI FIORI – Prefazione di Alex Zanotelli

ITALIANI




Pensate all’ignoranza degli italiani ancora alla fine degli anni ’40. La maestra diceva a noi bambini che l’America era così ricca che le strade erano imbottite di cotone. Che le strade di New York erano lastricate d’oro. Nei libri di testo era scritto che bastava mettere piede in Lombardia per diventare ricchi. Quindi si può capire il perché del fascismo. Il Duce faceva credere ad un popolo di ignoranti come bestie che potevano essere come gli antichi romani. La volontà era tutto: Vittorio Alfieri era sulla bocca di tutti e fino a tutti gli anni ’70 nelle campagne, sui casolari dei contadini si leggevano le scritte in stampatello nero su bianco: “IL DUCE HA SEMPRE RAGIONE!” Ora abbiamo avuto per Duce un corruttore corrotto ed ora un massacratore dei poveri. Fino al 1960, metà degli italiani non sapeva né leggere né scrivere. I preti dominavano! Recentemente il Vaticano ha inviato suoi uomini a Berlusconi per istruirlo sulla politica. Ora sono i ricconi che vogliono comandare: metà degli italiani andrà a cercare la carità o si prostituirà! Questo è il successo che le forze politiche perbeniste installano nel cervello delle donne che sono i ¾ dei votanti. I DINOSAURI CARNIVOEI si preparano a mangiare l’ITALIA. Bersani non si sa da che parte stia. La sinistra dove è finita? Ora credono a Berlusconi, Montezemolo, Casini, fascisti e Bersani! Quando diventeranno maturi e pensanti? Io credo solo quando invece di andare in chiesa, daranno la caccia ai lussuosi e costosissimi prelati!

IL DIO DI ISRAELE O DEGLI EBREI



Dalla bibbia o antico testamento si legge:”Quando conquisti una città, sgozza tutti gli abitanti uomini donne vecchi e bambini così non avrai nemici!” “Fai un mucchio di teste, nasi, mani, piedi, gambe, fai una montagna dei tuoi nemici!” Parole più o meno esatte ma dal significato ben chiaro. Dice sempre:”Dai i soldi a strozzo!” Posso sicuramente sbagliare ma non mi sembra proprio che abbia a che fare con Cristo! Eppure il Vaticano ricorre ancora al vecchio testamento.

IL PAPA CORRE AI RIPARI

Il Papa (il Papa della tradizione) incomincia a modificare la vecchia tradizione della genesi. Dice infatti “Quando si parla della creazione del cielo si intende l’universo!” Buon segno. Ma come la mettiamo con le caratteristiche del Dio ebraico con quelle enunciate: “bontà, amore, intelligenza come per Gesù Cristo? Dimenticavo che la bibbia non parla mai di perdono ma di vendetta: “Occhio per occhio, dente per dente”.

domenica 18 novembre 2012

I DINOSAURI CARNIVORI AL POTERE




Scende in agone politico Luca di Montezemolo. Tutti i ricconi, uniti in unica cordata per Monti, vogliono il potere. Viva l’Italia! Gridano, ma quale Italia? Solo quella dei benestanti? Il popolo lavoratore diventerà veramente schiavo. Gli verrà infisso un anello al naso e marchiato a fuoco con una S sulla fronte. Cioè sarà identificato come schiavo, come bestia da lavoro e degno di frusta. Incominceranno nel seguente modo: 1) aumenteranno le ore di lavoro, 2) non pagheranno più gli straordinari, 3) licenzieranno masse di lavoratori, 4) come già stabilito in Europa, faranno arrivare dall’Africa del nord fuoriusciti, da contrapporre ai lavoratori italiani, altri lavoratori più economici, 5) daranno libertà di uccidere ai poliziotti per impedire manifestazioni di protesta. Come scritto nell’antico testamento, i poveri mangeranno merda e i propri figli. Questo è il progresso civile voluto dai miliardari sapendo che gli italiani adulti non sono come i giovani studenti che rischiano manganellate in faccia e in testa. In USA Obama ha potuto contare su uomini e donne più consapevoli; che hanno dato il loro piccolo contributo per la vittoria. Non sarà così per l’Italia. Da noi le donne sono attratte dai ricchi e disprezzano i poveri. Ci sarà un gran ritorno ai conventi sia per mangiare che per diventare religiosi. Infatti da sempre la Chiesa ha garantito ai suoi addetti pane e formaggio e persino un riparo. Le giovani donne ed anche i maschi si daranno alla prostituzione. Spero proprio che le mie previsioni catastrofiche siano frutto di una indigestione che mi ha portato al delirio. Comunque non ho alcuna fiducia nemmeno nel PD che per me è traditore dei poveri!

venerdì 16 novembre 2012

LA SCIENZA MODERNA CONTRO RATZINGER




Perché? Ratzinger si è proclamato “Papa della tradizione”. Ma la tradizione è la verità? Attualmente la scienza ufficiale grazie a satelliti artificiali che visitano con grandi perfezionati telescopi pianeti e spazi siderali, afferma verità contrarie alla tradizione religiosa. Non per polemica ma solo come informazione darò qualche dato, che può essere anche errato, dato che il sottoscritto è un pittore e non già uno scienziato. Ecco quello che ho capito: miliardi e miliardi di anni fa c’è stato 1) il BIG BEN, cioè una enorme esplosione di tutta la materia (permettetemi di chiamarla così) esistente!, 2) la materia energia esplosa continua ancora adesso ad espandersi, 3) in seguito al BIG BEN si sono formate nebbie e stelle, 4) dalla nebbia derivarono galassie gassose, 5) nel freddo assoluto le galassie gassose si sono condensate in stelle, 6) il nostro sole è una piccola stella gassosa, 7) stelle grandi otto volte il nostro sole sono esplose. Si chiamano SUPER NOVE, 8) dalle super nove si irradia materiale stellare, 9) dal materiale stellare si formano pianeti primitivi, simili grosso modo o alla luna o a marte. Ce ne sono ancora adesso una infinità, 10) all’inizio i pianeti sono gassosi, 11) quando viaggiano materiali solidi, questi hanno origini e natura molto diversi, 12) quindi per quanto riguarda la terra e la luna, sono state formate da esplosioni super nove, 13) sulla terra arriva anche materiale per la vita. La vita deriva dalle stelle e da altri pianeti, 14) con lo scontro di rocce enormi contro la terra si formano sostanze come il ferro e tutti gli altri metalli più o meno rari o abbondanti, 15) la terra è infuocata e le sue temperature sono altissime, 16) man mano che il gelo dello spazio raffredda la terra, questa assume un aspetto lunare mentre nel suo interno ribolle la lava, 17) la lava e l’acqua ghiacciata, che arriva dallo spazio, formano il BRODO DI VITA, PRIMITIVO, circa 15 miliardi di anni!, miliardi di galassie, di soli e di pianeti mandano l’acqua gelata ed anidride carbonica sulla terra, 19) un mistero è ancora la MATERIA OSCURA che occupa quasi tutto lo spazio intellegibile, 20) torniamo alla terra: venti solari da 1.500 milioni di km. ora sferzano la terra, 21) si formano laghi con temperature elevatissime, crogiolo di vita primitiva. Sono arrivate dalla luna sassi o piccole rocce che emanano cattivo odore tipico di forme di vita. Nelle profondità della terra, minatori hanno scoperto vermi che si nutrono di rocce, 22) massi enormi e vento solare fanno spazzare la terra da ondate tsunami alte anche 100 km., 23) il ferro che abbonda nel nucleo della terra determina l’attrazione verso il sole e della luna verso la terra. La luna tende ad allontanarsi, 24) collisioni di massi, e raffreddamento unito a zone molto calde danno luogo finalmente alla natura della terra. Su di essa cadono anche asteroidi da 50 km. Di diametro, 25) le forme della terra sono dovute alle continue eruttazioni dei vulcani e relativi terremoti, 26) la luna data miliardi di anni?, 27) la terra circa 4,5 miliardi di anni a 150 milioni di distanza dal sole, 28) i mattoni della vita si chiamano AMINOACIDI e provengono dallo spazio, 29) l’uomo è relativamente recente ma conta milioni di anni, 30) ancora oggi, sotto i laghi salati americani, vivono vermi e forme di vita provenienti dallo spazio.



Come può il Vaticano far coincidere con la scienza moderna l’infallibilità dal Papa e della parola di Dio nella Bibbia?



L’UMANITA’ SECONDO GLI SCIENZIATI

Secondo loro è molto probabile che il DNA dell’umanità è stato modificato, come è attualmente in laboratorio. Non sono all’altezza per riferire in maniera esatta e riporto solo quanto penso di aver capito. 1) non siamo i soli nell’immensità dello spazio, 2) i pianeti muoiono e questo è il destino anche della nostra terra. L’uomo per sete di denaro ha avviato la sua fine, 3) come noi mandiamo satelliti e navicelle spaziali, è possibile che da altri mondi vengano o siano venuti extraterrestri, 4) la testimonianza oltre che delle piramidi, esiste quella di miniere vecchie di oltre centomila anni, 5) l’uomo, come lo conosciamo noi, non era certamente in grado di scavare miniere così vaste, profonde ed antiche!, 6) il nostro DNA sembra incomprensibile: l’unica parte decifrabile potrebbe essere quella parte inserita chirurgicamente o scientificamente da extra terrestri, 7) statue antiche rappresentano uomini provenienti dallo spazio, 8) opere di taglio e movimento di massi enormi sono possibili solo ora con macchine gigantesche e moderne.

Quindi possiamo ben dire che siamo figli delle stelle!

NUOVO DIRITTO DI FAMIGLIA – GRADIREI UNA VOSTRO COMMENTO O UNA RISPOSTA




I genitori devono spartire l’aiuto economico e morale in uguale misura tra i figli. Se un genitore vuole per suoi motivi personali diseredare un figlio e fargli mancare assistenza morale ed economica deve fare un atto notarile (testamento).

Può un figlio con lavoro insicuro essere completamente diseredato senza testamento o atto notarile a vantaggio di altro figlio con posto sicuro e senza problemi economici?

Può il diseredato ed abbandonato a se stesso rifarsi in parte sul fratello o sorella che invece ha avuto tutto l’aiuto morale ed economico?

Nella cura ed educazione dei figli i genitori devono favorire ed assecondare le inclinazioni dei figli (per esempio verso l’arte) e non punirli ed obbligarli secondo la loro volontà?

ISRAELE VUOLE LA GUERRA






Come previsto dalla logica, tutti i piani di Obama corrono il rischio di finire nel cassetto. L’America alleata di Israele, sotto la pressione degli ebrei, dovrà affrontare enorme spese militari. Così i conservatori agiscono subdolamente contro la giustizia sociale. Attualmente ebrei e cattolici sono la stessa cosa e si giustifica l’affermazione di Napolitano sulla necessità di aumentare le spese militari. Il Vaticano tace. Può darsi che sia direttamente e subdolamente manovratore della situazione. Purtroppo parte consistente degli italiani non vedono di buon occhio un miglioramento della situazione mondiale. I ricchi hanno sempre guadagnato con le guerre. Così le industrie belliche si preparano a grandi affari. I commentatori politici sono pagati profumatamente per ingarbugliare la matassa delle notizie e convinceranno che la guerra umanitaria dall’Italia è sacrosanta. Diranno che l’Italia appoggerà gli interventi di “pace!” Questi sono escrementi della democrazia! Machiavelli è sempre attuale. Bersani per giungere al potere tradisce il popolo, appoggia Monti e darà consistenza alla richiesta di Napolitano di aumentare gli armamenti. Tutto a discapito della giustizia sociale. Purtroppo gli italiani dormono. Si accorgeranno cosa è questa falsa democrazia! I bigotti accenderanno candele e in ginocchio pregheranno! Il popolo non sa che Berlusconi e soci compreso Bossi prendono tangenti o bustarelle consistenti da Italsider (11%). Notizie dalla TV probabilmente su confessioni di Lavitola. Quindi viva la guerra. I giornali di Berlusconi inneggiano alla guerra!

giovedì 15 novembre 2012