domenica 9 gennaio 2011

QUANDO L'AMBIZIONE SUPERA L'AMORE tratto da: ODIARE PER VIVERE"




Episodio tratto da "odiare per vivere" pubblicato sul mio blog

“Ah! Tu vuoi fare il pittore e non quello che vogliamo noi?” Un pugno violento sulla testa, sberle sulle orecchie, calci nelle gambe e nella pancia. Andrea è a terra e piange a fatica perché il dolore gli mozza il fiato. A stento la madre lo sottrae all’inevitabile morte. La sorella Giuliana sorride felice. Ha sempre odiato il fratellino e lo vorrebbe volentieri morto a furia di botte. “Quello lì è un gasato e pensa di essere un artista invece è una merda. Vero, mamma?” La mamma annuisce ma non può vedere suo figlio morire sotto i calci del padre: “Si può fargli cambiare idea senza ucciderlo!” sussurra la mamma. Giuliana godeva profondamente quando il padre massacrava di botte il fratellino. Si può dire che non avesse per nulla istinti materni. Difatti era tozza, grassa, gobba. Lei godeva di essere considerata la più brava della famiglia, la migliore della classe. Prendeva bei voti, le borse di studio e i complimenti di tutti. Quell’individuo repellente che era il fratello pretendeva di studiare al tavolo della cucina con lei e magari a voce alta! Giammai, lui doveva stare zitto in gabinetto sul water e lì in silenzio doveva leggere, studiare e fare i compiti. Come il padre rientrava in casa ecco pronta l’accusa: “Pier Andrea mi ha picchiato tutto il giorno!” Ignazio compiva il suo solito rito: rivolto all’immagine di Santa Rita, illuminata costantemente da candele accese, si inginocchiava, mormorava alcune preghiere, si faceva il segno della croce e poi massacrava di botte il figlio Andrea. Questi si preparava ed andava a nascondersi sotto il tavolo della cucina, dove al massimo arrivava qualche calcio del padre. Quando poi l’ira del padre era svanita, con cautela usciva dal nascondiglio e la vita tornava normale. Andrea si adattava a tutto e si lasciava anche legare alla sedia perché come Vittorio Alfieri doveva studiare, studiare senza alcun divertimento né gioco. Appena il padre si allontanava di casa, era gioco anche saltellare legato alla sedia e scendere le scale per unirsi ai compagni nel cortile e giocare con loro. Quando Giuliana fece la spia al padre sul fatto che il fratellino scappasse di casa con tanto di sedia, allora il padre padrone disse: “vediamo ora se riesci a muoverti legato al marmo del tavolo!” E così lo legò al tavolo di cucina con tanto di marmo e fu per lui la fine delle sue evasioni. Verso i diciotto anni ebbe una profonda crisi depressiva. Sua madre diceva: “tu sei un mascalzone, un delinquente, tu vuoi farmi morire!”. Questo perché lui non amava quell’ordine di studi impostogli e voleva dipingere. Fu allora che fece una profezia che si rivelò purtroppo veritiera. “Tua figlia, al primo intoppo, cadrà e non si rialzerà mai più!” E fu proprio così. Dopo quarant’anni di solitudine, Giuliana ancora non riusciva a darsi ragione della sua vita sventurata. “Ma come? Io, la più brava di tutte le scuole, la professoressa di latino, sanscrito e lettere, brava donna e madre, sono stata abbandonata appena mi è nato il figlio? Ma come è possibile? E quell’imbecille di mio fratello, che non vale niente, è riuscito a sposarsi e tenere unita la famiglia! È una vera ingiustizia! Lui doveva morire! Così avevano detto le chiromanti e invece non è neanche morto! Che disgrazia! Interviene la mamma, ormai ottantenne: “Non piangere Giuliana! Tu e tuo figlio Gioacchino avrete tutto da parte mia. Abbiamo già fatto un vitalizio con i nostri soldi per tuo figlio. Non dovrà mai lavorare né preoccuparsi per tutta la vita! Invece lui, tuo fratello, dovrà guazzare nella miseria”. Interviene Giuliana interrompendo in lacrime la madre: “Io voglio anche l’appartamento di Legnano. Il papà aveva ripudiato quell’imbecille, quell’idiota! Lui non ha diritto a niente!” Interviene con dolcezza la mamma: “Ma su questo argomento non sono sicura. Quello scemo di tuo padre ha voluto che metà della proprietà fosse intestata anche a lui e non c’è alcuno scritto che escluda l’eredità di tuo fratello…” Stizzita, Giuliana riprende la lamentela con odio: “Spero allora che lui muoia subito o al più presto e che i suoi siano in grande miseria perché non si meritano altro: figli di due ignoranti come quelli!” Giuliana e sua madre erano due depresse e si sa quanto grave sia questa malattia mentale. La madre Clotilde Paretti morì di cancro a 86 anni di età. Non volle avere rapporti con il figlio anche se lui era andato a Lourdes a prenderle l’acqua benedetta. Una delle ultime volte che si erano visti a Sanremo, la mamma gli disse, parlando dei chiromanti : “Non sei neanche morto, ma guarda un po’…” come se la cosa le dispiacesse. Solo il padre, morto ancora giovane, a cinquantasei anni, ebbe modo di dire all’allora fidanzata di Andrea che con lui aveva sbagliato tutto. In un momento di serenità, prima della grave malattia renale che lo avrebbe portato alla tomba, confidò: “Non ti ho permesso di studiare arte e fare il pittore, perché nessun mago aveva previsto che tu avresti avuto successo!”. Andrea in realtà ha vissuto d’arte per quarant’anni e spera di continuare ancora. Ha mantenuto con decoro la famiglia e tutto sommato è soddisfatto.

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